• Non ci sono risultati.

STUDIO PERSONALE

5.4 TERZA FASE

Durante questa fase abbiamo cercato di contrastare l’iperlordosi lombare riscontrata nel soggetto aggiungendo un supporto lombare (Figura 27 e Figura 28) e un rialzo posizionato in modo da mantenere gli arti inferiori sollevati (Figura 29). La Figura 30 mostra l’insorgenza dello schema patologico che assume un ruolo predominante sugli arti superiori.

30 Figura 28 Figura 29 Figura 30 (Notare lo schema patologico riguardante gli arti superiori)

Successivamente, notando che l’iperlordosi lombare non veniva sufficientemente contrastata, abbiamo corretto la postura del soggetto aggiungendo un ulteriore rialzo al di sotto del supporto lombare (Figura 31).

31

Figura 31

5.5 METODI

I metodi utilizzati al fine di effettuare tale studio sono stati:

- osservazione diretta: l’osservatore funge da strumento di registrazione e misurazione degli eventi osservati e riferisce ciò che una persona dice, fa, dove e quando. I dati raccolti saranno la base da cui poi si trarranno le conclusioni e corrispondono a quelle caratteristiche della realtà che l’osservatore ha ritenuto opportuno rilevare e misurare.

- metodo analitico: in questo metodo i movimenti complessi o difficili vengono scomposti nei loro singoli elementi funzionali e si procede progressivamente dal facile al difficile, fino al movimento globale. Si tratta di un metodo che viene utilizzato quando non è possibile un apprendimento globale o quando da parte di chi apprende, si richiedono dettagli precisi del movimento. Tale metodo permette al soggetto di focalizzare la propria attenzione sui singoli elementi del movimento comportando vantaggi sulla comprensione dei dettagli del gesto e sulla correzione dell’errore.

- problem solving: insieme di tecniche e metodologie necessarie all'analisi di una situazione problematica con lo scopo di individuare e mettere in atto la soluzione migliore. La tecnica del F.A.R.E. racchiude tutte le fasi per il raggiungimento della soluzione:

 Focalizzare: selezione e definizione del problema

 Analizzare: definizione delle informazioni da ricavare e dalla loro importanza per poi raccogliere i dati

 Risolvere: creazione di soluzioni alternative e soluzione della migliore

 Eseguire: definire l’obiettivo desiderato, esecuzione del piano e monitoraggio dei risultati.

32

CONCLUSIONI

I risultati ottenuti nel presente studio forniscono la prova dell’efficacia dello strumento utilizzato nel contrastare in parte le sincinesie e i movimenti parassiti e diminuire l’iperlordosi lombare. In particolare, abbiamo riscontrato miglioramenti nella posizione del polso, correggendo l’angolo (da 115,5° a 140,3°) mediante allungamento dei muscoli flessori del carpo (radiale e ulnare) effettuato utilizzando i pioli inseriti nello strumento, nel valgismo delle ginocchia mediante l’utilizzo del sostegno morbido che ha permesso di mantenere gli arti inferiori in abduzione con conseguente maggiore angolo di inclinazione e stabilità dell’articolazione coxo-femorale. Inoltre, tramite l’utilizzo del supporto lombare siamo riusciti a contrastare l’iperlordosi diminuendo l’antiversione del bacino e quindi ripristinando l’angolo fisiologico (angolo non lordotizzante con blocco osseo e muscolare) della lordosi lombare. Partendo dalla posizione assunta dal soggetto durante l’utilizzo dello strumento riabilitativo abbiamo provato a far eseguire degli esercizi che includevano il movimento di flesso-estensione delle gambe e il passaggio di una pallina da tennis da una mano all’altra. Si è notato che con l’utilizzo di questo strumento il soggetto mostrava una migliore coordinazione e motricità eseguendo gli esercizi in maniera più corretta con miglioramenti dei movimenti parassiti e delle sincinesie. Il programma di lavoro pensato per il soggetto preso in esame, utilizzando lo strumento riabilitativo da noi ideato, includeva esercizi atti a migliorare non solo la motricità e la coordinazione ma anche l’allungamento muscolare e la mobilizzazione. Tale programma prevedeva un uso costante dello strumento al fine di valutare se tali miglioramenti persistevano nel soggetto anche senza il supporto riabilitativo. Ad oggi, a causa degli eventi avversi a cui siamo andati incontro, siamo riusciti ad effettuare solo sporadici esercizi di motricità e di coordinazione ma nonostante ciò abbiamo notato piccoli miglioramenti. Ci aspettiamo quindi che un’esecuzione costante di tale programma possa portare a miglioramenti a lungo termine.

33

BIBLIOGRAFIA

(1) T. P. Dyke; M. Chan. The effectiveness of passive stretching in children with cerebral palsy. Developmental Medicine & Child Neurology. 2006.

(2) D. Sharan.. Orthopedic surgery in cerebral palsy: Instructional course lecture. Indian Journal of Orthopaedics. May-Jun 2017.

(3) G. Cioni, V. Belmonti. Paralisi cerebrale infantile: clinica. (Contributo al volume “Compendio di Neuroriabilitazione. Dai quadri clinici alla presa in carico della disabilità”, a cura di G. Sandrini e R. Dattola. Verduci Editore. Giugno 2012.)

(4) A. Ferrari, G. Cioni. Le forme spastiche della paralisi cerebrale infantile: guida all’esplorazione delle funzioni adattive. Springer. 2005

(5) M.C.O. Bax. Terminology and classification of celebral palsy. Develop. Med. Child Neurol. 1964.

(6) A. Ferrari e G. Cioni. Le forme spastiche della paralisi cerebrale infantile. Springer. 2005.

(7) P. Giannoni, L. Zerbino. Fuori schema. Manuale per il trattamento delle paralisi cerebrali infantili. Springer. 2000.

(8) A. Ferrari e M. V. Meraviglia. Sistemi motori: nuovi paradigmi di apprendimento e comunicazione. Springer. 2012.

(9) A. Franchi. Attività fisiche adattate. De Agostini. Pisa. 2018.

(10) P. Souchard. Deformazioni morfologiche della colonna vertebrale: trattamento fisioterapico in Rieducazione Posturale Globale-RPG. Edra. 2016.

(11) I. A. Kapanji. Fisiologia articolare: schemi commentati di meccanica umana. Volume III. Marrapese editore-Demi s.r.l. 1983.

(12) A. Pizzi, P. Incardona e M. A. Nifosì. Attività motoria, benessere e salute. Attività motoria preventiva, compensativa adattata e fitness. Pisa University Press. 2016. (13) K. H. Graham, Selber P. Musculoskeletal aspects of cerebral palsy.

J Bone Joint Surg Br. March. 2003.

(14) D. S Reddihough and K. J. Collins. Reddihough and Collins: The epidemiology and causes of cerebral palsy. Aust J Physiother. 2003.

(15) P. Rosenbaum, N. Paneth et al. A report: the definition and classification of cerebral palsy. Dev Med Child Neurol Suppl. April. 2006.

34

(16) M. W. Jones, E. Morgan, J. E. Shelton & C. Thorogood. Cerebral Palsy: Introduction and Diagnosis (Part I). J Pediatr Health Care. May-Jun. 2007.

(17) I. Novak. Evidence-Based Diagnosis, Health Care, and Rehabilitation for Children with Cerebral Palsy. Journal of Child Neurology. June 2014.

(18) F. Farina, T. Barni, A. Di Baldassarre et al. Anatomia dell’apparato locomotore. EdiSES s.r.l. 2008.

(19) G. Borelli, R. Neviani et al. La fisioterapia nella paralisi cerebrale infantile. Springer. 2013.

Documenti correlati