4. JILL
4.2 Tematiche Movement in Jill
Come accade nel resto della letteratura prodotta dal Movement, i personaggi in
Jill sono esclusivamente persone comuni, ad iniziare dal protagonista, un
ragazzo di diciotto anni che non ha nulla che lo renda eccezionale. I nomi di tutti i personaggi del romanzo rispecchiano la loro caratteristica più evidente, per cui John Kemp esprime l’ordinarietà del personaggio, che nella sua mediocrità impersona l’anti-eroe Movement per eccellenza. Molto simile al Jim Dixon di Amis, anche John ripropone il “blundering ‘northern scholar’”221, inventato da Larkin e i suoi amici quando erano ancora studenti ad Oxford. La prima scena del raffigura John su di un treno, introducendoci la caratteristica, costante durante l’intero romanzo e tipica del Movement, di ambientare il racconto
78 principalmente in luoghi pubblici. Una ulteriore puntualizzazione, questa volta sul tempo, “It was nearly four o’clock on a Thursday in the middle of October” (p. 1), ci suggerisce già una prima indicazione sul protagonista del romanzo: egli è una persona comune. L’orario indefinito, “quasi le quattro”, un giorno a metà della settimana, assieme alla scelta di un mese di una stagione di passaggio, sono tutti particolari atti a definire la mediocrità del personaggio e che saranno costanti nel corso dell’intero romanzo. Le azioni di John avverranno sempre in orari “di mezzo” – “He went to bed at half-past nine” (p. 21), “Towards eleven o’clock his apprehension returned” (p. 25), “he was working just before lunch on Thursday” (p. 208) – così come gli orari che riflettono il suo stato d’animo: “The bells were chiming for half-past six, and from the centre of the town came a mournful hooting of traffic” (p. 41). Il romanzo si svolge prevalentemente in autunno, stagione di mezzo, il che non fa che rimarcare la medietà di John. In quanto stagione crepuscolare, rimanda inoltre alla fine di un ciclo: il viaggio che John sta compiendo in treno è una sorta di conclusione della sua vita passata. Le descrizioni rimandano a qualcosa che sta lentamente conducendo al termine di qualcosa: “The hedges were still green, but the leaves of the leaves of the convolvuli threaded through them had turned sickly yellow, and from a distance looked like late flowers” (p. 1).
Un’altra caratteristica del Movement che ritroviamo in Jill è la rilevanza data al presente. Larkin usa spesso il termine now, per celebrare il presente come modo per distogliere il pensiero dalla morte. Sin dalle prime pagine del romanzo abbiamo l’impressione di come tutto sia schiacciato nel presente – “So now, four hours later” (p. 3). Tale visione proviene dall’enfasi che la fenerazione Movement dà al presente, in quanto il passato è legato a guerra, distruzione e perdita della supremazia mondiale dell’Inghilterra, mentre il futuro, nella sua incertezza, non presenta alcuna sicurezza, come ricorda Larkin stesso in “If, My Darling”. L’unica alternativa è vivere il presente, come fa John quando, lasciatosi alle spalle Huddlesford, accompagnato dal timore delle incognite del proprio futuro, non ha alternativa che affrontare la nuova condizione: “His impulse to run away was neutralized by the fact there was nowhere to run to. This was home for him, now” (p. 13). Quando John si trova finalmente da solo
79 nella camera del dormitorio, dopo aver scritto una lettera ai genitori, ascolta i rumori degli altri studenti all’interno dell’edificio. Per la prima volta avverte la solitudine. Si chiede se “a time would ever come when these things would assure him and seem pleasant” (p. 21), senza trovarvi certezza.
Il pessimismo che ritroviamo in Jill appartiene alla generazione inglese del dopoguerra, come ricorda Thom Gunn, ricordandoci che il tormento degli intellettuali del dopoguerra risiede nel non avere alcuna causa da supportare: “The agony of the time is that there is no agony”222. Le parole di Gunn fanno
eco a quelle di Jimmy Porter in Look Back in Anger: “there aren’t any good
brave causes left”. La rabbia nei confronti della società inglese del tempo
raggiunge il culmine nell’ottobre del 1956, con la crisi di Suez che aveva cancellato del tutto le speranze dell’Inghilterra di rimanere una potenza mondiale. Il ridimensionamento dell’Inghilterra aveva portato, come si era detto, a un ripiegamento sulla quotidianità. In Jill la rappresentazione della quotidianità è legata alla presenza di oggetti ordinari e alle consuetudini dei personaggi. La quotidianità diviene espressione di un peso emozionale il cui scopo è facilitare il senso di familiarità presso il lettore. Troviamo di frequente elenchi di oggetti che non portano avanti la storia, ma aumentano il senso di intimità tra il lettore e i personaggi, così da inquadrarne anche il carattere. Quando, ad esempio, John osserva la propria stanza, nota le tende e la mobilia, ma anche svariati oggetti che appartengono a Chris, mentre di suo sembra non esserci nulla. Il lettore può quindi dedurre la personalità dei due personaggi dalla descrizione dell’ambiente che questi si trovano a condividere:
Christopher’s things were tumbled everywhere. Besides books and clothes, he had taken things at random out of his trunk and put them down anywhere – a bottle of hair lotion, a squash racquet, a few illustrated magazines. Several pictures were propped against the wall. Another suitcase, unstrapped and partly empty, was pushed behind Eddy’s chair. (p. 10)
80 L’atteggiamento di Christopher nei confronti di John è paragonabile a quello di un padrone di casa verso un ospite, come viene espresso anche in maniera sarcastica:
Everyone reached for their cups, stretching and shifting. ‘Oh, what an age,’ cried Elizabeth, trying to obscure the pause that had been broken by holding out her cup childishly. ‘Me, Chris, me. Oo, do buck up.’
‘Visitors first,’ said Christopher Warner, filling a cup for John. ‘Do tou take sugar?’ He paused, changing his girp on the teapot. ‘Christ, the damn thing’s hot.’ (p. 11)
Gli anni in cui Larkin si trova ad Oxford sono segnati dalla diminuzione di studenti come conseguenza della guerra. Questa aveva portato anche alla necessità di razionamento di cibo e altri beni, per cui “the traditional routines and rituals were reduced”, e la consumazione dei pasti, “could no longer be taken in one’s room”223. D’altro canto, questa condizione aumenta il senso di
comunità. In Jill, la consumazione dei pasti viene sempre presentata come occasione collettiva, all’interno di pub, della mensa universitaria, o anche nelle camere, anche queste in condivisione. Il rapporto di John con la consumazione pubblica di pasti lo contraddistingue da tutti gli altri personaggi della storia. La prima sensazione di John di cui veniamo a conoscenza è il suo essere affamato: “He had been travelling all day and now was hungry because he had had no proper lunch” (pp. 1-2). Eppure, il bisogno primario, e umano, di nutrirsi è per lui un motivo di disagio, così che per consumare dei sandwich preparati lui dalla madre, deve rinchiudersi nella toilette del treno, e consumare il pasto di nascosto. Durante la consumazione dei pasti, egli rimane in disparte, nonostante attorno abbia studenti del primo anno come lui, altrettanto insicuri e a disagio: “John ate his breakfast among a crowd of self-conscious freshman scholars, speaking to no one” (p. 23). Quello che infatti è solitamente un momento di condivisione, è per John un momento di esclusione. Quando incontra Whitbread, egli ha “already come to associate food with repulsion”224. Il nome stesso di Whitbread
caratterizza quello che prova John quando osserva il suo entusiasmo nel cibarsi:
223 J. BOOTH, op. cit., p. 29. 224 A. MOTION, op. cit., p. 46.
81 “it was like watching a man scouring his plate with a piece of bread” (p. 34). Oltre a qualsiasi opportunità di creare un legame con persone con cui ha già qualcosa in comune, rifiuta inoltre gli inviti di Whitbread:
“Like to come up for coffee?” John smiled regretfully.
“I’m afraid I’m going out tonight.”
So of course he had to go, lest Whitbread should see the light on in his room, or, worse, come to investigate. (p.80)
Nel rinnegare la propria provenienza sociale, è John stesso a rendersi un emarginato:
For some reason he could not take his eyes off Patrick Dowling, who was also a scholar, but who sat at the commoner’s table, wearing a smart and townified lounge suit, and when Patrick happened to catch his eye he did not return John’s half smile. (p. 23)
Ad incrementare il senso di familiarità con il lettore, vi è anche un altro espediente adoperato comunemente dal Movement, ovvero l’utilizzo di nomi propri per identificare pub o nomi di strade: Green Leaf, Fox and Grapes, Branbury, Bull and Butcher, Brandon Arms, Regent Street. Dettagli di questo tipo aumentano il coinvolgimento del lettore alla storia, producono un effetto più acuto di realtà e individuandone gli spazi attribuiscono loro una specificità.
Come è stato illustrato in precedenza, molti dei personaggi Movement sono docenti universitari, come Dixon in Lucky Jim, Roger Micheldane in One Fat Englishman, Packet and Bacon in Academic Year di Enright, Roger Furnivall in A Winter in the Hills di Wain, “but it is an essential part of their attractiveness that they lack interest in, or fail to be proficient at, their work”225. Questi personaggi sono spesso ritratti come persone disoneste, come i due professori in
Lucky Jim, L. S. Caton, “who steals an article which Dixon sends him”, e il
Professor Welch, “who makes Dixon do unrewarded research work for him”226. In Jill il topos del professore universitario privo di vocazione è rappresentato,
225 B. MORRISON, op. cit., p. 129. 226 Ibidem.
82 come illustrato già nel capitolo precedente, da Mr Crouch. Nel romanzo, le scene ambientate all’interno del campus riguardano spesso momenti luoghi comunitari. La rappresentazione della vita accademica mostra il cambiamento attraversato dalle istituzioni culturali in quegli anni. È come se la classe dirigente del paese avesse rinunciato alla propria vocazione pedagogica e culturale, precipitando in un’indistinta partecipazione alle attività più banalmente ricreative, proprie delle classi meno abbienti e meno istruite. Il primo incontro tra John e Chris ci mostra esattamente questo scenario:
The room was large and airy, and in a terrible mess. Tea was laid on the hearthrug and dirty cups and plates were littered about, while the table was covered with wrapping paper, crumbs from a half-loaf, a pot of jam, a pile of books, and other things recently unpacked from the trunk that stood open under the window. (p. 8) Appare significativo confrontare lo spazio occupato da Chris e la sua compagnia con quello della camera di Whitbread, quando invita alcuni studenti per un tè nella propria camera:
They were a queer little bunch, but John liked being with them and he felt keenly the prestige of being the man who had to share with Warner. They assembled in Whitbread’s garret-like room, pulling forward the sofa and straight-backed chairs, leaving the armchair, which was nearest to the fire, for Whitbread himself. None of them would ever take the best armchair in the room or help himself to any foodstuffs without asking or accept an invitation he did not intend to return. All their actions were characterized by this scrupulous convention, and there, up in the little dingy room where Whitbread was assembling cups and saucers and milk, they collected like members of some persecuted sect, as if alien to the life around them. There was no luxury or waste or freedom in their company, and yet John was probably more at home with them than with anyone else, though he did not value their friendship. He was very careful not to show this latter, however, as the one thing they all heartily detested was anyone “of their own class” “trying to get above himself”. (pp. 104-105)
Confrontando le descrizioni di questi due ambienti, notiamo un netto contrasto. Il modo in cui questi due gruppi antitetici di persone interagiscono con un ambiente che non appartiene loro, ne sottolinea la differente provenienza sociale, che Larkin rappresenta in un contrasto abbastanza estremo. La provenienza
83 sociale elevata diventa quasi un sinonimo di maleducazione e mancanza di rispetto, come è possibile notare nei diversi dialoghi in cui Chris e i suoi amici si rivolgono l’un l’altro utilizzando un linguaggio triviale. Whitbread invece raccoglie attorno a sé una cerchia di persone che mantengono una sorta di gentilezza distaccata, che appare anche eccessivamente rigida – non è un caso che per tutta la durata del romanzo non verrà mai reso noto il nome proprio di Whitbread, e a Christopher ci si rivolge talvolta anche con una abbreviazione. John fatica a trovare il proprio posto nel nuovo contesto in cui si trova. Rifiuta l’amicizia con gli studenti della sua stessa provenienza sociale, nel tentativo di distaccarsi il più possibile dal proprio passato, per lui motivo di imbarazzo, nonostante apprezzi la compagnia di Whitbread e i suoi amici. In un episodio i cui si trova ad avere accettato un caffè nella stanza di Whitbread, gli amici di quest’ultimo raccontano indignati dell’irruzione di Chris in camera di Sample, membro della Oxford Union, distruggendo i suoi oggetti e aggredendolo. La reazione di John al racconto lo colloca in un punto indefinito tra i due poli sociali di Oxford: “he was thrilling to the anecdote and delighting in the contrast of the two worlds he inhabited.” (p. 106). Si mostra incapace di scegliere il posto in cui stare, avendo una opinione – “one could not pass over there sporadic flowerings of violence” (p. 106), ma modificandola non appena si trova sotto l’influsso del racconto del medesimo episodio da parte di Christopher “John basked in all this violence as he would in hot climate. He was excited and admired Christopher without envying him” (p. 109).
Il rifiuto di accettare l’amicizia, presumibilmente più sincera, di Whitbread coincide con il disprezzo che John prova per le proprie origini, “dour reminder of the past”227. Riesce ad essere clemente con queste solo quando percepisce che,
nonostante queste, può essere accettato. Quando infatti propone a Gillian di prendere un tè assieme il giorno seguente, e la ragazza accetta, John è estremamente entusiasta da invitare Whitbread per un caffè nella propria stanza: “Out of the fullness of his heart he invited Whitbread round for some beer when they had finished dinner in the half-empty hall” (p. 176).
227 A. MOTION, op. cit., p. 41.
84 Ma il principale obiettivo di John è quello di divenire parte del microcosmo di Chris. Nel mondo mostrato da Chris avviene esattamente l’opposto al quale era stato abituato John. Il suo compagno di stanza manca della disciplina che aveva scandito la vita passata di John, come ci è stato mostrato nell’analessi sul suo passato. La vita di Chris offre un certo fascino, e John cerca di arrivarci tramite emulazione dei suoi gesti e comportamenti – “John leaned in the shade and blew smoke into the sunlight. Try as he would, he could not make it like Christopher did” (p. 77) – del modo di vestirsi, acquistando un papillon da damerino, imitandone il linguaggio e persino scegliendo gli stessi cibi. Il mancato conseguimento di questo suo obiettivo lo relega ad una solitudine ancor maggiore.
La presa di coscienza della solitudine da parte di John avviene quando egli si trova per la prima volta nella sua stanza vuota: “A dismal melancholy was beginning to expand inside him, a great loneliness” (p. 17). Egli stesso motiva la propria solitudine con la consapevolezza che “he had nowhere to go more friendly, more intimate than this room that depressed him so, and particulary because the room was not his alone” (p. 17). Anche la mobilia assume un valore conforme al suo stato d’animo: “the cream-painted walls seemed unfriendly” (p. 17).
La creazione di uno mondo alternativo è dunque sia un mezzo per avere un luogo che sente appartenere solo a lui, sia un modo per colmare la solitudine. L’idea per la creazione di un mondo alternativo nasce dal tentativo di avvicinarsi a Chris, in risposta alla reazione che questi ha quando vede una lettera ricevuta da John da parte della sorella. John si accorge che “he had said something that made Christopher envious of him – only for this moment, perhaps, but none the less envious” (p. 99), e da cui scaturisce una finta corrispondenza nel tentativo di assoggettare il compagno di stanza. Quando anche quest piano fallisce, si trova più amareggiato di prima: “Tears pricked his eyes because he had no means of retaliation – only Jill” (p. 110).
Non rinuncia però all’assuefazione che gli regala la compagnia di Jill, per cui continua a scriverle, condividendo con lei quello che sta vivendo al college:
85 “I wish you could be here and see for yourself: it is really impossible for me to tell you everything about this place, and you would enjoy seeing it much more. […] Every time I put on my big black gown I feel an indefinable ‘frisson’ at being a life-size member of Oxford University.
Somehow this was wrong. He started a fresh paragraph.
Nobody does any work here – we all live like lords. […] while I lounge about here condescending to do perhaps a couple of hours between getting up and going to bed. What do we all do? We are kings in our nutshell. It is so pleasant simply to exist, to breathe the air, to inspect the architecture, to walk beneath the trees, to see the sky reflected in puddles. One could spend a whole morning walking the length of one street […].” (p. 110)
Quello che descrive non è però quello che accade realmente, ma racconta le giornate di Chris come se fosse lui a viverle. La lettera continua con l’inversione dei ruoli tra John e Chris:
As a scholar, one has a certain standing and certain privileges, but also certain obligations towards the less gifted members of the community. Poor Christopher, for instance, with whom I share these rooms, is pathetically dependent on me for his weekly essay. […] Yesterday it was after tea and I still hadn’t made the least sign of putting pen to paper, so he began to get restless. ‘Look here, what about that essays?’ ‘Yes, yes, in an hour or so, I haven’t thought out the ending yet.’ ‘Come off it, damn the ending, I want some solid dope!’ ‘My dear Christopher, you shall have it by ten o’clock.’ ‘Ten! But I shall be drunk by then!’ I pointed out that was his affair and not mine. […] I read for another half-hour, then ‘turned in’, leaving him sleeping at the table like a child. In consequence, he had to ‘cut’ the tutorial this morning and has just received a very sarcastic note from our tutor…” (p. 110-112)
Il rapporto tra John e la Jill della sua immaginazione subisce una evoluzione, quando riflette che “He did not, he found, want to connect her with himself in that way” (p. 112). Interrompe dunque il legame fraterno che aveva creato, dandole il nome di Jill Bradley. La scelta di cambiare l’identità di Jill si può suppore derivi in parte dal disprezzo che egli prova per sé stesso, o che la scelta sia legata alla scoperta di avere un legame diverso con una figura femminile. Nel momento in cui spedisce la lettera alla sua Jill immaginaria, cresce in lui la brama di ripetere l’esperienza: “He was trembling when he dropped it into a pillar-box,
86 and leant against the wall a moment, filled with exultation at the idea of thus