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1. La lingua dei segni

1.3 Morfologia

1.3.4 Tempo e aspetto in LIS

Nella lingua dei segni italiana la categoria del tempo non è morfologicamente marcata come modificazione manuale del segno del verbo: sia che l’evento descritto in una frase sia presente, passato o futuro, il segno per il verbo mantiene inalterata la sua forma citazionale. Questa mancanza di alterazioni di componenti manuali ha portato alcuni studiosi (Pizzuto, Cameracanna, Corazza e Volterra 1995) ad affermare che la LIS sia una lingua priva di flessione per il tempo verbale e che le uniche indicazioni temporali siano ricavabili dall’aggiunta di avverbi di tempo.

Avverbi e espressioni temporali si dispongono nello spazio segnato lungo una linea del tempo spaziale che va dalle spalle del segnante fino allo spazio antistante, a seconda della maggiore o minore prossimità di un evento nel passato o nel futuro: l’evento passato è segnato alle spalle del segnante, l’evento futuro davanti al segnante (Fig. 20).

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Fig. 20 (Volterra 1987: 199)

Nell’immagine, il segno SETTIMANA è eseguito davanti al segnante; SETTIMANA-PASSATA, invece, viene eseguito alle spalle del segnante, per segnalare che si tratta di un tempo passato; mentre SETTIMANA-PROSSIMA è eseguito nello spazio neutro antistante il segnante, ma più avanti rispetto al segno SETTIMANA, per evidenziare che si tratta di un tempo futuro.

Zucchi (2009) ritiene, invece, che in LIS esista un tipo di flessione verbale paragonabile a quella di alcune lingue orali, come l’italiano. L’autore identifica quattro modalità con cui, in LIS, è possibile veicolare informazioni circa il tempo in cui si svolge l’azione: attraverso l’aggiunta di avverbi di tempo; attraverso fattori soprasegmentali che co-occorono con il segno per il verbo; tramite l’aggiunta di segni glossati come FATTO e DOVERE; grazie al contesto.

Gli avverbi di tempo permettono di collocare chiaramente l’evento in un tempo presente, passato o futuro rispetto al momento dell’enunciazione, in assenza di modificazioni del segno per il verbo:

6) TIME-AGO GIANNI HOUSE BUY

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Esistono dei fattori soprasegmentali (CNM) prodotti contemporaneamente alla realizzazione del segno per il verbo che segnalano il tempo in cui si svolge l’azione descritta. Tali fattori sono la posizione delle spalle: le spalle sono allineate con il corpo del segnante se l’evento di cui si narra è al presente (7), spostate all’indietro se l’evento

è passato (8) o spostate in avanti se l’evento è collocato nel futuro (9): spalle dritte

7) GIANNI HOUSE BUY ‘Gianni sta comprando una casa’ spalle indietro 8) GIANNI HOUSE BUY

‘Gianni ha comprato una casa’ spalle in avanti 9) GIANNI HOUSE BUY

‘Gianni comprerà una casa’ (Zucchi 2009: 2-3)

I segni FATTO e DOVERE, aggiunti a una frase, indicano, il primo, che l’azione di cui si parla è collocata al passato rispetto al momento dell’enunciazione, il secondo, che ciò di cui si parla accadrà in un momento successivo a quello dell’enunciazione.

FATTO può svolgere anche funzioni di tipo aspettuale, poiché specifica la compiutezza di una data azione: MANGIARE FATTO, corrisponde, infatti, all’italiano ‘ho già mangiato’ (Pizzuto 1987).

Il contesto veicola informazioni temporali nei casi in cui, in una proposizione formata da due frasi, un espressione temporale contenuta nella prima frase permette all’interlocutore di collocare nel tempo anche la seconda frase, senza che sia necessario ripetere l’avverbio temporale, come nell’esempio in (10), in cui la presenza di YESTERDAY permette di collocare al passato anche MARIA HIM MEET:

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10) YESTERDAY GIANNI MOVIE-THEATER GO THERE MARIA HIM MEET ‘Ieri Gianni è andato al cinema. Maria lo ha incontrato lì’ (Zucchi 2009: 3) Secondo Zucchi (2009), quindi, in LIS esiste una flessione specifica che indichi il tempo verbale ed è la posizione delle spalle, paragonabile alla funzione che, in lingue come l’italiano, svolgono i suffissi o le modificazione della radice verbale, tanto che le tre posizioni che le spalle assumono per veicolare informazioni temporali possono essere glossate come pres, past, e fut.

A differenza di quanto accade in italiano, in cui flessione verbale e avverbi di tempo posso comparire all’interno di una stessa frase, in LIS la flessione verbale, espressa dalle CNM, non può co-occorrere con la presenza di avverbi temporali, pena l’agrammaticalità della frase:

past 11) *TIME-AGO GIANNI HOUSE BUY

‘Tempo fa, Gianni comprò una casa’ (Zucchi 2009: 4)

L’impossibilità della co-occorenza di flessione (CNM) e avverbi di tempo è dovuta al fatto che, in LIS, gli avverbi occupano una posizione Testa, TP, che impedisce l’aggiunta della flessione come ulteriore specificazione temporale. In italiano ciò non avviene perché gli avverbi non occupano la posizione Testa, TP e quindi possono coesistere con la flessione all’interno della frase (Zucchi 2009).

Per quanto riguarda l’aspetto verbale, il segno può subire alterazioni per specificare modificazioni di tipo aspettuale. In Pizzuto (1987) sono stati individuate due distinte variazioni del segno che veicolano valori aspettuali: un primo tipo di flessione specifica la repentinità dell’evento, modificando il movimento del segno che diventa più teso, breve e veloce rispetto al movimento della forma citazionale, ed è accompagnato da

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un’espressione facciale caratterizzata da sopracciglia alzate, movimento della testa all’indietro e labbra aperte all’improvviso producendo una CNM glossata come [PA], corrispondente al movimento articolatorio che le labbra eseguono per produrre un fonema bilabiale (fig. 21 VEDERE IMPROVVISAMENTE) (Branchini 2014).

Fig. 21 (Branchini 2014: 24)

Un altro tipo di flessione segnala il carattere reiterativo dell’azione, ed è espresso modificando il movimento, che diventa più lento e ripetuto e più ampio rispetto a quello della forma citazionale e attraverso l’aggiunta di componenti non manuali, quali l’abbassamento delle sopracciglia e gli occhi socchiusi (fig. 22).

Fig. 22 (Pizzuto 1987: 201)

La Lingua dei Segni risulta, quindi, non povera di morfologia: piuttosto le informazioni flessive, aspettuali e temporali tendono a essere incorporate in maniera simile alle lingue con morfologia agglutinante, e ad essere realizzate simultaneamente attraverso le componenti manuali e non manuali, diversamente da quanto accade nelle lingue

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vocali, costrette dalle restrizioni dell’apparato vocale a realizzare sequenzialmente le informazioni linguistiche.

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