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2.5.3 Rivoluzione e declino: il punto di vista di Vejdle

2.5.4 Teoria dell’arte

Secondo Vejdle la civiltà sovietica aveva ereditato da occidentalismo e slavofilismo la doppia negazione di Russia ed Europa.54 L’imposizione di un modello culturale tecnico-

scientifico di matrice razionalistica accomunava Russia e America, ma alla base di questo livellamento c’era il declino della stessa cultura occidentale causato dal distacco dalle radici religiose della cultura. Il nucleo fondamentale di Umiranie iskusstva è proprio l’analisi di questa decadenza a partire da uno studio approfondito dell’arte europea, e al contempo la ricerca di un antidoto contro la definitiva “disumanizzazione” della cultura. In una lettera del 1974 Vejdle afferma della sua opera principale: «Ho scritto di arte, di letteratura, ma in sostanza ho scritto di una cosa soltanto – o di due in una –, del

52 Всякий футуризм, поэтому, столь же историчен, как и всякий пассеизм. V. Vejdle, Bor’ba s istoriej, “Sovremennye zapiski”, 52 (1933), p. 438.

decadimento della religione e dell’impossibilità dell’arte, e della cultura e in generale, al di fuori della religione».55

Alcuni degli scritti apparsi su “Sovremennye zapiski”, come Čistaja Poezija,

Dejstvujuščie lica (Personaggi di una pièce)56 e Mechanizacija bessoznatel’nogo (La

meccanizzazione dell’inconscio) rientreranno nella loro interezza tra i saggi pubblicati in

Umiranie iskusstva (L’agonia dell’arte), ma molti altri, pur trattando un ampio spettro di

esperienze artistiche e letterarie, condividono con essi le stesse conclusioni circa il destino e il ruolo dell’arte nell’epoca contemporanea.

Fondamentale nell’elaborazione estetica57 di Vejdle è la concezione di opera d’arte come

insieme unitario «[…] simile ad un organismo che non si riduce mai alla somma delle parti, non soggetto a ad approcci generalizzanti basati sui metodi delle scienze esatte».58

Dei processi creativi in cui l’immaginazione dell’artista viene sostituita da principi di causalità razionale – ne è un esempio la psicanalisi in riferimento al surrealismo – Vejdle pone in evidenza il carattere inautentico, come se qualsiasi astrazione, sia essa di derivazione scientifica o di sperimentazione formale, implicasse il dissolvimento della natura più profonda dell’arte.

Con il venir meno di una fede nel principio unitario della realtà e della persona umana anche l’espressione artistica appare impossibile, poiché è privata della sua componente

55 In: I. Dorončenkov, «Pozdnij ropot» Vladimira Vejdle, “Russkaja literatura”, 1 (1996), p. 55, cor. 7. Si tratta di una lettera indirizzata a «otec Aleksandr» [padre Aleksandr], presumibilmente Aleksandr Šmeman, il quale aveva accettato di pubblicare Rossija. Revolucija. Religija. In questo testo Vejdle intendeva riassumere le sue riflessioni riguardanti la Russia, ma quest’ultimo progetto non venne portato a termine. Il testo pronto per la stampa e la corrispondenza ad esso relativa sono conservati nell’archivio Bachmetevskij presso la Columbia University. Frammenti di questo scritto si trovano in V. Vejdle, Rossija. Revoljucija. Religija., ”Russkaja Literatura” 1 (1996), pp 68-128.

56 Il saggio corrisponde in gran parte al secondo capitolo di Umiranie Iskusstva, intitolato Mechaničeskij geroj (L’eroe meccanico).

57 Di fatto, Vejdle non fa uso del termine “estetica”, poiché ritiene che esso indichi una disciplina volta alla sola analisi formale dell’opera d’arte, e per questo responsabile della concezione erronea di un’arte separata dalla vita. Cfr. V. Vejdle, Ob illjuzornosti estetiki i žinennoj polnote iskusstva, in Embriologija poezii, Moskva, Jazyki slavjanskoj kul’tury, 2002, pp. 297-316.

58 […] подобно организму, который никогда не сводится к сумме составляющих, оно неподвластно генерализирующим подходам, опирающимся на методы точных наук. I. Dorončenkov, «Pozdnij ropot»…, cit. , p. 51.

essenziale, ovvero l’invenzione (vymysel). In merito a questo concetto, utile anche per capire l’interpretazione di Marcel Proust data da Vejdle, A. Šmeman osserva:

[La finzione] nasce da una conoscenza ed esperienza del mondo profonda, non razionale, non scientifica, unitaria come quella infantile, letteralmente una “fede da bambini”. Con il distacco da questa esperienza l’arte si rinchiude, si ripiega su sé stessa, diventa conoscenza e riconoscimento di sé e non del mondo, non della vita, della propria “abilità”, ma non di ciò di cui essa è capace.59

Vejdle rintraccia la progressiva frammentazione del linguaggio artistico, la separazione di forma e contenuto, proprio nel rifiuto della finzione da parte dell’artista, che egli individua nella crisi di forme narrative basate su «mondi immaginari», nelle avanguardie storiche e nella diffusione di modelli letterari basati esclusivamente sulla rappresentazione imitativa della realtà, come la biografia o il romanzo realista. Inoltre, lo scritto Čistaja poezija evidenzia come la disgregazione “atomica” avvenga anche a livello della stessa personalità creatrice, poiché in mancanza di uno stile comune e di un sistema unico di forme simboliche, all’uomo è preclusa la partecipazione alla creazione divina in veste di “co- autore”. La conclusione di questo processo viene così sintetizzata da M. Varaev: «L’uomo ha occupato il posto di Dio. L’artista, che in epoche precedenti veniva considerato un artigiano, un homo faber, nella cultura della modernità viene investito di una funzione profetica che nella sua solitudine, secondo Vejdle, non può adempiere».60

Nella riflessione dell’autore rinascita artistica e religiosa sono intimamente legate, ma il recupero della dimensione trascendente non può avvenire nella stessa arte, bensì tramite un più vivo contatto con il mondo e la realtà viva. Per lo stesso motivo Vejdle apprezza i

59 Он рождается из глубокого, не рассудочного, не научного — а по-детски целостного, знания и опыта мира, буквально “детской веры”. В отрыве же от этого опыта искусство замыкается в себе, становится “оборотом на себя”, знанием и узнаванием себя, а не мира, не жизни, своего “уменья”, а не того, что оно умеет. Prot. A. Šmeman, Pamjati V. V. Vejdle, “Vestnik RChD” 129(1979), p. 178. 60 Место Бога занял человек. Художник, который в предыдущие эпохи воспринимался как мастеровой, homo faber, назначается культурой модерна на пророческое служение, которому в одиночестве своем, согласно Вейдле, не может соответствовать. M. Varaev, Problema antropologii

versi del poeta e amico V. Chodasevič, in cui lo slancio lirico e il senso di spiritualità si uniscono alla «terribile materialità del mondo».61 Nella consapevolezza tragica dei tempi, Vejdle indica un cammino di morte e resurrezione come il presupposto necessario per un possibile nuovo corso dell’arte:

Non si tratta di trovare rifugio tra le mura ecclesiastiche, ma di trovare sé stessi, di acquisire la propria vera natura e di ricongiungersi nuovamente alle profondità autentiche dell’umanità. Ma perché questo accada, forse, deve iniziare un nuovo ciclo della storia dell’arte, giacché chi vorrà salvare la propria anima, dovrà perderla.62

61 […] страшная вещественность мира […] V. Vejdle, Poezija Chodaseviča, “Sovremennye zapiski”, 34 (1928), p. 469.

62 Дело состоит не в том, чтобы найти себе приют в церковной ограде, но в том, чтобы найти себя, обрести свою истинную природу и вновь приобщиться к глубинам подлинной человечности. Но для этого, быть может, должен начаться новый цикл истории искусства, ибо кто хочет душу свою спасти, должен ее погубить. V. Vejdle, Claudel i sud'ba iskusstva, “Vestnik RChD”, 189 (2005), pp. 252-253.