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Torino e le complessità della post-industrializzazione »

Nel documento Arte Pubblica a Torino dal 1995 al 2015 (pagine 77-82)

Torino negli ultimi anni continua a rappresentare una delle realtà più vive e continuative dal punto di vista culturale, preso a modello sia dal panorama italiano che europeo. Osservando l’evoluzione della città tramite le linee di condotta riportate nei piani strategici, è possibile individuare una direzione comune verso cui rivolgere le forze necessarie per rendere più dinamica la città e favorire nuove occasioni di sviluppo sociale ed economico. Una delle linee strategiche più ambiziose è promuovere Torino come “Città della Cultura” fondata su un reale “Sistema culturale” del territorio, una rete di istituzioni rivolte allo studio, alla ricerca e alla promozione dell’arte contemporanea.194

La città di Torino possiede, allo stato attuale, 280 opere inventariate, di cui 82 di arte contemporanea, 23 sono le installazioni luminose semi-permanenti che rientrano nel programma “Luci d’Artista” e 52 opere murali di Street Art. 195

Dato l’ingente numero di installazioni mi limito a prendere in considerazione solamente i casi più significativi e strettamente connessi al desiderio di riqualificazione e rigenerazione.

Tra gli anni ’80 e ’90 a Torino si consuma una drammatica crisi: i licenziamenti della FIAT, che vedono l’espulsione di 150000 operai nell’arco del decennio, fanno sì che la one company town si riversi in nuovi settori, ma conosca anche nuove povertà. I quartieri operai, luoghi di forte identità e di una socialità intensa legata alla fabbrica, diventano quartieri critici e di concentrazione del disagio. A partire dalla constatazione della crisi dei tradizionali approcci di intervento pubblico sulla città- il piano urbanistico generale come strumento regolatore, la suddivisione per settori dell’azione attuativa e l’intervento pubblico nel settore della casa- si avvia in Italia, intorno al tema della riqualificazione urbana, una ricca sperimentazione a partire da alcuni nuovi strumenti come i “Programmi Complessi”.196 L’idea che ispira questa tipologia di programmi di intervento sta nella consapevolezza che non sia possibile fornire soluzioni settoriali a problematiche di tipo complesso come riqualificazione di una porzione di città, e

194 TORINO INTERNAZIONALE (a cura di),Il Piano strategico per la promozione della città, Torino, 2000. 195 http://blog.contemporarytorinopiemonte.it/?page_id=19826 , consultato in data 1/12/2015

196S.GUERCIO,M.ROBIGLIO, I.TOUSSAINT, Periferie partecipate: cinque casi di riqualificazione urbana

dunque non sia sufficiente progettare e attuare azioni di edilizia urbana senza inserirle in una strategia di intervento finalizzata ad attenuare anche le forme di disagio sociale ed economico vissute dagli abitanti del territorio. La parola chiave è quindi integrazione, che va intesa sia come compresenza di diverse tipologie di soggetti, sia come coordinamento tra diversi livelli istituzionali e tra attori pubblici e privati. Sono una specificità torinese i “Piani di accompagnamento sociale” (PAS), che nascono con l’obiettivo di dare piena attuazione agli indirizzi di riqualificazione fisica e insieme sociale dei quartieri oggetti di intervento, con la previsione di una partecipazione attiva degli stessi abitanti. Il PAS è poi confluito nel quadro di riferimento europeo delineato con il lancio dei programmi “Urban”. I programmi Urban sono progetti integrati di riqualificazione urbana promossi dall’Unione Europea nell’ambito dei programmi di iniziativa comunitaria (PIC) con l’obiettivo di promuovere l’elaborazione e l’attuazione di strategie innovative per la rivitalizzazione sostenibile di centri urbani medio-piccoli o di quartieri degradati, e favorire lo scambio di conoscenze ed esperienze sulla rivitalizzazione dello sviluppo urbano della Comunità.197

La città di Torino ha avviato negli ultimi vent’anni un importante processo di cambiamento e investimento delle politiche urbane, qualificandosi per la capacità di porre in essere una serie di progetti innovativi e sperimentando nuovi percorsi inediti di sviluppo con lo scopo di attivare relazioni fra pubblici diversi. La candidatura alle olimpiadi invernali, il potenziamento delle infrastrutture per la mobilità e la particolare attenzione volta all’ampiamento dei servizi e della qualificazione dell’offerta culturale, proiettano la città ad una dimensione internazionale.198 Le principali linee che hanno guidato le amministrazioni comunali a partire dall’inizio degli anni ’90 indirizzano verso il lancio della città come meta turistica implementando e articolando l’offerta culturale verso l’apertura all’internazionalizzazione, favorendo quindi l’attrazione verso attività economiche legate alle nuove tecnologie, molto spesso a discapito del “locale”. È stata inoltre perseguita una politica volta all’affermazione della città di Torino nelle reti europei attraverso il legame con Barcellona e Lione.199

197 Ivi, p. 48.

198 M.BAGNASCO, Dieci anni di politiche per la cultura e lo sviluppo a Torino, in F. De Biase, L’arte

dello spettatore. Il pubblico della cultura tra bisogni, consumi e tendenze, Milano, 2008, p. 439.

199 S.BODO e C.DA MILANO, Torino, in Patrimonio e attività culturali nei processi di rigenerazione

urbana, ricerca svolta nel Marzo 2006 da ECCOM e Compagnia San Paolo per la partecipazione e progettualità nei processi di rigenerazione urbana, M.DE LUCA (a cura di), Torino, 2006, p. 26.

Il grande sforzo effettuato dalla città in occasione delle Olimpiadi invernali è uno dei fattori principali su cui si basa il cambiamento di Torino da città industriale chiusa in se stessa a città aperta verso il mondo esterno. Come osservano Giorgio Blessi e Laura Alborghetti esaminando il caso di Barcellona, Montreal e Sydney, tutte e tre sede dei Giochi Olimpici, l’evento ha prodotto profonde modificazioni ed impatti all’interno del sistema, attraverso trasformazioni urbane, e all’esterno per l’ampliamento del mercato turistico. Le tre città, che presentano caratteristiche demografiche e ed economiche molto simili, hanno visto mutare l’orientamento produttivo delle città metropolitane da un’economia basata sull’industria chimica, siderurgica e manifatturiera, ad un’apertura verso attività fortemente innovative, allo sviluppo del settore terziario, dei servizi, della tecnologia e della ricerca (migliore preparazione universitaria).200 Anche Torino sembra seguire una traiettoria molto simile a partire dagli anni Novanta, quando subisce cambiamenti radicali per la confluenza di molti fattori, investimenti statali nelle grandi opere, riconversione industriale, esposizione del mercato edilizio, ruolo attivo del Comune nella trasformazione urbana. L’approvazione del PRG (Piano Regolatore Generale) nel 1995 costituisce il punto di svolta nell’innescare la fase di riforma urbana. Il processo di trasformazione urbana che ha interessato e interessa ancora Torino si compone di tre linee operative: riorganizzazione del sistema di mobilità; trasformazione e rigenerazione sull’asse della Spina Centrale; recupero e riqualificazione ambientale/socioeconomica delle aree periferiche.201

Con l’avvento del Progetto Speciale Periferie (1997)202 viene esplicitata per la prima volta la funzione di riqualificazione urbana come mezzo che si avvale della «progettazione partecipata, prevalentemente praticate nei Paesi anglosassoni e da qualche tempo introdotte anche in Italia».203 In Gran Bretagna il ruolo dell’arte pubblica come strumento di rigenerazione urbana viene suggerito per la prima volta nel 1988 nel documento “Action for Cities”, come mezzo «per affrontare i problemi della disoccupazione e alienazione nella città, e allo stesso tempo contribuire alla creazione di

200 G.TAVANO BLESSI-L.ALBORGHETTI, Arte pubblica e aree urbane: il caso di Barcellona, Montreal,

Sydney, in “Economia della cultura”, 2006, n. 3, p. 329.

201 Ibidem.

202 Il PSP nasce come ricerca-azione spinta da una forte carica innovativa e da un investimento politico

molto forte, poiché rientra tra le sei priorità indicate dall’allora sindaco Castellani.

203 Progetto speciale periferie: azioni di sviluppo locale partecipato, Delibera del Consiglio Comunale

una società senza divisione di classe e tollerante».204 Da allora in poi è diventato uno strumento essenziale per la rivitalizzazione dei contesti cittadini degradati in seguito alla de-industrializzazione e un bisogno di creare un nuovo dialogo tra la pianificazione della città, la sua architettura e gli spazi di interazione sociale.205 In Gran Bretagna l’Art

Council istituisce nel 1978 il primo piano governativo di arte pubblica e M. Miles

osserva come in Inghilterra la maggior parte della public art è stata commissionata con fondi pubblici, circa il triplo rispetto ai fondi provenienti dal privato «Public art is the

major area of state patronage».206 In un paese come l’Italia in cui vi è una lunga

tradizione familiare come modello di comunità prevalente, tanto a livello economico che psicologico-affettivo, in cui l’individuo nella sua sfera privata è indifferente e magari infastidito dalla sfera pubblica di pertinenza civica, l’arte pubblica si inserisce nella modalità di trovare un nesso, legame di relazione tra le persone che abitano gli stessi luoghi e usano gli stessi spazi comuni. Per costruire un’identità collettiva nello spazio pubblico l’arte «opera in questo caso soprattutto attraverso forme audience-

specific piuttosto che site-specific»,207 tesa maggiormente all’ascolto e a stabilire contesti di relazione, che alla ricerca di equilibrio fra arte e architettura.

Ritornando al PSP, per quanto concerne la cultura, le politiche di intervento si sono orientate lungo quattro direttrici fondamentali: teatro come strumento per lo sviluppo delle comunità; installazioni artistiche; uso per funzioni di tipo culturale per tutte le parti della città; sviluppo di pratiche di consolidamento della storia e memoria.208 In merito alla cosiddetta rigenerazione partecipata «utilizza il patrimonio conoscitivo degli abitanti e degli utenti e consente perciò di costruire una storia inedita del quartiere; garantisce la trasparenza del processo di costruzione della domanda sociale, non ingessa la domanda sociale sulle possibilità reali di intervento, ma impegna tutti gli attori al reperimento delle risorse».209 Il Progetto Periferie è una proposta di sviluppo complessivo del territorio torinese che si propone di superare la dualità centro- periferia, consentire un miglioramento delle qualità di vita degli abitanti, accrescere gli

204R.COMUNIAN, Public art e periferia in Gran Bretagna: tra identità e rigenerazione, in “Economia

della cultura”, 2006, n. 3, p. 303

205Ibidem.

206 M.MILES, op. cit., p. 3.

207 M. LAVANGA-S. PASTORINO, Arte pubblica e pianificazione urbana nell’esperienza olandese, in

“Economia della cultura”, 2006, n. 3, p. 322.

208 M.DE LUCA-C.DA MILANO, Il patrimonio e le attività culturali nei processi di rigenerazione urbana,

“Economia della cultura”, 2006, n. 3, p. 374.

incentivi per permettere il ripristino di attività economiche locali e la creazione di posti di lavoro, mediare attraverso il confronto su problematiche comuni per identificare un interesse collettivo che miri al recupero dell’identità e del senso di appartenenza. Ripensare la periferia significa riflettere sui mutamenti avvenuti nella città contemporanea, in grado di accogliere cambiamenti e trasformazioni in maniera socialmente ed economicamente produttiva.210 Sviluppare una città policentrica sembra

essere una soluzione ottimale per dare la possibilità di crescita e sviluppo locale, sperimentando possibili soluzioni e modelli innovativi. Inoltre, l’applicazione del criterio di multifunzionalità porta residenza, tempo libero e lavoro che possono essere collegati temporalmente e spazialmente, per consentire risparmi di tempo ed energie.211 L’intervento viene concordato con le Circoscrizioni amministrative, con le quali si stipula un protocollo di collaborazione, per promuovere un approccio basato sulla partecipazione e il coinvolgimento degli attori locali e degli abitanti.

Per aumentare l’operatività del programma viene costituito un laboratorio di operatori provenienti da diverse discipline -architetti, storici dell’arte, antropologi, tecnici comunali, volontari, singoli cittadini- con lo scopo di registrare necessità e suggerimenti, per diventare proposte d’intervento, che Comune e Circoscrizione prenderanno in considerazione.

210 M.DE LUCA-C.DA MILANO, op. cit., p. 371. 211 Ibid., p. 372.

Nel documento Arte Pubblica a Torino dal 1995 al 2015 (pagine 77-82)