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Questi non sono tempi adatti agli innocenti Piacere del male in A Clockwork Orange, Blood Meridian e American Psycho

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Indice generale

Introduzione...4 Capitolo I A Clockwork Orange...11 Il Nadsat...15 Lo Stato...22 Alexander...26

Coscienza e piacere del male...33

A clockwork Orange e Stanley Kubrick...44

Capitolo II Blood Meridian...48

Scrittura e stile narrativo...53

The Kid...55

Il giudice Holden: tra realtà e romanzo...60

Il Giudice Holden: un Satana moderno?...63

Coscienza e piacere del male...76

Capitolo III American Psycho...84

Ripetitività e interscambiabilità...88

Incomunicabilità ...100

Coscienza e piacere del male...106

Conclusioni...120

Bibliografia...126

Sitografia...131

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Introduzione

Fin dalla sua nascita la letteratura è stato il luogo nel quale l'uomo era libero di esprimere quegli istinti e quelle attitudini che non si sarebbero potute esprimere altrettanto liberamente all'interno della società, prima tra tutti quella del Male.

Volendo dare una definizione generale e generica di Male potremmo dire che esso è tutto ciò che i codici morali vigenti in una determinata società reputano moralmente negativo e due sono le pulsioni che ricevono questo trattamento nella gran parte delle società umane: quelle aggressive, in special modo quelle ingiustificabili e slegate dalla cosiddetta lotta per la sopravvivenza, e quelle sessuali, da sempre considerate un tabù.

Sulle pulsioni sessuali si è concentrata una parte degli studi di Sigmund Freud (1856 – 1939); egli definisce la libido come “analoga alla fame in generale, la libido designa la forza con la quale si manifesta l'istinto sessuale, come la fame designa la forza con la quale si manifesta l'istinto di assorbimento del nutrimento”1. Essa è quindi la manifestazione di un istinto

naturale presente nell'uomo, ma che, molto spesso, è in contrasto con i valori e le esigenze etiche delle società cristiane, occidentali e contemporanee di conseguenza esse vengono spesso represse e censurate dalla morale comune.

A tal proposito, il critico Francesco Orlando (1934 – 2010) sostiene che la letteratura sia la sede di "un ritorno del represso reso fruibile per una pluralità sociale di uomini, ma reso innocuo dalla sublimazione e dalla finzione"2; essa è, cioé, il luogo nel quale si possono esprimere apertamente

quelle istanze considerate pericolose e che sia la società sia l'uomo tendono a reprimere poichè esse vengono filtrate dalla finzione letteraria che le rende innocue e socialmente accettabili.

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Questo mio lavoro di tesi vuole soffermarsi non tanto sul male in generale nella storia della letteratura quanto sul piacere del Male, in special modo nell'ambito della narrativa novecentesca. Per comprendere a pieno la rappresentazione che ne viene data ritengo sia necessario fare un passo indietro e partire da un'antica polemica teologica che ha segnato profondamente la concezione moderna del piacere del Male nell'ambito del Cristianesimo: quella tra il filosofo, vescovo e teologo romano Agostino d'Ippona (354 – 430) e il monaco cristiano e teologo britannico Pelagio (360 – 420). La loro diatriba verteva sul problema del peccato originale e del libero arbitrio: il monaco inglese sosteneva che la decisione di Adamo ed Eva di mangiare il frutto proibito nel giardino dell'Eden fu solamente dei progenitori e che il peccato da loro commesso non era, quindi, trasmissibile a tutta l'umanità dal momento che ogni uomo è responsabile delle proprie azioni e non quelle di altri e che l'anima, creata da Dio, fosse caricata di un peccato non commesso personalmente. Sosteneva, di conseguenza, che attraverso il libero arbitrio gli uomini possono evitare il peccato e giungere alla salvezza eterna senza la necessità dell'intervento della Grazie divina, in tal modo viene eliminata anche la teoria della predestinazione dell'uomo. Agostino, al contrario, sosteneva che la natura umana fosse stata irrimediabilmente guastata dal peccato originale, che con Adamo ed Eva avesse peccato anche l'umanità intera e che nessuno membro di essa può essere sottratto alla dovuta punizione, se non dalla misericordia e dalla non dovuta grazia di Dio. Egli sosteneva infatti che il primo libero arbitrio, dato ad Adamo, consisteva nel posse non peccare, cioè nel “poter non peccare”. Perduta questa libertà per la colpa originaria, che costringe l'uomo a non

posse non peccare, a “non poter non peccare”, ed essendosi infiacchita la

sua volontà, l'uomo può vincere il peccato solo grazie all'intervento divino. La disputa, che vide prevalere la posizione agostiniana, è stata fondamentale per la storia della cultura e letteratura occidentale poiché, con

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la sua visione del peccato e della Grazia, Agostino è colui che fonda il senso del peccato: egli assolutizza il male e lo interiorizza. Come afferma il professor Stefano Brugnolo nella sua Introduzione nel secondo tomo de Il

piacere del male. Le rappresentazioni letterarie di un'antinomia morale (1500 – 200) questo fu uno dei passi fondamentali per la nascita di una

condizione sociale nella quale è possibile parlare di piacere del male e cioè:

"[...] quella sensazione “perversa” e fine a sé stessa che si prova allorché si commette un'azione proibita per il gusto di violare un'interdetto, di cui pure si riconosce la validità: “Dicat tibi nunc ecco cor meum, quid ibi quaerebart, ut esse gratis malus et malitiae meae causa nulla esset nisi malitia"3, dice Agostino a proposito di un banale

furto di pere. Si tratta in altre parole di un piacere che deriva dal gusto di sfidare una legge morale profondamente assimilata, è anche per questo che per Agostino e poi per Lutero il peccatore “forte” è più vicino al bene di quanto lo sia l'ottuso malvagio.”4

Le istanze rappresentate da Pelagio, che tendevano a valorizzare la natura umana, non vennero mai del tutto cancellate, ma al contrario già durante l'Umanesimo e il Rinascimento esse cominciarono a riemergere prepotentemente fino ad ottenere la grande rivincita con il filosofo francese Jean-Jacques Rousseau (1712 – 1778) il quale sosteneva che l'uomo nasce naturalmente portato al bene , ma viene corrotto dalla civiltà.

Grazie a Rousseau e alle sue idee di stampo pelagiano si ha una svolta epocale; infatti, dopo secoli nei quali ai grandi malvagi era consentito esercitare un certo fascino sui lettori a patto di essere stato anticipatamente biasimato, ad esempio il Satana protagonista di Paradise Lost di Milton, adesso essi sono apertamente proposti all'identificazione, in quanto neppure i grandi malvagi sono intrinsecamente e originariamente cattivi. Personaggi di questo tipo nascono in realtà come predisposti al bene e in un secondo 3 Agostino d'Ippona, Confessioni, II, 4

Trad di Brugnolo. S.: "Quello che amai non era l'oggetto per cui mi annientavo, ma il mio annintamento in se stesso."

4 Brugnolo, S. Introduzione in Il piacere del male nella letteratura del Novecento in Il piacere del male. Le rappresentazioni letterarie di un'antinomia morale (1500 – 200), Tomo II, a cura di Petromarchi L., Brugnolo S., pp 255 – 266, Pacini editore, Pisa, 2018, pp. 255 - 256

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tempo essi sono stati corrotti dalle circostanze che li hanno costretti a compiere delle azioni malvagie. Come sottotesto a questa visione si potrebbe intendere il fatto che una volta che la società corruttrice sarà riformata allora il male verrà estirpato dal mondo.

"In un certo senso è come se il pelagianesimo, in una versione laica e progressista, fosse andato ora al potere. Ora, siccome la grande letteratura veicola sempre un ritorno del represso rispetto all'ideologia dominante, non è sorprendente che essa si farà spesso portavoce di una sorta di paradossale anti-pelagianesimo, e cioè di una visione dell'uomo provocatoriamente progressista.”5

Per comprendere lo sviluppo del tema del piacere del male in letteratura bisogna, inoltre, tenere a mente quanto sostenuto da Georges Bataille (1897 – 1962) nel suo saggio proprio dedicato a La letteratura e il male6: non esiste desiderio se non sulla base di un grande interdetto, di un divieto al quale si riconosce una certa validità e, di conseguenza, solamente gli scrittori che hanno un'idea di Bene molto forte possono creare una convincete rappresentazione del Male, capace di indurre il lettore a una vera e profonda identificazione. Di conseguenza, parafrasando le parole di Bataille, si può dire che quando la ripetitività e la prevedibilità fanno diventare il Male un dovere, l'unica possibile via da seguire, esso perde tutta la sua aurea di trasgressività e, quindi, il suo carattere eversivo e affascinante.7

Inoltre, in un mondo nel quale l'ideologia progressista media occulta il male, la letteratura, non solo lo esibisce, ma si astiene provocatoriamente da condanne scontate e lo presenta come normale e naturale, nella convinzione che le condanne sarebbero consolatorie e complici di quel male “naturale”. Dopo questo lungo, ma a mio parere fondamentale excursus sulla 5 Brugnolo, S., Op. cit., p. 257

6 Bataille, G., La letteratura e il male, trad. di Andrea Zanzotto, SE, Milano, 2006 7 Il piacere del male in letteratura, appunti sparsi, corso di Letterature comparate, Lettere

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concezione del male in letteratura nei secoli passati, vorrei passare a concentrarmi maggiormente su come questa idea si sviluppa nel ventesimo secolo.

Nel passaggio tra Otto e Novecento vi è un significativo cambio di rotta poiché se la letteratura del Diciannovesimo secolo si compiace nel soffermarsi nella descrizione di personaggi malvagi, scandalosi e perversi, è vero che quella del secolo successivo mostrerà un male sempre più pervasivo e onnipresente. La letteratura dello scorso secolo è, inoltre, caratterizzata dalla volontà di presentare individui che compiono il male sempre meno consapevolmente: “la loro è una malvagità anonima, mediocre o, per dirlo con una formula fortunata, banale.”8. Viene proposta,

quindi, un'idea di letteratura nella quale manca sempre più una forte concezione di bene che permette di concepire una altrettanto forte idea di Male dal momento che esso, invece che essere mostrato come una scandalosa eccezione, è mostrata come la banale norma.

Si può dire, infatti, che in tanta parte della letteratura novecentesca manca un'idea forte di Bene a cui riferirsi in termini di contrapposizione e sfida “satanica”: la grandezza di uno scrittore come Conrad (1857 - 1924), ad esempio, consiste anche nel mostrare la superficialità, la vacuità delle idee di Bene coltivate dalla media degli uomini: tra il Male che quelli come Kurtz, ambiguo e intrigante personaggio del romanzo del 1999 Heart of

Darkness, compiono in Africa in nome della civiltà e il Bene che i buoni e

bravi cittadini borghesi dell'Europa colonialista incarnano non c'è vera opposizione.

Si potrebbe dire che è come se mancassero sempre di più coscienze individuali all'altezza del Male che compiono o che subiscono; come se ci fosse sempre più Male, ma sempre meno coscienze individuali capaci di pensarlo, di penetrarlo, di assumerlo su di sé. Di conseguenza, coloro che 8 Brugonolo, S., Op. cit. p. 258

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compiono questo male perdono tutti i loro connotati di grandiosità e trasgressività dal momento che gli scrittori evidenziano sempre meno gli aspetti esaltanti, superomistici di questi personaggi e sempre più quelli coatti, alienanti, seriali e massificanti che finiscono per farli diventare dei semplici impiegati della malvagità e nelle rare occasioni nelle quali ci imbattiamo ancora in personaggi che consapevolmente compiono il Male, “essi non agiscono più con spirito romanticamente luciferino bensì con spirito ludico e ironico”9. C'è, quindi, sempre di meno il piacere del male e

sempre di più il male del piacere o del desiderio.

In altre parole, il Male è dappertutto, ma non è un male grandioso e geniale, bensì coatto e ripetitivo.

Proposito di questo lavoro di tesi è quello di analizzare tre grandi romanzi del secondo Novecento nell'ottica della ricerca sul piacere del Male sulla scia del lavoro condotto dall'Associazione Sigismondo Malatesta culminato nella pubblicazione dei due tomi Il piacere del Male. Le rappresentazioni

letterarie di un'antinomia morale (1500-2000) a cura di Paolo Amalfitano

che cercano di dare una visione il più ampia e variegata possibile di questo argomento.

Il primo capitolo tratta del romanzo del 1962 di Anthony Burgess A

Clockwork Orange, in italiano Arancia Meccanica, testo di chiara ed

esplicita critica nei confronti del pelagianesimo moderno che preferisce una bontà indotta tramite la violenza a un'innata cattiveria e si pone quindi provocatoriamente dalla parte della possibilità di scegliere liberamente il male e contro gli sforzi della società di condizionare i suoi membri, volenti o nolenti, a fare il male.

Il secondo capitolo si occupa di Blood Meridian, in italiano Meridiano di

sangue, romanzo del 1985 dello scrittore statunitense Cormac McCarthy

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che ci racconta il mondo della frontiera, sia quella fisica, esterna che quella metaforica che abita negli animi dei suoi protagonisti. In un mondo dove il Male e la violenza sono tanto necessari quanto onnipresenti essi diventano quasi invisibili e perdono sempre più i loro connotati di colpa e delitto. Il terzo capitolo tratta del romanzo American Psycho di Bret Easton Ellis del 1991. Ellis ci racconta di un mondo formato da un infinito numero di individualità che sempre si sfiorano, ma mai si toccano, dove l'unica cosa veramente importante è l'aspetto esteriore delle cose e delle persone. In un mondo dove nessuno riesce a percepire qualcosa al di fuori di se stesso nemmeno il Male riesce ad essere riconosciuto.

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Capitolo I

A Clockwork Orange

A Clockwork Orange10 (1962), titolo originale di Arancia Meccanica, è, forse, il più celebre romanzo dello scrittore inglese Anthony Burgess, pseudonimo di John Burgess Wilson (1917 – 1993).

Il romanzo presenta una struttura divisa in tre parti, ognuna composta da 7 capitoli e avente come inizio la frase“What's it going to be then, eh?” [pp. 3; 57; 97]. Racconta la storia di Alex, un ragazzo che, quando la vicenda inizia, ha solo quindici anni e come principali interessi la violenza, l'apparenza estetica e la musica sinfonica, soprattutto quella di Beethoven. Alex è un piccolo teppista che passa la maggior parte del suo tempo assieme ai suoi tre soma Pete, Georgie e Bamba, unici membri della piccola banda di cui lui è a capo. La sua vita si consuma in giornate passate a girovagare per la città, negozi di dischi e ragazzine da drogare e di cui abusare, e nottate che iniziano al Korova Milkbar, un bar che "had no licence to selling liquor, but there was no law yet against prodding some of the new veshches which they used to put into the old moloko, so you could peet it with vellocet or synthemesc or drencrom"11 [p. 3] cioè vende latte

corretto con droghe sintetiche. Da lì poi le notti continuano per le strade della città in cerca di passanti da picchiare, auto da rubare e abitazioni in cui fare irruzione per il solo piacere di creare caos e scompiglio. È proprio durante una di queste sere di violenze che qualcosa va storto, Alex viene 10 Per quanto riguarda la versione inglese del romanzo tutte le citazioni sono tratte dall'edizione

Penguin Modern Classic, Penguin Books Ltd, London, 2000. Per la traduzione italiana il testo di riferimento è la traduzione di Floriana Bassi dell'edizione Einaudi Tascabili, Giulio Einaudi editore s.p.a., Torino, 2004.

In caso di citazione la pagina sarà segnata a testo tra parentesi quadre. In caso di diverse coordinate bibliografiche, esse saranno indicate in nota a piè di pagina.

11 Trad: "Non avevano la licenza per i liquori, ma non c'era ancora una legge contro l'aggiunta di quelle trucche nuove che si sbattevano dentro il vecchio mommo, così lo potevi glutare con la sintemesc o la drenacrom o il vellocet" p. 9

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catturato dalla polizia e a causa della sua condizione di recidivo viene subito incarcerato.

La seconda parte del romanzo si apre mostrando Alex che adesso è "6655321 and not your little droog Alex not no longer”12 [p. 57] incarcerato

nella cosiddetta Prista, o Prigione Statale Numero 84F, dove ha ormai scontato due dei quattordici anni di detenzione a cui è stato condannato. Anche in questa condizione Alex riesce sfruttare il suo acume mettendosi al servizio del "salmiere" o cappellano del carcere come informatore dall'interno, anche se come lui stesso ammette non tutte le informazioni che comunica sono giuste e reali, alcune sono semplicemente inventate. Ed è proprio a lui che Alex chiede per la prima volta informazioni su quel nuovo programma, di cui tanto si parla all'interno della Prista, che dicono permetta di uscire definitivamente di prigione dopo solo poche settimane di trattamento: la Tecnica Ludovico.

Grazie all'influenza del cappellano che Alex viene selezionato per partecipare alla sopracitata terapia che si rivela essere una sorta di lavaggio del cervello, un ricondizionamento mentale durante il quale ogni sentimento di violenza è sostituito con un superiore senso di repulsione e disgusto, sia psicologico che fisico. La cura consiste nella continua visione coatta di video di violenze di ogni tipo: pestaggi, stupri, omicidi e così via, mentre gli vengono iniettate strane sostanze chimiche. Questa riprogrammazione cerebrale porta Alex ad avere delle reazioni di disgusto e nausea al solo pensiero di compiere atti violenti o anche solamente di avere rapporti carnali con una ragazza.

La terza parte del romanzo ci presenta un Alex, ormai libero dalla prigione, che cerca di reinserirsi nel mondo civile. Il ragazzo prima ritorna a casa, ma scopre che la sua stanza è stata subaffittata dai suoi genitori a un altro ragazzo nel quale hanno trovato il figlio modello che tanto era loro 12 Trad: " 6655321 e non più il vostro piccolo soma Alex", p. 92

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mancato, decide di andarsene e di nuovo si ritrova a girovagare per le strade. Qui rincontra le sue vittime di un tempo che si prendono la loro rivincita essendo ormai Alex indifeso dal momento che il suo corpo si ribella anche solo all'idea della violenza. Fatalmente cade tra le grinfie di F. Alexander, marito di una donna che aveva in precedenza violentato, e dei suoi compagni i quali decidono di utilizzarlo come arma contro il partito politico dominante, mostrando a quale tremendo trattamento sia stato sottoposto. Alex arriva addirittura a tentare il suicidio, tanto è il dolore e il disgusto che suscita in lui l'esecuzione di una sinfonia di Otto Skadelig13,

ma il tentativo di suicidio fallisce ed il governo si prende premurosamente cura di lui per far tacere le polemiche suscitate contro le scelte discutibili dell'esecutivo.

Si arriva quindi all'ultimo capitolo, il ventunesimo, Alex è tornato momentaneamente alla vita precedente, con nuovi soma sempre pronti a rapine e violenze, ma, dopo l'incontro con il vecchio compagno di scorribande Georgie ormai sposato e padre di famiglia, capisce di non provare più alcun piacere nel compiere “la cara e vecchia ultra-violenza” e di desiderare invece una compagna con la quale creare un figlio.

Ogni parte del romanzo è a sua volta suddivisa in sette capitoli per un totale di ventuno capitoli numero molto importante per l'autore che infatti in A

Clockwork Orange Resucked afferma che "21 is the symbol for human

maturity, or used to be, since at 21 you got the vote and assumed adult responsability."14 Qui vediamo un Alex che ritrovandosi anni dopo al punto

di partenza ha la possibilità di riguardare e analizzare la sua vita e rendersi conto che ciò non è quello che sta cercando o che desidera dalla vita; in 13 Otto Skadelig è un compositore Danese creato dalla fantasia di Burgess A. Il cognome

Skadelig significa "dannoso, nocivo" in lingua Danese, dannoso proprio come la reazione che suscita in Alex l'ascolto del primo movimento della sua terza sinfonia.

14 Burgess, A. A Clockwork Orange Resucked, introduzione all'edizione americana di Burgess A. A Clockwork Orange, W. W. Norton & Company, New York, 1986

Trad: "21 è il simbolo della maturità umana, o era solito esserlo, poichè a 21 anni ottieni il diritto al voto e ti assumi responsabilità da adulto."

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poche parole vediamo Alex che finalmente cresce.

Questo capitolo è importante poiché la sua presenza o meno all'interno del romanzo segna la differenza fra la versione inglese, da cui poi sono state effettuate traduzioni in tutte le altre lingue, e quella americana nella quale è stato omesso. Vorrei rifarmi ora alle parole dello stesso Burgess per spiegare al meglio l'importanza di questo capitolo:

The twenty-first chapter gives the novel the quality of a genuine fiction, an art founded on the principle that human beings change. There is, in fact, not much point in writing a novel unless you can show the possibility of moral transformation, or an increase in wisdom, operating in your chief character or characters. Even trashy bestsellers show people changing. When a fictional work fails to show change, when it merely indicates that human character is set, stony, unregenerable, then you are out of the field of the novel and into that of the fable of allegory. The American or Kubrickian15 Orange is a

fable; the British or world one is a novel.”16

Secondo l'idea dell'autore è proprio quest'ultimo capitolo a conferire al romanzo il suo stato proprio di romanzo e non di fiaba o allegoria. Queste ultime mostrano personaggi incapaci di evolversi e che restano sempre uguali a se stessi, mentre, secondo Burgess, il romanzo ha come caratteristica principale ed essenza più ultima il saper narrare di personaggi che, così come gli esseri umani del mondo reale, nel corso dello sviluppo dell'azione drammatica hanno la possibilità e la capacità di cambiare e modificare le proprie idee e convinzioni. È proprio in questo romanzo che ci viene mostrato il reale e definitivo cambiamento di Alex che “briefly, […] young thuggish protagonist grows up”17, e il cambiamento che Alex

15 È sulla versione americana del romanzo che si basa la sceneggiatura del film A Clockwork Orange dei Stanley Kubrik del 1971

16 Burgess A., Op. cit.

Trad: " Il ventunesimo capitolo dà al romanzo la qualità della vera finzione, un'arte fondata sul principio che l'essere umano cambia. Non c'è, infatti, molto senso nello scrivere un romanzo a meno che non si mostri la possibilità di trasformazione morale, o un aumento della saggezza, che avviene nel protagonista o nei personaggi. Persino i bestseller scadenti mostrano persone che cambiano. Quando un testo di finzione fallisce nel mostrare cambiamenti, quando solamente mostra personaggi umani che sono impostati, immobili, non rigenerabili, allora si è al di fuori del campo del romanzo e si è in quello della fiaba o dell'allegoria. L'Arancia americana o Kubrickiana è una favola; quella inglese o mondiale è un romanzo." 17 Burgess A., Op. cit.

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subisce è quello più naturale e fisiologico di tutti: semplicemente cresce e dall'adolescente che incontriamo a inizio romanzo si trasforma in un giovane uomo adulto che desidera una famiglia e stabilità.

A proposito di questo, in una più recente intervista rilasciata a Carol Dix, è lo stesso autore ad affermare di essersi pentito di questa scelta impostagli dall'editore americano, dato che “when they were going to publish it in America, they said “we were tougher over here” and thought the ending too softfor their readers.”18 [p. 185] per poi aggiungere poche righe dopo: “If it

was now, faced with the decision, I'd say no. I still believe in my ending.”19

[p. 185] Il Nadsat

Una delle maggiori particolarità di questo testo è sicuramente il linguaggio utilizzato: il Nadsat, lingua artistica inventata dallo stesso Burgess, che si compone di una base inglese, da cui viene presa anche la struttura sintattica e a cui viene aggiunta tutta una serie di parole mutuate dalla lingua russa, alcune dal tedesco e altre create ex-novo dallo stesso autore. È da notare come i neologismi siano quasi tutti sostantivi e, nello specifico, sostantivi concreti.20 Ad esempio, ci sono più di una parola per indicare i rapporti

sessuali, in-out-in-out, sod, pol, Neppure una per indicare il concetto astratto di amore.

Anche il nome che è stato dato a questa lingua è in realtà una parola russa, o meglio Nadsat è la particella finale dei numeri da undici a diciannove.

"In breve, il [...] giovane, criminale protagonista cresce."

18 Dix C., Interview to Anthony Burgess, in “The Transatlantic Review”, No. 42/43 (Spring-Summer 1972), pp. 183 – 191, Joseph F. McCrindle Foundation, New York, 1972

"Ma quanddo lo stavano per pubblicare in America, loro dissero: "Noii siamo più duri qui" e pensarono che il finale [fosse] troppo dolce per i loro lettori"

19 Ibidem, p. 185

"Se fossi adesso a confrontarmi con quella decisione, io direi di no. Io credo ancora nel mio fnale." p.185

20 Evans R. O., Nadsat: the argot and its implications in Anthony Burgess' A Clockwork Orange in “Journal of Modern Literature”, Vol 1, No. 3 (Mar 1971), pp 406-410, Indiana University Press, Bloomington, 1971

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Uno dei meccanismi principali di formazione dei lemmi è il prestito. Gran parte delle parole sono vocaboli russi leggermente anglicizzati, che spesso mantengono la pronuncia russa originale come ad esempio Bábushka che viene anglicizzato in baboochka, che significa “nonna”, “vecchia” oppure

veck da čelovék.

Un altro meccanismo è la paretimologia o etimologia popolare, processo con cui una parola viene reinterpretata sulla base di somiglianze di forma o di significato con altre parole, deviando dalla forma o dal significato originario. Per esempio, horrorshow è un termine che può sembrare di composizione inglese, ma in realtà deriva dalla parola russa khorosho. Altro esempio è la parola russa per testa, golova, che suona simile a Gulliver, personaggio di Daniel Defoe, noto per i suoi viaggi e, di conseguenza

Gulliver diventa l'espressione Nadsat per il concetto di “testa”.

Altre parole del gergo Nadsat sono formate tramite processi di formazione linguistica comuni: alcune parole sono mescolate, altre tagliate e altre ancora composte. Guff, risata in gergo Nadsat è la versione abbreviata di

guffawing. Il termine staja, prigione di stato, nasce dalla crasi di state jail; o

ancora la sigaretta chiamata cancer stick in gergo inglese si riduce in Nadsat a cancro.

Infine alcune parole, soprattutto legate all'ambito del cibo e della casa, sono tratte dal lessico infantile, come per esempio steakiwake che significa bistecca e che viene utilizzato solamente dal protagonista Alex e quasi esclusivamente all'interno dell'ambiente domestico.

Per mostrare l'uso di questo nuovo e particolare lessico vorrei proporre la trascrizione della prima pagina della versione originale del romanzo prestando particolare attenzione al lessico gergale.

"What's it going to be then, eh?"

There was me, that is Alex, and my three droogs, that is Pete, Georgie, and Dim. Dim being really dim, and we sat in the Korova Milkbar making up our rassoodocks what to do with the evening, a flip dark

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chill winter bastard though dry. The Korova Milkbar was a milk-plus mesto, and you may, O my brothers, have forgotten what these mestos were like, things changing so skorry these days and everybody very quick to forget, newspapers not being read much neither. Well, what they sold there was milk plus something else. They had no license for selling liquor, but there was no law yet against prodding some of the new veshches which they used to put into the old moloko, so you could peet it with vellocet or synthemesc or drencrom or one or two other veshches which would give you a nice quiet horrorshow fifteen minutes admiring Bog And All His Holy Angels and Saints in your left shoe with lights bursting all over your mozg. Or you could peet milk with knives in it, as we used to say, and this would sharpen you up and make you ready for a bit of dirty twenty-to-one, and that was what we were peeting this evening I'm starting off the story with. Our pockets were full of deng, so there was no real need from the point of view of crasting any more pretty polly to tolchock some old veck in an alley and viddy him swim in his blood while we counted the takings and divided by four, nor to do the ultra-violent on some shivering starry greyhaired ptitsa in a shop and go smecking off with the till's guts. But, as they say, money isn't everything.

The four of us were dressed in the height of fashion, which in those days was a pair of black very tight tights with the old jelly mould, as we called it, fitting on the crotch underneath the tights, this being to protect and also a sort of a design you could viddy clear enough in a certain light, so that I had one in the shape of a spider, Pete had a rooker (a hand, that is), Georgie had a very fancy one of a flower, and poor old Dim had a very hound-and-horny one of a clown's litso (face, that is). Dim not ever having much of an idea of things and being, beyond all shadow of a doubting thomas, the dimmest of we four. Then we wore waisty jackets without lapels but with these very big built-up shoulders ('pletchoes' we called them) which were a kind of a mockery of having real shoulders like that. Then, my brothers, we had these off-white cravats which looked like whipped-up kartoffel or spud with a sort of a design made on it with a fork. We wore our hair not too long and we had flip horrorshow boots for kicking.21 [pp. 3-4]

Ecco di seguito la traduzione italiana del passo con evidenziate con gli stessi colori le parole corrispondenti. La traduzione di cui mi avvalgo qui è quella curata da Floriana Bassi alla quale ritengo sia più che doveroso da parte mia riconoscerne il grande merito. In questo caso all'intrinseca 21 Legenda:

= Vocaboli mutuati dal russo

= Vocaboli appartenenti allo slang Inglese = Neologismi creati da Burgess stesso = Parole mutuate dal tedesco

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difficoltà della traduzione di un testo, che si basa sempre sul tentativo di tradirlo in meno possibile, si somma l'ardua impresa di ricreare tutte le emozioni e sensazioni suscitate nell'originale dalla grande fantasia linguistica di Anthony Burgess.

- Allora che si fa, eh?

C’ero io, cioè Alex, e i miei tre soma, cioè Pete, Georgie, e Bamba, Bamba perché era davvero bamba, e si stava al Korova Milkbar a rovellarci il cardine su come passare la serata, una sera buia fredda bastarda d’inverno, ma asciutta. Il Korova era un sosto di quelli col latte corretto e forse, O fratelli, vi siete scordati di com’erano questi sosti, con le cose che cambiano allampo oggigiorno e tutti che le scordano svelti, e i giornali che nessuno nemmeno li legge. Non avevano la licenza per i liquori, ma non c’era ancora una legge contro l’aggiunta di quelle trucche nuove che si sbattevano dentro il vecchio mommo, così lo potevi glutare con la sintemesc o la drenacrom o il vellocet o un paio d’altre robette che ti davano un quindici minuti tranquilli tranquilli di cinebrivido stando ad ammirare Zio e Tutti gli Angeli e i Santi nella tua scarpa sinistra con le luci che ti scoppiavano dappertutto dentro il planetario. O potevi glutare il latte coi coltelli dentro, come si diceva, e questo ti rendeva sviccio e pronto per un po’ di porco diciannove, ed è proprio quel che si glutava la sera in cui sto cominciando questa storia.

Si aveva le tasche piene di denghi e così non c’era proprio una gran necessità, dal punto di vista caccia alla bella maria, di festare qualche vecchio poldo in un vicolo e locchiarlo nuotar nel sangue mentre noi si faceva la conta dell’incasso e lo si divideva per quattro, né di fare gli ultraviolenti con qualche tremante semprocchia in un negozio e poi alzare il tacco col budellame della cassa. Ma, come dicono, il denaro non è tutto.

Noi quattro eravamo tappati all’estremo grido della moda, che in quei giorni era un paio di braghe attillatissime col vecchio stampo da budino, come lo chiamavamo, stretto nell’inforcatura sotto le cosce, e questo serviva a proteggere e formava anche una specie di disegno che sotto certe luci potevi locchiarlo abbastanza chiaramente, e così io ne avevo uno a forma di ragno, Pete aveva una granfia, cioè una mano, Georgie ce l’aveva molto stravagante di un fiore, e il povero vecchio Bamba ne aveva uno molto mielestrazio con una biffa, cioè faccia, di clown, perché Bamba non capiva mai bene le cose ed era, oltre ogni ombra di dubitante, il più bamba di noi quattro. Poi portavamo delle giacche strettine senza risvolti ma con quelle spallone molto imbottite (“mestole”, le chiamavamo) che erano una specie di presa in giro di chi aveva le spalle fatte in quel modo. Poi, fratelli miei, si aveva di

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quelle cravatte bianchicce che parevano purea di cartoffel con una specie di disegno fatto su con una forchetta. I capelli non li portavamo molto lunghi, e si aveva degli ultrastivali molto cinebrivido per menar calci. [pp. 9-10]

È da notare come questo gergo sia proprio solamente di Alex e di coloro che appartengono alla sua cerchia, suoi coetanei e con gli stessi interessi e abitudini diventando un loro tratto distintivo che li caratterizza e, al tempo stesso, li separa dal resto della società civile.

Nel sesto capitolo della seconda parte Alex si trova ad avere un dialogo con due dei medici che si occupano di lui durante la cosiddetta Tecnica

Ludovico, il Dottor Brodsky e il Dottor Branom, personaggi quindi di

diversa estrazione sociale e cultura, che non parlano il suo stesso gergo, ma sembrano comprenderlo e addirittura sembrano essere molto più coscienti dello stesso Alex del linguaggio che questo utilizza. Il primo definisce il parlare di Alex come “the dialect of the tribe”22 [p. 86], per poi chiedere al

collega Branom se è a conoscenza di qualche informazione circa l' origine e la formazione del Nadsat, domanda a cui lui risponde “Odd bits of old rhyming slang, […] A bit of gipsy talk, too. But most of the roots are Slav, Propaganda. Subliminal penetration.”23 [p. 86]

In questa breve battuta ci viene proposta un'etimologia piuttosto corretta poiché il Nadsat si basa principalmente, come è già stato spiegato in precedenza, su parole di matrice russa e di slang inglese, ma in una forma non del tutto corretta in quanto non sono stati ritrovati vocaboli di origine romanì24 nel gergo del romanzo.

22 "il dialetto della tribù", p. 135

23 "Qualche rimasuglio di vecchio gergo, [...] e anche un po' di parlata zingaresca. Alcune delle radici sono slave. Propaganda. Penetrazione subliminale." [p. 135]

24 La lingua romaní o romanes (in romaní: "rromani ćhib") è una lingua indoeuropea parlata soltanto da alcuni rom e sinti. Il romaní è l'unica lingua indoaria parlata, quasi esclusivamente, in Europa, fin dai tempi del Medioevo. È una lingua che la maggior parte dei linguisti ritiene discenda dalle parlate popolari dell'India settentrionale, i pracriti (dal sanscrito prākṛta, pra-kṛti), che significa: "originale, naturale, normale, ordinario, usuale", termine usato dagli studiosi per indicare le lingue vernacolari, in contrasto con la lingua letteraria colta dei religiosi, il sanscrito (saṃskṛtā), e che si sarebbe sviluppata indipendentemente proprio per la

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Altro episodio, a mio avviso, importante in quanto ci mostra la funzione ghettizzante di questa lingua si ha nel settimo capitolo della terza parte nel quale un Alex ormai riformato rincontra il vecchio compagno di scorribande Pete, ormai un onesto uomo sposato, in un cafè con la moglie. I tre iniziano a parlare e subito si nota la differenza tra il linguaggio utilizzato da i due sposi e quello utilizzato da Alex che suscita in Georgina, la moglie di Pete, un tale divertimento da indurla al riso e ad affermare: “He talks funny, doesn't she?”25 [p. 138] e nelle pagine seguenti più di una volta

le è attribuita l'azione del ridere o sogghignare [“This devotchka who was like Pete's wife (impossible impossible) giggled again” [p.138]; Pete's wife (wife, brothers) like giggled again.” [p. 139]; And this Georgina devotchka giggled again at my slovos.” [p. 139]26 ]. Proprio l'azione del ridere segna

la differenza tra Georgina e Alex ed esprime il senso di superiorità che lei prova nei confronti del nostro protagonista. Inoltre, una volta interrogato della moglie se anche lui parlasse in tale maniera prima di conoscerla Pete risponde sottolineando la differenza d'età che intercorre tra lui e Alex: “you were very young and very forward, remember”27 [p.138] per poi ripetere

poche righe dopo: “but. of course, you are very young still”28 [p.138]. Con

questa presa di distanza Pete intende sottolineare come i comportamenti di Alex, in primis l'utilizzo del Nadsat e in sottinteso le sue tendenze violente e antisociali, siano stati propri di una fase adolescenziale che, ormai, per lui, si è conclusa essendosi sposato e omologato a quella borghesia cittadina

struttura sociale in caste che già caratterizzava l'India antica. Studi di linguistica e di filologia hanno individuato moltissimi termini della lingua romaní che derivano dal persiano, dal curdo, dall'armeno, dal greco, che testimonierebbero del tragitto percorso dalle popolazioni rom, dal scontinente indiano fino in Europa, in un periodo storico compreso tra l'VIIIed il XII secolod.C. I parlanti questa lingua, in Europa, sono circa 4,6 milioni, il 60-70% dei quali in Europa orientale e nei Balcani, e non hanno un proprio Stato.

25 "Che buffo modo di parlare," p. 214

26 "Questa mammola che era la moglie di Pete (impossibile impossibile) ridacchiò di nuovo" p. 214; "La moglie (moglie, fratelli) ridacchiò di nuovo." p. 215; "E questa quaglia Georgina ridacchiò di nuovo delle mie mottate" p. 215

27 "Tu eri molto giovane e molto precoce, ricordatelo" p. 214 28 "Ma naturalmente sei ancora molto giovane" p. 215

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alla quale in passato era stato tanto ostile.

Un altro episodio molto interessante per la comprensione della funzione di differenziazione sociale del Nadsat si trova nel terzo capitolo della terza parte del romanzo: Alex, uscito di prigione dopo la Tecnica Ludovico si imbatte per strada in due vecchie conoscenze: Bamba e Billyboy, capo di una banda rivale. I due adesso sono diventati poliziotti.

La cosa che mi ha colpito di questo passo però è un'altra: sebbene i due siano adesso due adulti inseriti a pieno nella società civile, di cui anzi sono una parte fondamentale in quanto rappresentanti delle forze dell'ordine, essi ancora comprendono e utilizzano il Nadsat come in gioventù. Ma perché i due ancora comprendono questo linguaggio? Perché, sebbene sia cambiato il loro ruolo sociale, essi conservano ancora lo stesso gusto per la violenza che avevano in gioventù e vedono il ruolo di poliziotti solamente come un modo legittimato di soddisfare il proprio bisogno di brutalità. Ci si accorge subito di questa tendenza dalle prime parole che Billyboy pronuncia: “Evidence of the old glazzies […] nothing up our sleeves. No magic, droog.”29 [p. 110], tendenza che si evidenzia ancora di più in seguito quando

leggiamo: “It's light still. A little drive into the country, alla winter-bare but lonely and lovely. It is not right, notr always, for lewdies in the town to viddy too much of our summary punishment, streets must be kept clean in more than one way”30 [p. 111], sebbene adesso, teoricamente, utilizzino la

forza bruta per far rispettare la legge, l'utilizzo dell'aggettivo summary, sommaria, in riferimento alla punizione che intendono infliggere ad Alex ci mostra tutto il piacere che i due provano nel compierla.

Ad alcune domande rimane adesso da rispondere: perché Burgess ha scelto proprio il russo come lingua da unire all'Inglese? E che effetto ha sul lettore 29 "L'evidenza sotto i vecchi fari [...] niente nelle maniche, niente trucchi soma." p. 172

30 "È ancora giorno. Facciamo un giretto in campagna che è tanto bella anche d'inverno, ma soprattutto è deserta. È meglio non far locchiare troppo spesso le nostre punizioni sommarie alla gergaglia della città. Bisogna mantenere l'ordine nelle strade." pp. 173-174

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l'utilizzo del Nadsat?

Molto probabilmente l'autore ha scelto il russo in quanto lingua estremamente lontana dalla sua lingua madre, sia per origine che per alfabeto, morfologia e sintassi; una lingua più simile all'inglese avrebbe creato un effetto straniante meno forte, inoltre se Burgess avesse scelto di utilizzare solamente uno slang appartenente a una specifica classe sociale, limitata nel tempo e nello spazio, il romanzo avrebbe avuto una connotazione spazio-temporale che ne avrebbe limitato la portata universalizzante. Inoltre lo stesso ha affermato di aver potuto notare in prima persona come le gang di strada russe degli anni Cinquanta fossero violente tanto quanto le gang di teddyboys31 di Londra a cui si ispirano i personaggi del romanzo.

Per quanto riguarda il secondo quesito l'utilizzo di un linguaggio così particolare agisce come una sorta di filtro opaco fra le azioni che ci vengono raccontate e la percezione che ne ha il lettore. Questo può prendere le distanze dagli orrori che sono narrati proprio a causa della barriera linguistica che si viene a creare tra i due.

Lo Stato

Nell'apparato statale che governa la distopica Inghilterra in cui si svolge il romanzo possiamo individuare il grande antagonista all'interno di questa narrazione.

31 Teddy Boy o Ted è una subcultura giovanile nata in Inghilterra che imita lo stile in voga durante l'epoca edoardiana, riproposto dai sarti di Savile Row dopo la Seconda guerra mondiale. Il nome della subcultura venne scelto prendendo in prestito il titolo in prima pagina di un giornale del1953, che abbreviava il nome Edward in Teddy. L'epicentro del movimento fu la città di Londra, ma ben presto la moda teddy boy si estese in tutto il Regno Unito, venendo legato indissolubilmente al rock and roll americano in voga al periodo. Molti teddy boy si riunivano in bande che spesso si scontravano ferocemente fra loro, sotto l'occhio vigile della stampa che gonfiava gli eventi, contribuendo alla demonizzazione della

subcultura. Fra gli scontri più violenti, si ricordano i fatti di Notting Hill del 1958, quando molti teddy boy, in concomitanza con bande razziste e neonaziste, organizzarono ronde nel quartiere londinese danneggiando le proprietà di immigrati di colore e aggredendone alcuni. In realtà questo evento fu spinto dal National Front ovvero la destra inglese. La maggior parte dei Teddy boy era in realtà apolitica e si interessava piuttosto al football che alla politica.

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A inizio del racconto ci viene presentato un governo che potremmo definire debole e poco interessato al welfare state dei suoi cittadini. Rubin Rabinovitz in un suo articolo per la rivista Studies in the Novel definisce questo tipo di società come una società nella quale "the Pelagian liberals are in power".32 Ad esempio di ciò si può portare la descrizione del palazzo in

cui abita Alex nel terzo capitolo della prima parte:

Where I lived was with my dadda and mum in the flats of Municipal Flatblock 18A, between Kingsley Avenue and Wil-sonsway. I got to the big main door with no trouble, though I did pass one young malchick sprawling and creeching and moaning in the gutter, all cut about lovely, and saw in the lamplight also streaks of blood here and there like signatures, my brothers, of the night's fillying. And too I saw just by 18A a pair of devotchka's neezhnies doubtless rudely wrenched off in the heat of the moment, O my brothers. And so in. In the hallway was the good old municipal painting on the walls - vecks and ptitsas very well developed, stern in the dignity of labour, at workbench and machine with not one stitch of platties on their well-developed plotts. But of course some of the malchicks living in 18A had, as was to be expected, em-bellished and decorated the said big painting with handy pencil and ballpoint, adding hair and stiff rods and dirty ballooning slovos out of the dignified rots of these nagoy (bare, that is) cheenas and vecks. I went to the lift, but there was no need to press the electric knopka to see if it was working or not, because it had been tolchocked real horrorshow this night, the metal doors all buckled, some feat of rare strength indeed, so I had to walk the ten floors up.33 [p. 25]

Questa scena ci presenta un'impostazione statale che, sebbene in passato 32 Rabinovitz, R., Ethical values n Anthony Burgess's "Clockwork Orange", in “Studies in the

Novel”, vol. 11, No. 1 (spring 1979), pp. 43 – 50, The Johns Hopkins University Press, 1979 Trad: "I liberali pelagiani sono al potere".

33 "Io abitavo col mio pappi e mammi negli alloggi del Municipal Flatblock 18A, tra la Kingsley Avenue e la Wilsonway. Arrivai al portone principale senza aver avuto seccature, sebbene m’imbattessi in un giovane malcico che scricciava e si lamentava e strisciava nel rigagnolo, fratelli miei, e alla luce dei lampioni avevo visto delle striature di sangue qua e là come fossero firme. E vicino al 18A vidi anche un paio di paruzzole da quaglia che evidentemente erano state strappate via nella furia del momento, O fratelli. E così fui dentro. Nell’atrio c’era il buon vecchio dipinto municipale su tutte le pareti - martini e semprocchie molto ben sviluppati, curvi sui banchi da lavoro o sulle macchine con aria severa e dignitosa ma senza ombra di palandre sulle robuste macerie. Naturalmente, come c’era da aspettarsi, qualcuno dei malcichi del 18A aveva abbellito e decorato il detto affresco con biro e matite, aggiungendo peli e affari dritti e fumetti di mottate sconce che uscivano dai dignitosi trugli di questi martini e quaglie spalandrati. Andai all’ascensore, ma non c’era bisogno di premere il chiamino elettrico per vedere se funzionava o no perché quella notte l’avevano festato proprio cinebrivido, con le porte di metallo tutte piegate, una prova di forza davvero eccezionale, così dovetti farmi tutti i dieci piani a piedi." p. 10

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abbia sviluppato forme di assistenzialismo sociale come la costruzione e la concessione di Municipal Flatblocks, case popolari, adesso sembra averle del tutto abbandonate a loro stesse come avessero sviluppato un loro ecosistema al di fuori della giurisdizione governativa. Allo stesso modo al di fuori del controllo dello stato sembrano essere anche le bande giovanili come quella di Alex o di Billyboy che spargono terrore e violenza nelle strade della città senza trovare, se non occasionalmente, una reale opposizione da parte delle forze dell'ordine.

Ma al momento del rilascio di Alex dalla prigione si può notare che l'ascensore rotto è stato riparato, così come è stato ripulito il murales nell'androne del Municipal Flatblocks 18A : “What surprised me, brothers, was the way that had been cleaned up, there being no longer any dirty ballooning slovos from the rots of Dignified Labourers, not any dirty parts of the body added to their naked plotts by diirty-minded pencilling malchicks. And what also surprised me was that the lift was working. It came purring down when I pressed the electric knopka, and when I got in I was surprised again to viddy all was clean inside the like cage.”34 [p. 99]

Allo stesso modo anche le forze della polizia sono state potenziate ed è stata concessa loro molta più libertà che in precedenza. Questo nuovo stato delle cose è già stato portato all'attenzione nel paragrafo precedente nell'analisi dell'episodio che vede coinvolti Bamba, Billyboy e Alex dopo il rilascio di quest'ultimo.

Questi due esempi mostrano un cambio di tendenza nel Governo che adesso sembra avere un approccio molto più presente nei confronti dei cittadini. Il che significa, probabilmente, che un partito più autoritario è adesso al potere. Questa tendenza si esprime al meglio nella creazione e nell'utilizzo 34 "Quello che mi sorprese, fratelli, fu il fatto che erano stati ripuliti, perchè non c'erano più i

fumetti di mottate sconce che uscivano dai trugli dei Dignitosi Lavotarori, né parti sconce del corpo aggiunte dalle matite dei malcichi sporcaccioni. E mi sorprese anche l'ascensore, perchè funzionava. Venne giù ronfando quando pigiai il chiamino, e quando ci salii ebbi l'altra sorpresa di locchiarlo tutto pulito dentro." p. 156

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della Tecnica Ludovico; essa mostra quanto sia profonda e radicata nel Governo la convinzione della non perfettibilità dell'essere umano: per poter giungere a un qualche miglioramento il criminale, l'essere umano in genere, non può fare affidamento sulle proprie forze interiori, ma ha bisogno di subire un condizionamento che, volente o nolente, lo obblighi a cambiare, anche a costo di esercitare su di lui la stessa violenza che si vorrebbe egli smettesse di perpetuare. Burgess ci mostra come la Tecnica Ludovico, inventata da scienziati definiti eticamente neutrali, costringa coloro che vi vengono sottoposti a diventare anch'essi neutrali, non solo nel pensiero, ma anche nelle azioni; il trattamento trasforma Alex in una perpetua vittima la cui debolezza provoca un sentimento di rivalsa violenta in coloro che lo incontrano. Solamente quando la capacità di scelta di Alex viene ripristinata, seppur attraverso un evento drammatico come il fallito tentativo di suicidio, il ragazzo finalmente si stanca della “cara vecchia ultra-violenza” e decide di crescere.

Spesso la critica ha etichettato il romanzo di Burgess come un racconto di violenza e di esaltazione di questa a causa delle azioni del protagonista, della sua banda e delle loro azioni criminose. È vero A Clockwork Orange è un romanzo che parla di violenza, ma come spiega lo scrittore nella già citata intervista con Carol Dix “The violence in the book is really more to show what the State can do with it. I'm more scared of the possibility of the individual being cured under the State; of people being made to be good; of evil being rationalized out of existence”35 [p.184-185]

In queste parole possiamo trovare la migliore spiegazione possibile alla mia dichiarazione iniziale secondo la quale lo Stato è il grande antagonista non solo di Alex, ma anche di tutti coloro che vorrebbero esprimere la propria 35 Dix C., Op. cit.

Trad: "La violenza nel libro è molto più per mostrare che cosa lo Stato può fare con ciò. Sono più spaventato dalla possibilità del singolo individuo che viene curato dallo stato; da persone costrette ad essere buone; dal fatto che il male venga razionalizzato al di fuori dell'esistenza"

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individualità all'interno della società civile poiché essa, attraverso il conscio e mirato utilizzo del condizionamento fisico e mentale, mira alla creazione di una popolazione interamente assoggettata al controllo statale in qualsiasi aspetto della loro vita.

Alexander

Vorrei passare adesso ad eseguire un'analisi più approfondita della figura del protagonista: Alexander, detto Alex.

In un articolo del 2012, in occasione del quarantesimo anniversario del film di Kubrick Arancia Meccanica , Anthony Burgess ha così scritto del suo protagonista:

Il protagonista del libro come del film è un giovane delinquente di nome Alex. Gli detti quel nome per la sua natura internazionale (non avrebbe potuto esistere un ragazzo britannico o russo di nome Chuck o Butch), e anche per impliciti significati ulteriori: Alex è un diminutivo buffo di Alessandro il Grande, che si fece largo nel mondo a colpi di spada e massacri e lo conquistò; ma è anche il nome di colui che alla fine è vinto, impotente e senza parole. Egli fu "A lex", la legge di sé stesso, e diventò una creatura senza legge e senza lessico. Questi velati giochi di parole, naturalmente, non hanno nulla a che vedere con il vero significato del nome Alessandro, che è "difensore di uomini"36

Con queste parole in primo luogo Burgess ci dà un'interessante etimologia del nome scelto per il protagonista: Alexander, che rimanda alla grande tradizione degli Alessandro come Alessandro Magno o gli zar Romanov. Più spesso, però, lo troviamo chiamato col suo diminutivo Alex il cui richiamo più evidente, soprattutto a qualcuno con un minimo di conoscenza del latino, è quello ad "a-lex", lex che significa legge assieme al prefisso privativo -a. Questo nome vuole proprio trasmetterci il significato di senza

legge, privo di legge. Non bisogna però compiere lo sbaglio di intendere

Alex come un personaggio completamente privo di un qualsiasi tipo di 36 Burgess A., Perchè ho scritto Arancia Meccanica, traduzione di Anna Bissanti, in "La

Domenica di Repubblica", N° 388 (5 Agosto 2012) pp. 1, 26-27, GEDI Gruppo Editoriale, Roma, 2012

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norma comportamentale; al contrario il suo modo di vivere ci appare regolato da alcuni precetti molto importanti come, per esempio, la pulizia o la continua necessità di mantenere un ruolo di comando all'interno della sua banda o ancora la volontà di mantenere l'apparenza del bravo ragazzo. In altre parole si potrebbe dire che la vita di Alex non è una vita senza leggi o regole, ma è lo stesso ragazzo che si crea le proprie leggi, le proprie norme di comportamento che cerca di allargare ai suoi soma, sia attraverso l'esempio che attraverso punizioni corporali quando questi non le vogliono rispettare.

È interessante notare come più di una volta nel corso del testo il ragazzo si ponga costantemente in una condizione di superiorità intellettuale nei confronti dei suoi soma e in special modo di Bamba, del quale, fin dal primo paragrafo del romanzo, viene evidenziata la pochezza intellettuale. Alex si pone in tutto e per tutto come una guida e un maestro; si può leggere ad esempio: “I would perform the old ultra-violence […] They must learn all about leadership”37 [p.46], e ovviamente se loro devono imparare

egli ha il compito di istruirli.

Non solamente si pone come maestro nei confronti dei suoi amici, ma anche verso personaggi secondari, ad esempio nel Quarto capitolo della Prima Parte, durante una mattina di vagabondaggi, in un negozio di dischi incontra due ragazzine che “these two ptitsas couldn't have been more than ten, and they too, like me, it seemed evidently, had decided to take the morning off from the old skolliwoll”38 [p. 33], due bambine, si potrebbe dire vista la

giovane età, ma che si sentono già donne e vorrebbero provare a sedurre Alex. Anche in questo caso immediatamente il protagonista, assecondandole, si immette in un'ottica di superiorità rispetto alle due 37 "Avrei eseguito la vecchia ultraviolenza [...] Dovevano imparare tutto sull'arte del comando" p.

74

38 "Queste due mammole non potevano avere più di dieci anni e anche loro, come me, avevano deciso di prenddersi un giorno di libertà dalla vecchia sculcuola" p. 54

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bambine e lo esprime, in primo luogo, sottolineando la sua superiorità “morale” rispetto a loro che “they had the same ideas or lack of”39 [p. 34] e

inoltre, poche righe più avanti arriva proprio a dichiarare esplicitamente il fine educativo delle proprie azioni, come se le violenze che si appresta a compiere su quelle ragazzine fossero una sorta di rito di iniziazione a una nuova cultura, più alta e importante: “Well, they would grow up real today. Today I would make a day of it. No school this afterlunch, but education certain, Alex as teacher40.”41 [p.34]. Alex arriva in questa frase proprio a

definirsi teacher, maestro, e, a me sembra, come se, attraverso la continua ricerca di un contatto con il lettore e i continui appelli a quest'ultimo, il ragazzo voglia porsi in una situazione di educante-educando anche verso coloro che leggono la sua storia.

Nell'articolo già citato a pagina 16, Burgess ci offre anche una piccola descrizione del protagonista e delle sue caratteristiche principali:

All'inizio del libro e del film, Alex è un essere umano dotato -forse anche sovra-dotato- di tre caratteristiche che noi consideriamo attributi fondamentali per un uomo. Si compiace di utilizzare un linguaggio eloquente e ne inventa addirittura una nuova forma (ancora lontano dall'a-lessicale -"a-lexical"- in questa fase); ama la bellezza che individua nella musica di Beethoven più che in qualsiasi altra cosa; è combattivo.42

Tre sono in punti della sua personalità di maggiore interesse per il suo autore: in primo luogo viene citato il linguaggio, il gergo Nadsat43, la cui

invenzione Burgess qui attribuisce allo stesso Alex e, in correlazione al quale, ci fornisce anche un'altra paretimologia44 del nome del protagonista

39 "Avevano le stesse idee, o la stessa mancanza di medesime" p. 56 40 N.d.r.: neretto non presente nel testo originale

41 Be', quel giorno sarebbero cresciute davvero. Sarebbe stata una gran giornata. Niente scuole, quel pomeriggio, ma avrebbero imparato qualcosa lo stesso, con Alex come maestro." p. 56 42 Burgess A., Perché ho scritto Arancia Meccanica, traduzione di Anna Bissanti, in "La

Domenica di Repubblica", N° 388 (5 Agosto 2012) pp. 1, 26-27, GEDI Gruppo Editoriale, Roma, 2012, p. 26

43 Sulla funzione e l'importanza del Nadsat nell'economia del romanzo rimando al paragrafo a ciò dedicato a pagina 15

44 In linguistica, la paretimologia o etimologia popolare è il processo con cui una paola viene reinterpretata sulla base di somiglianze di forma o di significato con altre parole, deviando

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ricollegandolo al termine inglese lexical, lessicale, unito al prefisso privativo a-, come se si volesse veicolare il concetto di qualcuno che è privo di capacità retoriche e oratorie.

Il secondo elemento citato in questo piccolo elenco è la spiccata propensione di Alex verso la bellezza. Sebbene egli ritenga che essa si esprima al massimo grado solamente nella musica, in particolar modo in quella sinfonica e fra tutti in quella di Beethoven, Alex sembra essere alla costante ricerca della bellezza in ciò tutto che compie. L'importanza che viene attribuita all'estetica si esprime più volte nello scorrere delle pagine nelle lunghe e ricorrenti descrizioni dell'abbigliamento come, per esempio, quella all'inizio del primo capitolo che vuole offrire una panoramica di come apparivano lui e i suoi soma: “The four of us were dressed in the height of fashion, which in those days was a pair of black very tight tights with the old jelly mould, as we called it, fitting on the crotch underneath the tights, this begin to protect and also a sort of a design you could viddy clear enough in a certain light, so I had the shape of a spider. […] Then we wore waisty jackets without lapels but with these very big built-up shoulders (“pletchoes” we called them), which were a kind of a mockery of having a real shoulders like that. Then, my brother we had this off-white cravats which looked like whipped-up kartoffel or spud with a sort of a design made on it with a fork. We wore our hair not too long and we had flip horrorshow boots for kicking.”45 [p. 4]

dalla forme o dal significato originario. In senso lato, si può intendere con lo stesso termine un'etimologia errata o falsa.

45 "Noi quattro eravamo tappati all'estremo grido della moda, che in quei giorni era un paio di braghe attillatissime col vecchio stampo da budino, come lo chiamavamo, stretto

nell'inforcatura sotto le cosce, e questo serviva a proteggere e formava anche una specie di disegno che sotto certe luci potevi locchiarlo abbastanza chiaramente, e così io ne avevo uno a forma di ragno, […] Poi portavamo delle giacche strettine senza risvolti ma con quelle spallone molto imbottite (“mestole”, le chiamavamo) che erano una specie di presa in giro di chi aveva le spalle fatte in quel modo. Poi, fratelle miei, si aveva di quelle cravatte bianchicce che parevano purea di cartoffel con una specie di disegno fatto su con una forchetta. I capelli non li portavamo molto lunghi, e si aveva degli ultrastivali molto cinebrivido per menar calci.” p. 10

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L'aspirazione alla Bellezza non si limita ad esprimersi nella continua cura dell'abbigliamento o nell'esaltazione della musica di Beethoven, ma crea in Alex anche una fortissima repulsione verso tutto ciò che non è esteticamente bello, come la sporcizia, soprattutto se presente sugli abiti tanto che, in una sorta di sogno premonitore, i suoi vestiti sporchi vengono presi come pretesto da Georgie e Bamba per una sorta di colpo di stato.

"[...] and then my droog Georgie said, pointing like at me: "That man has a filth and cal all over his platties,” and it was true. Then I creeched “Don't hit, please don't brothers,” and started to run. And I was running in like circles and Dim was after me, smecking his gulliver off, cracking with the old whip, and each time I got a real horrorshow tolchock with this whip [...]”46 [p. 28]

Per quanto riguarda l'aspetto esteriore e la pulizia degli abiti si deve però sottolineare anche la funzione pratica di avere sempre un'apparenza impeccabile poiché essa può fare la differenza tra l'essere arrestati e il rimanere liberi.

L'ultima caratteristica che Burgess evidenzia nella sua descrizione di Alex è la combattività. Questa è sicuramente una delle doti del ragazzo più importante ai fini dello svolgimento della storia poiché tutti gli eventi nei quali egli si ritrova immerso sono causati proprio dalla sua volontà di trarre sempre il maggior guadagno possibile da essi e, in secondo luogo, dal suo non arrendersi mai a situazioni che siano al di fuori del proprio controllo. Molti sono gli esempi che si potrebbero portare a sostegno di queste mie affermazioni, ma ritengo che la decisione di Alex di sottoporsi alla famigerata Tecnica Ludovico sia quello più interessante. Infatti sebbene il

salmiere gli sconsigli vivamente di seguire questa strada il ragazzo non

sente ragioni e preferisce sottoporsi a un trattamento che sa sarà terribile e 46 "[...] e poi il mio soma Georgie disse, indicandomi col dito: - Quell'uomo ha le plaandrane

sudicie e piene di sguana, - ed era vero. Allora io scricciai: - Non picchiatemi, fratelli, ve ne prego, non picchiatemi, - e cominciai a correre. E correvo tipo in cerchio e Bamba dietro, gufando a più non posso e facendo schioccare la frusta, e ogni volta che mi pigliavo un gran festone cinebrivido con quella frusta [...]” p. 47

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dolorosissimo piuttosto che finire di scontare gli anni rimanenti della sua pena. Ma non è questo il solo caso, la combattività di Alex è la stessa che lo porta a cercare lo scontro con Billyboy e la sua banda e più avanti con Georgie e Bamba pur di mantenere il controllo. Si potrebbero trovare molti altri esempi di ciò, ma non mi voglio troppo soffermare sul particolare poiché sono convinta che leggendo le parole di Burgess ci si renda subito conto della grandezza e fortezza d'animo del protagonista che lo spinge sempre a combattere e, nella mia opinione, è proprio questa che riesce a farlo sopravvivere al ricondizionamento mentale e alla fine a far sorgere in lui il desiderio di cambiare e crescere.

Il tratto, però, che mi ha sempre più attratta della figura di Alex è il forte effetto straniamento che è in grado di creare nel lettore a causa della distanza tra ciò che ci si aspetterebbe dicesse e pensasse un giovane ragazzo di quindici anni con un trascorso di vita violenta e di reclusione in un correzionale giovanile e ciò che effettivamente ci si presenta davanti nello scorrere le pagine. L'inizio ci racconta di un ragazzino che sembra dominato dagli istinti, sempre pronto a praticare un po' di cara, vecchia ultra-violenza non solo per puro divertimento, ma anche come mezzo per risolvere situazioni di conflitto. In realtà scopriamo Alex essere estremamente acuto e intelligente, che spesso riesce a imporsi sui suoi soma non tanto attraverso la violenza fisica quanto grazie alla sua furbizia e abilità retorica. Più di una volta si possono leggere dichiarazioni che non si faticherebbe a immaginare pronunciate da qualcuno di tutt'altra levatura culturale, più adulto e maturo, ma molto spesso le sue azioni rivelano tutta la sua immaturità. Sotto questo aspetto Alex rappresenta l'adolescente tipo nel quale convivono allo stesso momento idee e comportamenti propri dell'età adulta e altri propri dell'età infantile che creano quella sensazione di confusione tipica dell'adolescente moderno.

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la forte coscienza di sé stesso e delle sue azioni che egli possiede. Il protagonista ha sempre un ruolo attivo all'interno delle vicende, non si fa trascinare dagli eventi, ma cerca sempre di controllarli e di trarne il maggior vantaggio possibile; ciò è possibile grazie soprattutto alla profonda conoscenza e coscienza che Alex sembra avere non solo di sé stesso, ma anche della società nella quale vive e del suo ruolo all'interno di essa.

È possibile, ad esempio, notare come il ragazzo abbia piena comprensione di quali debbano essere gli spazi e i luoghi nei quali può comportarsi apertamente da teppista e nei quali invece limitare certi comportamenti per mantenere l'apparenza di bravo ragazzo. Si legge infatti a pagina 33: “The day was different from the night. The night belonged to me and my droogs and all the rest of the nadsats, and the starry bourgeois lurked indoors drinking in the gloopy worldcast, but the day was for the starry ones, and there always seemed to be more rozzes or millicents about during the day, too.”47 Questa che a prima vista può sembrare una semplice conoscenza

basilare del funzionamento della società ma, a mio avviso, è molto interessante poiché implica anche l'assimilazione del proprio ruolo all'interno della società e degli “obblighi” che esso richiede. Più di tutto, però, è interessante perché, ancora una volta, ci fa capire come Alex abbia piena coscienza di sé stesso: è lui che decide come agire e quando agire e quindi, anche quando agisce in un modo che la società considera “sbagliato”, lo fa con piena coscienza di sé stesso e delle eventuali conseguenze.

È proprio come se la vita che ha vissuto avesse portato Alex a sviluppare una forte coscienza di sé stesso non solo in quanto singolo individuo, ma anche come soggetto all'interno della società civile.

47 "Il giorno era molto diverso dalla notte. La notte apparteneva a me e ai miei soma e a tutti gli altri moschetti, e i bigi bourgeois se ne stavano rintanati a rimpinzarsi di mondovisioni stronze, ma il giorno era fatto per i bigi, e di giorno sembrava che ci fossero molti più rozzi o cerini in giro.” p. 54

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Coscienza e piacere del male

Vorrei venire ora all'analisi di uno dei nodi centrali di tutto il romanzo: Alex è veramente cosciente delle sue azioni? E, soprattutto, riesce a trarre piacere dalle malefatte compiute?

Come risposta alla prima domanda si possono prendere alcune parole dello stesso Alex:

"The millicents now got down to making this long statement for me to sign, and I thought to myself, Hell and blast you all, if all you bastard are on the side of the Good then I'm glad I belong to the other

shop48."49 [p.53]

Alex è consapevole di stare da quella che viene solitamente considerata la

sponda sbagliata della società; è ben cosciente che le azioni che compie

sono considerate scorrette dal resto della società, sa che quello che compie è Male, ma ciò non lo trattiene certo dal farlo e dal momento che la sua è una scelta cosciente e deliberata.

Il tema della scelta e della possibilità di scegliere è uno dei nodi centrali di questo testo che si va a configurare come una lunga riflessione sull'importanza del libero arbitrio, della possibilità dell'uomo di autodefinirsi scegliendo senza costrizioni da che parte stare, da quella del Bene o da quella del Male. Burgess ritiene, infatti, che la differenza tra Bene e Male sta proprio nella possibilità di effettuare liberamente le proprie scelta, anche quando queste vanno contro la volontà generale della società. Nel già citato articolo del 201250, lo scrittore inglese sottolinea l'importanza

del fatto che la società nella quale si muove Alex sia una società di forte stampo calvinista. L'idea alla base della teologia della Riforma calvinista è 48 N.d.r.: neretto non presente nel testo originale

49 "Dopo che i rozzi si misero a stendere questa lunga dichiarazione che avrei dovuto firmare, e io pensavo tra me, che l'Inferno v'inghiottisca tutti quanti, se voi bastardi siete dalla parte del Bene allora sono contento d'essere dell'altra sponda.” p. 84

50 Burgess A., Perché ho scritto Arancia Meccanica, traduzione di Anna Bissanti, in "La Domenica di Repubblica", N° 388 (5 Agosto 2012) pp. 1, 26-27, GEDI Gruppo Editoriale, Roma, 2012, p. 27

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