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Toscanini, un’autorità musicale e politica

MOLTO PIÚ CHE UN SEMPLICE DIRETTORE D’ORCHESTRA

7.4 Toscanini, un’autorità musicale e politica

Per descrivere compiutamente la figura di Arturo Toscanini non si può infine tralasciare un ultimo aspetto, fondamentale dal punto di vista storico ma molto utile anche per comprendere appieno quale sia stata l’effettiva portata della grandezza, la novità e l’impatto che egli ha avuto al di là del settore musicale.

Il prestigio, la fama e l’autorità che il Maestro ottenne grazie ai suoi meriti professionali, in qualità di interprete e riformatore, si riversarono infatti anche in un ambito apparentemente molto distante da quello musicale. La sua importanza ebbe infatti un’eco tale da trasformare la sua figura in una sorta di autorità in grado di confrontarsi in una serie di occasioni con i regimi totalitari fascista e nazista, che egli disprezzava dal punto di vista politico, etico e ideologico.

Toscanini era un uomo del Rinascimento, animato da un forte spirito patriottico e una grande fede nei principi che caratterizzavano lo Stato liberale. Seguì sempre con grande attenzione le vicende politiche del Paese, mostrando, in un primo momento, fiducia nel progetto socialista di Mussolini, che sembrava l’unica forza politica interessata alla difesa dei diritti e degli interessi dei soldati e dei reduci della Prima Guerra Mondiale. Dopo l’entusiasmo iniziale, però, si allontanò in fretta dal movimento fascista, non appena ne intuì le derive dittatoriali e i pericoli che da queste derivavano per i valori nei quali egli credeva e per la sopravvivenza stessa dello stato liberale24.

Nonostante la sua volontà di mantenersi distante dalla politica, Toscanini dovette comunque fare i conti con la pervasività della dittatura, che proiettava il proprio controllo in ogni ambito, non risparmiando neanche l’esercizio della professione musicale. Con

22 Le prodezze di Barbableu in «Il Corno» del 17 gennaio 1898, citato in G.

Barigazzi La Scala racconta. Nuova edizione riveduta e ampliata a cura di S.

Barigazzi, cit.

23 Ibidem.

24 Cfr. Il tempo e la storia, Arturo Toscanini, di P. Tiriticco, con la partecipazione

lettere di complimenti e offerte lavorative prestigiose, Mussolini cercò più volte di avvicinarsi a questa figura, consapevole dell’autorità e del potere che il direttore si era guadagnato nel tempo. Questi si mantenne comunque fedele ai propri ideali, rifiutando qualsiasi proposta professionale derivante da ambienti vicini al regime, quali ad esempio la sovrintendenza generale dei teatri italiani. Egli, inoltre, rifiutò fermamente qualsiasi tipo di “suggerimento” e raccomandazione, affidandosi esclusivamente alle capacità artistiche dei candidati, nella scelta dei professionisti che avrebbero fatto parte del suo organico musicale.

In seguito Toscanini si spinse oltre, manifestando pubblicamente il proprio dissenso nei confronti del regime in varie situazioni. Il 25 aprile 1926, in occasione della prima mondiale di Turandot di Puccini, annunciò che qualora Mussolini fosse stato presente in sala, egli non avrebbe diretto l’orchestra. Nonostante l’oltraggio ricevuto, il duce non si presentò. Nel 1931 a Bologna avvenne poi un episodio particolare, conosciuto come “lo schiaffo”, che determinerà la rottura definitiva dell’equilibrio tra Toscanini e il regime fascista. In occasione di un concerto in commemorazione del musicista Giuseppe Martucci, il Maestro rifiutò di eseguire Giovinezza, considerata l’inno del fascismo, e l’inno reale, benché in sala fossero presenti i gerarchi Ciano e Arpinati. Per vendicare l'ingiuria subita, egli fu atteso all’uscita dal teatro da alcuni squadristi, che dopo averlo insultato, lo schiaffeggiarono, facendolo cadere a terra. È in seguito a questo fatto che il Maestro dichiarò di non essere più disposto a dirigere un’orchestra in Italia, finché ci fosse stato il fascismo25.

Qualche anno più tardi, dopo l’ascesa di Hitler in Germania, con grande rammarico dovuto all’affetto nei confronti degli eredi di Wagner e della manifestazione, decise di non tornare alla direzione del Festival di Bayeruth, trovando impossibile svolgere la propria attività artistica al cospetto di un governo totalitario e fortemente lesivo delle libertà personali. Per l’occasione, dirà: «Ancora una volta sono costretto a dichiarare con fermezza che non posso unire musica e politica e da questo principio non mi allontanerò, né nella mia patria, né in qualunque altro luogo mi troverò, perché sono convinto che ciascuno abbia il diritto di pensare nel modo che ritiene più opportuno»26.

Insomma, sebbene la difesa delle proprie idee e della possibilità di esercitare liberamente la propria professione divenisse ogni giorno

25 Cfr. J. Waldorff-Preyss, Diavoli e Angeli, cit.; Il tempo e la storia, Arturo

Toscanini, di P. Tiriticco, con la partecipazione di L. Villari, Rai Storia, cit.

più complicata, Toscanini non arretrò mai di fronte alle lusinghe, alle imposizioni e alle violenze del fascismo e del nazismo. Il regime, inoltre, non si permise neanche di limitare la libertà di movimento del direttore, nonostante Mussolini avesse pensato di ritirargli il passaporto, impedendogli di viaggiare e quindi di partecipare a importanti manifestazioni internazionali, portando con sé gli ideali antifascisti di cui ormai era divenuto un simbolo. Il duce infatti malgrado le opposizioni ricevute, non intervenne mai direttamente e pubblicamente contro Toscanini, consapevole del peso che la sua figura aveva assunto e del potere che egli deteneva, in quanto autorità musicale, culturale e ormai potremmo dire anche politica. Addirittura, nel 1936 il direttore si recò a proprie spese a Tel Aviv, per dimostrare la sua vicinanza al popolo ebraico, in occasione del concerto inaugurale dell’Orchestra di Palestina, interamente composta da musicisti sfuggiti alle persecuzioni razziali europee. L’evento fu trasmesso in tutto il mondo ed ebbe un’eco enorme, suscitando grandi apprezzamenti, anche da parte di ebrei illustri, tra i quali Albert Einstein27. Anche gli stessi fatti di Bologna del 1931, sebbene mai pubblicamente disconosciuti, non furono in realtà commissionati da Mussolini, ovvero non rappresentarono un attacco “ufficiale” alla figura del Maestro, poiché il regime comprese la necessità, o meglio, la convenienza di dimostrare, obtorto collo, un certo rispetto nei confronti del suo prestigio internazionale.

La situazione divenne per Toscanini sempre più intollerabile, fino al punto di decidere di accettare un’offerta lavorativa molto importante e di trasferirsi in America nel 1939, dove visse e continuò ad esercitare la propria professione fino al 1957, anno della sua morte. Nonostante lo spostamento, egli continuò a interessarsi di quanto stava avvenendo in Europa e a lottare contro il fascismo e il nazismo mediante la musica. Nel dicembre del 1943, infatti, in occasione della caduta di Mussolini, Toscanini prese parte ad un cortometraggio celebrativo del ruolo degli antifascisti italo- americani nella lotta al regime. Per l’occasione, diresse in concerto le musiche di Verdi, già contenenti i motivi dell’inno francese, inglese e italiano, alle quali decise di unire l’inno degli Stati Uniti e l’Internazionale per rendere omaggio ai paesi che in quel momento stavano combattendo in difesa delle libertà calpestate dai totalitarismi28.

27 Cfr. Il tempo e la storia, Arturo Toscanini, di P. Tiriticco, con la partecipazione

di L. Villari, Rai Storia, cit.; A. Della Corte, Arturo Toscanini, cit.

Da questa rapida e certamente non esaustiva descrizione delle vicende professionali, ermeneutiche e politiche di questo illustre ed “insolito” direttore d’orchestra, emergono, come già anticipato, alcuni aspetti molto interessanti.

Con il suo temperamento e le sue capacità Toscanini si guadagnò nel tempo un’autorità particolare, che gli permise di intervenire in modo sostanzialmente normativo, con il piglio e l’ascendente di una vera e propria autorità giuridica. Grazie a questa sua particolare posizione, egli riformò completamente l’ambiente teatrale, le abitudini degli spettatori e la prassi direttoriale, garantendo al ruolo dell’interprete una centralità e un’importanza del tutto nuove. Questi, inoltre, dimostrando quanto il ruolo del direttore d’orchestra si sia rivelato nel tempo molto più che una semplice professione musicale, assunse un’importanza tale da costringere le autorità politiche al dialogo e alla mediazione, anche in un momento storico in cui ciò non era solitamente possibile.

La sua esperienza ha quindi dimostrato quanto anche in ambito musicale si possano ritrovare aspetti e meccanismi tipici dell’ambito del diritto ed ha sottolineato il fatto che le vicende musicali, politiche e giuridiche siano spesso più vicine ed intrecciate di quanto si possa immaginare.

È molto interessante notare infine che nello stesso periodo in cui la figura di Toscanini si affermava come vera e propria autorità in grado di “legiferare” e di dare un nuovo ordine al “sistema musicale”, in ambito giuridico faceva la sua comparsa la teoria dell’istituzionalismo, elaborata da Santi Romano. Con il suo libro dal titolo L’ordinamento giuridico, egli proponeva una riflessione incentrata sul concetto di “istituzione”, tesa a sottolineare come qualsiasi formazione sociale, semplice o complessa, realmente esistente e riconoscibile all’esterno costituisse un ordinamento giuridico. Secondo Santi Romano, l’istituzione sarebbe quindi un gruppo sociale organizzato, che produrrebbe al suo interno un ordine normativo. Infatti «il diritto prima di essere norma, prima di concernere un semplice rapporto o una serie di rapporti sociali, è organizzazione, struttura, posizione della stessa società in cui si svolge e che esso costituisce come unità, come ente per sé stante»29. L’esempio di Toscanini, forse non a caso contemporaneo, si dimostra perfettamente calzante poiché rappresenta una dimostrazione concreta del fatto che anche il contesto musicale è ravvisabile come un’istituzione, in quanto formazione sociale in grado di organizzarsi al suo interno, dandosi delle regole. Inoltre,

29 S. Romano, L’ordinamento giuridico, §10, pag. 22, citato in G. Fassò, Storia

poiché esistono tanti ordinamenti giuridici quante sono le istituzioni, anche la musica sarà al suo interno un ordinamento giuridico, strutturato secondo precise regole. Non dovremmo quindi stupirci del fatto che il direttore d’orchestra sia riuscito a introdurre nuove norme nell’ambiente musicale, riformando completamente la prassi precedente, nel modo che tipicamente si riconosce come caratteristico degli ordinamenti giuridici. L’inserimento di un’autorità come quella di Toscanini, forte e ampiamente riconosciuta all’interno di un gruppo, ne determina quindi una particolare organizzazione e può rivelarsi in grado di rivoluzionarne le regole fondamentali.

8. BOB DYLAN, UN ESEMPIO DI LAW IN MUSIC.