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Lambruschi Paolo, La denuncia: troppe violenze lungo la rotta balcanica

"Avvenire", 18 maggio 2019, p. 4

La rotta balcanica si è riaperta da un anno. Lo dicono la Caritas e le organizzazioni per i diritti umani. Lontano dai riflettori, i viaggi della speranza via terra verso l'Unione europea sono in ripresa nonostante i sei miliardi pagati dall'Ue alla Turchia e i maltrattamenti delle polizie di frontiera, soprattutto in Croazia.

Da un anno i flussi si sono spostati verso la Bosnia. Lo conferma Massimo Moratti, vice direttore di Amnesty International. "Vari governi europei -aggiunge Moratti - sono complici nei respingimenti sistematici e nelle persecuzioni illegali, spesso violente, di di migliaia di migranti e profughi, in primo luogo sul confine tra la Bosnia-Erzegovina e la Croazia. Quasi tutte le persone che si trovano nei campi di Bihac e Velika Kladusa, in Bosnia, che ospita cinquemila profughi siriani, iracheni e afgani, sono state respinte dalla Croazia o dalla Slovenia. Molti stranieri bloccati in Slovenia (e in Italia, Trieste inclusa) sarebbero spesso oggetto di respingimenti a catena, consegnati con procedure sommarie alla polizia croata e poi ricacciati verso i campi della Bosnia, senza che le loro domande d'asilo siano mai state prese in esame".

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Allievi Stefano, Meno ricongiungimenti familiari e più competenze. L'America si sceglie i suoi immigrati

"La stampa", 17 maggio 2019, p. 25

Può uno Stato scegliersi i suoi immigrati? Il quesito sottende la scelta di Trump di cambiare le leggi sull'immigrazione. Significa che il presidente americano vuole mantenere, ma regolamentare diversamente, una politica di immigrazione:

in continuità con la storia americana. Una consapevolezza che hanno gli USA, ma non l’Europa (salvo la Germania), e che fa sì che da noi si continui a negare una verità evidente: che di immigrati avremo bisogno. Da qui al 2050 l’Europa, solo per mantenere stabile la sua popolazione, avrebbe bisogno di un’iniezione di 50 milioni di immigrati, e di 80 milioni di lavoratori se vuole mantenere stabile la sua forza lavoro. E l’Italia (il paese più vecchio d’Europa) conta circa il dieci per cento di questo fabbisogno.

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Polchi Vladimiro, "Senza migranti la crisi farebbe ancora più male"

"Repubblica", 18 maggio 2019, p. 20

In risposta alle dichiarazioni del presidente dell'ISTAT Blangiardo, Stefano Allievi, professore di sociologia all'Università di Padova, sostiene che, se non ci fossere i migranti, il nostro welfare andrebbe in tilt, le casse dell'Inps verrebbero terremotate, chiuderebbero molti cantieri edili e si svuoterebbero i campi.

Secondo il sociologo, che da anni studia le migrazioni in Europa, non vi sono dubbi: "Gli immigrati sono essenziali a reggere il sistema Italia e questo vale ancor più in epoca di crisi economica. Gli occupati stranieri in Italia rappresentano il 10,5% della forza lavoro e producono l'8,9% del PIL".

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Patucchi Marco, Intervista al presidente dell'Istat Blangiardo. "Se c'è crisi troppi immigrati possono destabilizzare"

"Repubblica", 17 maggio 2019, p. 1

PerGian Carlo Blangiardo, numero uno dell'Istituto nazionale di statistica, "gli stranieri giovani sono una risorsa, ma anche loro invecchiano". Secondo Blangiardo "Di per sé l'immigrazione è un fenomeno naturale nelle società aperte. Occorre tenere conto di quali si stia parlando in termini di flussi e di contesto. Quando c'è ricchezza, benessere e posti di lavoro in abbondanza, l'immigrazione è un importante contributo alla società. Quando invece le cose non vanno bene, la presenza di flussi consistenti può diventare un fattore destabilizzante".

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Valentini Carlo, Trieste prende il posto di Lampedusa con il flusso degli immigrati dai Balcani

"Italia oggi", 23 maggio 2019, p. 1

Porti chiusi? Invece dei barconi, le marce forzate. La via dei Balcani sembra diventata un'autostrada. All'inizio del 2016 l'accordo tra l'Ue e la Turchia chiuse, dietro compenso in euro, la rotta balcanica attraverso la quale 754mila rifugiati si erano incamminati verso l'Europa occidentale. Ma ora si sono aperti varchi che dalla Grecia arrivano all'Albania e poi al Montenegro, alla Bosnia-Erzegovina e alla Croazia verso il confone italiano. Secondo Dijana Muzicka, coordinatrice della Caritas in Bosnia il numero dei migranti entrati nel paese è aumentato negli ultimi 12 mesi del 600%.

A riprova dell'affollamento della rotta dei Balcani vi è la periodica iniziativa di pulizia dei sentieri da parte dell'associazione ambientalista Sos Carso. Nell'ultima perlustrazione lungo i sentieri meno battuti cha arrivano dalla Slovenia hanno trovato una quantità industriale di indumenti, scarpe, zaini e perfino tende da campeggio, materiale abbandonato dai migranti che si cambiano dopo aver passato clandestinamente il confine per non farsi notare.

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Labartino Giovanna (Centro Studi Confindustria), Migranti e produzione: possono dare un aiuto

"L'economia", inserto del "Corriere della sera", 20 maggio 2019, p. 5

Gli italiani hanno una visione dell’immigrazione lontana dalla realtà. Sondaggi Ipsos condotti su più anni in molti Paesi avanzati ci fotografano, del resto, come il popolo con la percezione della realtà sociale più distorta. Uno su due pensa, per esempio, che la presenza degli immigrati renda più difficile trovare un lavoro per gli italiani, ma i dati mostrano che italiani e stranieri non sono così sostituibili tra di loro nel mercato del lavoro. I 2,5 milioni di immigrati regolari occupati in Italia (il 10,6% dell’occupazione complessiva) sono confinati in una nicchia del mercato del lavoro poco appetibile per la manodopera autoctona.

Primo, le loro opportunità lavorative sono limitate ad alcuni settori: la quotq degli stranieri passa da meno dell’1% nel pubblico impiego all’8,9% nell’industria in senso stretto, al 16,6% nelle costruzioni; si avvicina al 40% nei servizi collettivi e alla persona. Secondo, la loro presenza in professioni qualificate è trascurabile. Al contrario, nei lavori a bassa qualifica il 32,9% è straniero. Tra il personale non qualificato nei servizi collettivi e alla persona i lavoratori stranieri sono quasi il 65%, predominanza nel lavoro domestico e di cura. Il fatto che i lavoratori stranieri, anche se laureati, spesso siano impiegati in occupazioni manuali e poco retribuite (tra i laureati gli immigrati con basse mansioni sono il 23,2%) spiega in parte perché l’Italia, a differenza di altri Paesi, non attrae le persone più brillanti: in Italia, solo il 12,6% degli occupati stranieri ha una laurea. Infine, gli stranieri lavorano prevalentemente al Nord, mentre i tassi di disoccupazione più elevati sono al Sud:

anche questo rende poco plausibile un nesso tra afflusso di immigrati e disoccupazione degli italiani.

Gli immigrati, dunque, non sottraggono lavoro agli italiani. Possono contribuire, invece, a renderne il lavoro più produttivo (consentendo loro di specializzarsi nelle mansioni più complesse e meglio remunerate) e ne favoriscono la partecipazione al mercato del lavoro, sollevandoli, soprattutto se donne, da compiti domestici e assistenziali. Le politiche migratorie (di quante e quali persone abbiamo bisogno) e di integrazione (come massimizzare il contributo di chi è arrivato) saranno efficaci se basate sui dati e non sulla credenza, senza fondamento, che “gli immigrati ci rubano il lavoro”.

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Bari, gli stranieri elettori per un giorno. Il voto simbolico sulla scheda azzurra

"La Gazzetta del Mezzogiorno", 27 maggio 2019, p. III

Qualcuno vive a Bari da vent'anni e si sente italiano al pari del vicino di pianerottolo. Lavora, paga le tasse, manda i figli a scuola eppure non ha diritto di voto. Sono 3.257 gli stranieri residenti in città che il 26 maggio hanno messo la scheda azzurra nell'urna per scegliere, in maniera simbolica, il loro sindaco.

I residenti stranieri extracomunitari che abitano nel capoluogo pugliese hanno aderito alla campagna "L'Italia sono anche io", ideata per promuovere la partecipazione politica attraverso il diritto di voto. L'iniziativa è stata promossa dalla Cgil insieme alle associazioni e alle comunità dei migranti.

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Il Cairo, è italiano il percorso tattile del museo egizio. Emozione per i ciechi che ora possono toccare l'arte faraonica

L'emozione di toccare un capolavoro dell'arte faraonica, di entrare in contatto fisico con 4.000 anni fa smettendo di doverlo solo immaginare sulla base delle parole di altri e senza violare divieti ma, anzi, con la tranquillità di essere autorizzati a farlo in uno dei più celebri complessi museali al mondo: è quanto dalla settimana scorsa, su iniziativa italiana, offre ai non vedenti il museo egizio del Cairo. E' stato infatti appena inaugurato un percorso che consentirà ai non-vedenti di conoscere attraverso il tatto 12 opere celebri del museo di piazza Tahrir, tutti a livello di libri di storia dell'arte, tra cui una sfinge di Amenemhat III risalente al Medio Regno, XII dinastia (quindi circa 1.800 a.C.). L'esperienza è completata da tabelle bilingue (arabo e inglese) in braille e da una speciale penna-audioguida. A disposizione sono opere fatte di pietra dura, come granito e grovacca che possono essere toccate senza subire danni. L'iniziativa, inedita per il prestigioso museo egizio, è inserita nel programma "Vivere all'italiana" della Farnesina ed è stata promossa dall'Ambasciata d'Italia al Cairo grazie all'azione del Centro archeologico dell'Istituto italiano di cultura in collaborazione con il "Museo Tattile Statale Omero" di Ancona (www.museoomero.it). Fra le altre opere a disposizione di ciechi e ipovedenti, cui viene fornita una selezione di testimonianze dell'intero arco della storia faraonica, ci sono anche un colosso di Ramses II, una tavola per la mummificazione, la ieraticamente commovente coppia formata da Sennefer e sua moglie che si sostengono a vicenda con la braccia dietro le spalle, una statua del faraone Amenhotep II con la dea Meretseger e una della dea-leonessa Sekhmet. All'inaugurazione, connotata da una forte e un po' caotica presenza di media, hanno partecipato il ministro delle Antichità egiziane, Khaled el-Anany, la ministra al Turismo egiziana Rania Al Mashate e l'ambasciatore d'Italia al Cairo, Giampaolo Cantini. Ma a provare per primo l'emozione del viaggio tattile nel profondo passato, assieme a ciechi egiziani provenienti anche da scuole elementari per non-vendenti, è stato Aldo Grassini, il creatore del Museo Omero. "E' qualcosa di indescrivibile", di "straordinario", di

"molto emozionante", ha detto Grassini in dichiarazioni all'ANSA. "Noi, per conoscere queste cose, non abbiamo le possibilità che hanno i vedenti" come "le fotografie, i filmati. Noi sentiamo parlare di queste cose ma, se non le tocchiamo, di fatto non ne abbiamo una conoscenza" e "dobbiamo lavorare di immaginazione", ha aggiunto Grassini, quasi ottantenne e cieco da quando era bambino. "Invece, toccare queste opere ci dà la possibilità, finalmente, di creare un rapporto concreto, fisico, con questi

1993, "ha aperto questa strada", ha ricordato il suo fondatore.

http://www.ansamed.info/ansamed/it/notizie/rubriche/cultura/2019/06/24/il-cairo-e-italiano-il-percorso-tattile-del-museo-egizio_a48a516e-816b-42f4-aaa4-6ff0e63d9062.html

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Marocco, Italia ospite d'onore al Festival cinema di Guelmin

È l'Italia il Paese ospite d'onore del Festival del cinema 'Oued Noun' che si apre oggi a Guelmin, nella regione più orientale del Marocco. Fino al 23 giugno sugli schermi di questa ottava edizione scorreranno titoli della cinematografia italiana più giovane. Il festival rivolto a un pubblico di studenti e appassionati della Settima arte esplora le opere più nuove del panorama internazionale, con uno sguardo al cinema d'impegno sociale. Toccherà all'ambasciatore italiano Barbara Bregato presiedere l'edizione 2019 di questa kermesse per appassionati, che ha in rassegna 10 corti già selezionati a Torino e il lungometraggio 'L'ordine delle cose', di Andrea Segre. Il film nominato per il Nastro d'Argento alla miglior sceneggiatura e vincitore del Premio Speciale per i Diritti umani a Venezia, apre la rassegna curata dall'Associazione dei giovani registi di Guelmin. In rappresentanza del governo marocchino sarà presente il segretario di stato Mbarka Bouiada.

http://www.ansamed.info/ansamed/it/notizie/rubriche/cultura/2019/06/20/marocco-italia-ospite-donore-al-festival-cinema-di-guelmin_035754d5-c964-4a1f-a04e-896dbe185bef.html

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In Tunisia il Festival del cinema Mediterraneo 'Manarat'

Sono l'Italia e l'Egitto i paesi ospiti d'onore della seconda edizione del Festival del cinema mediterraneo 'Manarat' in Tunisia, appuntamento culturale che ha come obiettivo quello di far scoprire al pubblico tunisino la migliore produzione cinematografica contemporanea di vari Paesi della sponda sud e nord del Mediterraneo. 'Manarat' ('Fari' in arabo), si svolge dall'1 al 7 luglio a Tunisi e in altre 9 città della Tunisia con una ricca programmazione di 54 film, provenienti da una dozzina di Paesi, una competizione con 10 film in concorso, una sezione Panorama, una sezione documentari, un omaggio alla cinematografia contemporanea di Italia ed Egitto, vari forum professionali, e diversi momenti speciali per gli invitati d'onore. Il festival, secondo gli organizzatori, tra cui l'Istituto francese di Tunisia (Ift) e il Centre National du Cinéma e de l'Image tunisino (Cnci), è anche un evento popolare che ha riscosso grande successo l'anno scorso, con proiezioni gratuite sulle spiagge di Djerba, Sfax, Gabès, Monastir, Biserta, Korba, Hamman-Lif, Kheirredine e La Marsa, oltre a una piattaforma di scambio tra i professionisti e i produttori di cinema delle due sponde del Mediterraneo. Tra i film italiani in competizione, "Un giorno all'improvviso" di Ciro d'Emilio. Per la sezione cinema contemporaneo italiano: "Metti la nonna in freezer" di Giancarlo Fontana e Giuseppe G. Stasi,

"Sembra mio figlio" di Costanza Quatriglio, "Basta credere" di Alessandro Aronadio, "Ricordi?" di Valerio Mieli, "Fiori Gemelli" di Laura Luchetti, "Il traditore" di Marco Bellocchio, "Taranta on the road" di Salvatore Allocca, che sarà presente alla proiezione. Per i documentari "Santiago, Italia" di Nanni Moretti. L'Istituto Italiano di Cultura di Tunisi è tra i partner della manifestazione.

http://www.ansamed.info/ansamed/it/notizie/rubriche/cultura/2019/06/20/tunisiaal-via-il-festival-del-cinema-mediterraneo-manarat_7b0a2d3c-29b5-4dfc-ba93-e62c3eeab113.html

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ANSAmedCultura Italia-Turchia: amb. Gaiani, siamo un esempio di cooperazione

Tra Italia e Turchia esiste "un'amicizia di lunga date basata su rispetto reciproco e sincera comprensione dei punti di vista dell'altro", anche grazie alla "nostra comune identità mediterranea". Lo ha detto l'ambasciatore d'Italia ad Ankara, Massimo Gaiani, nel suo discorso pronunciato ieri sera presso la residenza dell'ambasciata in occasione della 73/ma Festa della Repubblica. "Da un punto di vista economico, la cooperazione turco-italiana rappresenta un esempio unico in termini di soldità, continuità e opportunità per il futuro", ha proseguito l'ambasciatore, sottolineando come lo scorso anno Roma sia stata il quinto partner commerciale di Ankara con quasi 20 miliardi di dollari di interscambio.

Nel ricordare i profondi legami politici, economici e culturali tra i due Paesi, l'ambasciatore Gaiani -che ha assunto l'incarico lo scorso 8 gennaio - ha inoltre ribadito l'importanza del partenariato strategico tra Italia e Turchia, aggiungendo che rimane obiettivo prioritario dell'Italia proseguire nel rafforzamento della cooperazione bilaterale a tutti i livelli. Alla serata, organizzata con il contributo di sponsor italiani e turchi, ha partecipato come ospite d'onore designato dal governo turco la ministra del Commercio, Ruhsar Pekcan. Gli oltre duemila presenti hanno inoltre potuto visitare la mostra d'arte contemporanea curata da Istanbul Aria Art Gallery, con le opere di diversi artisti italiani come Fabrizio Corneli, di cui è stata esposta l'opera luminosa 'Dervisch', Angelo Brescianini, Beatrice Gallori, Sossio, e l'artista ankariota recentemente scomparsa Gencay Kasapci. Agli ospiti è stata inoltre consegnata una copia della nuova pubblicazione dell'Ambasciata, Innovit, realizzata in collaborazione con il Cnr (Consiglio Nazionale delle Ricerche), e il Consiglio turco per la ricerca scientifica e tecnologica, Tubitak, sul tema dell'innovazione scientifica.

http://www.ansamed.info/ansamed/it/notizie/rubriche/cultura/2019/06/13/italia-turchia-amb.-gaianisiamo-un-esempio-di-cooperazione_258616cd-40d9-42cd-9afd-b9aae19809e4.html

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L'Arte ponte tra i popoli

Dopo le tappe di Beirut e Tunisi la Collezione del MAXXI conclude il suo viaggio nel Mediterraneo a Rabat. È qui che sabato, 8 giugno, si è aperta la mostra "Classic Reloaded. Mediterranea" a cura di Bartolomeo Pietromarchi, direttore MAXXI Arte, con Eleonora Farina, che da un anno fa viaggiare nel Mediterraneo una selezione di opere di artisti italiani provenienti dalla Collezione del Museo. Opere che divengono messaggere di dialogo tra i popoli in questa mostra sul legame tra tradizione classica e ricerca artistica contemporanea. La Collezione del MAXXI, Museo nazionale delle arti del XXI secolo, si è così trasformata in ambasciatrice di dialogo tra i popoli e strumento di diplomazia culturale, perché anche attraverso l’Arte si possono gettare dei ponti, contro ogni chiusura e nazionalismo. La terza e ultima tappa della mostra itinerante si terrà sino al 30 ottobre negli spazi della Villa des Arts de Rabat, dopo essere stata ospitata a Villa Audi – Mosaic Museum di Beirut e al Museo Nazionale del Bardo a Tunisi. Il progetto fa parte del programma culturale che il MAECI ha realizzato nel 2018 nei Paesi dell’area del Medio Oriente e del Nord Africa, Italia, Culture, Mediterraneo e, a Rabat, è in collaborazione con l’Ambasciata d’Italia in Marocco e resa possibile grazie all’Istituto Italiano di Cultura di Rabat. "Classic Reloaded" propone la rilettura e rivitalizzazione di un patrimonio identitario comune, una base culturale e artistica dalla quale è possibile ripartire per riprendere un dialogo, per facilitare quella comprensione tra i popoli oggi più che mai necessaria, vero antidoto a ogni fondamentalismo. La mostra vuole rappresentare, attraverso 20 opere di 13 artisti italiani, parte della Collezione del Museo, la cultura del "mare che sta tra le terre", quell’autonomia culturale ma nello stesso tempo apertura all’altro, coesistenza tra popoli, rapporto tra locale e globale, che da sempre caratterizza le nazioni del Mediterraneo. A Rabat le opere dialogano con i magnifici spazi della Villa des Arts, complesso di padiglioni art-déco costruito negli anni ‘30 da Mustapha Alaoui e recentemente trasformato in centro per l’arte contemporanea dalla Fondation ONA. A chiusura del progetto, nell’autunno 2019 è inoltre prevista la pubblicazione del catalogo della mostra, che raccoglierà le immagini di Agostino Osio (Alto Piano studio, Milano) delle opere allestite nei tre spazi espositivi di Villa Audi - Mosaic Museum di Beirut, Museo Nazionale del Bardo a Tunisi e Villa des Arts de Rabat.

http://www.aise.it/anno2019/larte-ponte-tra-i-popoli/131683/157

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Italia-Serbia: Storici a convegno per i 140 anni di relazioni diplomatiche

Un convegno internazionale la scorsa settimana a Belgrado ha analizzato per due giorni i profondi e complessi legami tra Italia e Serbia. Un’occasione unica di approfondimento presentata dall’Istituto italiano di cultura e dall’Accademia Serba delle Scienze e delle Arti, che l’ha ospitato nella sua sede, organizzato in occasione dei 140 anni di relazioni diplomatiche tra Italia e Serbia.

L’Ambasciatore d’Italia Carlo Lo Cascio e Vladimir Kostic, Presidente dell’Accademia serba, hanno introdotto i lavori cui hanno partecipato una ventina di studiosi, tra cui 7 provenienti da università italiane. È seguita, nella sede dell’IIC, una tavola rotonda aperta a tutti i partecipanti. Per l’Ambasciatore Lo Cascio, la crescita degli scambi accademici, attraverso i programmi europei e il processo di internazionalizzazione dell’offerta formativa, offre ai due Paesi nuove opportunità di integrazione reciproca nell’ambito della formazione superiore. “L’Ambasciata d’Italia e l’Istituto Italiano di Cultura sostengono tali attività culturali e scientifiche in Serbia”, ha sottolineato Lo Cascio, “convinti come siamo che le collaborazioni inter-accademiche e le relazioni culturali siano parte viva del contesto più ampio dei rapporti bilaterali e internazionali”. Negli interventi sono state presentate diverse ricerche sulle relazioni tra i due paesi dai vari punti di vista: dalle istituzioni alla diplomazia, dagli scambi economici alle relazioni culturali. Quasi un secolo e mezzo, durante il quale il volto dell’Europa è profondamente cambiato.

http://www.aise.it/anno2019/italiaserbia-storici-a-convegno-per-i-140-anni-di-relazioni-diplomatiche/131517/157

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Interreg IPA CBC Italia-Albania-Montenegro: partecipa al concorso video, l'Europa sei tu!

Ogni anno, il 21 settembre, i programmi Interreg celebrano la Giornata europea della cooperazione con centinaia di eventi in oltre 30 paesi. Il programma Interreg IPA CBC Italia-Albania-Montenegro ha partecipato alle scorse edizioni con una serie di iniziative: un’esposizione al MAXXI di Roma; la proiezione di

Ogni anno, il 21 settembre, i programmi Interreg celebrano la Giornata europea della cooperazione con centinaia di eventi in oltre 30 paesi. Il programma Interreg IPA CBC Italia-Albania-Montenegro ha partecipato alle scorse edizioni con una serie di iniziative: un’esposizione al MAXXI di Roma; la proiezione di

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