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tempo, si frantumò, sotto i replicati e violenti colpi della grande crisi, quella parvenza di

LE VOCI DEL LINGUAGGIO ECONOMICO NEL VOCABOLARIO DELLA R. ACCADEMIA D’ ITALIA

RECENSIONI 89 tempo, si frantumò, sotto i replicati e violenti colpi della grande crisi, quella parvenza di

ordine economico internazionale che si era faticosamente cercato di creare ad imitazione dell'ordine precedente alla prima guerra mondiale. Hd a tale ipotetico ordine, ancora liberista di forma se non di sostanza, andavano man mano sovrapponendosi gli odierni nuovi ordini nazionali i quali rifuggono da troppo stretti legami internazionali, come elementi di soggezione economica, e si propongono come line ultimo di bandire ogni automatismo onde sostituirlo con una regolamentazione economica funzionante dall'alto in basso. In particolare nel nostro paese si crearono, in tale periodo, le strutture esteriori del sistema corporativo per dare modo alle classi produttive di autoregolarsi nel governo economico e si posero le basi, sotto lo stimolo delle sanzioni, per un assetto di duratura autosufficenza economica. Il periodo preso in considerazione si apre, dunque, con un anno, il 1931, che vide in pieno sviluppo la grande crisi, e si chiude con il 1936, che segnò l’inizio di quella politica economica che doveva preparare il paese alla seconda guerra mondiale. Si deve tuttavia far rilevare che la docu­ mentazione statistica fa costante riferimento anche al biennio precedente in modo da consentire i confronti con il 1929 che fu l'anno di massimo sviluppo dell'attività economica mondiale ed anche italiana.

L'opera qui ricordata può sostanzialmente dividersi in due parti : una di carattere generale e l'altra di carattere particolare. Nella parte generale vengono illustrate le varie fasi della costruzione corporativa, gli andamenti produttivi dell'agricoltura e dell’industria, le vicende degli scambi con l'estero, i fatti monetari e bancari ed infine le condizioni della finanza pubblica. Nella parte analitica sono esaminati, invece, i singoli rami dell'attività eco­ nomica cercando, nei limiti del possibile, di considerare ogni merce nel suo intero ciclo produttivo, dalla produzione al consumo. Oltre alle merci, particolari capitoli sono dedicati alle attività produttrici di servigi.

£ impossibile, data l'indole dell'opera, prevalentemente, se non esclusivamente di con­ sultazione, soffermarsi ad un esame in profondità delle sue varie parti. Conviene, se si vuole mostrarne l’utilità, prendere in considerazione un solo capitolo e vederne l'intima struttura. Il capitolo primo della seconda parte, ad esempio, riguarda i cereali. Dopo una sintetica descrizione, con precisi riferimenti legislativi, degli organi corporativi, sindacali, enti di assistenza e consorzi che si occupano in via generale di tutti i cereali, si passa all'esame dei problemi riguardanti separatamente singoli cereali. Per ognuno di questi si danno gli estremi dei provvedimenti e dei finanziamenti a favore di ciascuno di essi (ad esempio per il frumento si ricordano tutti i provvedimenti legislativi presi e le spese eseguite per aiutare la battaglia del grano), si danno notizie e dati sulla produzione nazionale, sulla disciplina del mercato granario, sugli scambi con l'estero, sulle disponibilità, sui prezzi.

Considerando la successiva fase del ciclo economico dei cereali, si illustrano i problemi dell'industria molitoria con notizie pure sulla disciplina dell'industria, sulla sua potenzialità, sugli scambi con l'estero, sui prezzi. Si conclude il ciclo produttivo dei cereali, ed in particolare del grano, con notizie sull'industria delle paste alimentari e sull'industria della panificazione: sono fòmiti elementi sulla disciplina della fabbricazione, sull'attività dell’industria e pro­ duzione, sugli scambi con l'estero, sui prezzi. Lo schema così succintamente descritto per i cereali vale, suppergiù, con le varianti rese necessarie dalla diversità delle merci, per gli altri prodotti. In fine un ricchissimo indice per materia è di grande aiuto nella ricerca.

Si è già detto che nel periodo considerato, dal 1931 al 1936, lo stato è entrato sempre più nel vivo del processo produttivo. A questo proposito i necessario richiamare l'attenzione dei lettori sulla infinita cura con cui i compilatori hanno cercato di indicare le fonti legislative dei vari provvedimenti presi per inquadrare la struttura economica del paese ed indirizzarla verso particolari mete. Non solo: ma i compilatori, quando è stato possibile, hanno anche cercato di dare indicazioni sui risultati di tali provvedimenti, giacchi non sempre, come è facile intuire, ai provvedimenti hanno fatto seguito le conseguenze desiderate. Cosicché, con

questi volumi, si ha una sicura bussola che permette di orizzontarsi nel mare magno dei provvedimenti di carattere economico presi tra il 1931 ed il 1936.

Il recensore chiude questa nota esprimendo una speranza: che alla fine della guerra si faccia qualcosa di analogo per il periodo dal 1937 all'anno che nessuno può oggi ancora indicare. Compito, evidentemente, da far tremare le vene ed i polsi. Si pensi solo un mo­ mento alla sistemazione, in un organico schema, di tutte le notizie, i dati, i provvedimenti ed i loro effetti, ecc. riguardanti l'economia prebellica e bellica. Non so se sari possibile venirne a capo. Ma è certo che soltanto sulla base di una raccolta ordinata di materiale, come è quella che ho sott'occhio, sarà possibile scrivere una storia della condotta economica della presente guerra.

Sul mio tavolo di lavoro, accanto ai volumi della Banca d'Italia, rimangono sempre per consultazione anche gli ultimi volumi delle Prospettive economiche del Mortara, ai quali è seguita ultimamente La situazione economica internazionale pubblicata dall' Istituto di eco­ nomia e di politica economica dell' Università Bocconi di Milano. Quest’ultimo volume, pur essendo fatto con altri criteri e con altri intendimenti, completa la documentazione fornita dai volumi della Banca d 'Italia e la porta fino alla fine del 1939, cioè allo scoppio della seconda guerra mondiale. Lo schema dei singoli capitoli ripete un po' quello del Mortara: ma i singoli capitoli essendo stati affidati ad autori diversi, danno all'intero volume una maggiore. varietà di stile e di argomentazioni : tanto più che il campo di indagine è stato allargato, come del resto s i comprenderà, esaminando il seguente elenco di capitoli e di autori. I problemi nazionali ed internazionali dei prodotti agricoli tessili sono stati trattati dal De Francisci Gerbino; dei prodotti tessili dal Lenti; del carbone dal Mungioli; del pe­ trolio dal Dagnino; dei metalli ferrosi e non ferrosi dal D i Nardi; dei prodotti chimici dal D i Fenizio. 11 Corbino ha illustrato i problemi dei trasporti marittimi ed il Federici quelli dei trasporti terrestri ed aerei. La vita economica internazionale è stata indagata da Braldo Fossati con il capitolo sul commercio estero e dal D'Albergo con il capitolo sulle tariffe, preferenze ed altre forme di protezione. Il D e Maria ha curato l'indagine sulle monete, cambi e credito nel decennio 1929-1938 e situazione attuale, il De Vergottini sui prezzi in grosso ed al minuto, il Luzzatto Fegiz sul lavoro, i salari ed i costi della vita. Le finanze pubbliche nell'ultimo decennio sono studiate infine dal Borgatta. Chiudono il volume un indice per materia ed un elenco delle tabelle e dei diagrammi.

Per il volume La situazione economica internazionale si può ripetere quello che si è già detto per L'economia italiana nel sessennio 1931-1936: abbiamo qui una raccolta di materiale elaborato di impareggiabile valore documentario per quel futuro storico che vorrà indagare le premesse economiche della seconda guerra mondiale. So che il De Maria, direttore dell' Istituto di economia e di politica economica, che cura La situazione economica interna­ zionale, sta raccogliendo gli scritti per una seconda edizione del volume; edizione che illu­ strerà, quindi, la prima fase della politica economica bellica. Non si vuole aspettare, dunque, la conclusione del conflitto, per darsi alla faticosa opera di raccolta e di illustrazione dei vari elementi di giudizio. Si esaudirà così, almeno in parte, la speranza dianzi espressa? Credo di sì. La raccolta è attualmente ostacolata dal quasi completo inaridimento delle fonti stati­ stiche: la segnalo, ad ogni modo, come una prova che gli studiosi italiani sono ben decisi ad utilizzare tutti quelli che di mano in mano sono ad essi offerti.

Libero Lenti. L. E. Davin, L’Autofinancement de l'Economie allemande (D ie Finanzautonomie Deutschlands).

Janvier 1933-Aout 1939. Lancier ed., Bruxelles, 1940. Un voi. in 8° di pagg. IX-400. Prezzo L.

La preparazione accurata e seria, lo sforzo di penetrare i fatti oltre la loro superficiale apparenza, la padronanza chiara dei principii della materia, anche se non sempre accompaghate

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da una forte capaciti di rappresentazione organica, applicate a un argomento e a un problema Cosi vivo come quello del sistema economico-finanziario della Germania nei tempi recen­ tissimi, bastano a dar ragione dell'importanza attuale dell'opera che qui si annuncia.

Solo le pagine introduttive del vasto studio sono dedicate a una visione dello svolgi­ mento dell'economia tedesca dal dopoguerra all'avvento del nazionalsocialismo. Poi, attraverso ancora una rapida esposizione dei principi generali politici di quel regime, si entra nello studio particolareggiato e tecnico dell'organizzazione finanziaria. Il finanziamento dei grandi lavori pubblici, in un primo periodo, quello del riarmo in un secondo, sono i fatti che stanno al centro della questione.

I punti fondamentali del sistema, fra i quali si riafferma il carattere essenziale dell'au­ tonomia rispetto all’economia internazionale, g ii si pongono in quel primo periodo, durante il quale viene anche superato e risolto il problema della disoccupazione. Nel periodo del riarmo le linee direttive precedenti si serrano ancora: Io stato controlla più da vicino l'economia, specialmente attraverso gli istituti di aedito che nel complesso dello svolgimento hanno una parte importantissima. Lo stato stesso dirige l'impiego dei capitali dei quali esso stesso ha procurato la formazione. Lo stato è il punto in cui si chiude la funzione ciclica dell'autofinanziamento.

Elementi fondamentali del sistema, che forniscono allo stato i mezzi necessari, sono: la formazione continua di capitali di risparmio derivanti dall'eccedenza del lavoro e dalle eccedenze dell'economia privata, e la formazione del capitale fiscale. D'altra parte la visione generale del processo, caratterizzato dal « limite del consumo », ci è data da questi concetti : di un prodotto sociale, costituito dal prezzo complessivo delle merci prodotte in un certo periodo di tempo, e di un reddito nazionale, fra i quali vi deve sempre essere equilibrio; però, al fine di formare le disponibilità necessarie ai successivi potenziamenti, occorre che solo una parte del prodotto, corrispondente a una parte del reddito, venga consumato. Dopo un minuto esame del recente nuovo piano di finanziamento del 1939, l'opera termina con una conclusione ove si riassumono i concetti base e si fanno brevi accenni alle possibilità e risultati futuri del sistema considerato.

A. B. Carlo Ruini, La politica agraria britannica. Ramo editoriale agricoltori. Roma, 1941. Un voi.

in 8° di pp. 228. Prezzo L. 15.

Silvio Bacchi Andreoli, La politica agraria inglese (1930-1939). Ed. R. università di

Trieste, 1941. Trieste, 1941. Un voi. in 8“ di pp. 142. S. i. p.

Sono due libri di giovani e sono usciti a distanza di pochi mesi. Il primo è la tesi con la quale il Ruini, vincitore d'una borsa di perfezionamento, ha ottenuto nel 1939 il grado di master of commerce nell' Università di Birmingham sopra un tema che i docenti gli avevano assegnato per avere il giudizio di uno straniero; constatando poi che egli non aveva « misconosciuta la verità delle cose ». Pur facendo rilievi sui « punti neri » del­ l’agricoltura britannica d'oggi, il Ruini li esamina con obbiettività scientifica, giovandosi, oltreché di una larga bibliografia, d'inchieste personali presso economisti ed aziende.

Ritenendo che chi vuol rendersi conto dei problemi dell'attuale ' struttura agraria non può trascurarne la struttura storica, il Ruini se ne occupa in una prima parte del libro; e risalendo fino alle « chiusure » spiega come 1‘ Inghilterra sia giunta all’epoca dell'higb farming (studiato con tanta vivezza da Cattaneo e Lavergne) diventando, con la Lombardia e la Fiandra, una delle « tre regioni dell'agricoltura » ; e come si siano poi determinate quelle trasformazioni e crisi, alla fine del secolo scorso, che vennero esaminate dall' Einaudi nella sua tesi di laurea.

prò-blemi agricoli della passata guerra e del successivo dopoguerra; passa in rassegna nel secondo punto del libro la più recente politica di interventi da parte dello stato. Intervento d'ordine vario e complesso ; che il Ruini considera anche per ciò che concerne la fase della produzione ; e tratta — oltreché delle bonifiche a dei drenaggi di antica tradizione in Granbrettagna — della legislazione nel riguardo dei fattori dell'azienda agricola, toccando tra l'altro i problemi dei rapporti tra proprietari e fittaioli ; le ragioni per cui fallirono i tentativi di creare piccoli poderi (small holdings); il trattamento e le condizioni di vita dei lavoratori rurali ecc. Il Ruini analizza poi, nel loro profilo di organizzazione di mercato e di regolazione dei prezzi, gli interventi dello stato nei più importanti gruppi di prodotti agrari. Dopo averne illustrato i congegni, conclude nel senso che: a) quelli pel frumento hanno raggiunto, con un'organizzazione poco pesante, il loro scopo che era di non far diminuire la produzione preesistente e di combinarla con l'importazione dall'estero, per non far salire troppo i prezzi e per tener conto dei rapporti di scambio coi dominii; b) la assai costosa politica di sussidio per la bietola da zucchero non i riuscita a produrre che un quarto del fabbisogno nazionale; r) i provvedimenti per i piani di organizzazione dei mercati (« marketing schemes ») che avevano sollevato tante aspettative, sono stati applicati solo a qualche genere (luppolo da birra, suini da bacon, patate pel consumo umano, latte) ed hanno dato luogo ad inconvenienti ed a modificazioni, che erano in corso al momento in cui scoppiò la guerra.

Il Ruini, che rinvia ad un altro studio la comparazione e la tipologia delle moderne politiche agrarie, giudica l'inglese un'economia regolata che si spinge abbastanza avanti nelle forme e nei gradi di intervento, ma senza coordinamento unitario c senza indirizzo program­ matico. N é tale politica cerca di modificare quelli che Pantaleoni chiamava gli « assi strutturali » della produzione; anzi ha intenti piuttosto conservativi, e mira ad impedire ulteriori dimi­ nuzioni, più che ad accrescere l'importanza dell'agricoltura nel quadro dell'economia britannica. N ella terza parte che è di « prospettive e conclusioni » il Ruini constata che l'agri­ coltura inglese non é più « i l salvadanaro» di cui parlava Smith; e che l’ Inghilterra, pei suoi interessi commerciali c per vincoli coi dominii, non si avvierà nei tentativi di un'autarchìa alimentare, accontentandosi, come dice D e Maria, di un'autarchia di « approvvigionamento ». Le sarebbe però possibile una politica agraria, se non più intensiva, meglio coordinata, che cercasse non solo di impedire ulteriori regressi, ma di sviluppare l'agricoltura, e ciò special- mente'per la zootecnica, ed i «cibi verdi». Particolare cura merita il fenomeno della degra­ dazione del terreno arato a pascolo estensivo, che i provvedimenti presi finora non sono rusciti ad arrestare, e che fanno si che in un paese denso di popolazione e di capitali il fattore produttivo che vi è più raro, la terra, sia insufhcentemente utilizzato. G li stessi inglesi rico­ noscono che i valori della ruralità sono indeboliti, e ciò ha riflessi non solo economici, ma eticopolitici.

Il libro del Bacchi Andreoli ha un'impostazione diversa dall’altro, in quanto vuole studiare la politica agraria in un determinato e più recente periodo (dal 1930 al 1939), ed è condotto sovrattutto sulla documentazione delle leggi, dei rapporti c delle statistiche pubblicate al riguardo.

Accenna rapidamente, in un primo capitolo all'evoluzione mondiale che, con l'in­ dustrializzazione di altri paesi e col superamento della divisione internazionale del lavoro, influisce sullo stato attuale della economia inglese. La politica agraria dell'Inghilterra, sorta con carattere di emergenza, sarebbe però, secondo il Bacchi, diretta non solo ad impedire diminuzioni ma ad accrescere l'autosuflicenza alimentare del paese. G li ostacoli non sono solo nelle condizioni del suolo che il Bacchi tende a considerare poco favorevoli all'agricol­ tura (mentre il Ruini le ritiene abbastanza buone, specialmente dal punto di vista dell'acqua, e collaudate da grandi risultati del passato). G li ostacoli sono anche nell'alto grado di indu­ strializzazione e nella mancanza di mano d’opera, nonché nella necessità delle esportazioni e dei ravvicinamento coi paesi dell'impero. L’indice della produzione agraria lorda sarebbe lievemente aumentato dal 1925 al 1931; e poi più sensibilmente dal 1931 al 1937. Per 'la

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