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Teoria delle rappresentazioni

Teorema 14 (di esistenza di Serre). Sia Φ un sistema di radici e sia ∆ = {α1, . . . , αl} una sua base. Sia g l’algebra di Lie generata dagli elementi

{xi, hi, yi| i = 1, . . . , l} soggetti alle relazioni

• [hihj] per ogni i, j.

• [xiyi] = hi e [xiyj] = 0 per i 6= j.

• [hixj] = hαi, αjixj e [hiyj] = −hαj, αiiyj per ogni i, j.

• (ad xi)−hαj,αii+1xj= 0 e (ad yi)−hαj,αii+1yj= 0 per ogni i 6= j

Allora g `e un’algebra di Lie semisemplice finita, la sottoalgebra generata dagli hi `e un’algebra torale massimale e il sistema di radici `e naturalmente isomorfo a Φ.

Quindi per ogni sistema di radici esiste un’algebra di Lie semisemplice.

1.8 Teoria delle rappresentazioni

Sia V un g-modulo (non necessariamente finito). Scegliamo inoltre un’algebra torale massimale h e una base ∆ del sistema di radici. Sia λ ∈ h. Definiamo lo spazio-peso di λ come

Vλ= {v ∈ V | hv = λ(h)v ∀h ∈ h} . Quegli elementi λ ∈ h per cui Vλ6= 0 sono detti pesi di V .

Un vettore massimale v ∈ V (di peso λ) `e un vettore non nullo in Vλ = {w ∈ V | hw = λ(h)w} tale che per ogni α ∈ ∆ gαv = 0. Se V `e finito esistono sempre vettori massimali. Infatti sia

B(∆) = h ⊕M

α0

gα

una sottoalgebra di Borel. Questa `e risolubile e perci`o ha un autovettore comune per il teorema di Lie, che `e un vettore massimale.

Un g-modulo V si dice standard ciclico se esiste un vettore massimale v di peso λ tale che

V = U(g)v .

Proposizione 7. Sia V = U(g)v standard ciclico e sia Φ+ = {β1, . . . , βn} l’insieme delle radici positive. Allora

(a) V `e generato dai vettori yi1

β1· · · yin

βnv. In particolare V `e somma diretta dei suoi spazi peso.

(b) I pesi di V sono della forma

µ = λ −X

α∈∆

kαα dove i kα∈ N.

(c) Per ogni peso µ dim Vµ< ∞ e in particolare dim Vλ= 1. (d) Ogni sottomodulo di V `e somma diretta dei suoi spazi peso. (e) V `e indecomponibile e ha un unico sottomodulo massimale.

Dimostrazione. (a) `e una conseguenza immediata del teorema di Poincar` e-Birkoff-Witt. Infatti sia g =L

α∈Φ−gα. Allora

V = U(g)v = U(g)U(B(∆)v = U(g)v . (b) segue da (a). Infatti tutti i vettori della forma yi1

β1· · · yin

βnv stanno nello spazio peso corrispondente a

λ −

n

X

j=1

ijβj

(si tratta di un banale conto) per cui, sostituendo le espressioni dei βj in termini degli elementi della base abbiamo la tesi.

(c) segue ancora da (a). Infatti per ogni peso µ

Vµ = Span(yi1 β1· · · yin βnv | µ = λ − n X i=j ijβj}

e lo spazio vettoriale sulla destra `e chiaramente di dimensione finita (e di dimensione 1 quando µ = λ).

(d) Prendiamo W sottomodulo di V . Sappiamo che w =P

µvµcon vµ∈ Vµ

(perch`e V `e somma dei suoi spazi peso), dobbiamo dimostrare che vµ∈ W . Se cos`ı non fosse prendiamo w controesempio con il minor numero di addendi non nulli

w = v1+ · · · + vrvi∈ Vµi. `

E chiaro che r > 1 (se no non sarebbe un controesempio). Senza perdita di generalit`a supponiamo v26∈ W . Poich`e µ1 6= µ2, esiste h ∈ h tale che µ1(h) 6= µ2(h). Allora

µ1(h)w − hw = (µ1(h) − µ2(h))v1+ · · · + (µ1(h) − µr(h))vr∈ W `

e un controesempio pi`u piccolo, assurdo. (e) Basta prendere

W =M

µ6=λ

Vµ.

Questo `e chiaramente un sottomodulo. Inoltre contiene tutti i sottomoduli pro-pri per cui `e l’unico sottomodulo massimale (e perci`o non ha un complementare, quindi V `e indecomponibile).

1.8. TEORIA DELLE RAPPRESENTAZIONI 25

Osserviamo che se V `e un modulo standard ciclico, il peso del vettore mas-simale `e caratterizzato dall’essere massimale tra tutti i pesi di W (cio`e se µ `e un peso di V λ − µ `e un peso positivo). Quindi il peso massimale di un modulo standard ciclico `e ben definito. Inoltre anche il vettore massimale `e ben definito a meno di proporzionalit`a, infatti dim Vλ= 1.

Teorema 15 (Esistenza e unicit`a). Per ogni λ ∈ hesiste esattamente un unico modulo V (λ) standard ciclico irriducibile di peso λ, eventualmente non finito. Dimostrazione. Cominciamo con l’unicit`a. Siano V, W due moduli standard ciclici irriducibili di peso λ e siano v, w vettori massimali. Consideriamo il g-modulo V ⊕ W . `E chiaro che (v, w) `e un vettore massimale di peso λ.

Prendiamo ora T = U(g)(v, w). Questo `e un modulo standard ciclico. Con-sideriamo le proiezioni pV, pW sui due fattori. Poich`e V, W sono irriducibili pV(T ) = V e pW(T ) = W . Quindi ker pV e ker pW sono due sottomoduli massi-mali di T . Ma T , essendo standard ciclico, ha un solo sottomodulo massimale, per cui ker pV = ker pW. Cio`e

V ∼= T / ker pV = T / ker pW= W .

Veniamo all’esistenza. Ricordiamo la notazione dell’algebra di Borel

B(∆) = h ⊕ M

α∈Φ+

gα.

Prendiamo ora Dλ = kv e diamogli una struttura di B(∆)-modulo in questo modo

gαv = 0 ∀α ∈ Φ+ e hv = λ(h)v ∀h ∈ h .

Quindi Dλ ha una naturale struttura di U(B(∆))-modulo. Definiamo ora Z(λ) = U(g) ⊗U(B(∆))Dλ

dove il prodotto tensore `e fatto dando a U(g) la naturale struttura di U(B(∆)) modulo destro. Questo ha una naturale struttura di U(g)-modulo, anzi `e stan-dard ciclico perch`e

Z(λ) = U(g)(1 ⊗ v)

e si vede immediatamente che gαv = 0 per ogni α ∈ Φ+. Quindi Z(λ) ha un unico sottomodulo massimale W . Bene, definiamo V (λ) = Z(λ)/W , questo `e un g-modulo standard ciclico irriducibile.

Lemma 13. In U(g) valgono le relazioni per α, β ∈ ∆, k > 0 • [xαyk β] = 0 se α 6= β. • [hαyk β] = −kβ(hα)yk β. • [xαyαk] = −kyαk(k − 1 − hα).

Dimostrazione. Sono tutte una facile induzione, partendo dal fatto che α − β 6∈ Φ.

Sia ∆ = {α1, . . . , αn} una base di Φ. Un peso λ ∈ h `e detto dominante intero se si pu`o scrivere nella forma

λ =

n

X

i=1

miωi mi∈ N dove (ω1, . . . , ωn) `e la base duale din i

ii)

o

i, di modo che hωi, αji = δij. Teorema 16. V (λ) `e finito dimensionale se e solo se λ `e dominante intero. Inoltre i pesi di V (λ) sono permutati dal gruppo di Weil.

Dimostrazione. Assumiamo che V (λ) sia finito. Per ogni α ∈ ∆ sia Sα = Span(xα, yα, hα) una copia di sl2(k). Allora v `e un autovettore di hα di peso λ(hα). Ma gli autovettori di h in una rappresentazione di sl2(k) sono sempre interi positivi o nulli. Per cui λ(hα) ∈ N. Da questo segue la tesi, perch`e

λ = n X i=1i, λiωi= n X i=1 λ(hαii.

Viceversa supponiamo che λ sia dominante intero. Poniamo mi = λ(hi) ∈ N e (xi, hi, yi) = (xαi, hαi, yαi)Fissiamo un vettore massimale v. La dimostrazione si svolger`a in vari passi. Indichiamo la rappresentazione con φ : g → gl(V ).

• Per cominciare guardiamo il vettore w = ymi+1

i v. Se j 6= i combinando la prima parte del lemma 13 con il fatto che xjv = 0 abbiamo che xjw = 0. D’altro canto, sempre per il lemma 13

xiw = ymi+1xiv − kymi+1

i (mi− hi)v = −kymi+1

i (mi− mi)v = 0 . Quindi w `e un vettore massimale. Ma questo `e impossibile perch`e il suo peso `e λ −P

i(mi+ 1)αi (sempre con un conto del lemma 13, per cui w = 0.

• Indichiamo con Si = hi⊕ gαi ⊕ g−αi la copia di sl2(k) in g associata al peso αi. Ora V contiene un Si-modulo finito dimensionale, precisamente lo span dei vettori v, yiv, . . . , ymi

i v. Infatti per il punto precedente `e stabile per yi e per il lemma 13 `e stabile per xi e hi. Definiamo ora V0 come la somma di tutti gli Si-sottomoduli finiti di V . Sappiamo che V0 6= 0. Inoltre xαV0⊆ V0 per ogni α ∈ Φ. Infatti se W `e un Si-sottomodulo, lo `e anche xαW . Quindi V0 `e un g-sottomodulo di V , ma V `e irriducibile per cui V0 = V .

• Vediamo ora che φ(xi), φ(yi) sono endomorfismi localmente nilpotenti di V3. Infatti ogni w ∈ V sta in un Si-sottomodulo finito dimensionale, e l`ı φ(xi) e φ(yi) sono nilpotenti.

3Ricordiamo che un endomorfismo l di uno spazio vettoriale V `e localmente nilpotente se per ogni w ∈ V , esiste n ∈ N tale che lnw = 0.

1.8. TEORIA DELLE RAPPRESENTAZIONI 27

• Possiamo quindi definire

si= exp φ(xi) exp φ(−yi) exp φ(xi) .

Infatti l’esponenziale di un endomorfismo localmente nilpotente l `e sempre ben definito perch`e per ogni vettore w ∈ V la serie

(exp l)w = X j=0 1 j!l jw

ha solo un numero finito di termini non nulli (ed `e ovviamente lineare). Inoltre si(Vµ) = Vσiµ dove µ `e un peso e σi = σαi `e una riflessione. Lemma 14. Per ogni x ∈ gl(V ) localmente nilpotente vale l’equazione

(exp x)y(exp x)−1= (exp ad x)y ∀y ∈ gl(V ) .

Dimostrazione. Infatti ad x = lx+r−xdove lxy = xy, r−xy = −yx. Questi sono due endomorfismi commutanti di gl(V ), per cui

exp ad x = exp(lx+ r−x) = (exp lx)(exp r−x) = lexp xrexp −x.

Perci`o, svolgendo un po’ di conti

siφ(hi)s−1i = φ((exp ad xi)(exp ad −yi)(exp ad xi)hi) = φ(−hi) . siφ(hj)s−1i = φ((exp ad xi)(exp ad −yi)(exp ad xi)hj) = φ(hj− 2hi) . e quindi se w ∈ Vµ risulta

hisiw = si(s−1i hisi)w = si(−hiw) = −µ(hi)siw = (σiµ)(hi)(siw) hisiw = si(s−1i hisi)w = si(−hiw) = −µ(hj− 2hi)siw = (σiµ)(hj)(siw) . • Quindi l’insieme dei pesi `e stabile per l’azione del gruppo di Weil4 e

dim Vµ= dim Vσµse σ ∈ W .

Facciamo ora vedere che i pesi sono in numero finito. Per cominciare osserviamo che i pesi dominanti sono in numero finito. Infatti se µ `e un peso dominante di V allora ovviamente anche µ + λ `e ancora dominante (anche se potrebbe non essere pi`u un peso di V ). Ma λ − µ `e somma di radici positive, per cui

(λ + µ, λ − µ) ≥ 0 ⇒ ||µ|| ≤ ||λ|| .

Quindi i pesi dominanti sono in numero finito. D’altro canto un peso `e dominante se e solo se sta nella camera di Weyl associata alla base ∆

scelta. Ma il gruppo di Weyl agisce transitivamente sulle camere, per cui ogni peso `e coniugato ad un peso dominante. Poich`e il gruppo di Weyl `e finito, anche l’insieme dei pesi lo `e. Ma allora

V = M

µ∈Π(V )

Vµ `

Capitolo 2

Gruppi di Lie

Un gruppo di Lie G `e una variet`a differenziabile che ha una struttura di gruppo tale che le mappe µ : G × G → G di moltiplicazione e le mappe ι : G → G di inversione siano lisce. Indichiamo per ogni g ∈ G con Lg: G → G la mappa di moltiplicazione a sinistra per g.

2.1 Gruppi e sottogruppi di Lie

Un campo di vettori X su G `e detto invariante a sinistra se per ogni h ∈ G d(Lg)hXh= Xgh.

Un sottogruppo ad un parametro ϑ di G `e un omomorfismo di gruppi di Lie ϑ : R → G.

Teorema 17. Sia G un gruppo di Lie. La mappa ϑ 7→ ϑ0(0) `e una corrispon-denza biunivoca tra l’insieme di tutti i sottogruppi ad un parametro e lo spazio tangente a G in e Ge.

Dimostrazione. Siano ϑ, ϕ due sottogruppi ad un parametro tali che ϑ0(0) = ϕ0(0). Derivando in s la relazione

ϑ(t + s) = ϑ(t)ϑ(s) = Lϑ(t)ϑ(s) e valutandola in s = 0 otteniamo

ϑ0(t) = d(Lϑ(t))eϑ0(0) .

e l’unicit`a segue dal teorema di esistenza e unicit`a per le equazioni differenziali ordinarie.

Per quanto riguarda l’esistenza prendiamo v ∈ Ge ed estendiamolo a un campo di vettori invariante a sinistra ponendo vx = d(Lx)ev. Consideriamo l’equazione

ϑ0(t) = v(ϑ(t) . 29

Possiamo trovare ε > 0 tale che esista un’unica soluzione ϑ : (−ε, ε) → G tale che ϑ(0) = e. Osserviamo che per |t|, |s| < ε/2 vale

ϑ(t + s) = ϑ(t)ϑ(s) .

Infatti entrambe le espressioni valgono ϑ(t) se s = 0 e soddisfano la stessa equazione differenziale. Definiamo ora ψ(t) =  ϑ t N N

dove |t| < N ε. Questa definizione non dipende dalla scelta di N , infatti se N, M soddisfano entrambi l’ipotesi

 ϑ t N N =  ϑ  t M N M N =  ϑ  t M M

Questa ψ `e un sottogruppo ad un parametro che coincide con ϑ in un intorno di 0, per cui ci da l’esistenza.

Definiamo la mappa esponenziale ϑ : Ge→ G data da exp(v) = ϑv(1)

dove ϑv `e l’unico sottogruppo a un parametro tale che ϑ0v(0) = v. La mappa esponenziale `e liscia per il teorema di regolarit`a delle soluzioni di un’equazione differenziale ordinaria:

Teorema 18. Sia Ω aperto di Rn

, I ⊆ R intervallo contenente lo 0. Sia inoltre v : I × Ω → Rn funzione C. Allora per ogni y0 ∈ Ω esiste un ε > 0, un V intorno di y0 e una funzione f : (−ε, ε) × V → Ω tale che

(

f (0, y) = y ∀y ∈ V

∂tf (t,y) = v(t, f (t, y)) ∀(t, y) ∈ (−ε, ε) × V

Teorema 19. Dato φ : G → H omomorfismo di gruppi di Lie. Allora il seguente diagramma commuta:

Ge He

G H

e

φ

exp exp

Dimostrazione. Osserviamo che se v ∈ Ge abbiamo che ϑe(v) = φϑv (sono entrambi sottogruppi a un parametro con lo stesso vettore tangente). Quindi valuntando in 1:

exp(dφe(v)) = φ exp(v) che `e la tesi.

2.1. GRUPPI E SOTTOGRUPPI DI LIE 31

Teorema 20. La mappa esponenziale `e un diffeomorfismo da un intorno di 0 a un intorno di e.

Dimostrazione. Per il teorema della funzione inversa basta mostrare che d(exp)e

` e invertibile. Ma se prendiamo v ∈ (Ge)0= Ge d(exp)ev = d dtexp(tv) t=0 = d dtϑv(t) t=0 = v .

per cui d(exp)e= id.

Ricordiamo il noto fatto che la componente connessa dell’identit`a di un gruppo topologico G `e un sottogruppo normale chiuso.

Proposizione 8. Sia G un gruppo topologico e G1 la componente connessa dell’identit`a. Sia inoltre S ⊆ G1 un intorno dell’identit`a. Allora hSi = G1. Dimostrazione. Infatti hSi `e aperto perch`e per ogni x ∈ S, xS ⊆ hSi. D’altro canto `e chiuso, perch`e se y 6∈ S, yS ∩ hSi = ∅.

Teorema 21. Sia G un gruppo di Lie connesso, H un altro gruppo di Lie. Allo-ra ogni omomorfismo di gruppi di Lie ϑ : G → H `e completamente determinato da d(ϑ)e: Ge→ He.

Dimostrazione. Prendiamo U0 ⊆ Ge, U ⊆ G intorni di 0 e di e tali che exp : U0 → U sia diffeomorfismo. Analogamente per V0 ⊆ He, V ⊆ H. A meno di restringere U, U0 possiamo supporre ϑ(U ) ⊆ V . Allora

ϑ|U = exp |V0◦ dϑe|U0◦ (expU0)−1.

Quindi almeno il comportamento locale di ϑ `e determinato da dϑe. D’altro canto se ϑ, ϑ0 sono due omomorfismi con lo stesso differenziale l’insieme

{x ∈ G | ϑ(x) = ϑ0(x)} `

e un sottogruppo che contiene un intorno dell’identit`a. Per il lemma contiene tutto G perch`e `e connesso.

Lemma 15. Sia G un gruppo di Lie e ϕ : U → G una carta in un intorno dell’identit`a tale che ϕ(0) = e. Allora

µ(ϕ(x), ϕ(y)) = ϕ(x + y + o(|x| + |y|))

dove x, y ∈ U tali che il loro prodotto stia nell’immagine di ϕ e dove | · | `e una qualunque norma su U .

Dimostrazione. La mappa di moltiplicazione µ : G × G → G `e C, per cui in coordinate si pu`o srivere come

µ(x, y) = µ(0, 0) + ax + by + o(|x| + |y|) .

Ora µ(0, 0) = 0. Si tratta di far vedere che a = b = 0. Ma se x = 0, µ(0, y) = y per ogni y ∈ U , per cui dev’essere b = 1. Analogamente per a = 1.

Teorema 22. Sia G un gruppo di Lie abeliano connesso. Allora esistono a, b ∈ N tali che

G ∼= Ta× Rb

dove T = S1

= R/Z.

Dimostrazione. Per cominciare dimostriamo che exp : Ge → G `e un omo-morfismo di gruppi. Infatti prendiamo v, w ∈ Ge. Allora per ogni N ∈ N

exp v exp w =expv N N expw N N =expv N  expw N N

perch`e G `e abeliano. Ma per il lemma precedente

exp v exp w =  exp v N + w N + o  1 N N = exp(v + w + o(1)) .

Infine facendo tendere N a ∞

exp v exp w = exp(v + w) .

Quindi exp(Ge) `e un sottogruppo di G che contiene un intorno di e (perch`e exp `

e diffeomorfismo locale), quindi `e tutto G. Perci`o G ∼= Ge/ ker exp .

Ma il nucleo di exp `e un sottogruppo discreto di Ge ∼= Rn, perch`e exp `e un diffeomorfismo locale. Perci`o ker exp `e un reticolo

ker exp =

a

M

i=1

Zvi

con v1, . . . , va linearmente indipendenti su R. Ma questo ci da la tesi.

Sia G un gruppo di Lie. Un sottogruppo di Lie `e un omomorfismo iniettivo di gruppi di Lie f : H → G.

Lemma 16. Un sottogruppo di Lie f : H → G `e un’immersione iniettiva. Dimostrazione. Osserviamo che dfe `e iniettivo perch`e se dfev = 0 risulta che f (exp tv) = exp dfetv = exp 0 = e per ogni t ∈ R. Ma se prendiamo U intorno di 0 su cui exp `e diffeo e t abbastanza piccolo per cui tv ∈ U , abbiamo che f (exp(tv)) = e ma exp(tv) 6= 0. Infine poich`e dfedLg= dLf (g)dfg abbiamo che f `e un’immersione iniettiva.

Quindi ogni sottogruppo di Lie corrisponde a una sottovariet`a immersa di G. Non tutte i sottogruppi corrispondono a sottovariet`a regolari. Ad esempio se consideriamo il sottogruppo ϕ : Z → S1dato da ϕ(n) = ein.

Una sottovariet`a ι : N → M di una variet`a differenziabile `e quasiregolare se per ogni funzione f : K → N abbiamo che f `e liscia se e solo se ιf lo `e. Si dimostra (ma qui non lo faremo) che ogni sottogruppo di Lie `e una variet`a quasiregolare.

2.1. GRUPPI E SOTTOGRUPPI DI LIE 33

Teorema 23. Un sottogruppo H < G corrisponde a una sottovariet`a regolare se e solo se `e chiuso.

Dimostrazione. (⇒) Poich`e H `e una sottovariet`a regolare `e localmente chiuso. Quindi c’`e un’intorno U di e tale che H ∩ U `e chiuso in U . Prendiamo y ∈ ¯H e sia x ∈ H ∩ yU−1 (questo esiste perch`e yU−1 `e un intorno di e). Allora y ∈ xU e x ∈ H, per cui

x−1y ∈ ¯H ∩ U = H ∩ U . Quindi y ∈ H, cio`e ¯H = H.

(⇐) Per prima cosa individuiamo il sottospazio di Ge che corrisponde a He. Prendiamo U0 intorno di 0 in Ge e U intorno di e tale che exp sia un diffeomorfismo tra U0 e U . Possiamo quindi prendere l’inversa log : U → U0. Poniamo

H0= log(H ∩ U ) .

Ora se 0 `e un punto isolato di H0 deve esistere un intorno V di e tale che H ∩V = {e}, cio`e H `e un sottogruppo discreto (e perci`o una sottovariet`a regolare di dimensione 0). D’ora in poi supponiamo che 0 sia un punto di accumulazione per H0. Fissiamo una metrica a caso in Ge.

Lemma 17. Sia {hn}n∈N successione di elementi di H0r {0} tale che hn→ 0 e che

hn

|hn| → x ∈ Ge. Allora exp(tx) ∈ H per ogni t ∈ R.

Dimostrazione. Infatti poich`e |hn| → 0 possiamo trovare {mn} ⊆ Z tale che mn|hn| → t. Allora exp(mnhn) = exp  mn|hn| hn |hn|  → exp(tx) .

D’altro canto exp(mnhn) = (exp(hn))mn∈ H. Possiamo quindi definire

W =  sx | ∃{hn} ⊆ H0r {0} tale che hn → 0 hn |hn| → x, s ∈ R  .

Per il lemma exp W ⊆ H. Vogliamo dire che W `e un sottospazio vettoriale (l’ intuizione `e W = He).

Prendiamo x, y ∈ W , vogliamo dimostrare che x + y ∈ W . Prendiamo h(t) = log(exp(tx) exp(ty)) .

Questo `e definito in un intorno di 0. Inoltre sappiamo che h(t)t → x + y. Se h(t) = 0 in un intorno di 0 abbiamo che x + y = 0, cio`e y = −x. Beh ma in tal caso x + y ∈ W di sicuro. Altrimenti

h(t) |h(t)| = h(t) t |t| |h(t)| x + y |x + y|

per t → 0+. Per cui scegliendo opportunamente una successione tn abbiamo che |x+y|x+y ∈ W , per cui x + y ∈ W .

Consideriamo ora D = W (supponendo la metrica in Ge inotta da un prodotto scalare) e prendiamo la mappa

φ : D ⊕ W → G (x, y) 7→ exp x exp y

Questo `e un diffeomorfismo locale in (0, 0) (basta calcolarne il differenziale per vedere che `e x + y) e manda W in H. Infatti supponiamo che esistano xn, yn

con yn6= 0 tali che

exp xnexp yn∈ H, (xn, yn) → 0 . Allora a meno di sottosuccessioni possiamo supporre che yn

|yn| → y ∈ D. Ma exp yn∈ H per ogni n per cui yn ∈ H0 definitivamente. Quindi y ∈ W , assurdo perch`e y ∈ D.

Quindi φ `e una carta adattata per H in e. Ma allora coniugando con Lhper h ∈ H otteniamo carte adattate per H in ogni h ∈ H.

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