• Non ci sono risultati.

The Southern Gas Corridor

CAPITOLO 3: IL GAS NATURALE AZERBAIGIANO VIAGGIA VERSO L’EUROPA

3.3 The Southern Gas Corridor

L’Unione Europea, a partire da metà anni Duemila, ha posto sempre maggiore attenzione alle questioni riguardanti la sicurezza energetica. L’UE ha iniziato a porsi in testa a varie iniziative, che avevano come fine ultimo la capacità di costruire un sistema energetico, in grado di sopravvivere efficientemente a eventuali interruzioni dell’approvvigionamento, fossero esse di origine tecnica o di origine politica51

. Una parte di queste iniziative, attive ancora oggi, riguarda la possibilità per il settore energetico di raggiungere una maggiore differenziazione, sia dal punto di vista delle fonti, sia dal punto di vista degli approvvigionamenti52. La differenziazione degli approvvigionamenti è stata più volte ribadita come una necessità, soprattutto in riferimento al mercato del gas naturale, poiché, negli anni nei quali fu definita questa politica, era prevista una domanda dello stesso in forte espansione, accompagnata da un alto ricorso alle importazioni da pochi fornitori, che avrebbero visto un ulteriore aumento nel medio periodo, a causa dell’esaurimento dei giacimenti europei di gas naturale53.

Col fine di rendere più resistente alle crisi internazionali il sistema europeo di approvvigionamento del gas naturale si decise di puntare sulla diversificazione dei paesi fornitori54. È in questo quadro che l’Azerbaigian, e con esso i paesi produttori di gas naturale dell’Asia Centrale e del Medioriente, vennero coinvolti nella strategia di

49 A. Heinrich, op. cit., pp. 67-68. 50 Ibidem.

51

C. Frappi, M. Verda, Azerbaigian, energia per l’Europa…, cit., pp. 111-113.

52 Ivi, pp. 113-114. 53 Ivi, pp. 115-117.

116

approvvigionamento energetico dell’UE, nella fattispecie nel progetto denominato

Southern Gas Corridor55. In particolare vi erano dei forti timori da parte della Commissione Europea circa un fornitore specifico: la Federazione Russa56; negli anni precedenti, più di una volta, essa aveva bloccato gli approvvigionamenti europei in seguito a delle crisi con un paese di transito, l’Ucraina57

. In particolare, nel 2006 e nel 2009, la volontà ucraina di mantenere la possibilità di usufruire del gas russo ad un prezzo scontato rispetto ai prezzi internazionali della materia prima, generarono delle interruzioni delle forniture da parte della Federazione Russa58, che crearono problemi anche ai paesi europei, specialmente quelli dell’Europa orientale, che videro interrompersi le proprie forniture di gas naturale, poiché esse sarebbero dovute passare attraverso i gasdotti in territorio ucraino59.

Già a partire dal 2003 l’UE aveva delineato la sua intenzione di sviluppare un collegamento per il trasporto del gas naturale dal bacino del Mar Caspio, fino ai mercati europei nella “Communication from the Commission to the Council and the European Parliament, on the development of energy policy for the enlarged European Union, its neighbours and partners countries”, nella quale lo definiva come un’asse prioritario60

. Un maggiore approfondimento della cooperazione infrastrutturale tra l’Azerbaigian e l’UE ebbe luogo in questo stesso anno con il “Memorandum of Understanding on a strategic partnership between the European Union and the Republic of Azerbaijan in the field of energy”, nel quale si esamina l’idea di sviluppare un corridoio di approvvigionamento energetico di gas naturale con il paese caucasico61. A partire dal

55 A. Erdem, Importance of Energy Transportation to Europe, in “Caspian Report”, 2013, n. 5, pp. 132-

133.

56

F. Pfluger, The Southern Gas Corridor Finally Becomes Reality, in “Caspian Report”, 2013, n. 5, p. 19.

57 I. Kustova, EU Energy Policy Towards the Caspian Region: Assessing the Southern Gas Corridor, in

A. Heinrich, H. Pleines (eds.), Export Pipelines from the CIS Region. Geopolitics, Securitization, and Political Decision-Making, Stuttgart, ibidem-Verlag, 2014, p. 215.

58

E. Pardo Sauvageot, Gas Disputes Between Russia and Ukraine: Patterns of Escalation and Russian Stakes (2006-2009), in A. Heinrich, H. Pleines (eds.), Export Pipelines from the CIS Region. Geopolitics, Securitization, and Political Decision-Making, Stuttgart, ibidem-Verlag, 2014, pp. 263-273.

59

M. Verda, Politica estera e sicurezza energetica..., op. cit., pp. 96-97.

60

Commissione Europea, Communication from the Commission to the Council and the European Parliament, on the development of energy policy for the enlarged European Union, its neighbours and partners countries, COM (2003) 262 definitivo /2, Bruxelles, 25 maggio 2003, passim. Disponibile al

seguente indirizzo:

http://ec.europa.eu/dgs/energy_transport/international/doc/2003_communication_en.pdf.

61 Commissione Europea, Memorandum of Understanding on a strategic partnership between the

European Union and the Republic of Azerbaijan in the field of energy, Bruxelles, 7 novembre 2006, pp.

117

2008 emerse con ancora maggiore forza l’intenzione dell’UE di risolvere il problema della dipendenza dalle importazioni di gas naturale russo, attraverso lo sviluppo di un corridoio energetico con i paesi mediorientali e centroasiatici62. Da allora l’UE ha avuto più volte modo di riaffermare il proprio sostegno a favore di questa iniziativa. L’ultima occasione si è presentata con il varo del progetto di un’Unione Europea dell’Energia che dovrebbe coinvolgere tutti i paesi produttori e di transito del gas naturale diretto in Europa e in particolare dovrebbe rilanciare i negoziati col fine di collegare le risorse turkmene e centroasiatiche con il Southern Gas Corridor63.

L’Azerbaigian dal canto suo, a partire dalla sua indipendenza, ha visto la creazione di legami con i paesi occidentali come un elemento centrale della sua proiezione estera, e fin dal primo momento essa si è incentrata sulla necessità del paese caucasico di: mantenere la propria indipendenza dalle ingerenze esterne della Federazione Russa, ripristinare la propria integrità territoriale, riappropiandosi dei territori occupati dall’Armenia e potenziare la propria economia64

. Nella sua politica estera, gli idrocarburi sono stati una componente essenziale, essi gli hanno permesso di divenire un tassello fondamentale nelle strategie di diversificazione energetica dell’Occidente65, e di essere in grado, in questo modo, di garantirsi autonomia e indipendenza nei confronti delle potenze regionali che lo circondano66. Inoltre le rendite derivanti da questo commercio, hanno permesso al paese caucasico di produrre un boom economico eccezionale, infatti negli ultimi dieci anni ha visto tassi di crescita medi del 12%67, il PIL pro capite è passato da 760,5 dollari, molto vicino al livello di povertà, a 5.119 dollari nel 200968.

Gli idrocarburi dell’Azerbaigian e la sua collocazione sulle rive del Mar Caspio hanno permesso al paese di consolidare questa partnership con i paesi occidentali69,

http://ec.europa.eu/dgs/energy_transport/international/regional/caucasus_central_asia/memorandum/doc/ mou_azerbaijan_en.pdf.

62

I. Kustova, op. cit., p. 215.

63 M. Verda, The EU Eneergy Union and the Role of the Southern Gas Corridor, in “Caspian Report”,

2015, n. 9, pp. 32-33.

64

M. Ismayilov, Continuity and Change in Azerbaijan’s Energy Diplomacy, in “Caucasus Analytical Digest”, 2010, n. 16, p. 2.

65 R. Ibrahimov, Foreign Policy of Azerbaijan: Adequacy and Predictability, in “Caspian Report”, 2015,

n. 9, p. 108.

66 E. Fassi, L’Azerbaigian, una nuova potenza…, cit., p. 161. 67

Ibidem.

68 J. Hölscher, op. cit., pp. 3-4.

69 Ş. Kardaş, The Turkey-Azerbaijan Energy Partnership in the Context of the Southern Corridor, Roma,

118

proponendosi, non solo come paese produttore, ma anche come paese di transito per il trasporto degli idrocarburi dall’Asia Centrale verso i mercati occidentali, attraverso una rotta in grado di evitare che queste risorse possano passare dai territori della Federazione Russa e dell’Iran70

.

Nella fase di attuazione del Southern Gas Corridor, l’Azerbaigian e la Turchia, i due attori centrali in questa iniziativa, hanno preso sempre maggior spazio71, riuscendo infine a scompaginare parzialmente le decisioni europee, le quali si erano orientate fin dall’inizio su di un preciso progetto, il gasdotto Nabucco72

. Infatti, come vedremo più avanti, il consorzio di gestione di Shah Deniz, ad oggi l’unico giacimento disponibile nelle aree di approvvigionamento designate dal progetto europeo73, ha deciso autonomamente il gasdotto attraverso il quale commercializzare il gas naturale estratto durante la seconda fase di produzione, rendendo così inattuabili gli altri progetti74.