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Torino, 27 ottobre 2004

ROBERTO MARCHIONATTI - GIANDOMENICA BECCHIO

RENZO FUBINI (1904-1944)*

Nella storia della Scuola torinese di economia Renzo Fubini fa parte della generazione degli allievi di Luigi Einaudi, Pasquale Jannaccone, Atti-lio Cabiati e Giuseppe Prato, i maestri della fase matura. I primi allievi di questi erano stati Attilio Garino Canina (1881-1964), Benvenuto Griziot-ti (1884-1956), Gino Borgatta (1888-1949), Francesco Antonio Répaci (1888-1978), Vincenzo Porri (1889-1934), tutti nati negli anni Ottanta. A questi seguirono gli allievi nati tra la seconda metà degli anni Novanta e i primi del Novecento: tra essi Piero Sraffa (1898-1983), Carlo Rosselli (1899-1937), Piero Gobetti (1901-1926), Antonio Fossati (1900-1954), Mauro Fasiani (1900-1950) e, appunto, Renzo Fubini. Una generazione che divenne adulta negli anni del fascismo e che pertanto non potè in patria proseguire l'opera dei Maestri; giovani che subirono il carcere e l'esilio e che, in alcuni casi, perdettero tragicamente la vita, come Gobetti, Rosselli e lo stesso Fubini.

Renzo Fubini nasce a Milano il 30 settembre 1904 da genitori torinesi, Riccardo Fubini e Bice Colombo.1 Il padre, laureato in Giurisprudenza a Torino, era stato allievo di Salvatore Cognetti de Martiis (e quindi compa-gno di studi di Einaudi, Albertini e Jannaccone) e aveva collaborato al

La-* Desideriamo ringraziare il prof. Gian Savino Pene Vidari a cui dobbiamo il completamen-to di alcune lacune nella compilazione della carriera universitaria di Renzo Fubini e la dott.ssa Paola Novaria, responsabile dell'archivio storico dell'Università di Torino per la disponibilità di-mostrata nel reperimento di notizie sulla carriera studentesca del Fubini e per aver concesso la visione della tesi di laurea.

1 Per una prima ricostruzione biografica di Renzo Fubini si veda D. DA EMPOLI, Renzo Fu-bini, in Dizionario biografico de gli Italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia italiana, voi. 50, 1998,

4 R O B E R T O M A R C H I O N A T T I - G I A N D O M E N I C A B E C C H I O

boratorio di economia politica nei primi anni della sua costituzione.2 Nel-l'anno accademico 1898/99, in occasione delle adunanze dello stesso, che si tenevano la domenica mattina ogni quindici giorni, Riccardo aveva presen-tato due studi sugli effetti della legislazione industriale a tutela delle classi lavoratrici e sulla concorrenza industriale nei rapporti di locazione immo-biliare.3 Erano quelli i temi che destavano vivo interesse fra allievi e profes-sori del Laboratorio che, soprattutto sotto la direzione di Cognetti, non fu-rono affatto indifferenti nei confronti delle questioni di ordine economico e sociale legate allo sviluppo della classe lavoratrice, intesa come base emer-gente di una nuova società industriale.4

Da Milano, dove Riccardo insegna presso l'istituto tecnico, la f a m i g l i a

Fubini torna a Torino nell'estate del 1916, quando Riccardo viene nominato professore di scienza delle finanze all'Istituto tecnico torinese.5 Renzo Fubi-ni compie dunque gli studi superiori a Torino: frequenta il liceo classico Massimo D'Azeglio e poi, nell'ottobre del 1922, si iscrive alla facoltà di Giu-risprudenza. Negli anni dell'università frequenta il Laboratorio di economia politica. Il curriculum universitario di Fubini è brillantissimo: negli esami so-stenuti ottiene sempre il massimo dei voti a cui spesso vi si aggiunge la lode.6

2 Per una biografia intellettuale di Salvatore Cognetti de Martiis si vedano: R. FAUCCI, Sal-vatore Cognetti de Martiis, in Dizionario biografico degli Italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia

Italiana, voi. 26, 1982, pp. 642-647; G. BECCHIO, Salvatore Cognetti de Martiis. Profilo biografico,

m Maestri dell'Ateneo torinese dal Settecento al Novecento, a cura di Renata Mio, Torino Centro studi di storia dell'Università di Torino, 2004; S. COGNETTI DE MARTIIS, Sunti delle lezioni di eco-nomia politica, a cura di Giandomenica Becchio, di prossima pubblicazione.

3 R . FUBINI, Contributi agli studi sulla partecipazione industriale dell'operaio ai benefici del-l impresa, in Monografie di soci e adel-ldel-lievi, voi. VI, Torino, Laboratorio di economia podel-litica, 1899; Della concorrenza industriale nei suoi rapporti col contratto di locazione immobiliare ivi vói VII

1899-1900. '

4 Sulla genesi del Laboratorio di economia politica si vedano: C. POGLIANO, Cognetti de Martiis. Le origini del Laboratorio di economia politica, «Studi storici», X V I I , n. 3, 1976, pp. 139-168; P . BRESSO, Dal riformismo al liberismo. I primi quindici anni del Laboratorio di eco-nomia politica, «Quaderni di storia dell'Università di Torino», I, n. 1, 1996, pp. 157-185; ID., Loria e il Laboratorio di economia politica, «Quaderni di storia dell'Università di Torino»', i v '

n. 3, 1999, pp. 143-190; R. FAUCCI, Economia, storia, positivismo. Cognetti de Martiis e le origini del Laboratorio di economia politica di Torino, «Società e storia», X V I I I , n. 69, 1995, pp. 599-618; G. BECCHIO, La nascita della scuola economica di Torino. Dall'epistolario di Salvatore Co-gnetti de Martiis (1884-1901), «Quaderni di storia dell'Università di Torino», VII, n. 6, 2002;

ID., Salvatore Cognetti de Martiis e il Laboratorio di Economia politica (1893-1901), «Storia del pensiero economico italiano», 2004, in corso di pubblicazione.

5 In una lettera del 26 settembre 1916, Riccardo Fubini comunica all'amico Einaudi la no-mina chiedendogli degli appunti: «Come sai quest'anno sono professore all'istituto di Torino dove mi tocca il corso di scienza delle finanze»; lettera conservata presso l'Archivio della Fonda-zione Luigi Einaudi di Torino, Fondo Luigi Einaudi, sez. Corrispondenza, fase. Tubini Riccardo.

6 L'unica eccezione è l'esame di storia delle dottrine economiche, sostenuto in data 18 giu-gno 1925 con Giuseppe Prato, nel quale 'si ferma' a 38/40. In appendice si trova l'elenco degli esami con relative votazioni.

RENZO FUBINI ( 1 9 0 4 - 1 9 4 4 ) 5 Segue i corsi dei maestri torinesi della scuola di economia: economia po-litica con Loria; statistica con Jannaccone; storia delle dottrine economiche con Prato; diritto commerciale con Ottolenghi e naturalmente scienza del-le finanze con Einaudi. A questi si aggiunge il corso di filosofia del diritto tenuto da Gioele Solari, anch'egli 'nome eccellente' fra gli allievi del Labo-ratorio cognettiano. Fubini sceglie scienza delle finanze come disciplina di laurea: Einaudi è il suo relatore con il quale, il giorno 11 luglio 1926, di-scute una tesi dal titolo Imposta di successione e imposta sul reddito otte-nendo 110/110 e lode con menzione sull'«Annuario».7 Tra i commissari della seduta presieduta dal prof. Patetta, titolare di storia del diritto italia-no, troviamo Ruffini, Brondi, Solari, Ricca Barberis, Segre, Jannaccone. Oggetto della tesi è uno studio comparativo sugli effetti economici dell'im-posta di successione e dell'imdell'im-posta personale sul reddito. La trattazione è ricca e articolata: numerosi sono gli autori citati (Einaudi, Griziotti, Hob-son, Pantaleoni, Cabiati, Pigou) attraverso le loro opere più recenti. Fubini si domanda quale scelta debba compiere il legislatore fra i due metodi di imposizione quando si presenti un dato fabbisogno finanziario in modo tale da mantenere un equilibrio fra le classi sociali, considerando in parti-colare gli effetti su queste dei fenomeni monetari. Considera pertanto l'at-teggiamento delle differenti classi sociali nei confronti della scelta politica. Gli imprenditori sono difficilmente inclini ad un'imposta sul reddito salvo che sperino di avvantaggiarsi dagli irregolari deprezzamenti susseguenti; gli operai (o comunque le persone esenti da tale imposta) sono invece fa-vorevoli in quanto non comprendono che si tratta di un'illusione moneta-ria: l'imposta infatti, pesando sugli imprenditori dai quali dipende il loro salario e l'occupazione stessa, li svantaggia indirettamente. Gli speculatori (che sono in grado di prevedere gli effetti dell'imposta stessa sui prezzi) possono giovarsene acquistando quei beni il cui prezzo aumenterà in se-guito all'imposta stessa o viceversa attendere per comprare quei beni il cui prezzo subirà un abbassamento. I rentiers, così come i grandi impren-ditori (o le società per azioni), preferiscono l'imposta di successione (so-prattutto in presenza di eredi diretti, poiché essa è più bassa), a fronte del fenomeno dell'ammortamento. A proposito di questo, Fubini sottoli-nea come esso conduca comunque ad un equilibrio instabile, in quanto le conseguenze del passaggio ad una situazione di equilibrio stabile sono sopportate soltanto da una parte della popolazione, a seconda della scelta del legislatore.

7 Copia della tesi di Fubini si trova conservata in buono stato presso l'Archivio storico del-l'Università degli Studi di Torino.

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Dopo la laurea Fubini si avvia con lo slancio e la passione tipiche dei giovani intellettuali verso una vita dedicata agli studi. L'anno successivo pubblica sul «Giornale degli economisti» il suo primo lavoro sulla teoria dell'ammortamento dell'imposta e l'imposta personale sul reddito.8 Si trat-ta di un'analisi sulla diminuzione del valore dei beni capitrat-tali che l'azione del libero mercato tende a compensare grazie al comportamento dei nuovi risparmiatori, i quali, scoraggiati ad entrare nel settore a causa dell'imposta personale che deprime il rendimento, diminuiranno l'offerta causando così un aumento generale del rendimento stesso. Nel 1928 pubblica un secondo articolo sulla tassazione del risparmio;9 nel 1929 un terzo sull'influenza del-l'imposta sulla domanda e sull'offerta.10 In essi Fubini concorda con la cri-tica einaudiana alla doppia imposizione sui redditi, in contrasto con Anto-nio De Viti de Marco e Umberto Ricci.

Negli stessi anni scrive alcuni articoli, prevalentemente di carattere bancario, sulla «Rivista bancaria».11 Nel novembre 1926 Fubini è assunto presso l'Associazione Bancaria Italiana come segretario privato di Giusep-pe Bianchini (che ne era divenuto presidente), succedendo a Raffaele Mat-tioli (1895-1973) e a Virgilio Fenoglio nella redazione della rivista dell'As-sociazione Bancaria Italiana (ABI), fondata nell'aprile 1919 a Milano da Luigi Della Torre.12 Direttore della parte finanziaria della rivista (inizial-mente «Bollettino economico-finanziario») era stato, dal marzo del 1920, Attilio Cabiati (responsabile della parte relativa alla legislazione era invece Giuseppe Bianchini).13 Si assiste in quel periodo alla costruzione di un asse Torino-Milano attraverso la collaborazione incrociata tra Cabiati ed Einau-di, principalmente sul «Bollettino», sulla «Rivista bancaria» e sulla «Rifor-ma sociale». Alla «Rivista bancaria», come pri«Rifor-ma al «Bollettino», collabo-ravano allora altri torinesi oltre a Luigi Einaudi: Giuseppe Prato, Gino Borgatta, Riccardo Bachi, Achille Loria; inoltre, tra gli italiani, Augusto

8 R . FUBINI, La teoria dell'ammortamento dell'imposta e l'imposta personale sul reddito,

«Giornale degli economisti», s. TV, XLII, 1927, pp. 302-321; 436-495.

9 ID., Sulla tassazione del risparmio, ivi, XLIII, 1928, pp. 480-492.

10 ID., Sull'influenza dell'imposta sulla domanda e sull'offerta, ivi, XLIV, 1929, pp. 12-22.

11 ID., A proposito di «assegni titoli», «Rivista bancaria», IX, 1928, pp. 525-528; ID., Note in

tema di segreto bancario, ivi, X, 1929, pp. 1-12.

12 Vedi G . F . CALABRESI, L'Associazione Bancaria Italiana: un caso di associazionismo econo-mico, Roma, Laterza, 1996.

13 A quel tempo Cabiati è anche consulente della Banca Commerciale di Toeplitz, per la quale presenta vari memoriali destinati alla realizzazione di un ufficio studi con proposte attuate solo in seguito grazie all'ufficio studi diretto da Domenico Boffito (economista allievo di Ei-naudi), e per la quale fonda la «Rivista mensile», un periodico a diffusione interna sotto forma di circolari a stampa per le filiali, in cui Cabiati stesso pubblica, in forma anonima, gran parte degli editoriali.

RENZO FUBINI ( 1 9 0 4 - 1 9 4 4 ) 7 Graziani, Maffeo Pantaleoni, Marco Fanno, Costantino Bresciani Turroni, Giorgio Mortara, Federico Flora, Benvenuto Griziotti; tra gli stranieri - presenti con traduzioni o ampi riassunti di loro articoli - Keynes, Fisher, Hawtrey, Cassel, Seligman, Stamp, Einzig, Ansiaux. Questo ci dice come si trattasse non di una semplice pubblicazione bancaria, ma di una rivista di notevole importanza scientifica.14

La «Rivista bancaria» di Bianchini e Fubini non ha più la libertà di espressione e l'indipendenza di quella di Cabiati e non presenta più il vasto numero di collaboratori stranieri di quella: resta tuttavia un'importante ri-vista a cui collaborano economisti del calibro di Bachi, Prato, Del Vecchio, Repaci, Mortara, Sensini, Federici: nomi che testimoniano la permanenza del legame fra Torino e Milano attraverso la presenza degli allievi di Einau-di e Cabiati. Oltre all'attività Einau-di redazione Fubini si occupa Einau-di molte que-stioni di tipo bancario e commerciale, poiché Bianchini rappresentava l'I-talia in varie commissioni internazionali. Fubini resta alla redazione della «Rivista bancaria» fino a metà del 1929 quando è sostituito da Gian Franco Calabresi. Dopo di allora continua a collaborarvi, ma ormai è pronto per intraprendere la carriera universitaria.

Fubini ottiene, con l'appoggio di Einaudi, advisor per l'Italia della Roc-kefeller Foundation, una borsa di studio di perfezionamento post laurea grazie alla quale si reca presso la London School of Economics di Londra, dal settembre al dicembre del 1929; poi presso la Columbia University di New York nel gennaio 1930; infine alla Harvard University. Dopo la visita di Chicago, Detroit, Kansas City e di altre città americane, rientra in Italia nel settembre del 1930.

Dall'Inghilterra e dagli Stati Uniti Fubini invia corrispondenze pubbli-cate sulla «Rivista bancaria». Queste Lettere dall'Inghilterra e Lettere dal-l'America raccontano degli avvenimenti economici, degli interventi delle autorità, in particolare della banca centrale, delle discussioni negli ambienti politici ed economici e più in generale tra l'opinione pubblica, e, nel caso degli Stati Uniti, riflettono le prime reazioni dell'opinione pubblica interna

14 Del «Bollettino» e poi della «Rivista bancaria» fu capo redattore l'allievo di Cabiati Raf-faele Mattioli, suo studente alla Scuola superiore di commercio di Genova, laureatosi con lui con una tesi sulla stabilizzazione monetaria, poi per un breve periodo assistente suo e di Einaudi all'U-niversità Bocconi. E lo stesso periodo in cui l'allora studente alla facoltà di Giurisprudenza di To-rino, Piero Sraffa, si consultò con Cabiati che gli suggerì di occuparsi della rivalutazione monetaria in Europa e intervenne presso Einaudi perché lo accettasse come suo tesista. E ancora nello stesso periodo fa la sua apparizione a Genova da Cabiati e a Torino alla corte degli economisti torinesi un altro giovane di grandi promesse: Carlo Rosselli. Cabiati (e con lui Einaudi) intendeva costituire un nucleo di giovani economisti che proseguissero il loro cammino, ma il precipitare delle vicende politiche glielo impedì. Cabiati stesso dovette rinunciare alla collaborazione con la «Rivista banca-ria», e proseguì per qualche anno, in forma anonima, quella al «Bollettino» della Comit.

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e internazionale al crollo di Wall Street, i problemi, le valutazioni degli eco-nomisti e il comportamento delle banche. Ne esce un esempio di ottimo giornalismo economico: anche in questo caso emerge l'importanza dell'in-segnamento dei maestri torinesi, Einaudi e Cabiati.

Nell'autunno 1930 Fubini consegue la libera docenza in scienza delle finanze e diritto finanziario all'università di Torino. Su suggerimento di Gustavo Del Vecchio e interessamento di Giovanni Demaria (allora docen-te a Bari),15 gli viene assegnato l'insegnamento di economia politica presso l'Istituto superiore di scienze economiche e commerciali dell'Università di Bari, prima come incaricato, poi, a partire dall'anno accademico 1932-33, in qualità di professore straordinario, dopo aver vinto il concorso di scienza delle finanze e diritto finanziario indetto dall'università di Messina.16 I pri-mi due della terna vincitrice risultano Mauro Fasiani e Renzo Fubini, en-trambi allievi di Einaudi. Per questa ragione alcuni degli esclusi gridano al-lo scandaal-lo parlando di vittoria dell'antifascismo. Ciò induce Einaudi a scrivere a Mussolini:

Certi metodi di mettere innanzi pregiudiziali politiche, se non repressi per tempo dall'E.V., che solo ha l'autorità per farlo, minacciano di riuscire fatali al progresso scientifico e di arrecare enorme danno alla reputazione internazionale della scienza italiana [...]. Il luogo che la scienza italiana delle finanze [...] ha con-quistato nel mondo è uno dei primi se non il primo.

La vicenda si conclude con l'approvazione dell'esito del concorso da parte del Consiglio superiore della pubblica educazione.17

Nel dicembre 1933, Fubini diviene professore ordinario di Scienza del-le finanze, col giudizio favorevodel-le di una commissione presieduta da Marco Fanno. A decorrere dal 1° dicembre 1933 è trasferito alla cattedra di scien-za delle finanze e diritto finanziario presso l'Università di Trieste. Vi rima-ne fino all'ottobre del 1938, quando le leggi razziali lo costringono all'allon-tanamento. Sono anni di operosa e fruttuosa attività di studio, nel campo della scienza delle finanze e della storia del pensiero economico.18

15 Vedi la lettera di Renzo Fubini al rettore del Regio Istituto superiore di scienze econo-miche e commerciali di Bari, datata 11 novembre 1932 - l'anno non è indicato ma si evince dal contesto -, nel fascicolo personale di Fubini conservato presso l'Università degli studi di Bari.

16 Nell'anno accademico 1931-32, apertasi a Bari la Scuola di specializzazione negli studi orientali e coloniali, Fubini è incaricato di politica economica e coloniale.

17 L'episodio è ricordato in A . D'ORSI, La cultura a Torino tra le due guerre, Torino, Einaudi,

2000. La lettera di Einaudi a Mussolini, del 25 novembre 1932, è pubblicata in G.C. MARINO'

L'autarchia della cultura. Intellettuali e fascismo negli anni Trenta, Roma, Editori Riuniti, 1983.

18 R. FUBINI-G. DEL VECCHIO, Elementi di economia generale e corporativa con cenni di sta-tistica e finanza secondo i nuovi programmi per gli Istituti tecnici commerciali superiori, Firenze,

RENZO FUBINI ( 1 9 0 4 - 1 9 4 4 ) 9 Fubini, rientra a Torino e cerca una collocazione all'estero, in Francia, Svizzera o Inghilterra. Einaudi lo aiuta contattando l'economista polacco Paul Rosenstein Rodan esule a Londra. Disponiamo della lettera di presen-tazione di Fubini scritta da Einaudi nel maggio del 1939. Einaudi ricorda lo studente e poi il giovane studioso di scienza delle finanze (i cui lavori gli sono stati di forte stimolo) e di storia del pensiero economico, nonché com-petente di problemi bancari:

From being a promising young student, Fubini has grown up gradually and continually to the rank of a scholar, fully worth his distinguished career, during which he progressed from a private docent situation to a full professorship in the Italian University.19

Fubini incontra Rosenstein Rodan a Londra, ma il tentativo di essere chiamato in Inghilterra non va a buon fine, tanto per le difficoltà di un out-sider di trovare collocazione in quel periodo anche nella capitale britannica, quanto per lo scarso impegno profuso da Rosenstein Rodan in questa vicenda.

Fubini non può che restare in Italia. A Torino scrive articoli e recensio-ni per la «Rivista di storia economica» che Einaudi fonda nel 1936 dopo la chiusura, imposta dal regime, della «Riforma sociale». Nel 1942 si sposa con Maria Susetta Treves, con la quale si trasferisce ad Alassio, dove nel 1943 nasce Bice, la loro unica figlia. Dopo il 25 luglio il futuro non sembra più così buio. Il 31 agosto, dalla Liguria, Fubini scrive ad Einaudi per con-gratularsi della sua nomina a rettore dell'ateneo torinese e gli racconta della sua attività: la traduzione degli Eléments di Walras e dell'intenzione di pubblicare una raccolta di scritti sulla teoria economica del collettivismo analoga a quella edita da Hayek ma «fatta però con criteri più larghi di quel-li, un po' unilateraquel-li, di Hayek e Mises». Gli comunica di aver trovato la ca-sa editrice, ma di non ca-sapere quando potrà completare il libro, poiché gli mancano alcuni testi fondamentali.20

Fubini dunque pensa che il peggio sia passato e progetta con entusia-smo nuovi studi. Pochi giorni dopo l'invio di questa lettera, la situazione

Sansoni, 1937; R . FUBINI, Francesco Ferrara e David Ricardo, «Giornale degli economisti», s. I V ,

L, n. 2,1935, pp. 85-101; ID., Francesco Ferrara e Henry Dunning Macleod, ivi, n. 6, pp. 469-487; ID., Ferrara, Marx e i fisiocrati, ivi, n. 11, pp. 958-971; ID., Rileggendo Ferrara: Ferrara e

Proud-hon, ivi, LII, n. 1, 1937, pp. 1-17. Sull'attività scientifica di questo periodo si vedano gli scritti di

Francesco Forte, Giandomenica Becchio e Fiorenzo Mornati in questo volume.

19 Minuta di lettera di presentazione di Luigi Einaudi del 19 maggio 1939 conservata presso l'Archivio della Fondazione L. Einaudi di Torino, Fondo Luigi Einaudi, sez. Corrispondenza, fase. Fubini Renzo.

10 ROBERTO MARCHIONATTI - GIANDOMENICA BECCHIO

italiana - come sappiamo - precipita. È l'8 settembre: i tedeschi occupano l'Italia; chi riesce fugge come Einaudi, che evita l'arresto e ripara in Sviz-zera. Cabiati, malato, è rinchiuso nella sua casa torinese, dove ha l'obbligo di residenza fin dalla seconda metà degli anni venti. Fubini entra in clan-destinità: da Alassio si sposta ad Ivrea dove, nel febbraio del 1944, è arre-stato in seguito a denuncia anonima. Rinchiuso nel carcere eporediese, è poi trasferito a Milano, quindi al campo di raccolta di Fossoli, nel mode-nese, da dove, nel maggio 1944, viene deportato ad Auschwitz. Qui scom-pare in data non precisabile, ma, sembra certo, dopo il settembre 1944 a soli 40 anni.21

21 Si veda L . PICCIOTTO FARGION, Il libro della memoria. Gli ebrei deportati dall'Italia 1943-1943, Milano, Mursia, 1991.

APPENDICE

C U R R I C U L U M U N I V E R S I T A R I O D I R E N Z O F U B I N I Renzo Fubini si immatricola il giorno 18/10/1922 presso la Facoltà di Giuri-sprudenza dell'Università di Torino (numero di matricola 8865).

Esame di laurea sostenuto il giorno 11 luglio 1926 in scienza delle finanze con una dissertazione dal titolo Imposta di successione e imposta sul reddito. Voto finale

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