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tema del “nostrum argentum vivum sive mercurius noster , sal est, virtutem habens vere

calcis.” è ripreso da De Alchemia Dialogi Dvo: Quorum prior, genuinam librorum Gebri sententiam

...(1548) Di Giovanni Bracesco,Ǧābir Ibn-Ḥaiyān,Raimundus Lullus – prop.29 ; il testo si trova anche in Jo. Jacobi Mangeti,... Bibliotheca chemica curiosa, seu rerum ad alchemiam ...(1702) Di Jean-Jacques Manget,Chouet

L’autore del manoscritto riferendosi alla “calce di metalli e calce fissa” racconta in versi il cammino alchemico per il quale “ ogni atomo di lei tosto si spinge in centro ai corpi a guisa di

saetta…”, dimostrano la sua convinzione sulle teorie dette democritiche in cui si riconosce, contro

le tesi aristoteliche, la materia in forma particellare e discreta.

2) : “necessarium est, ut inveniatur in medicina metallica quie imperfecta in aurum, sive

argentum convertet”. Il testo di Bracesco è “necessarium est, ut inveniatur in medicina metallica que imperfecta metalla transmutare possit in vero aurum, sive argentum convertet. Prop 42”

3): “rimprovero a sofistici quanto alla prima parte” (Benedetto Varchi (Firenze 1503- ivi 1565) nel suo trattato dal titolo “Questione dell'alchimia” (1544) distingue tre tipologie di alchimia: la vera, la sofistica e la falsa. La vera, che opera sui minerali, i metalli e si occupa della loro trasformazione seguendo la natura. L’alchimia dei sofisti muta solo le combinazioni realizzando il falso nella parola e nella pratica ad esempio nelle sofisticazioni e per questo è da rifiutare. La terza è quella contro natura, che tenta di creare trasmutazioni ed elisirii per l’immortalità in intesa col demonio.

Ritorna nel manoscritto il conflitto ancor oggi vivo tra il letterato poco avvezzo alla chimica che considera occulta perché a lui incomprensibile, più portato ad argomentare elementari scienze di natura e il chimico ritenuto sofistico (sic), puntiglioso “nel purgar solfo e preparar mestruo” il testo inizia e chiosa : “ scioglie il chimico, mar avido legno, di portar da Colco il vello d’oro, ma

non ha stella che lo guidi al segno … risuona chimico tema, e sappi che in natura, Natura sol s’unisce, e unione buona fa quel che bene separar procura “)

Nella pagina successiva il chimico spesso è ignorante e l’alchimista è inesperto e avido. 4): “introduzione al Magistero” (magistero è l’insegnamento ma è anche abilità e maestria a produrre trasformazioni chimiche o anche sostanze ottenute per precipitazione)

Pag.22

“metalla imperfecta media mineralia sunt . prop.101“ da Bracesco

“In omni metallo sunt omnia Philosophorum metalla. ( Prop. 65)” in Bracesco è : “In omni

metallo singula Philosophorum metalla continetur “

“Preter sulfur ad argentum vivum non sunt alia philosophorum metalla (prop.68) ”da Bracesco “Argentum vivum suis sulphuribus coniunctum , & coagulari, & fixum reddi potest” da Bracesco (prop.27)

Nella seconda parte

“Elementa lapiis philosophorum naturam propinquam convertendi se in metallum , adepta sunt,

quod elementis aliarum rerum minime convenit.(prop.20)” da Bracesco

pag 23

“principia naturae etiam huius magisterij principia sunt (prop. 3)” da Bracesco

L’autore del manoscritto elabora, da ogni proposizione classificata da Bracesco, una serie di versi. In quest’ultimo caso i versi si completano con “Se vuoi un tal tesoro fruire, prendi la stessa

mineral radice dalla natura, in cui puoi rinvenire quanto quest’arte, ti promette e dice”.

continua il testo del Mylius (a pag31) dalla pagina 19 del manoscritto (segue a pag 25)

pag 24

“del fuoco e le sue diferenze”: nel differenziare i vari tipi di fuoco l’autore del manoscritto fa riferimento a Michele Maiero (Michael Maier /Michael Majerus, ) medico-musicista tedesco (1568-1622), incontra a Praga Monteverdi nel 1596. Michele è autore di Atalanta Fugiens (1617)

contenente testi letterari, immagini ermetiche e musiche. Nell’emblema 17 (De secretis natura) Maier fa riferimento a quattro fuochi “il fuoco naturale, innaturale, contro natura ed elementare” necessari a coagulare, dissolvere, decomporre e solo riscaldare.

“In Turba Philosophorum difinito quod est Lapidis” ritorna il riferimento a Turba Philosophorum opere alchemiche manoscritte sia in latino sia in tedesco del tardo medioevo e stampate nel XVI sec.

Il manoscritto fa riferimento a mercurio nelle sue forme, coagulato e congelato, e all’oro principio e fine di tutti i metalli. “La carne è generata da mercurio coagulato così l’oro è generato di mercurio coagulato” (In Jean-Jacques Manget (1652–1742) si trova “secundum opinionem Aristotelis …

sanguinem menstrui mulieris eodem modo postquam argentum vivum sic est coagolatum, dicis quod forma auri …”

L’autore del manoscritto argomenta il tema “del Vaso, e vasi necessarij in principio, progresso, et

infine dell’opera”. facendo riferimento alla proposit.39 (desunta dal Bracesco) in cui si

scrive:”Vasa putrefactionis et preparationis sulphuris, similia sunt & eadem, hoc est, in fundo

plana”

Il vaso filosofico deve essere di terra cotta non verniciato, non crepato e ben coperto e lutato; il vaso più importante è quello della distillazione che consiste in un pezzo doppio “uno contro l’altro “ unito a un recipiente “e tutti e tre ponno essere di vetro” (l’antico distillatore era composto dalla cocurbita o caldaia a cui era applicato un capitello o elmo a duomo che attraverso la serpentina si collegava al recipiente del distillato). L’autore del manoscritto ritiene possa essere più esplicativa la proposit.112 del Bracesco ”Vas distillationis Mercurij, simile esse debet, tabulae planae, aut parve

concavitatis”.

Nella seconda parte della pagina il testo affronta il titolo “Del capitale d’oro e d’argento chimici” chiedendosi in quale maniera si possa artificialmente ottenere oro che la natura naturalmente “fabbrica nelle viscere della terra”, si affida al Bracesco (prop.4) “Qui non haberit ingenium

naturale,& anima perscrutantem subtiliter principia naturalia,& naturae fundamenta, & artificia, que consequi naturam possim, in suae actionis proprietaribus, non invenier huius pretiosissimae scientie veram radicem”: le spesse affermazioni di Geber “gran negoziante di questa felicissima Arabia”

Nel manoscritto a fine pagina si legge della già citata opera del Mylius (pag42). “Quomodo autem

id fiat, quo unum elementum in aliud convertas, quatuor tibi sunt Philosophice perpendena, quae, (Haec invicem transimutanda) sunt vera instrumenta ac media nostra, & causa si qua non 1 est Solutio, 2.Ablutio, 3.Reductio,4 Fixatio. Solutio est ut crassum ac crudum fiat subtile; Ablutio est separatio puri ab impuro, vel ut obscurum fiat pellucidum; Reductio ut humidum fiat siccum; Fixatio est ut volatile fiat fixum ac siccum. Solutio, dividir, frangit & materiam disponit. Ablutio, humectar, destillat, calcinat; Reductio fundit, subtiliar & liquefacit instat Butyri ac cerae; Fixatio, unit, coagulat, & solvit in clarum, pellucidum ac perspicuum lapidem. Per primum natura transmutatur interne; Per secundum transmutatur externe; per tertio exaltatur in gradum sublimiorem; per quartum transmutatur in gradum summum & ultimum”

L’autore del manoscritto estrapola dall’Opera del Mylius (pag 42) questo testo per sintetizzare in quattro le 9 operazioni di laboratorio chimico alchemico: soluzione che è divisione per putrefazione alla quale segue l’abluzione (umidificazione, distillazione, calcinazione, sublimazione), che accompagna la riduzione (fusione e liquefazione) e la fissazione (unione, coagulazione, moltiplicazione,) che porta alla cristallizzazione della pietra ed al sommo grado della trasmutazione.

Pag 25

continua il testo del Mylius (pag31 e 32) dalla pagina 23 del manoscritto

rai del magico oro”. A loro si rivolge quando spiega “ la ragion di tanti falli” dovuta alla

spasmodica ricerca dell’oro in metalli diversi dal colore giallo dorato. L’oro nasce dalla “separazione degli elementi” della terra che si ottiene con lo sposalizio tra “terra fissa ed acqua

chiara” miscuglio che si dovrà “mercuriare“ e sottoporre a “fuoco … per ispessirla nel mercurio aurato” ( in versi dunque si spiega la separazione dell’oro da terra aurifera attraverso l’uso

dell’amalgama d’oro attraverso il mercurio)

Pag 26

continua il testo del Mylius (pag 32 - 33) dalla pagina 25 del manoscritto

I versi del manoscritto hanno un titolo: Edi(p)po chimico e richiamano un testo di Johann Joachim Becher (, 1635-1682) Gioacchino Bechero, Becherius di Spira (Speyer) medico e matematico noto per i suoi studi sull’infiammabilità che saranno poi utilizzati dal suo discepolo Ernesto Stahl (1697 in «Zymotechnia fundamentalis sive fermentationis theoria generalis») come base per ipotizzare la teoria del flogisto (dal greco phlògiston, combustibile, principio di infiammabilità o solforoso). Il libro (OEDIPUS CHIMICUS. Institutiones Chimicae Prodromae. Obscuriorum Terminorum & Principiorum Chimicorum, Mysteria Aperiens & resolvens. Opusculum, omnibus Medicinae, & Chimiae Studiosis, lectu perquàm utile & necessarium - 1664) riporta anche l’esperimento alchemico di trasmutazione di oro chimico alla presenza di Ferdinando III a Praga che volle fosse con quell’oro fatta una medaglia(la "Divina Metamorphosis Praga, 1648). che viene riprodotta nel libro "

L’autore del manoscritto elabora nei suoi versi la teoria del flogisto individuando nell’aria un catalizzatore che permetteva di incanalare il flogisto (“ascosa” anima naturale della sostanza) che si disperde dalla combustione del carbone per passarlo alla calce che può così trasformarsi in metallo. (in sostanza la reazione chiarita oggi con: ossido metallico + carbonio à anidride carbonica + metallo veniva spiegata così: calce metallica (ossido) + carbonio : la calce può trasformarsi in metallo acquisendo flogisto dalla combustione del carbonio)

Esemplificativa , nel manoscritto sono le terzine:

“Che pietrifichi l’aria io mi contento/ E ti so dir che la sostanza ascosa/ Dell’aria è della pietra il

vestimento

Poiché ella è certo tutta mercuriosa / Ma non è questa il principal soggetto / Che della pietra l’anima è focosa

L’anima che può darci il solfo eletto / Non iscropano mai, qual ci bisogna / Lasciano amfibologico il concetto

Chi nel mercurio sol aspira e agogna / trova infin i scrittori falsi e buggiardi / s’altro mercurio fuor del nostro sogna

E ricercando pentirsi tardi / Poichè il mercurio femenil sostanza / Attion non ha, se al vero ben riguardi,

Ma il solfo masculin tanto s’avanza / che muta le tinture e stringe i pesi / se maturato sia con grande istanza

Ciò del mercurio mineral intesi / e del mercurio d’aria, che son vani / se il fuoco pria non eguagliò lor pesi”

Un termine oggi disusato come “anfibologico” (ambiguo, equivoco, soggetto a doppia interpretazione) è usato nel manoscritto quando si lascia intendere che nell’evento chimico alchemico non è sufficiente la sola presenza del mercurio e dello zolfo.

Pag 27.

Continua il testo del Mylius (pag 33 - 34) dalla pagina 26 del manoscritto

Si vuole che Becher, l’ispiratore dei versi in oggetto, ipotizzasse l’esistenza di terra lapidea contenuta nei solidi, terra mercurialis nei fluidi e la terra pinguis, contenente il principio di infiammabilità a cui non era estraneo lo zolfo e che tutto fosse regolato da una sorta di “stechiometria alchemica” o pratica della preparazione legata ai “pesi” e “decottura” che deve per sua natura essere lunga e laboriosa (“prolissa”)

Le rime continuano con un titolo esplicativo: “del Vaso” (a completamento della descrizione a pag 24) . Il musicista cremonese Monteverdi, alchimista per diletto, descriverà nelle sue lettere al Marliani, qualche anno prima della famosa peste manzoniana del 1630, due tipi diversi di vaso alchemico: “Circa al vaso per calcinar l’oro con il saturno (piombo) … si piglia un avo come un

orinale di terra, o purre una pignatella… in fondo del uno de quali vasi vi si mette piombo … poi si piglia del filo di ferro suttile, e si batte un cecchino (zecchino) …si pone il ditto cechino apiccato da quattro parti acomodato in quadro che sia in aria… poi si da foco sotto al ditto vaso facendo bollire il ditto saturno, così li fumi vanno circolando intorno al ditto cechino e lo calcinano in maniera che si può pestare il qual viene così sottile che è quasi impalpabile; si può anche ataccare un filo solo a la cima del coperchio et nel ditto filo di rame metterle il ditto chetino et duoi et più secondo piacerà ma però alquanto lontani l’uno al altro così in tal modo si calcina l’oro con il saturno et non in altro melio di questo. “ (il metodo è detto liquazione e può

essere servito per separare dallo zecchino la componente oro ,con il quale il piombo fa lega, dal rame che si separa; una successiva fusione a bassa temperatura permette di separare la componente piombo facilmente fusibile dall’oro)

Tra otto giorni si poneranno a lavoro le fornaci di Murano, dè primi loro lavoreri vi sarà compreso di certo il mio; i qual vaso subbito hauto subbito si ponerà l’opera ditta a farsi, … saperò fare il mercurio del vulgo che si converta in acqua chiara, et se bene sarà in acqua non però perderà l’essere mercurio, et il suo peso perché ho provato pigliarne una goccia e l’ho posta sopra un chuchiaro di ottone et fregatolo, et è divenuto tutto tinto in color d’argento; de la qual aqua ratificata spererò fa qualche cosa degna

essendo che solve l’argento gagliardamente”. (in questo caso Monteverdi usa un vaso di vetro per purificare e separare per distillazione “ (Il minerale riscaldato a 600-700 ºC in atmosfera ossidante libera il mercurio sotto forma di vapore che può essere distillato mentre lo zolfo si ossida a biossido: HgS + O2 àHg + SO2 . Un’ulteriore purificazione è quella di salificare con acido nitrico ottenendo “aqua mercurial”)

Il Vaso (di vetro) del nostro manoscritto sembra più adatto alla distillazione (per condensarvi) infatti:

“Hora per deviati da ogni fallo/ L’acqua nostra si fa con doppio vaso, / Ne l’un ne l’altro è fatto

di metallo

Vuole il recipiente essere a caso / Ma è meglio sia di vetro e ben lutato /Poichè di sublimare vi è rimaso

Per condensarvi a fuoco moderato / L’acqua mercurial, qual fatta dura / Molti altri vasi haverai preparato / Fatti di terra ben purgata e pura”.

Pag28

Continua il testo del Mylius (pag 34-35) dalla pagina 27 del manoscritto

Le rime continuano con un titolo esplicativo: “del Magistero” (a completamento della descrizione a pag 13 e 21). Il testo affronta il linguaggio della procedure chimico alchemiche nato per sia per rappresentare la la verità sia “ per illuder chi crede alle parole … queste parole tutte misteriose

sono l’inciampo della volgar gente, benché sotto quel velo verità ascose , invidiosa turba e fraudolente”

Le rime continuano con un titolo esplicativo: “del Fuoco” (a completamento della descrizione a pag 24)

Il testo classifica i vari tipi di fuoco e forni necessari in un laboratorio alchemico .

Pag 29

Continua il testo del Mylius (pag 35-36) dalla pagina 28 del manoscritto

Continuano i versi dedicati al fuoco con una moderna osservazione teorica: “Per sodisfare infin ai

giusti voti /Dico che il fuoco in prima operazione / Ecciti alla materia interna i moti”.

(un’anticipazione della moderna definizione di energia secondo la teoria corpuscolare cinetico molecolare e dei moti browniani?)

Il testo si completa con un verso significativo “ … del sigillo d’Ermete il grand’imbroglio” ritorna chiaramente la duplicità tra simbologia chimico tecnologica (il sigillo del vaso permette che si verifichi la reazione senza interferenze chimiche) e filosofica ermetica ( il sigillo è fondamentale per il Vaso e per l’alchimista affinché non disperda il magistero per errore o ingenuità, agli agenti esterni, siano essi fisici o psichici. Si spiega la riservatezza dell’alchimista)

Le rime continuano con un titolo esplicativo: “delle tinture, fermento et anima della pietra” La Tintura filosofica (T maiuscola) studiata anche da Paracelso era considerata ai suoi tempi medicina universale e dunque spesso confusa con diverse preparazioni farmaceutiche (“non è altro

che una maturazione … fermentazione” dice il manoscritto) e la pietra filosofale (che contiene

“l’anima … che gli attendenti … vogliono estrarle …con la loro quint’essenza ardente”) Le rime continuano con un titolo: “Come il soggetto dell’arte maggiore sia fisso in potenza e

perciò fissabile parte”

Il soggetto dell’Arte maggiore, è secondo Fulcanelli “Verbum Dimissum: segreto materiale

dell’Opera“ che aprirà all’Artista la conoscenza della Natura e dei suoi segreti. L’alchimista a

conoscenza del segreto saprà estrarre l’oro che “credesi fisso ma pur s’eclissa … ne tra quanti

altri misti il Sol alluma cosa fissa trovar possibil sia perché il fuoco ogni cosa arde e consuma”.

In realtà esistono (Ischia, Sardegna…) depositi epitermali di invisibili particelle microscopiche di oro, libero o incluso in zolfo, allume e minerali di argento, rame, piombo e zinco, che possono essere separati con la fusione.

Pag 30

Continua il testo del Mylius (pag 36-39) dalla pagina 29 del manoscritto Continuano i versi dedicati all’arte maggiore e alla cabala

A fondo pagina un titolo per la pagina successiva: “Le prime facende del Magistero sono la

nebbia, la cenere, e il sale de’ filosofi”

Pag 31

Un primo testo in latino

La lettera di Federico Gualdi inviata senza data ad NN è ripresa in Philosophia ermetica a cura di A. Boella e A. Galli – Ed mediterranee Roma e deriva da La Critica della Morte overo l'apologia della vita esposta in lingua Francese dal Signor di Comiers Prevosto di Ternan Trasportata in Italiano a prode universale & aggiontoci un Racconto con alcune Lettere curiose per gli amatori della Scienza Ermetica... (Venezia 1690).

Segue il testo del Mylius (pag 39) dalla pagina 30 del manoscritto Segue testo …

Pag32

La lettera di Federico Gualdi inviata 27 maggio 1678 ad “un sacerdote suo amico” è ripresa in Philosophia ermetica a cura di A. Boella e A. Galli – Ed mediterranee Roma

La vita del Gualdi è ammantata di mistero: dopo vario peregrinare si stabilisce a Venezia dal 1660 al 1678 e poi scomparirà, il Mercure Galant del settembre 1687 racconta le anonime Reflexions et doutes sur l'âge de 400 ans que l'on attribué à un homme de ce temps.

Pag33

Una pagina che appare non appartenere al manoscritto

Conto ereditario dell’ … D… eredirario lasciato dal Sig. Giuseppe Bellati come da testamento rogato da D.C.C. di Milano Fran … lo giorno 1 ottobre 1742 … dalli Giuseppe Croverbio e Agostino Turron come esecutori lasciati dal detto G.Bellati calendario come segue, cioè: segue una lista di beni tra cui spada, cucchiai, bottoni d’argento, e una lista di spese legate al testamento

si vede che è stato incollato un foglio

pag 34

contiene una serie di precetti necessari per distinguere i principali tipi di acqua (di aria, di zolfo, di solfo ardente chimicamente forse individuabili) e una lista bibliografica di autori

pag 35

continua la lista bibliografica, evidente una traccia di chiusura a ceralacca

pag 36

contiene suggerimenti per ottenere un composto puro da una cenere ottenuta per calcinazione

pag 37

foglio con riferimenti ad una causa davanti al giudice, rif. al podestà di Milano

pag 38

pag 34

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