Blood Meridian o The Evening Redness in the West74, tradotto in italiano come Meridiano di sangue o Rosso di sera nel West, pubblicato per la prima volta nel 1985 è il quinto romanzo dello scrittore statunitense Cormac McCarthy (1933 - ) e, ad oggi, viene considerato il suo capolavoro.
Il romanzo è ambientato lungo la frontiera tra gli Stati Uniti e il Texas tra il 1849 e il 1868 e ci racconta le vicende di un adolescente non meglio identificato se non con il nomignolo di The Kid che decide di scappare di fuggire dal Tennessee e da un padre alcolizzato e di iniziare a vagabondare fra gli stati del sud degli Stati Uniti. Quello che incontriamo è un ragazzino “pale and thin, he wears a thin and ragged linen shirt. […] He can neither read nor write and in him broods already a taste of mindless violence. All history present in that visage, thre child the father of the man.”75[p. 3], un
giovanotto che già all'età di quattordici anni ha alle spalle una vita segnata dall'abbandono materno76, dagli stenti e dal rapporto con un padre
alcolizzato che lo incolpa della morte della moglie.
Dopo un anno di vagabondaggio e due pallottole che gli colpiscono il tronco, The Kid arriva a Nacogdoches77 dove per la prima volta incontra
una delle altre due grandi figure del romanzo: quella del Giudice Holden 74 L'edizione in lingua inglese che è stata scelta per questo lavoro e da cui sono tratte tutte le
citazioni in lingua originale è: McCarthy Cormac, Blood Meridian or The Evening Redness in the west, Picador Classic, Picador, London, 2015. Per quanto riguarda la traduzione in italiano, ho deciso di fare affidamento su quella di Raul Montnari in McCarthy Cormac, Meridiano di sangue o Rosso di sera nel West, Super ET, Giulio Einaudi editore s.p.a., Torino, 2014 75 "È pallido e magro, indossa una camicia di lino lisa e sbrindellata. [...] Non sa leggere né
scrivere, e già gli cova dentro un gusto per la violenza insensata. C'è tutta la storia in quel volto, il ragazzo padre dell'uomo." p. 5
76 Nella prima pagina ci viene raccontato che la madre del ragazzo è morta di parto al momento di darlo alla luce
che sta falsamente accusando un predicatore, il reverendo Green, di aver avuto rapporti sessuali con una capra e una ragazzina di undici anni.
Poco dopo il ragazzino decide di arruolarsi in una banda di filibustieri al seguito del capitano White, ma appena passata la frontiera con il Messico vengono attaccati da un gruppo di guerrieri Comanche78, The Kid è l'unico
sopravvissuto e viene arrestato. Mentre si trova in prigione il ragazzo incontra Toadvine, un uomo con il quale già in passato aveva avuto una sorta di incontro-scontro e col quale adesso instaura un rapporto tale da sembrar essere ciò che c'è di più vicino a una vera e propria amicizia in tutto il romanzo. È proprio costui che lo convince ad unirsi alla banda del capitano John Joel Glanton79 (1819 – 1850) che in quel giorno è arrivato
nella città di Chihuahua, nella quale essi si trovano imprigionati, per festeggiare la vittoria su una non meglio specificata tribù di nativi americani. Per quanto riguarda il personaggio di Glanton vorrei evidenziare il fatto che esso non è stato completamente creato dalla mente dell'autore, ma si tratta di una rielaborazione di una figura storicamente esistita, per la caratterizzazione e le azioni del quale lo scrittore si è basato sul libro di memorie My confession di S. Chamberlain80, membro della sopracitata
banda.
È questa decisione che dà il via alla parte centrale della narrazione. I 78 I Comanche sono una popolazione di nativi americani, stanziata in epoca storica nella
Comancheria, territorio che comprende attualmente l'este del Nuovo Messico, sud-est del Colorado e del Kansas, tutto l'Oklahoma e buona parte del Texas occidentale. Si calcola che la popolazione totale Comanche abbia raggiunto nel passato le 20.000 unità. Oggi la Nazione Comanche conta circa 10.000 membri, circa la metà abita nell'Oklahoma, l'altra metà nel Texas, California e Nuovo Messico.
79 John Joel Glanton (1819 – 1850) fu uno dei primi coloni del Texas Meesicano, un combattente per l'autonomia texana e, più tardi, un Ranger del Texas. Dopo la guerra messico-americana (1846 – 1848) divenne un soldato di ventura e mercenaio e guidò la famigerata banda di cacciatori di scalpi che da lui prende il nome e che operò nel sud-ovest degli Stati Uniti. Per una biografia più dettagliata rimando a https://en.wikipedia.org/wiki/John_Joel_Glanton 80 Samuel E. Chamberlain (27 Novembre 1829 – 10 Novembre 1908) fu un soldato americano, pittore e scrittore che viaggiò attraverso il sud-ovest degli Stati uniti e il Messico durante la metà del diciannovesimo secolo. Tra il 1855 e il 1861 scrisse My confession: The Recollection of a Rouge, uno straziante racconto autobiografico sul suo servizio nella guerra messico- americana e sulle sue avventure con la Banda Glanton.
capitoli si susseguono nel raccontarci le avventure di The Kid assieme alla brigata che “è votata a una violenza cieca e incontrollabile: pagata per scalpare indiani, non disdegna di decapitare, mutilare e sterminare chiunque gli capiti a tiro, dimostrando un'inconsulta crudeltà”81, nessuno è al sicuro
quando li incontra, perfino gruppi isolati di soldati vengono uccisi e depredati dei pochi averi; nulla è sacro e inviolabile, nemmeno una chiesa e ancor di meno la vita umana: “Many of the people had been running toward the church where they knelt clutching the altar and from this refuge they were dragged howling one by one and one by one they were slain and scalped in the chancel floor.”82 [p. 191]
Il loro viaggio senza meta prosegue lasciandosi dietro una scia di sangue e in un continuo crescendo di tensione il Giudice Holden, a seguito della morte del capitano Glanton, riesce a prendere l'effettivo comando degli uomini e a portarli in salvo con una geniale idea quando si ritrovano circondati dagli indiani. In seguito a questa esperienza i banditi decidono di insediarsi in un traghetto sul fiume Gila, vicino a Yuma, in Arizona, dove, con minacce, sottopongono i viaggiatori a continue estorsioni di denaro e preziosi. Nemmeno qui, però, sono al sicuro e infatti vengono attaccati sia dall'esercito degli Stati Uniti che da una tribù Yuma83 che avevano in
precedenza cercato di annientare.
Sfuggito all'ennesimo massacro The Kid decide di fuggire assieme a Toadvine e Tobin e riprendere il vagabondare lungo la frontiera tra Messico e Texas ed è in mezzo al deserto che essi vedono “the judge and the imbecile. They were both of them naked and they neared through the desert 81 Caputo M., Meridiano di sangue: tra giudici che praticano il male e giudici che lo narrano in
Il gioco per eccellenza. Cinquant'anni di Cormac McCarthy, pp. 61-76 a cura di Lonati F. e Segago G., Sedizioni, Diego Dejaco edizioni, Mergozzo, 2017, p. 62
82 "Molti erano corsi in chiesa per inginocchiarsi abbracciando l'altare, e da questo rifugio vennero trascinati via urlanti uno dopo l'altro e uno dopo l'altro furono massacrati e scalpati sul pavimento del coro." p. 163
83 I Quechan, meglio conosciuti come Yuma o Yumann, ma anche come Kwtsan, sono una tribù di nativi americani che attualmente vivono nella Riserva di Forte Yuma in Arizona. I Quechan parlano la Lingua Quechan facente parte della famiglia linguistica delle Lingue Yumane.
dawn like begins of a mode little more than tangential to the world at large, their figures now quick with clarity and now fugitive in the strangerness of that same light. Like things whose very portent renders them ambiguous. Like things so charged with meaning that their forms are dimmed. The three at the well watchd mutely this transit out of the breaking day and even though there was no longer any question as to what it was that approached yet none would name it. They lumbered on, the judge a pale pink beneath his tale of dust like something newly born, the imbecile much the darker, lurching together across the pan at very extremes of exile like some scurrilous king stripped of his vestiture and driven together with his fool into the wilderness to die.”84 [p. 297]. Questa descrizione ci offre
un'immagine del giudice in tutto il suo essere figura “allucinata e allucinante”85 come lo definisce Matteo Caputo nel suo intervento durante
la conferenza organizzata a Brescia da Franco Lonati e Giulio Segato in occasione del cinquantenario dell'esordio di McCarthy e i cui risultati sono poi stati riuniti nella raccolta di saggi intitolata Il gioco per eccellenza.
Cinquant'anni di Cormac McCarthy. Holden ci appare come un essere non
completamente umano, come se condividesse la sua natura di uomo con qualcosa di altro, qualcosa di superiore, qualcosa che, nonostante The Kid lo desideri molto, non riesce a trovare il coraggio di ucciderlo, nemmeno nel momento il cui lo ha perfettamente sotto tiro e lo stesso giudice sembra sfidarlo, spronarlo a premere il grilletto.
84 "il giudice e l'idiota. Entrambi nudi, si avvicinavano nell'alba del deserto come esseri usciti da una dimensione poco più che tangenziale del mondo, e le loro figure ora apparivano chiare e vive ora si confondevano nell'estraneità di quella medesima luce. Come cose tanto prodigiose da essere per questo ambigue. Come cose tanto cariche di significato che le loro forme ne erano oscurate. I tre al pozzo guardarono in silenzio il tragitto delle figure alla luce del giorno nascente, e anche se non c'erano più dubbi su cosa fosse ciò che si stava avvicinando nessuno di loro ne pronunciò il nome. Avanzavano pesantemente, il giudice di un colore rosa chiaro sotto la polvere che lo incipriava, come una creatura appena nata, l'idiota molto più scuro, e camminavano insieme barcollando attraverso la conca ai limiti estremi dell'esilio, come un barbaro re detronizzato e mandato a morire in quella distesa desolata insieme al suo buffone.” p. 251
Abbandonato Toadvine morente e scampato dalle grinfie di Holden, il ragazzo continua a vagare fino a quando finisce a Fort Griffin, dove ritrova quest'ultimo e in una scena grottesca, tra orsi, prostitute e ubriachi, sembra che il nostro ragazzo venga ucciso nella latrina di una bettola dallo stesso giudice che nella scena finale vediamo esibirsi in una danza oscena.
"In the dawn there is a man progressing over the plain by means of holes which he is making in the ground. He uses an implement with two handles and he chucks it into the hole and he enkindles the stone in the hole with his steel hole by hole striking the fire out of the rock which God has put there. One the plain behind him are the wanderers in search of bones and those who do not search and they move haltingly in the light like mechanism whose movements are monitored with escapement and pallet so that they appear restrained by a prudence or reflectiveness which has no inner reality and they cross in their progress one by one that track of holes that runs to the rim of the visible ground and which seems less the pursuit of some continuance than the verification of a principle, a validation of sequence and causality as if each round and perfect hole owed its existence to the one before it on that prairie upon which are the bones and the gatherers of bones and those who do not gather. He strikes fire in the hole and draws out his steel. Then they all move again.”86
Sicuramente il passaggio più enigmatico di tutto il romanzo, nel quale di certo non mancano momenti nei quali le leggi del mondo reale sembrano venire sospese, per lasciare posto ad altre leggi e ad altri mondi, è l'epilogo. In queste poche righe vediamo un uomo che scava buche nel terreno e dalle quali, aiutandosi con uno strumento a due mani non meglio identificato, trae delle scintille le quali attirano tutti gli uomini nei paraggi, buco dopo buco. Dietro di lui camminano alcuni uomini, divisi in 2 categorie: coloro che 86 "Nell'alba un uomo avanza sulla pianura praticando buchi nel terreno. Usa uno strumento con
due manici, lo infila nel buco e col suo acciarino fa scintillare la pietra nel buco, traendo fuoco dalla roccia che Dio ha collocato in quel posto, buco dopo buco. Sulla pianura alle sue spalle ci sono quelli che vagano in cerca di ossa e quelli che non le cercano, e si spostano vacillando nella luce come meccanismi ad orologeria, in modo tale che paiono frenati da una prudenza o una cautela che non sono reali in sé, e così avanzano uno dopo l'altro attraversando quella traccia di buchi che corre fino all'estremo margine del terreno visibile, e che sembra meno la ricerca di una continuità che non la verifica di un principio, una ratifica di sequenza e causalità, come se ognuno di quei buchi rotondi e perfetti dovesse la propria esistenza a quello che lo precede, nella prateria sulla quale ci sono le ossa e i raccoglitori d'ossa e quelli che non le raccolgono. L'uomo fa sprizzare il fuoco nel buco d estrae l'acciarino. Poi tutti riprendono il cammino.”
raccolgono le ossa e coloro che non lo fanno.
Molti critici hanno provato a cimentarsi nella spiegazione di questa pagina, delle azioni che compie il viandante e di quelle di coloro che lo seguono. Si è ipotizzato che i cercatori di ossa sono coloro che cercano quelle dei bisonti destinate a diventare concime per i campi, mentre gli altri sono coloro che cercano pelli che ormai non si trovano più; a questo proposito Sepich e Shaw ricordano che nel 1878, anno in cui si conclude il romanzo, i bisonti sono massacrati, il commercio delle pelli è concluso e gli indiani, che si nutrivano della loro carne e si vestivano delle loro pelli, sono stati ormai sterminati.
Harol Bloom87 vede, invece, nella figura del viandante solitario un Nuovo
Prometeo che tenta di innalzarsi contro il male e le ingiustizie, che potrebbe un giorno sfidare il giudice Holden e magari sconfiggerlo. Allo stesso tempo, però, questa prometeica figura è inscritta in un deserto disseminato di ossa, come se l'autore volesse renderla marginale, solitaria e impotente a muoversi in un mondo nel quale non c'è più nulla da salvare.
Scrittura e stile narrativo
Il romanzo meccartiano è interessante sotto diversi punti di vista e uno fra tanti è quello dello stile utilizzato. Esso è caratterizzato in primo luogo da una grande attenzione per i dettagli, il che ha portato il critico irlandese Denis Donoghue a definirlo come uno stile “dutch”, olandese, in riferimento alla definizione che ne viene data da Svetlana Alpers nel suo saggio The Art of Describing88 e secondo la quale esso si caratterizza, così
come un dipinto olandese, dal fatto che “gives the look of things and assumes that that is enough; it does not incite the mind's eye to go beyond 87 Josyph P., Tragic Ecstasy: A Conversation with Harold Bloom about Cormac McCarthy's
Blood Meridian, in "Southwestern American Litarature", vol. 26, n° 1 (2000), Center for the Study of the Southwest, Texas State University, Austin, 2000
or through the canvas to divine a story behind it.”89. Peculiarità di questa
tecnica stilistica è il fatto che la sovrabbondanza di dettagli non ha solamente una funzione descrittiva, ma, nell'economia del romanzo, essa porta il lettore a focalizzarsi sempre più su questi ultimi che, a volte, prendono addirittura il sopravvento sulla figura d'insieme e, in un certo senso, ammortizzano l'impatto che la violenza e la brutalità delle situazioni presentate potrebbero avere sui lettori.
Anche il critico e professore americano Steven Shaviro nella sua lettura di
Blood Meridian si è interessato di questo aspetto del romanzo. Egli afferma
che “the language of Blood Meridian caresses the harsh desert landscape, slides amorously over its surface. The language of Blood Meridian is not primarily mimetic, as in classical models of the novel; but neither is it turned inward to thought or back upon itself, as is canonically the case with modernist text. It is rather continually outside itself, in intimate contact with the world in a powerfully nonrepresentational way. McCarthy's writing is so closely intertwined with the surfaces of the earth and he depths of the cosmos that it cannot be disentangled from them.”90 Shaviro pone quindi
l'accento sulla forte connotazione materiale e non intimistica dello scrivere maccartiano; esso sembra nascere assieme alle situazioni e agli scenari che racconta come se fosse inscritto nella roccia e nel cielo, nel vero corpo materiale del mondo.
89 Donoghue D., Reading Blood Meridian in "The Sewanee Review", vol. 105, No 3 (Summer, 1997), pp. 401 – 418, The Johns Hopkins University Press, Baltimora, 1997
Trad: "dà l'aspetto esteriore delle cose e presume che sia sufficiente; non incita l'occhio della mente ad andare oltre o attraverso la tela per indovinare una storia al di là." p. 403
90 Shaviro, S., "The very Life of the Darkness" A reading of Blood Meridian in Perspectives on Cormac McCarthy, a cura di Arnold E.T. E Luce D.C.., pp. 145 – 157, University press of Mississippi, Jackson, 1999
Trad: "Il linguaggio di Meridiano di sangue accarezza il duro paesaggio desertico, scorre amorosamente sulla sua superficie. Il linguaggio di Meridiano di sangue non è primariamente mimetico, come nei classici modelli del romanzo; ma nemmeno svolta verso l'interno per riflettere su se stesso, come è, canonicamente, nel caso dei testi modernisti. È piuttosto continuamente fuori da se stesso, in intimo contatto con il mondo in un modo fortemente non- rappresentativo. La scrittura di McCarthy è così strettamente intrecciata con la superficie della terra e la profondità del cosmo e non può essere staccata da ciò.” p. 153
“Minute details and impalpable qualities are registred with such precision that the prejudices of anthropocentric perceptions are disqualified. The eye no longer constitutes the axis of vision. We are given instead a kind of perception before or beyond the human. This is not a perspective upon the world, and not a vision that intends its object: but an immanent perspective that already is the world, and a primordial visibility, a luminescence, that is indifferent to our acts of vision because it is always passively at work in whatever objects we may or may not happen to look at.”91.
La prosa di McCarthy, paradossalmente, non ha come suo destinatario il lettore dell'opera, né vuole significare qualcosa, ma essa è già qualcosa, rappresenta in se stessa il proprio mondo. Essa nasce da un determinato mondo, quello della frontiera di metà Ottocento, e ci parla di quel mondo, non potrebbe parlarci di altro perché, così come le rocce e la terra del deserto sono elementi propri e fondanti di quel paesaggio, allo stesso modo anche la lingua utilizzata dall'autore statunitense sembra nascere assieme a quello stesso scenario.
The Kid
Protagonista del romanzo è un ragazzo non meglio identificato se non con il nomignolo di The Kid, letteralmente “il bambino” in italiano. Questo soprannome si può definire come un nome parlante, di fatto esso ci vuole dire qualcosa del personaggio che lo porta, e cioè vuole porre l'accento sulla sua giovane età, situandolo ancora di più in contrapposizione con gli altri membri della banda e, più di tutti, con il giudice Holden.
Questo nome però si ricollega anche alla tradizione dei pistoleri della frontiera attraverso il richiamo, ad esempio, al personaggio storico di Billy 91 Shaviro S., Op. cit.
Trad: "Minuti dettagli e qualità impalpabili sono riportati con una così grande precisione che i pregiudizi delle percezioni antropocentriche sono interdetti. L'occhio non costituisce più l'asse