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The Description of Venice:

Nel documento Moryson's Venice (pagine 58-65)

struttura, caratteristiche e fonti documentarie.

La descrizione di Venezia costituisce la parte più consistente del primo capitolo del secondo libro della prima delle quattro sezioni che compone l’Itinerary.

Tuttavia il termine “description” indica qualcosa in più che una semplice descrizione, è piuttosto una vera e propria forma letteraria a sé stante, con una lunga sezione di carattere descrittivo.

Come si è visto, Moryson raggiunse Padova nel 1593, iscrivendosi nello stesso anno all’università, e visitò per la prima volta Venezia l’anno seguente. Avrebbe dunque potuto, come i molti viaggiatori che lo precedettero, offrire una relazione sulla città fondata sulla sua esperienza di viaggio diretta, raccontando dei luoghi e dei monumenti che aveva visitato personalmente.

Ciononostante Moryson decide di descrivere la città secondo una struttura e delle modalità rispondenti ad uno schema fisso, col chiaro intento di costituire se non un vero e proprio genere letterario, una forma letteraria istituzionalizzata da applicare in maniera sistematica.

Ciò è facilmente comprovabile non solo da un’analisi critica e strutturale del testo, ma anche dall’utilizzo dall’ampio utilizzo che ne viene fatto in tutta la prima parte dell’Itinerary: infatti questa modalità descrittiva non è soggetta ad un utilizzo episodico, bensì si ripete modularmente per tutte le città visitate di maggior rilievo.

Questa forma descrittiva si compone di una serie elementi che, per quanto nel corso dell’Itinerary sia inevitabilmente soggetta a variazioni a seconda delle fonti e della documentazione di volta in volta a disposizione, formano un quadro organico.

Elemento fondante di questa struttura è innanzitutto l’importanza conferita all’inquadramento geografico della città. Ogni description si apre con una puntigliosa descrizione topografica e quindi in primo luogo con la definizione dei confini della città oggetto d’analisi e dei suoi territori.

T.8: Cartina di Napoli e i suoi territori contenuta nell’Itynerary.

molto rigoroso e dettagliato. Ad esempio, ogni qualvolta gli è possibile si serve di una cartina geografica, che ripropone e utilizza nel testo secondo uno schema fisso. La cartina contiene delle lettere alfabetiche indicanti alcuni degli elementi costitutivi della città o del suo contesto, che vengono poi riportati nel testo e utilizzati da punti riferimento per il lettore.

Raffrontando la cartina di Napoli e le due pagine di descrizione riportate nelle tavole 8 e 9 con quelle relative a Venezia, contenute nella Description, si può notare anche a colpo d’occhio come ricorra uno schema introduttivo fisso per la descrizione geografica generale delle città. Questo perché nel convincimento di Moryson un viaggiatore deve in primo luogo avere ben chiara la topografia delle città va a visitare: si tratta del primo prerequisito di ogni buon “umanista”.

Si noti anche come la stessa scelta delle cartine non sia acritica. La cartina di Venezia riportata nell’Itinerary ad esempio, per quanto molto stilizzata, è offre i principali riferimenti per orientarsi nella città, esemplificati alfabeticamente.92.

La grandissima importanza conferita nelle descriptions alla necessità di orientare dettagliatamente il lettore-viaggiatore nel tessuto geografico della città, anche tramite l’utilizzo di importanti fonti documentarie, è chiaramente il frutto della precisa elaborazione di una vera e propria filosofia di viaggio. Si tratta di una pratica che trova il suo più diretto antecedente, nonché modello dichiarato nel De Chorographia di Pomponio Mela, trattato geografico latino che ebbe grande fortuna e molta diffusione

proprio durante tutto l’Umanesimo e che ebbe poi un ruolo di immensa importanza nel condizionare il dibattito della critica teorica di viaggio inglese del Seicento.

E’ dunque questo il primo di una lunga serie di fattori che colloca la forma della description nel solco della teoria critica, argomento che di cui si tratterà ampiamente e in maniera approfondita in un capitolo specifico93.

Sempre secondo una precisa logica l’argomento successivo è una breve storia della 92 C’è forse da chiedersi come mai non abbia riportato la veduta di Jacopo de’ Barbari, cioè nella

fattispecie la più importante cartina di Venezia disponibile all’epoca. Sulla cartina di De Barbari è stato tra l’altro fatto di recente uno splendido studio, ad opera dell’università di architettura di Venezia, a cui si rimanda per aver un’idea precisa dell’importanza e dell’autorità dell’oggetto. AA.VV. Venezia città mirabile. Guida alla veduta prospettica di Jacopo De' Barbari, Sommacampagna, Cierre Edizioni, 2009.

città dalle sue origini al presente, che non ha solo funzione di inquadramento storico, ma persegue anche l’obbiettivo di motivarne storicamente le specificità architettoniche, amministrative e politiche.

Nel caso di Venezia questo aspetto assume un rilievo speciale per la particolarità della città, del suo sito e delle dinamiche storiche della sua fondazione.

Segue poi nella description di Venezia un paragrafo relativo alla forma di governo e alla sua evoluzione, trattata anche questa in relazione alla sua realtà storica e geografica: abitate in principio singolarmente per sfuggire ai barbari, le isole della laguna furono poi unite nel corso del tempo in una forma di governo che trovò il suo luogo esecutivo preminente nell’isola di Rialto.

Come seguisse un graduale e progressivo restringimento del campo visivo, il testo opera poi una descrizione generale della città, non solo topograficamente, ma trattando anche una serie di elementi interconnessi che fungono anch’essi da prerequisito: struttura, forma e confini della città, informazioni sulla mobilità, notazioni di carattere climatico, tipologie umane e stile di vita e via dicendo.

Il campo visivo della descrizione si restringe ulteriormente con la definizione dei diversi settori della città, poi presi puntualmente in analisi uno per volta. Nel caso di Venezia, la divisione settoriale che riporta è quella dei “sestieri”, la stessa che la città conserva tutt’oggi. La descrizione minuta dei singoli sestieri che segue prende il via dal sestiere più importante, quello di San Marco, dove risiedono il Doge e gran parte della macchina politica e amministrativa della città. Seguono poi gli altri sestieri secondo uno schema che, bipartita la città in due macroparti divise dal Canal Grande, procede per adiacenza dei settori, trattando prima quelli “da questa parte del canale” e poi quelli situati “al di là del canale”. Nell’ordine: San Marco, Castello, Cannaregio, San Polo, Santa Croce, Dorsoduro.

Nella trattazione dei vari settori della città Moryson annota tutto ciò ritiene abbia rilevanza, seguendo un metro di giudizio proprio anch’esso della teoria di viaggio. I passi si traducono di conseguenza in una compilazione impegnativa e molto rigorosa che assume a tratti, proprio in virtù della rigorosa precisione metodologica perseguita, quasi l’aspetto di un elenco delle cose notabili da visionare: monumenti, ponti, chiese e

edifici particolari e via dicendo. Inoltre degli edifici descrive minutamente anche il contenuto, elencando un’altra serie nutrita di elementi: quadri, pale, affreschi, stanze, sculture, dipinti, candelabri, etc. Il rigore elencativo che anima queste descrizioni certamente manca di trasporto e può in ampie porzioni di queste pagine apparire quasi pedante. Tuttavia anche in questo caso la sua ragion d’essere è da ricercarsi nella fervida adesione ai precetti di una teoria di viaggio che, come si vedrà, prescrive non solo di studiare e vedere in prima persona, ma anche di tener conto con rigore di tutti questi aspetti nei propri resoconti94.

Seguono poi delle descrizioni tematiche, nelle quali vengono presi in oggetto tutte le strutture e i monumenti di maggior importanza: le scuole grandi, i mercati, le prigioni, gli ospedali, la zecca, il ghetto e così via. Spesso queste descrizioni offrono anche lo spunto per accennare riflessioni di maggior respiro. Così ad esempio la descrizione del Arsenale, la cui imponenza lo stupisce particolarmente, è occasione per fornire un’idea della potenza militare della Serenissima e della sua gestione, che sarà poi addirittura oggetto di una capitolo specifico della quarta sezione (tavole da 10 a 13). E così per molti edifici o strutture: il ghetto diventa lo specchio di come Venezia tratti amministrativamente e giudiziariamente le minoranze, le biblioteche pubbliche manifesto della politica culturale e quelle private della cortesia boriosa con la quale i nobili veneziani le mostrano volentieri a qualsiasi straniero per esibire la loro magnificenza; o ancora la descrizione dei mercati, che offre la possibilità di descrivere i costumi e le abitudini delle diverse classi sociali della città.

Tuttavia, anche in questo, conformemente alle indicazioni dei principali trattati di teoria di viaggio coevi, che prescrivevano di mantenere un alto grado di oggettività nella descrizione degli aspetti suddetti, il giudizio e l’apporto personale rimangono contenuti nella fattualità del dato, risultando spesso quasi da inferire.

E’ molto rigorosa anche la selezione dell’ordine di queste descrizioni tematiche: prendono infatti il via da argomenti di natura oggettuale, come mercati, edifici, monumenti, per poi prendere in analisi tematiche progressivamente sempre più connesse al costume, alla società e alla cultura della città e dei suoi abitanti.

T.10: Arsenale di Venezia, ampliamento della Darsena Nuovissima, 1473.

T.11: Sopra, galea da guerra veneziana, XV secolo. T.13: Antico Arsenale, Jacopo de Barbari, 1500. T.12: Sotto, galea veneziana del XVI secolo.

Così l’ammontare di informazioni fornito si arricchisce di curiosità e di elementi della quotidianità della vita dei cittadini, come ad esempio la dieta e il vestiario, le case nobiliari e il loro arredamento.

La description si chiude con un riepilogo degli argomenti trattati, nel quale l’autore tira le somme sulla situazione della città, ricapitolando gli argomenti più importanti e elencando i vantaggi e le cose che la città offre o può vantare.

Se è evidente che Venezia fosse una città che ha fatto breccia nell’animo di Moryson, lo si desume proprio dalla conclusione della sua descrizione: si tratta infatti di compendio molto vario che comprende informazioni che vanno dalla disponibilità e convenienza economica degli ostelli alla diversità e abbondanza degli alimenti disponibili, dalla liberalità della società alla immenso numero di personalità importanti che la città ha partorito, passando per la morbidezza del clima.

Un paragrafo conclusivo che nel caso della descrizione di Venezia assume i toni entusiastici dell’elogio, in un crescendo mitizzante estremamente aderente a un particolare genere della trattatistica, quello della cosiddetta Laus Urbis.

Tuttavia quest’encomio non è frutto solo della passione di un viaggiatore per una delle città più importanti d’Europa, è anche, come avrà modo di dimostrare, il risultato logico di una precisa politica dell’immagine operata dalla Serenissima e culminata nella Venezia, città nobilissima del Sansovino, sulla cui Laus Urbis questo passo è significativamente modellato95.

Nel documento Moryson's Venice (pagine 58-65)