• Non ci sono risultati.

Appunti da manoscritto classificato in Biblioteca Governativa a Cremona : AA.2.66 Albertus Magnus De secretis chimicis.

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "Appunti da manoscritto classificato in Biblioteca Governativa a Cremona : AA.2.66 Albertus Magnus De secretis chimicis."

Copied!
52
0
0

Testo completo

(1)

Appunti da manoscritto classificato in

Biblioteca Governativa a Cremona : AA.2.66 Albertus Magnus De secretis chimicis.

Autore Giorgio Maggi*

Il manoscritto

Il manoscritto consta di 38 carte, le prime sei compresa la copertina in pergamena e la carta di guardia non numerate, le successive numerate da 1 a 26, le ultime tre compresa la carta di guardia non numerate. Sono acclusi tre fogli non rilegati. Il riporto dell’incipit di pagina seguente nella pagina precedente in alcuni fogli sembrerebbe suggerire che il testo è stato compilato su fogli volanti e solo in seguito rilegato assieme a altri. L’inchiostro appare leggermente sbiadito, il carattere è rotondo e chiaro con grafia in stampatello minuscolo e corsivo. Il testo latino si alterna con l’italiano. In alcuni capoversi si legge chiaramente che esso non è un trattato originale ma una compilazione di paratesti, note, pensieri e riflessioni personali completate da versi poetici e

trascrizioni riportate da altri autori. Chi fu il compilatore? Purtroppo lo scritto non contiene un chiaro colophon, pochi ma indicativi sono gli indizi: un’evoluzione grammaticale dei sostantivi , una diversa sintassi e semantica l’uso della “s lunga“, e termini come “aqua” , e “vago

d’orzo”(misura compresa tra uno scrupolo e una dracma, cioè da circa 1g a 4g) che diventano al termine del manoscritto “esse normale”, “acqua”, e misura in once e libra, l’evoluzione di coelum caelum celum celo cielo, indicano più autori, e documentano un periodo comunque apparentemente barocco.

Con un accenno poco significativo al luogo ( Milano?) e ad alcune date segnate nel testo, il periodo temporale sembra essere compreso tra la seconda metà del ‘600 e la prima del ‘700. L’appartenenza linguistica e la provenienza da ambienti ecclesiastici, artistici e comunque di una classe erudita sono ben evidenziate dalla calligrafia e da riferimenti di tipo letterario e alchemico. Molte le attinenze colte di tipo esoterico-filosofico, poche le scientifiche, pur presenti negli autori scelti molti dei quali medici e scienziati, che lo fanno appartenere a una precipua categoria di studioso e ricercatore, amante della rima dantesca incatenata, forse cultore della moderna “Arte Reale” tra adepto di Loggia, frequentatore di salotti ermetici o cattedratico attento frequentatore di biblioteche ben fornite sicuramente universitarie.

Il paratesto offre in prima pagina la collocazione del manoscritto Museo-AlaPonzone Cremona – collezione Robolotti 1301 e una sigla o simbolon R che appare custodire quella alchemica del Saturno. Quasi una firma, il simbolo in corsivo del Saturno che, secondo Jacob Böhme (1575 1624), è l’essenza celeste che riunisce piombo e oro, per Isacco l’olandese è “ la Pietra che i filosofi antichi non hanno voluto nominare” e per Paracelso (1493 –1541) “Se gli alchimisti

conoscessero ciò che contiene Saturno essi abbandonerebbero tutte le altre materie per lavorare solo su di esso”. Il Saturno nell’antica farmacopea indicava il piombo o i suoi Sali (acetato di piombo detto olio o burro di saturno) utilizzati nella cura del bubbone pestifero

Il manoscritto appartenuto forse al canonico Antonio Dragoni è parte della collezione contenente pergamene, codici e altri manoscritti che Francesco Robolotti (1802-1885), medico cremonese, storico e amante d'arte, donò nel 1867 al costituendo Museo Patrio. Alla Biblioteca di Cremona il manoscritto in precedenza catalogato “Secreti di scienze e pratiche occulte ermetiche e chimiche, in prosa e in versi, si trova conservato accanto ad altri testi tra i quali “ Litterae ad Hippocratem et Democritum”; “De natura acidi et alkali, iuxta recentiorum opiniones, dissertatio medica” (1600);

“Secreti di Medicina” (1400); “Lezioni di fisica e filosofia dei PP Gesuiti di Cremona” (1700)

(2)

inoltre lo statuto degli Aromatari - 1527, in manoscritto, è conservato al Museo Civico Ala Ponzone di Cremona catalogato coll Robol.1319.

Un’antologia di testi alchemici del XVII sec.

Il testo manoscritto è un’antologia di brani raccolti da Alberto Magno di Bollstädt [3] ( 1206 – 1280), Arnaldo Da Villanova[12] (1235-1315), Raimondo Lullo [9] (1233-1316), Giovanni

Bracesco[14] (1482 – 1555), Guglielmo Grataroli o Gratarolo[11] (1516 – Basilea, 1568) e Michael Majerus, (1568-1622), Johann Daniel Mylius [1] (ca. 1583-1642), Michael Sendivogius[7] ( 1566–

1636), Johann Joachim Becher [18] (1635-1682),Jean-Jacques Manget [13] (1652–1742), Federico Gualdi [19] (sec.XVII), con riferimenti a Ermete Trimegisto, Geber (721 - 822), Artefio [8] (XI secolo) , [10]Alfidio ( X -XI sec.), alla ricerca di erudite affinità tra alchimia e chimica nell’età che precede i Lumi e la scienza moderna. Giovanni Bracesco [14] (1482 – 1555), Guglielmo Grataroli o Gratarolo [11] (1516 – Basilea, 1568), tra gli altri, continueranno le esperienze di Alberto Magno lasciandosi spesso affascinare, come l’autore del manoscritto, dalla natura del Lapis o pietra filosofale: “Modus tingendi sic est …” sembra essere la certezza dell’antico indagatore.

Tra testi, riconosciuti di autori del XVII sec. e precedenti, appaiono versi ermetici offerti dall’autore che lo identificano come un letterato affascinato dalla cosiddetta “Arte sublime” ma anche docente quando si rivolge al lettore apostrofandolo “sapiate o figliolo…” e più avanti “o figlio ascolta cosa meravigliosa”, non un alchimista dunque ma sicuramente un epistemologo dell’Arte Magna per scopi letterari. L’alchimia secondo Calvesi può essere utopia, scienza immaginaria e André Breton afferma “la pietra filosofale è ciò che permette all’immaginazione dell’uomo di prendere una rivalsa sulle cose”.

Tra i versi proposti dal manoscritto anche un: Edi(p)po chimico che richiama un testo di Johann Joachim Becher [18] (1635-1682) Gioacchino Bechero, Becherius di Spira (Speyer) medico e matematico noto per i suoi studi sull’infiammabilità. Le ipotesi di Becher che saranno poi utilizzate dal suo discepolo Georg Ernst Stahl (1660 - 1734), nella elaborazione della teoria del flogisto un misterioso principio di affinità chimica o principio solforoso proposto nel 1697. Nel manoscritto s’individua nell’aria un catalizzatore che permette di incanalare “ l’ascosa anima naturale della sostanza” e “il fuoco” che separa. Una simile ipotesi richiama la teoria secondo la quale per riscaldamento le sostanze si trasformavano in "calci" rilasciando il misterioso componente; è forse l’Ariel, spirito dell'aria, rievocato nella Tempesta (1611-1612) di Shakespeare?

Buona parte del manoscritto è tratta dall’opera di Millio ovvero Johann Daniel Mylius[1] (ca. 1583- 1642) medico e autore di importanti opere alchemiche. Nato a Wetter nell'attuale Hesse, studia teologia e medicina all'Università di Marburgo. L'Opus medico-Chymicum di Mylius, contiene Basilica medica, chimica e filosofica ed è pubblicato nel 1618 con molti riferimenti ad Andreas Libavius [1a]. Mylius è conosciuto anche per raccolte musicali, con pezzi per liuto contenenti, tra gli altri, toccate di Michelagnolo Galilei, fantasie di Francesco da Milano e di Alfonso Ferrabosco e per questo Mylius fu chiamato cantore della passione.

Dal manoscritto una finestra dall’alto medioevo all’umanesimo

La leggenda vuole che Alessandro Magno avesse scoperto la tomba di Ermete Trimegisto e con essa i suoi tesori “non metallici e d’oro”. L’autore trascrive nella prima pagina la Tabula Zaradi o Smaragdina (parole incise su una lastra verde di smeraldo appartenente alla tomba di Abramo). La tavola è attribuita a Ermete Trismegisto e riportata dall’alchimista Bernardus Canes (Bernardo Canesio) come riferisce il gesuita Athanasius Kircher e T.Bergman[5]. Secondo questi ultimi, Ermete è il primo ad occuparsi dell'elisir di lunga vita, dell’ oro potabile noto anche a Paracelso come quinta essenza. Il manoscritto inizia con questo riferimento importante trasmesso dal

(3)

domenicano Alberto Magno di Bollstädt, detto Doctor Universalis, noto anche come Alberto il Grande o Alberto di Colonia[3] (Lauingen, 1206 – Colonia, 15 novembre 1280), considerato il più autorevole filosofo e teologo tedesco del medioevo. Alberto è in Lombardia, con il padre, al seguito delle truppe di Federico II nel 1220, quando a Cremona (nel XIII sec la città è capitale imperiale d’Italia [3a])avviene l’incontro tra San Francesco e San Domenico. Non è escluso che il pellegrino Geroldo, aggredito e ucciso a Porta Mosa, fosse un suo legato giunto a Cremona da Colonia alla ricerca di buoni uffici per l’Imperatore, scomunicato dal papa, e forse per conoscere la famosa biblioteca in San Luca con i codici di Gherardo. Affascinato dalla chimica come scienza di

speculazione della qualità interpreta l’alchimia sia come teoria filosofica e recupero di tradizioni di derivazioni arabe, sia come scienza d’indagine di laboratorio e con Ruggero Bacone distingue l’alchimia speculativa e l'operativa. Rilegge Aristotele e commenta Gherardo da Cremona (1114- 1187), noto per traduzioni di testi alchemici arabi: i Libri de septuaginta di Ǧābir ibn Ḥayyān (IX sec.), il De aluminibus et salibus, classificazione secondo al-Rāzī (X sec.) degli allumi e dei sali, e il Lumen luminum attribuito allo stesso autore che alcuni vogliono ripreso da Aristotele come il Lapidario (o De lapidibus), legato alla scuola medica persiana del VII sec.

Il manoscritto affronta il tema della preparazione alchemica (proietione, moltiplicatione) utilizzando note operazioni di laboratorio chimico come “fermentazione…; calcinazione… in crociolo; depuratione …; distillatione… in vaso vitreo lutato… ; digestione …” . Quanto rimane per successive distillazioni nel vaso e calcinazioni in crogiolo, diventa “aqua viva” che ha l’aspetto di “Latte bianco detto di Vergine” . Questo Acetum dei filosofi è necessario secondo il nostro Autore per ottenere il lapis o pietra dei filosofi e della sostanza trattata “al fuoco … calce bianca de’ filosofi… bianca come neve” ( per Mylius in “Philosophia reformata” il vaso è il principio dell’arte, madre del Lapis; aqua viva è la materia necessaria alla generazione dei metalli: “est fundamentum totius naturae et artis metallicae “). Le operazioni nel manoscritto sono descritte in sintesi, forse spiegabili chimicamente ma banalizzandone il sofferto percorso esoterico. Più chiaro è Alberto Magno quando descrive e ordina le operazioni necessarie all’estrazione e lavorazione dei cosiddetti sette metalli dell’alchimia (Au, Ag, Cu, Sn,Pb, Fe, Hg) , ripreso da Rinaldo da Cremona nel sec. XIV. Oltre al ferro, Alberto Isola l’arsenico, produce e classifica l’ossido (mercurio secco) e il solfuro di mercurio, prepara il cosiddetto “precipitato bianco infusibile” (mercurio

ammoniacale) facendo reagire mercurio con pomice ed escrementi, convinto di esser riuscito a coagulare il metallo liquido. Alberto è inoltre antesignano nella descrizione della distillazione dell’alcool che chiama “liquido oleoso”. Egli ottiene alcool sempre più puro con aggiunte al vino di calce e sali di zolfo che reagendo con l’acqua ne permettono una migliore separazione.

Alchimia nella cultura mitteleuropea del seicento

Il periodo cui si riferisce il manoscritto è interessante perché affronta il momento del declino dell’alchimia occidentale e la nascita della scienza moderna con l’avvio al metodo scientifico nelle investigazioni chimiche di Robert Boyle (1627-1691). Una trasformazione non immediata se si approfondiscono studi di chimica del successivo secolo dei Lumi indagando alcuni personaggi nostrani. Giovanni Battista Biffi, (1736 –1807), scrittore e importante massone, nel 1778 assume la direzione della Loggia di Cremona, incontra Semler (1725-1791) teologo dell’alchimia, analizza e approfondisce l’opera di sconosciuti artisti e alchimisti barocchi nostrani come Giacomo Ferrari , Andrea Galli e Sinibaldo Biondi . (In Giovanni Honorato Castiglione [6] si fa riferimento al sig Andrea Galli , collegiato peritissimo, noto per le sue esperienze di purificazione della tintura rossa di ossido di ferro. Non va dimenticato Sinibaldo Biondi, artista e alchimista, che “ordinariamente andava d’estate in pelliccia e d’inverno vestiva di sottil tela” e noto per “prove nell’abbruciar colori onde resistessero all’eternità” nelle corti del nord Italia. Il Sinibaldo , morto di peste nel 1630, abita nella casa dell’insula a Cremona dove si trasferirà nel 1680 Antonio Stradivari e l’aromataro Valeriano Meschieri. Giovanni Sonsis (1736-1808) insegnante del Liceo cremonese, medico e chimico, ha molteplici interessi nell’arte e nella manipolazione alchemica di encausti alla maniera del Santo Legnani citato dal Requeno (1743-1811) e conosce le esperienze del chimico e

(4)

medico Giovanni Calvi che operava con la farmacia dell’Ospedale Maggiore e con la ” Spezieria fornita di qualsivoglia anco peregrino medicinale in San Domenico”. I milanesi Borri, Settala e Pietro Moscati (1739 –1824) quest’ultimo chimico, noto per il suo “ Discorso accademico sui vantaggi dell’educazione filosofica nello studio della chimica” che contiene un’esauriente storia dell’Alchimia dalle origini. Lo scienziato medico e insegnante di chimica a Pavia, suo allievo fu anche il cremonese Lancetti[2], aveva disposto nella sua abitazione un laboratorio di chimica, nel quale preparava il cosiddetto «mercurio solubile del Moscati» (un ossido idrato di mercurio), rimedio allora unico del “mal francese” per la sua azione antimicrobica e disinfettante.

La scienza di Alberto Magno, come si è detto, si specializza nella pratica della distillazione. In un manoscritto conservato nella Biblioteca Nazionale di Firenze, appare una rappresentazione della distillazione del vino dipinta dal celebre miniaturista Gerolamo da Cremona ( fine del XV sec .)

Contemporaneo del pittore è Giovanni Bracesco [14] (1482 – 1555), ospite di Alberto Pallavicino, laureato in medicina a Padova, seguace delle dottrine di Paracelso e studioso di metodi distillatori.

Il manoscritto contiene un bel disegno del laboratorio alchemico (ergasterion) con l’Atanor (forno alchemico) e il forno ( chiamato da Mylius “ dell’accidia, indolenza o del pigro Henrico) è adattato per la distillazione con l’alloggiamento per il focum, il cinerarium, il suo aditum(ingresso) e ostium (porta d’uscita dei fumi), spiracula (apertura da cui esce il distillato), operculum canalis

( coperchio), fibula ferrea che trattiene il coperchio. (tratto da [1] ). Nell’immagine seguente i disegni del manoscritto sono associati alle incisioni del trattato di Mylius, OPERIS MEDICO CHIMICI [1]

Strumenti simili a quelli riportati nel manoscritto si ritrovano in John French (1616–1657) e Caspar

(5)

Harttung vom Hoff (da un manoscritto del 1557) e nel famosolaboratorio dell'Alchimista, Palazzo Vecchio, Studiolo di Francesco I del 1570 di Jan van der Straet, detto Giovanni Stradano (1523–

1605).

Già dal XVI sec. a Cremona si producevano grandi quantità di uva e si distillavano rosoli, amari ed acquaviti. Da documenti, rif. prof.Morandi, si legge che i frati Gesuati ,detti "frati

dell'acquavite"[9a] di Sant’Ilario in Cremona, si occupassero di medicamenti e distillazione all’interno della officina farmaceutica affiancata a ospizio ospedaliero. Da Arnaldo Da

Villanova[12](1235-1315), medico del re d’Aragona e di Bonifacio VIII al catasto di Carlo V sino ai giorni nostri con i Sessa milanesi, gli Almici di Coccaglio noti per la antica produzione

dell’”Anesone Bossi“ detto triduo perché distillato tre volte, sino ai cremonesi Verzellesi , La Lombarda, la FAGO dei Fanetti ed i Giarola) mentre speziali, scuole gesuitiche (da Sachs nel 1636 i gesuiti migliorano la distillazione da vinacce), domenicane (a San Bernardo sono dedicati i migliori amari del periodo). Accademie e confraternite secentesche, “per diletto d’imparar le scienze”

sperimentavano ricette spagiriche a base di distillati e nuove resine provenienti dall’Oriente e riprese da nostrani liutai. Tra le accademie quella famosa degli Animosi cui faceva parte lo stesso Claudio Monteverdi e personaggi di spicco della storia cremonese.

(6)

L’autore del manoscritto parlando “del fuoco e le sue diferenze” fa riferimento a Michele Maiero [16] (Michael Maier /Michael Majerus, ) medico-musicista tedesco (1568-1622), Michele è autore di Atalanta Fugiens (1617) contenente testi letterari, immagini ermetiche e musiche e incontra Monteverdi a Praga nel 1596.

Il manoscritto contiene preziose rime che iniziano con un titolo esplicativo: “del Vaso” metafora di archingegno alchemico necessario all’Opera che non può non ricordare le esperienze del musicista cremonese Monteverdi, alchimista per diletto, che descriverà nelle sue lettere agli inizi del’600:

“Tra otto giorni si poneranno a lavoro le fornaci di Murano, dè primi loro lavoreri vi sarà compreso di certo il mio; il qual vaso subbito hauto subbito si ponerà l’opera ditta a farsi, …

“Il Vaso (di vetro) del nostro manoscritto sembra più adatto alla distillazione (per condensarvi) infatti:

“Hora per deviati da ogni fallo/ L’acqua nostra si fa con doppio vaso, / Ne l’un ne l’altro è fatto di metallo

Vuole il recipiente essere a caso / Ma è meglio sia di vetro e ben lutato /Poichè di sublimare vi è rimaso

Per condensarvi a fuoco moderato / L’acqua mercurial, qual fatta dura / Molti altri vasi haverai preparato / Fatti di terra ben purgata e pura”.

Il manoscritto proponendo il disegno del distillatore affronta il principio chimico della separazione degli elementi della sostanza “ … ma perché sia, bisogna cominciar da un pargoletto …” sostiene l’autore rifacendosi al Bracesco. Il tema dell’essere artificiale che nasce dall’Opera si ricollega implicitamente alla iatrochimica, spargiria e all’Homunculus di Paracelso (De natura rerum 1537), e forse anche agli automi del cremonese Torriani artigiano vitruviano con fama di mago inventore . La meccanica è una scienza sempre associata alla speculazione alchemica e nella filosofia

cartesiana strumento di comprensione dell’anima dell'universo e della natura dell’intelligenza sino a spingersi a dimostrare la divinità (Deus ex Machina).

(7)

Simboli alchemici per una nuova comunicazione

La chimica del ‘600, pur esprimendosi attraverso la metafisica, inizia a evolvere nella comunicazione scientifica distinguendosi all’effimero magico che piace allo sprovveduto. Il chimico analizza la natura e fa sintesi attraverso l’espressione ermetica basata su archetipi che fondano il loro linguaggio nella filosofia, mistica religiosa e laica. Il Bracesco[14] nel suo

laboratorio alchemico nella rocca di Soncino, luogo amato da Leonardo e familiare al Cardano, si lascia guidare a metà del ‘500 da “questa scienzia divina “ ma ancora oscura per ignoranza o per necessità d’occulto. Esemplificativa a Cremona nel presbiterio della chiesa di Santa Maria Maddalena a Cremona una formella in cotto che, con i suoi simboli che identificano l’acetato di piombo, documenta lontane pratiche terapeutiche dermatologiche con il composto chimico dal sapore dolcissimo ma dalle nefaste controindicazioni.

Molti si affidano alll’interpretazione del simbolo per i motivi più diversi: ricerca della prefezione nell’arte? Nella religione? Nel sociale?. Non va dimenticato lo sfortunato artista Francesco Mazzola detto il Parmigianino (1504–1542) che il G. Vasari descrive “ …pur sempre l’animo a quella sua alchimia, come gl’altri che le impazzano dietro…”. Nell’altare che conserva le sue spoglie nella Chiesa de' Frati dei Servi, chiamata la Fontana a Casalmaggiore, appare non casualmente una madonna della fontana e un pargoletto esadattilo (amanti dell’occulto, e forse non consapevoli d’irriverenza e d’indimostrabile, lo potrebbero identificare con simboli che richiamano il mercurio dei filosofi, acqua che rigenera solo se l’omuncolus se ne disseta con il necessario sesto senso).

Ermetico personaggio è Giacomo Ferrari attivo a Cremona a metà seicento citato dal Lancetti[2] in Biografie e dal Grasselli - Abecedario biografico - Cremona 1827, p. 122.3.“..Abbandonatosi il Ferrari alle visioni dell’Alchimia, andò cercando nei lambicchi l’oro potabile e la pietra filosofica e davvero impazzito miseramente terminò i suoi giorni”. Le cronache raccontano la straordinaria e dolorosa storia di Angelo MOTTA [21] (Cremona, 10 gennaio 1822 – Torino, 1888), orefice, che dedica la vita alla ricerca di un metodo chimico di trasformazione della sostanza

organica in metallo ( un esempio è la “metallizzazione della mano di Garibaldi” conservata al Museo cremonese). Morto indigente, lascia nel suo testamento alcuni elementi della oscura procedura portando nella tomba il proprio segreto.

Il simbolismo legato alla comunicazione scientifica per essere plausibile all’alchimista filosofo, chimico e mistico ha necessità di avere riferimenti metafisici. Il manoscritto trae alcuni disegni da OPERIS MEDICO CHIMICI [1] ). Nel manoscritto in prima pagina sono elencati i sette spiriti angelici ai quali sono associati gli elementi base dell’alchimia: Orifiel con il piombo-Saturno e il sale, Zacariel con lo zolfo ed entrambi con la terra. Samuel è con il ferro-Marte, Micael con oro- sole, Anael con rame-venere, Rafael con argento vivo-mercurio, Gabriel con argento – luna.

Accanto ai simboli appare l’Esagramma o stella a sei punte chiamata Sigillo di Salomone.

L’esagramma è formato da due triangoli equilateri incrociati inscritti in un cerchio simbolo di equilibrio nell’unione del cielo -Dio e della terra-uomo.

(8)

Interessante potrebbe essere affiancare simboli evidenti in “Dottori della Chiesa che discutono della SS. Trinità” (1602) di Andrea Mainardi detto il Chiaveghino (1550 -1617), dipinto conservato nel refettorio della chiesa di san Pietro al Po con il vettore esoterico cristiano ben rappresentato in Utriusque cosmi maioris scilicet et minoris metaphysica, physica atqve technica historia, di Robert Fludd e pubblicato tra il 1617 e il 1624.

Nel dipinto si possono osservare i solidi platonici (terra=cubo, fuoco=tetraedro, aria=ottaedro, acqua=icosaedro) secondo il pitagorico Filolao (470 a.C. - 390 a.C.), a cui possono essere attribuite analogie sensibili: il cubo dà l'idea della solidità della terra, la piramide delle lingue di fuoco, la sovrapposizione del tetraedro con la tetractis per costruire il sigillo di Salomone. L’ esagramma simbolo dell’unione del mondo spirituale con il mondo materiale che evolve nella complessità di infinite concentriche sferoidi costruzioni platoniche.

(9)

Questo modello di comunicazione è tuttavia usato dall’improvvisato dilettante, letterato poco avvezzo alle scienze, o peggio dal “maestro d’inganni” per farsi simbolo d’Ermete e di occulto. A Cremona si differenzia questa duplicità culturale nel 1778 quando si perfezionano i laboratori scientifici di Chimica all’Ospedale Maggiore di tradizioni sforzesche con scuole di chimica nate dalla didattica della filosofia di Democrito, e contemporaneamente appare la prima Loggia massonica con caratteristiche magico-esoteriche, a guida di Bernardino Dehò propugnatore di un movimento culturale laico, contrario all’intellettualismo, al moralismo, alla speculazione scientifica, alla tradizione della Scolastica medioevale e ai valori dell’Umanesimo.

Ricerca dell’oro metallico e metaforico in un’alchimia di colti sincretismi

In latino l’autore del manoscritto si sofferma a descrivere la Magnesia universale composta dai tre principi : mercurio(spirito della mente, intelligenza),(it est mercurius, veri spiritus) sale (corpo) e zolfo (anima volatile, principio maschile che agisce sul mercurio fecondandolo), in presenza di acqua pura.

L’autore si cimenta in una serie di operazioni di purificazione e calcinazioni che si possono leggere

(10)

come la produzione di HgS (cinabro rosso) definito come deve essere “rubicondissimi appareat” e la produzione di acetato di mercurio per trattamento con il cosiddetto Acetum dei filosofi. Il sale è definito “solvente filosofico” perchè favorisce la reazione Hg++ +2 Au à 2Au+ + Hg: “l’oro si scioglie” perché salifica e contemporaneamente forma amalgama con il mercurio che si produce.

Tutto ciò avviene nel vaso che è il principio dell’arte. Il liquido ottenuto “resta in fondo al vaso come mele disfatto al sole e il solvente sopra” oppure le due sostanze siano unite “in una sola cosa perfettissima … l’oro potabile…quinta absentia” (una curiosa proprietà dell’oro di dare soluzioni colloidali perfettamente limpide si può realizzare anche con una reazione redox che porta alla formazione di acido cloroaurico Au + HNO3 + 4 HCl à HAuCl4 + NO + 2 H2O, successivamente una riduzione ad esempio con SnCl2 trasforma l’ oro nella forma colloidale detto anche porpora di Cassio 3Sn2+ + 2Au3+ ----> 3Sn4+ + 2Au ) ( il Brugnatelli in Elementi di Chimica (1800) ritiene che si possa operare la riduzione con olio di rosmarino ed alcole a riposo per diversi giorni). Una simile “medicina” secondo il manoscritto può essere diluita in “aqua, vino, brodo, sirupis, et in omnibus liquoribus … pro quavis infirmitate”.

La trattazione continua sulle separazioni facendo riferimento a sali quali Vitriolum, Alumen e Sale (sale nitro est… salpetre) dei quali si tenta la distillazione “ex fundo cucurbite, mediante artificiali calore in caput Alembici instar substilis fumi , ascendere & extolli: qui fumus ubi ascenderit &

locum frigitum invenerit (recipiente scilicet) dissolvitur in aqua claram” Tra i riferimenti quello al Santivogio che si completa con Artefio, Raimondo e Geber (Abū Mūsā Jābir (721 circa –

Baghdad 822), persiano, è considerato tra i grandi alchimisti musulmani. Una delle più spettacolari operazioni alchemiche era la distillazione di vetriolo o dell’allume con sale nitrico che produceva soprattutto ipoazotide, N2O4 in equilibrio con biossido di azoto NO2, un gas di colore bruno rossastro molto simile per alcuni alchimisti al colore dell’oro. Il gas in acqua forma una miscela di acidi nitroso e nitrico. L’autore del manoscritto non lascia nulla al caso, nello specifico esempio il prodotto nitrico della distillazione è necessario per “argento tam forti aque solvitur … purgatione auri”

Alchimia, per “illuder chi crede alle parole?”.

In endecasillabi il manoscritto propone ermetici versi dal titolo “ Del vero oro potabile“ in cui chimica, medicina e filosofia sembrano coesistere in una moderna formula implicita comune a Ermete il filosofo e Jung lo psichiatra. Verbo come “medicar” introduce la rima “O medici felici, o menti sane, cui mirò il Fatto già propizio tanto, che prostergate (vi mettete alle spalle ndr) le ricette vane”. Difficile è il cammino verso l’oro e il riferimento va all’obiettivo finale della grande opera alchemica. L’Autore si lascia sedurre dall’ipotesi che qualche cosa di vero ci sia intitolando

“Approbabilità della possibilità della pietra filosofica” e consigliando il curioso lettore a leggersi

“Hieronimus Meazza, canonico regolare insigne lettore della più sublimi discipline”

Chi ha vissuto l’organizzazione commerciale e il “marketing “ del farmaco non fatica a riconoscere dubbi e perplessità ancor oggi presenti nelle proposte di un’adeguata terapia farmacologica al paziente, magari per cure non collaudate ma economicamente vantaggiose per il “chimico ignorante…inesperto et avido alchimista” che le propone. Più esplicitamente l’oro in forma colloidale era ritenuto un rimedio universale da improvvisati e venali guaritori, per motivi sicuramente non etici e legati al costo e non all’efficacia. Oggi il preparato è accettato e validato dalla moderna farmacopea nella terapia dell’artrite reumatoide e nella cura di particolari tumori.

I versi del manoscritto così affermano: “…sana ancora tutti li mali esterni come cancari, posteme ed altri simili quali si lavano con detta aqua o vino …” e più avanti chiosano: “ O dunque saggio, o fisico beato, chi con prudenza si riduce all’antro del divo Ermete, e per celeste aflato, beve il potabil or, ch’è vita e luce.”

Le rime successive si propongono con un titolo esplicativo: “del Magistero” . Il testo affronta il linguaggio della procedure chimico alchemiche nato sia per rappresentare la verità sia “ per

(11)

illuder chi crede alle parole … queste parole tutte misteriose sono l’inciampo della volgar gente, benché sotto quel velo verità ascose , invidiosa turba e fraudolente”. Come non ricordare

Ludovico Ariosto che nei primi anni del ‘500 ambienta proprio a Cremona “Il negromante … Iachelino che mal sapendo leggere e mal scrivere fa professione di filosofo, di medico, di astrologo, di mago…”. Cremona è terra ricca di medici, nobiluomini, marinai, artigiani d’arte, traffici e commerci ma anche , secondo l’Ariosto, “della scioccaggine” di non pochi creduloni.

La superficiale tradizione orale vuole oggi l’alchimia essere un’infatuazione metafisica, un caos teorico per praticoni d’occulto e che la moderna scienza dimostrerà essere semplice errore. L’autore del manoscritto, che credulone non è, insiste sul termine: “anfibologico” (ambiguo, equivoco,) per accompagnare con prudenza il lettore alla doppia interpretazione del fenomeno prospettando una moderna dignità scientifico filosofica per l’Arte sublime. Il cammino alchemico verso la

comprensione inoltre, detta in rima “ ogni atomo … tosto si spinge in centro ai corpi a guisa di saetta…”, dimostrano la convinzione alle teorie dette democritiche in cui si riconosce, contro le tesi aristoteliche, la materia in forma particellare e discreta. Un verso significativo del manoscritto chiosa “ … del sigillo d’Ermete il grand’imbroglio” evidenziando chiaramente la duplicità tra simbologia chimico tecnologica (il sigillo del vaso permette che si verifichi la reazione senza interferenze chimiche) e filosofica ermetica ( il sigillo è fondamentale per il Vaso e per l’alchimista affinché non disperda il magistero per errore o ingenuità, agli agenti esterni, siano essi fisici o psichici, spiegando la riservatezza dell’alchimista). Una curiosità: non era infrequente individuare il cristogramma IHS conteso tra gesuiti e domenicani nel logo di ricche confraternite forse perché il suo contrario SH1, rappresentando la fase 1 del sigillo di Hermes SH ben illustrato nella

Encyclopedie di Diderot , significava il raggiungimento della prima perfezione alchemica, (dalla nigredo all’albedo, secondo la apparente bizzarra indiscrezione di un amico che preferisce

mantenersi anonimo).

Rileggendo con più diligenza Tommaso d’Aquino (Trattato della Pietra Filosofale e L’Arte dell’Alchimia) si scopre che il santo avverte la certezza che non si possa trasformare in nessun modo la materia nella sua essenza, ma riconosce che possono cambiarsi le combinazioni e le specie.

Un modello colto che nasce dalle affermazioni di Alberto Magno [3]maestro di Tommaso [4] il quale sostiene che non sia provata la trasformazione del piombo in oro e che l’arte alchemica da sola “ non potest dare formam substantialem “, principio che distinguerà la speculazione alchemica da ipotesi demoniache e che sarà matrice e fondamento della chimica moderna (vedasi l’allegoria delle scienze in Santa Maria Novella)

Le due lettere del Gualdi

Il manoscritto riporta due lettere di Federico Gualdi, l’una senza data ad NN (è ripresa in

Philosophia ermetica a cura di A. Boella e A. Galli – Ed mediterranee Roma ), l’altra inviata il 27 maggio 1678 ad “un sacerdote suo amico” . Il testo deriva da “La Critica della Morte … &

aggiontoci un Racconto con alcune Lettere curiose per gli amatori della Scienza Ermetica...

-Venezia 1690). La vita del Gualdi è ammantata da mistero: dopo vario peregrinare si stabilisce a Venezia dal 1660 al 1678 e poi scomparirà secondo un’ipotesi fantasiosa apparsa sul Mercure Galant del settembre 1687 [20]

Nelle ultime pagine del manoscritto appare una curiosa miscellanea di appunti che è immaginabile esser “per risparmiar carta”. Tra questi: “Conto ereditario dell’ … D… eredirario lasciato dal Sig.

Giuseppe Bellati come da testamento rogato da D.C.C. di Milano Fran … lo giorno 1 ottobre 1742

… dalli Giuseppe Croverbio e Agostino Turron come esecutori lasciati dal detto G.Bellati

calendario … a cui segue una lista di beni tra cui spada, cucchiai, bottoni d’argento, e una lista di spese legate al testamento. Altri fogli contengono una serie di precetti necessari per distinguere i principali tipi di acqua (di aria, di zolfo, di solfo ardente chimicamente forse individuabili), una lista bibliografica di autori, una specifica sulla suddivisione in 12 once della Libbra, suggerimenti per ottenere un composto puro da una cenere ottenuta per calcinazione, foglio con riferimenti ad una

(12)

causa davanti al giudice, rif. al podestà di Milano

,

preparazione dell’acqua forte (acido nitrico) ,conti e pagamenti riferiti agli anni 1766, 1767, 1768.

Bibliografia

**Giorgio Maggi, docente di tecnologie chimiche industriali e chimica per l’arte, rappresentante a CR di Arte Lombardia Salò e collaboratore Touring Cremona, membro Associazione Insegnanti di Storia dell’Arte e dell’Ordine dei Chimici, Collezione Strumenti Musicali Mario Maggi e portavoce Museo Storico Didattico IIS Torriani di Cremona. Collaboratore e direttore di industrie

farmaceutiche, CFP Camera di Commercio Cremona; Comune di Caravaggio, 2008; Filo di Arianna ed. Salò e Regione Lombardia; consulente editoriale e autore presso Turris, Padus, RCSlibri, LaScuola, collabora con la rivista “Il Chimico Italiano” dell’ordine dei Chimici, rivista “Green”

Consorzio Interuniversitario; rivista “Liuteria Musica Cultura” dell’ ALI, rivista “Scena” della Unione Italiana Libero teatro, giornale di didattica chimica “CnS” della Società Chimica Italiana.

testo Inviato a cnc@chimici.it

[1]Johann Daniel Mylius, Joannis Danielis Mylii, (ca. 1583-1642) OPERIS MEDICO CHIMICI (Opus Medico-Chymicum: Qua continentur tres libri posteriores basilicæ chymicæ, ut & basilica philosophica, perfecta, in libros tres distributa, & figuris æneis illustrata. Francofurti, sumptibus Lucæ Jennis. Anno M. DC. XX., 1620.) Basilicae Philosophicae pag 72--“Thesaurus gratiarum in quibus continentur diversorum authorum cantiones selectissimae... Frankfurt: Hartmann Palthenius 1622 --Philosophia Reformata . (Bibliogr: Opus medico-chymicum. 1618.-- Antidotarium. 1620.-- Philosophia reformata. 1622.-- Anatomia auri. 1628.--Danielis Milii Pharmacopoeae spagyricae, sive Practicae universalis Galeno-chymicae libri duo. - Francofurti : Schönwetter, 1628

[1a] Andreas Libavius - Alchymia -1597.

[2]Lancetti in Biografie e dal Grasselli - Abecedario biografico - Cremona 1827; BSCr, LC, Carte Lancetti, AA.8.5. Sugli “interessi alchemici 2si veda anche BNB-Biblioteca Nazionale Braidense, Milano, Autografi, b. XIII 12, nn. 5, 8, 9

[3]Alberto Magno nel suo “De secretis Chjmicis”

[3a]Nell'VIII centenario della nascita di Federico II. Atti del Convegno internazionale di studi (Cremona, 27-28 ottobre 1995)

[4]Fra Paolo Manna da Cremona - Tommaso d'Aquino, “ de mineralibus…” opera summa -1546.

[5]T.Bergman in “Primordiis chemiae” Uppsala 1779

[6]Giovanni Honorato Castiglione Prospectus pharmaceutici 1698

[7]Michel Sendivogius (Santivogio) - raccolta di manoscritti (tra il 1599 e il 1699) “ la Nouvelle Lumiere Chimique” -- "Trattato sullo zolfo secondo Principio della Natura" “ De Lapide

Philosophorum” - 1604 (Die Handschriften der Badischen Landesbibliothek in Karlsruhe S.70f) tradotti dal latino in tedesco e francese nel17 ° secolo.

[8]Artefio Liber Secretus (XI secolo) [9]Raimondo Lullo (1235-1315)

[9a]a b R.Guarnieri, DIP, vol. IV (1977), col. 124)

[10]Alfidio che visse tra il X e l’XI sec. “ad dissolvendum in aqua ponitur”

[11]Guglielmo Grataroli - Verae Alchemiae Artisqve Metallicae, Citra Aenigmata, Doctrina, Certvsqve ...Basileae 1561

[12]Arnaldo Da Villanova (1235-1315)

(13)

[13]Jean Jacques Manget , Bibliotheca chemica curiosa, seu Rerum ad alchemiam pertinentium ..., Volume 2 – 1702 – subsectio IV - cap.XVI –

[14]Di Giovanni Bracesco,Ǧābir Ibn-Ḥaiyān,Raimundus Lullus - De Alchemia Dialogi Dvo:

Quorum prior, genuinam librorum Gebri sententiam ...(1548)– prop.29

[15]Benedetto Varchi (Firenze 1503- ivi 1565) “Questione dell'alchimia” (1544)

[16]Michele Maiero (Michael Maier /Michael Majerus, ) (1568-1622), - Atalanta Fugiens (1617) [17]Turba Philosophorum opere alchemiche manoscritte sia in latino sia in tedesco del tardo medioevo e stampate nel XVI sec.

[18]Johann Joachim Becher (, 1635-1682) Gioacchino Bechero, Becherius di Spira (Speyer) OEDIPUS CHIMICUS. Institutiones Chimicae Prodromae. Obscuriorum Terminorum &

Principiorum Chimicorum, Mysteria Aperiens & resolvens. Opusculum, omnibus Medicinae, &

Chimiae Studiosis, lectu perquàm utile & necessarium – 1664

[19]Federico Gualdi -- La Critica della Morte overo l'apologia della vita esposta in lingua Francese dal Signor di Comiers Prevosto di Ternan Trasportata in Italiano a prode universale & aggiontoci un Racconto con alcune Lettere curiose per gli amatori della Scienza Ermetica... (Venezia 1690).

[20] il Mercure Galant del settembre 1687 racconta le anonime “Reflexions et doutes sur l'âge de 400 ans que l'on attribué à un homme de ce temps”.

[21] Memorie intorno al metallizzatore prof. Angelo Motta raccolte dal prof. Pizzi

Analisi manoscritto classificato in Biblioteca Governativa di

Cremona: AA.2.66 Albertus Magnus De secretis chimicis.

Il manoscritto appartenuto forse al canonico Antonio Dragoni è parte della collezione contenente pergamene, codici e altri manoscritti che Francesco Robolotti (1802-1885), medico cremonese, studioso e amante d'arte donò nel 1867 per il costituendo Museo Patrio. Alla Biblioteca di Cremona il manoscritto in precedenza catalogato “Secreti di scienze e pratiche occulte ermetiche e chimiche, in prosa e in versi, si trova conservato accanto ad altri testi tra i quali “ Litterae ad Hippocratem et Democritum”; “De natura acidi et alkali, iuxta recentiorum opiniones, dissertatio medica” (1600);

“Secreti di Medicina” (1400); “Lezioni di fisica e filosofia dei PP Gesuiti di Cremona” (1700);

Il manoscritto (n°1301) porta nella prima pagina in cartapecora, quasi una firma, il simbolo in corsivo del Saturno che, secondo Jacob Böhme (1575 1624), è l’essenza celeste che riunisce piombo e oro, per Isacco l’olandese è “ la Pietra che i filosofi antichi non hanno voluto

nominare” e per Paracelso (1493 –1541) “Se gli alchimisti conoscessero ciò che contiene Saturno essi abbandonerebbero tutte le altre materie per lavorare solo su di esso”.

Il testo manoscritto è un’antologia di brani raccolti da Alberto Magno di Bollstädt ( 1206 –1280), Arnaldo Da Villanova(1235-1315), Raimondo Lullo (1233-1316), Giovanni Bracesco (1482 – 1555) e Michael Majerus, (1568-1622), Johann Daniel Mylius, (ca. 1583-1642), Michael Sendivogius,( 1566–1636), Johann Joachim Becher (1635-1682),Jean-Jacques Manget (1652–

(14)

1742), con riferimenti a Ermete Trimegisto, Geber (721 - 822), Artefio (XI secolo) , alla ricerca di erudite affinità tra alchimia e chimica nell’età che precede i Lumi e la scienza moderna. Tra testi riconosciuti di autori del XVII sec. e precedenti appaiono versi di natura ermetica offerti

dall’autore che lo identificano come un letterato affascinato dalla cosiddetta “Arte sublime”. Molti i riferimenti colti di tipo esoterico-filosofico, pochi quelli scientifici, pur presenti negli autori scelti molti dei quali medici e scienziati, che lo fanno appartenere a una precipua categoria di studioso e ricercatore, amante della rima dantesca incatenata, forse cultore della moderna “Arte Reale” tra adepto di Loggia o frequentatore di salotti ermetici.

Il periodo cui si riferisce il manoscritto è interessante perché affronta il momento del declino dell’alchimia occidentale e la nascita della scienza moderna con l’avvio al metodo scientifico nelle investigazioni chimiche di Robert Boyle (1627-1691). Una trasformazione non immediata se si approfondiscono studi di chimica del successivo secolo del Lumi indagando alcuni personaggi nostrani. Giovanni Battista Biffi, (1736 –1807), scrittore e importante massone, nel 1778 assunse la direzione della Loggia di Cremona, incontrò Semler (1725-1791) teologo dell’alchimia, analizzò e approfondì l’opera di sconosciuti artisti e alchimisti barocchi come Giacomo Ferrari , Andrea Galli e Sinibaldo Biondi . Giovanni Sonsis (1736-1808) insegnante del Liceo cremonese, medico e chimico, ebbe molteplici interessi nell’arte e nella manipolazione alchemica di encausti. Pietro Moscati (1739 –1824) chimico milanese, noto per il suo “ Discorso accademico sui vantaggi dell’educazione filosofica nello studio della chimica” che contiene un’esauriente storia

dell’Alchimia dalle origini. Lo scienziato medico e insegnante di chimica a Pavia, suo allievo fu anche il cremonese Lancetti, aveva disposto nella sua abitazione un laboratorio di chimica, nel quale preparava il cosiddetto «mercurio solubile del Moscati» (un ossido idrato di mercurio), rimedio allora unico del “mal francese” per la sua azione antimicrobica e disinfettante.

Buona parte del manoscritto è tratto dall’opera di Millio ovvero Johann Daniel Mylius, (ca. 1583- 1642) compositore di musica per liuto e chiamato cantore della passione, medico e autore di importanti opere alchemiche . Nato a Wetter nell'attuale Hesse, studia teologia e medicina all'Università di Marburgo. Cognato e allievo di Johann Hartmann (1568-1613), mentre è ancora uno studente di medicina, pubblica nel 1616, Iatrochymicus di Duncan Burnet. L'Opus medico- Chymicum, lavoro alchemico di Mylius, contenente Basilica medica, chimica e filosofica è pubblicato due anni dopo. Mylius è conosciuto per la raccolta (“Thesaurus gratiarum in quibus continentur diversorum authorum cantiones selectissimae... Frankfurt: Hartmann Palthenius 1622) di pezzi per liuto contenenti, tra gli altri, toccate di Michelagnolo Galilei, fantasie di Francesco da Milano e di Alfonso Ferrabosco; nello stesso anno Mylius pubblica il suo Philosophia Reformata . (Bibliogr: Opus medico-chymicum. 1618.-- Antidotarium. 1620.--Philosophia reformata. 1622.-- Anatomia auri. 1628.--Danielis Milii Pharmacopoeae spagyricae, sive Practicae universalis Galeno- chymicae libri duo. - Francofurti : Schönwetter, 1628.). Molte delle sue opere prendono spunto da Andreas Libavius e la sua Alchymia (1597).

Il manoscritto inizia con un riferimento importante al domenicano Alberto Magno di Bollstädt, detto Doctor Universalis, famoso come Alberto il Grande o Alberto di Colonia (Lauingen, 1206 –

Colonia, 15 novembre 1280), considerato il più autorevole filosofo e teologo tedesco del medioevo.

Maestro di Tommaso d'Aquino, legato pontificio, predicatore probabilmente della settima crociata del 1249-50 e delle successive per ordine di papa Urbano IV, ha contatti negli stessi anni con la Lombardia giacché il Capitolo dei Domenicani aveva istituito “studia generalia” proprio in questa regione come in Provenza, Germania, Inghilterra.

Non è irragionevole tentare collegamenti tra lo svevo Alberto Magno e Cremona, affidandosi al peritesto del manoscritto. Cremona nel XIII sec è capitale d’Italia per un piccolo spazio di tempo sotto la guida di Federico II di Svevia. Alberto, frate domenicano è in Lombardia, Padova, Bologna, con il padre al seguito delle truppe di Federico II nel 1220 quando a Cremona avviene l’incontro tra San Francesco e San Domenico. L’evento è in occasione della benedizione di un pozzo dei minori:

avvenimento simbolicamente importante tanto da essere ricordato nelle tarsie di fra Antonio

Cossetti nel Coro di San Domenico a Bologna. Nella stessa Bologna fu eletto Rolando da Cremona

(15)

rettore dello Studium che diverrà Università.

Alle porte di Cremona nel 1241 le cronache riportano il misterioso delitto di uno sconosciuto pellegrino proveniente da Colonia, patria di Alberto Magno e della scolastica, che si dirigeva a Roma. Nello stesso anno le truppe dell’Imperatore Federico scomunicato, raggiungono Roma e papa Gregorio IX in quel frangente muore. Lo storico curioso, con doti d’investigatore, non farebbe fatica a individuare nella figura della vittima, Geroldo, un personaggio diverso dal povero

pellegrino che è raccontato, non foss’altro perché si narra che tutta la città venne a renderne

omaggio alla salma e fatti misteriosi si produssero in città quella notte. Geroldo fu dichiarato santo immediatamente a grande richiesta dei potentati cittadini: un politico in incognito alle prese tra faide guelfe e ghibelline? Un religioso troppo poco dottrinale, con legami alla moderna e laica speculazione alchemica di Alberto? Uno sfortunato ambasciatore tra la ricca Cremona e la potente Colonia magari alla ricerca di risorse per la costruenda e costosissima cattedrale, monumento ai Magi alchimisti? Un paciere tra scomunicati poteri laici e potentati religiosi?

Alberto Magno, in un periodo di transizione importante è affascinato dalla chimica come scienza di speculazione della qualità, l’alchimia non è solo teoria filosofica o recupero di tradizioni di

derivazioni arabe ma scienza d’indagine di laboratorio e con Ruggero Bacone distingue la alchimia speculativa e l'operativa. Rilegge Aristotele e Gherardo da Cremona, noto per traduzioni di testi alchemici arabi: i Libri de septuaginta di Ǧābir ibn Ḥayyān (IX sec.), il De aluminibus et salibus, classificazione secondo al-Rāzī (X sec.) degli allumi e dei sali, e il Lumen luminum attribuito allo stesso autore che alcuni vogliono ripreso da Aristotele come il Lapidario (o De lapidibus), legato alla scuola medica persiana del VII sec.

Alberto ordina le operazioni necessarie all’estrazione del ferro, sua lavorazione, addirittura sua fusione in un contesto in cui sembrava estremamente difficile costruire un altoforno che superasse i 1500°, distingue il ferro dolce dall’acciaio, e spiega in dettaglio il fenomeno della tempra che curiosamente consiglia in liquido di lombrichi e ravanelli. Alcuni aspetti della tecnologia del ferro saranno ripresi da Rinaldo da Cremona (sec. XIV). Oltre al ferro Alberto studia i sette metalli dell’alchimia (Au, Ag, Cu, Sn,Pb, Fe, Hg) e le loro proprietà. Isola l’arsenico, produce e classifica l’ossido (mercurio secco) e il solfuro di mercurio, prepara il cosiddetto “precipitato bianco

infusibile” (mercurio ammoniacale) facendo reagire mercurio con pomice e escrementi, convinto di esser riuscito a coagulare il metallo liquido. Alberto è antesignano nella descrizione della

distillazione dell’alcool che chiama “liquido oleoso”. Egli immagina di ottenere alcool sempre più puro con aggiunte al vino di calce e sali di zolfo che reagendo con l’acqua ne permettono una migliore separazione. In un manoscritto conservato nella Biblioteca Nazionale di Firenze, appare una delle prime rappresentazioni della distillazione del vino dipinte dal celebre miniaturista

Gerolamo da Cremona ( fine del XV sec .) Contemporaneo del pittore è Giovanni Bracesco (1482 – 1555), ospite di Alberto Pallavicino, laureato in medicina a Padova, seguace delle dottrine di

Paracelso e studioso di metodi distillatori. Nel suo laboratorio alchemico nella rocca di Soncino, luogo amato da Leonardo e familiare al Cardano, si lascia guidare a metà del ‘500 da “questa scienzia definendola divina “ ma ancora oscura per ignoranza o per necessità. Nei primi anni del

‘500 Ludovico Ariosto ambienta a Cremona “Il negromante … Iachelino che mal sapendo leggere e mal scrivere fa professione di filosofo, di medico, di astrologo, di mago…”

(16)

Il disegno (pag7) contenuto nel manoscritto può essere associato alle incisioni del trattato di Mylius in cui si riconoscono attrezzi e distillatori del laboratorio dell'Alchimista, Palazzo Vecchio,

Studiolo di Francesco I del 1570 di Jan van der Straet, detto Giovanni Stradano (1523–1605). Dello Stradano è anche “Distillatio” incisione 1590 di Philips Galle. Strumenti simili a quelli riportati nel manoscritto si ritrovano in John French (1616–1657) e Caspar Harttung vom Hoff (da un manoscritto del 1557).

Già dal XVI sec. a cremona si producevano grandi quantità di uva e si distillavano rosoli, amari ed acquaviti ( da documenti, rif. prof.Morandi, si legge che i frati Gesuati (detti "frati dell'acquavite").

[9]^ a b R.Guarnieri, DIP, vol. IV (1977), col. 124 ) di Sant’Ilario in Cremona si occupassero di medicamenti e distillazione all’interno della officina farmaceutica affiancata a ospizio ospedaliero.

Dal catasto di Carlo V sino ai giorni nostri con i Sessa milanesi, gli Almici di Coccaglio noti per la antica produzione dell’”Anesone Bossi“ detto triduo perché distillato tre volte, sino ai cremonesi Verzellesi , La Lombarda, la FAGO dei Fanetti ed i Giarola) mentre speziali e scuole gesuitiche secentesche sperimentavano ricette spagiriche a base di distillati e nuove resine provenienti dall’oriente.

E senza dimenticare Francesco Mazzola detto il Parmigianino (1504–1542) che il G. Vasari descrive in" Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti- Roma 1991, p. 778.

“..Francesco finalmente, avendo pur sempre l’animo a quella sua alchimia, come gl’altri che le impazzano dietro una volta, et essendo di delicato e gentile, fatto con la barba e chiome lunghe e mal conce, quasi un uomo selvatico et un altro da quello che era stato, fu assalito, essendo mal condotto e fatto malinconico e strano, da una febbre grave e da un flusso crudele, che lo fecero in pochi giorni passare a miglior vita”.

Ermetico personaggio è Giacomo Ferrari attivo a Cremona a metà seicento citato dal Lancetti in Biografie e dal Grasselli - Abecedario biografico - Cremona 1827, p. 122.3.“..Abbandonatosi il

(17)

Ferrari alle visioni dell’Alchimia, andò cercando nei lambicchi l’oro potabile e la pietra filosofica e davvero impazzito miseramente terminò i suoi giorni”.

La chimica del ‘600, pur esprimendosi attraverso la metafisica, inizia a evolvere nella comunicazione scientifica distinguendosi all’effimero magico che piace allo sprovveduto. Il chimico analizza la natura e fa sintesi attraverso l’espressione ermetica basata su archetipi che fondano il loro linguaggio nella filosofia, mistica religiosa e laica. Questo modello di

comunicazione è spesso usato dall’improvvisato dilettante, letterato poco avvezzo alle scienze, o peggio dal “maestro d’inganni” per farsi simbolo d’Ermete e di occulto. A Cremona si differenzia questa duplicità culturale nel 1778 quando contemporaneamente si perfezionano i laboratori scientifici di Chimica all’Ospedale Maggiore di tradizioni sforzesche con scuole di chimica nate dalla didattica della filosofia di Democrito, e nasce la prima Loggia massonica con caratteristiche magico-esoteriche, a guida di Bernardino Dehò propugnatore di un movimento culturale laico, contrario all’intellettualismo, al moralismo, alla speculazione scientifica, alla tradizione della Scolastica medioevale e ai valori dell’Umanesimo.

Alla fine dell’800 merito di Josiah W. Gibbs e Friedrich Wilhelm Ostwald (1853-1932) che propose la sua rivoluzionaria tesi “Il superamento del materialismo scientifico “, le teorie ed i modelli chimici si rimodellarono su una filosofia della scienza basata sull'energia e sulle sue trasformazioni , la Termodinamica, che faticò a sostituirsi a concezioni puramente meccanicistiche e cinetico molecolari

In Storia della Scienza (2004) di Johon Servos si legge” la massa poteva essere definita come il fattore di capacità dell'energia cinetica, l'occupazione dello spazio come energia di volume, la gravitazione come energia di distanza, e così via. La materia stessa, secondo Ostwald, non era altro che un gruppo di varie forme di energia coordinate nello spazio". Un recupero semantico di concetti che interpretavano il fenomeno della trasformazione chimica attraverso il sale, corpo della materia, associato a zolfo e mercurio intesi come spirito ed anima, forme naturali di energia

entalpica, entropica, libera e di attivazione.

IL MANOSCRITTO

Pag1

Il manoscritto inizia affermando che Alberto Magno nel suo “De secretis Chjmicis” riporta la leggenda che vuole che Alessandro Magno avesse scoperto la tomba di Ermete Trimegisto ed i suoi tesori “non metallici e d’oro” rappresentati dalla “Tabula Zaradi , Tavola Smeraldina o di Smeraldo

“, una lastra verde di smeraldo incisa da Ermete con la punta di un diamante e scoperta nella sua tomba. La pagina fatta conoscere secondo Kirker dall'Alchimista Bernardo Canesio, recita:

« Verum, sine mendacio certum et verissimum, quod est inferius, est sicut quod est superius, et quod est superius, est sicut quod est inferius: ad perpetranda miracula rei unius. Et sicut omnes res fuerunt ab uno, mediatione unius; sic omnes res natae fuerunt ab hac una re, adaptatione.

Pater eius est sol, mater eius luna; portauit illud ventus in ventre suo: nutrix eius terra est. Pater omnis telesmi totius mundi est hic. Vis eius integra est, si versa fuerit in terram. Separabis terram ab igne, subtile a spisso, suaviter cum magno ingenio. Ascendit a terra in coelum, iterumque descendit in terram, et recipit vim superiorum et inferiorum. Sic habebis gloriam totius mundi.

Ideo fugiat a te omnis obscuritas. Hic est totius fortitudinis fortitudo fortis; quia vincet omnem rem subtilem, omnemque solidam penetrabit. Sic mundus creatus est. Hinc erunt adaptationes mirabiles, quarum modus hic est. Itaque vocatus sum Hermes Trismegistus, habens tres partes philosophiæ totius mundi. Completum est quod dixi de operatione solis. »

(18)

Una traduzione non alla lettera si può così proporre:

La verità senza menzogna, è certa e verissima, ciò che sta in basso è come ciò che appare in alto e ciò che è in alto è come ciò che sta in basso per fare i miracoli della cosa unica. E poiché tutto proviene dall’ uno, per l’intervento di uno, così tutte le cose sono nate da questo uno attraverso adattamento. Il Sole è padre suo, la Luna è madre sua, il Vento l'ha accolta nel suo grembo, la Terra è la sua nutrice. Il padre di ogni cosa, il fine di tutto il mondo è qui. La sua vitalità o energia è intera se essa è convertita in terra. Disgiungerai la Terra dal Fuoco, il sottile dallo spesso delicatamente e con grande diligenza. S’innalza dalla Terra al Cielo e nuovamente discende in Terra e riceve vigore delle cose superiori e inferiori. Con questo mezzo avrai la gloria di tutto il mondo e per mezzo di ciò l'oscurità s’allontanerà da te. È la forza forte di ogni energia:

perché dominerà ogni cosa sottile e attraverserà ogni cosa solida. Così è stato creato il mondo.

Da ciò saranno e deriveranno meravigliosi adeguamenti, il cui metodo è qui. È perciò che sono stato chiamato Ermete Trismegisto, avendo le tre parti della filosofia di tutto il mondo. Assoluto è quello che ho detto dell'operazione del Sole.

Un cenno al Canesio evocato da Kirchner e da T.Bergman in “Primordiis chemiae” Uppsala 1779 secondo i quali è questi il primo ad occuparsi dell'elisir di lunga vita, dell’ oro potabile noto anche a Paracelso. Esso è chiamato quinta essenza ” Eam ad Berhnardo Canesio, Alchemifta, mundo primum oblatam fuiffe,&illa theoriam contineri praestantissimae effentie, quam elixir vitae, aurum potabile, quintamque effentiam vocant, adferit Kircherus. De universali philosophorum Mercurio explicavit W.C.Kriegsmannus anno 1657, & de Medicina spagyruca univerfali G.Dorneus”

In latino poi l’autore del manoscritto si sofferma a descrivere la Magnesia universale, da alcuni definita germe del mondo e conosciuta in forme e formule diverse. Secondo il nostro, la sostanza della magnesia può essere separata attraverso l’influsso di sole e luna in tre principi :

mercurio(spirito della mente, intelligenza),(it est mercurius, veri spiritus) sale (corpo) e zolfo (anima volatile, principio maschile che agisce sul mercurio fecondandolo), in presenza di acqua pura. L’operazione complessa richiede che si proceda alla raffinazione della sostanza prima sia togliendone l’umidità sia eliminando impurezze che la natura stessa ha aggiunto. Una serie di operazioni di purificazione e calcinazioni fanno prevedere la produzione di HgS (cinabro rosso) definito come deve essere “rubicondissimi appareat” .

Quanto rimane per successive distillazioni e calcinazioni del liquido definito aqua viva nel vaso si ritrova “un Latte bianco detto di Vergine” : l’ Acetum dei filosofi necessario secondo il nostro Autore per ottenere il lapis o pietra dei filosofi. ( per Mylius in “Philosophia reformata” il vaso è il principio dell’arte, madre del Lapis; aqua viva è la materia necessaria alla generazione dei metalli:

“est fundamentum totius naturae et artis metallicae “).

Si potrebbe ipotizzare che il rimanente mercurio si sia ossidato ad HgO dando un prodotto incolore lattescente che durante la “proietione” con aceto si sia trasformato in acetato di mercurio

HgO + 2CH3COOH = Hg(CH3COO)2 + H2O : l’acetato componente del cosiddetto “solvente filosofico” così ottenuto favorisce la reazione Hg++ +2 Au à 2Au+ + Hg. “l’oro si scioglie”

perché salifica e forma amalgama con il mercurio che si produce. Il liquido ottenuto “resta in fondo al vaso come mele disfatto al sole e il solvente sopra” oppure le due sostanze siano unite “in una sola cosa perfettissima … l’oro potabile” (una curiosa proprietà dell’oro di dare soluzioni

colloidali perfettamente limpide si può realizzare anche con una reazione redox che porta alla formazione di acido cloroaurico Au + HNO3 + 4 HCl à HAuCl4 + NO + 2 H2O, successivamente una riduzione ad esempio con SnCl2 trasforma l’ oro nella forma colloidale detto anche porpora di Cassio 3Sn2+ + 2Au3+ ----> 3Sn4+ + 2Au ) ( il Brugnatelli in Elementi di Chimica (1800) ritiene che si possa operare la riduzione con olio di rosmarino ed alcole a riposo per diversi giorni) Una simile “medicina” secondo il manoscritto può essere diluita in “aqua, vino, brodo, sirupis, et in omnibus liquoribus … pro quavis infirmitate”.

(19)

Il miscuglio di oro colloidale (quinta absentia) e sale mercurico durante le quattro operazioni alchemiche (putrescit, nigrescit, albescit, rubescit) si trasforma da bianco a “colore papaveris silvestris” se viene aggiunto a sostanze organiche di natura imprecisa che inducono alla

formazione del composto di colore rosso d’oro e cinabro HgS rosso. Questo miscuglio si separerà nei suoi componenti se “messa in ovo filosofico sigillato nel forno attanore per un mese”. L’autore del manoscritto si azzarda a sostenere che la polvere può essere moltiplicata e se “progettata su qualunque metallo fuso lo tramuta in oro perfettissimo … o sciolta in aqua tiepida a dandone un cuchiaro alla volta ogni cinque giorni in tutte le infirmità interne … rende il corpo sano, libero, robusto, et alegro che par che ringiovanisca…sana tutti li mali esterni come cancari, posteme ed altri simili …” Si consiglia anche una posologia più efficace: “ Dosis est 4,5,vel 6 guttas in cochleari aque appropriate” (4,5,o 6 gocce in un appropriato cucchiaio d’acqua.

Il segreto va tenuto in particolar conto: “averti di tener ben custodite queste medicine, e che nessuno le veda e tocchi, e ricordati che in un istesso tempo tieni vita e morte, però sappi celarlo, e non ti fidare di niuno, ne conversare et lauda in eternum Deo et silen[tium].”

Continua l’autore del manoscritto rivolgendosi al lettore chiamandolo figliolo: “Tesoro della scienza occulta sappiate o figliolo che la nostra reale opera è fatta di tre sostanze cioè sole , luna e vulgare”. (sole = S, Au; luna =Ag ; mercurio=Hg) e “avanti però che questi tre si possano accompagnare insieme, bisogna passare per molte vie” dunque le operazioni di laboratorio richiedono purificazione attraverso successive “mortificazioni et separazioni”. Dalla Luna contenente argento fino si estrarrà l’argento vivo dei filosofi che si distinguerà dall’argento del volgo . il primo “vivido attivo, calido e pieno di fuoco” il secondo “frigido et humido”. Ma la natura vuole che vi sia sempre mescolanza dei due argenti e polvere sulfurea e quindi l’autore consiglia di elaborare un amalgama dei tre principi: “ la nostra pietra contiene tre sostanze corpo anima e Spirito … e questa materia chiamiamo Lavaduro nostro quale ha possanza di convertire

… in fino argento miliore di quello di perfetta miniera”. Difficile trovare un legame convincente tra esperienze alchemiche e chimiche nelle operazioni che il nostro autore chiama conversione e moltiplicazione. Spunto per un’indagine ipotetica è il colore “ calce biggia “ o ”rosso come sangue” o “bianca come neve … calce bianca de’ filosofi” della sostanza trattata “al fuoco”.

Indicazioni di questo tipo fanno pensare ad esempio alla miscela di ossidi di piombo o d’argento ottenuti per calcinazione (i primi detti calce bigia, il secondo calce di Luna). Il rosso richiama HgS (cinabro) o 2PbO·PbO2 (minio)ma anche il minerale d’argento antimoniato solforato detto argento rosso oppure l’ossido di mercurio (II) che si presenta come un solido cristallino rosso.

pag4

Attraverso la sintesi ricavata da tali fondamentali personaggi, il nostro autore si concentra sulla natura prima delle cose e cioè la magnesia che è la femmina madre e che contiene “i tre principi di tutte le cose del mondo … mercurio, sale e zolfo”, sostanze che sono inizialmente unite al ferro intimamente nel lapis rosso o ematico e nel calibe ma che possono essere purgati “uf ignis et aqua amici fiant”. In Prospectus pharmaceutici di Giovanni Honorato Castiglione del 1698 si fa

riferimento al sig Andrea Galli , collegiato peritissimo, noto per le sue esperienze di purificazione della tintura rossa di ossido di ferro. Non va dimenticato Sinibaldo Biondi, artista ed alchimista, che “ordinariamente andava d’estate in pelliccia e d’inverno vestiva di sottil tela” e noto per

“prove nell’abbruciar colori onde resistessero all’eternità” nelle corti del nord Italia.

Gli antichi usavano il termine magnesia per indicare ciò che mostrava forte affinità con gli acidi così come il magnete ha la proprietà di attrarre il ferro: dunque sostanze che avevano la funzione di attrarre gli umori del corpo e che potevano essere separati nei loro principi dal minerale attraverso acqua e fuoco. Altro termine usato con significati diversi in contesti diversi è il mercurio o principio mercuriale inteso come fonte ipotetica di liquidità. In altri casi il mercurio filosofico è lo zolfo precipitato da solfuri e considerato il coagulo del mercurio: “Dobiamo dunque cercare con

(20)

ogni diligenza la chiave del cielo di mercurio … la chiave è lo stesso mercurio o spirito cioè il primo sperma crudo cavato dalla materia gommosa, acqua volatile e penetrante il qual

mercurio ha facoltà d’apparire le durissime carceri di Saturno dove sta imprigionato il nostro solfo che liberato e sciolto facilmente s’ottiene il lapis come dice il Santivogio…questo spirito di fuoco prende la sua prima forma nell’aqua…“

In questa frase l’ermetico implicito ed esplicito trasfigura dalla filosofia metafisica alla scienza della natura: Nella cosmologia dantesca il cielo di Mercurio è dimora dell’arte d’argomentare cui corrisponde l'acume intellettuale. Mercurio inoltre protegge le scienze naturali per le quali lo zolfo si trova libero in natura o sotto forma di pirite da cui si può estrarre (FeS2 à FeS + S) per pirolisi.

Dallo zolfo nasce acido solfidrico per trattamento con acidi e può legare diversi sali (di piombo- Saturno, ferro …) in soluzione acquosa per ritornare solido sotto forma di solfuro con le stesse caratteristiche del minerale di partenza; dallo zolfo e acqua nasce anche l’acido solforico, composto essenziale nelle pratiche naturali alchemiche.

Questo misterioso spirito “trovasi con il mezzo dell’arte spargirica e pironomica … questo è l’aceto acerimo di Geber il quale … ha facoltà di solvere fisicamente … la nostra magnesia ma anche l’oro del volgo “ e ritorna il riferimento al Santivogio che si complea con Artefio e

Raimondo.

Geber (Abū Mūsā Jābir (721 circa – Baghdad 822), persiano, è considerato tra i grandi alchimisti musulmani. Perfezionò metodi di distillazione dell'acqua, preparò la soda caustica, l’acido acetico e l’acqua regia (miscela instabile di acidi nitrico e cloridrico che producono acido nitroclorico solvente universale dell’oro e dalla cui dissoluzione si può riottenere oro disperso in minutissime aggregazioni colloidali) e studiò le diverse proprietà del mercurio. Ottenne acido solforico (olio di vetriolo o spirito di vetriolo) per distillazione a secco di minerali contenenti ferro legato a zolfo come nei solfuri (es pirite)e solfati (es, gesso). Per calcinazione all’aria o per reazione con “nitron”

(minerale contenente nitrati) si ottiene anidride solforosa/solforica che per idratazione diviene acido solforico.

Il riferimento alle pratiche alchemiche è importante: L’autore del manoscritto richiama la scienza del polacco Michel Sendivogius (Santivogio) nella sua raccolta di manoscritti (tra il 1599 e il 1699)

“ la Nouvelle Lumiere Chimique” tradotti dal latino, in tedesco e francese nel17 ° secolo, il

"Trattato sullo zolfo secondo Principio della Natura". A partire dal 1602 ,all'epoca di Rodolfo II, gli si attribuiscono numerose trasmutazioni realizzate in presenza di principi e nobili.

Non dimentica com’è ovvio Hermes , l’Ermete Trimegisto da cui nasce la scienza sublime.

Artefio (XI secolo) nel suo Liber Secretus specificherà la natura della sua “aqua ignea … che solvit corpus in spiritus ” rifacendosi anche a Raimondo Lullo (1235-1315) e Alfidio che visse tra il X e l’XI sec. “ad dissolvendum in aqua ponitur”

Artefio è il primo ad adoperare la parola Antimonio e a differenziarlo dal piombo (detti Saturno, padre e figlio). La scoperta è importante per capire il regolo di antimonio studiato da Basilio Valentino (fondendo zolfo con minerale stibina Sb2 S3 si ottengono solfuri con tutte le impurezze metalliche ad eccezione dell’antimonio e oro che si presenta a forma di regolo o bottone (regolo di Antimonio degli antichi). L’oro (pf= 1064°C) per fusione si separerà dall’antimonio (pf=630°) che facilmente volatilizza.

Il testo il latino “Modus tingendi sic est…” è tratto da Verae Alchemiae Artisqve Metallicae, Citra Aenigmata, Doctrina, Certvsqve ...Basileae 1561 di Guglielmo Grataroli

p.5 corsivo

Dunque “… i tre principi separati, purgati, congiunti e debitamente decotti costituiscono la quinta essenza che è la materia prossima dell’Elisir dei Filosofi …pietra focaia … ” La pietra

Riferimenti

Documenti correlati

VISTO il verbale n. 1 del 18/3/2020 con il quale da parte del Revisore dei Conti viene espresso parere favorevole sulla proposta di bilancio 2020/2022 e documenti allegati;.. DATO

• Responsabile della conservazione: è il soggetto che definisce e attua le politiche complessive del sistema di conservazione e ne governa la gestione con piena responsabilità

Allegato a: classificazione delle strade di competenza provinciale rev.. Il presente regolamento, adottato ai sensi dell'art. Il canone sostituisce: la tassa per l'occupazione di

Punture, tagli, abrasioni; Urti, colpi, impatti, compressioni; Caduta dall'alto; Cesoiamenti, stritolamenti; Movimentazione manuale dei carichi; Elettrocuzione;

La retribuzione di risultato viene ripartita in modo proporzionale alle retribuzioni di posizioni riconosciute e viene erogata in base al punteggio

Per fare ciò, Adelaide Ricci ha dovuto addentrarsi giusto al centro del secolo XV — a proprio rischio e pericolo, occorre aggiungere, dato che, almeno fino a poco

2) l'individuazione dei servizi indivisibili e l'indicazione analitica, per ciascuno di tali servizi, dei relativi costi alla cui copertura la TASI è diretta. Il consiglio comunale

Le origini del Salame Cremona IGP risalgono all’epoca romana ma i principali documenti stori- ci, che attestano in modo chiaro e preciso l’origine del prodotto ed il suo legame con