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Tra complessità dei consumi e precarietà degli interventi

a cura di Antonella Camposeragna e Riccardo De Facci*

2. Tra complessità dei consumi e precarietà degli interventi

Come detto nei paragrafi precedenti, il fenomeno dell’uso di droghe (legali ed illegali) presenta numerosi aspetti che impegna-no fortemente i sistemi territoriali di intervento in processi dinamici di adeguamento e “aggiornamento”.

del-le altre patologie coldel-legate) ne sono comparse di nuove con cui confrontarsi. Senza pretesa di esaustività se ne indicano alcune: • la presenza, tra l’utenza, di persone straniere di varie nazionalità e con approcci molto diversi al tema del consumo di sostanze (problemi di comunicazione, di mediazione e di formazione degli operatori italiani) 1

• la presenza tra l’utenza di numerose persone (italiane e straniere) con problematiche psichiatriche di varia gravità, con grossi problemi di gestione (e di competenza e formazione degli operatori) e di rapporto con i servizi specialistici di riferimento

• co-presenza (soprattutto per i servizi che erogano prestazioni legate ai bisogni primari, es. drop in) di persone in cui il consumo di sostanze appare marginale ( solo alcool ) rispetto ai bisogni di carattere sociale (homeless, stranieri irregolari etc,).

• le linee di finanziamento che permettano di integrare le prestazioni sanitarie e sociali (fondo sanitario per la tutela della salute o fondo sociale che passa per gli e enti locali). Anche in questo caso il rimando è quello alla programma-zione zonale ed al riconoscimento (e conseguente finanziamento) della doppia valenza degli interventi di riduprogramma-zione del danno.

• la riduzione del danno rispetto all’alcool: l’abuso di alcool (da solo o come parte di policonsumi) è ormai una costante negli scenari del fenomeno: dal binge drinking nei giovani, all’abuso tra gli immigrati, dall’uso occasionale alla alcool-dipendenza, si manifestano infinite situazioni in cui l’alcool gioca un ruolo fondamentale nel determinare danni (acuti e cronici) o nel far correre rischi connessi (a volte anche mortali). La Riduzione del danno e la Riduzione dei rischi deve aggiornare strumenti e metodi ed obiettivi nella consapevolezza che, come per le altre sostanze, anche per l’alcool i trattamenti finalizzati all’astinenza sono insufficienti.

• Sistemi di monitoraggio del fenomeno e delle sue conseguenze. Valga per tutti il caso dei decessi per overdose e dei malori derivanti dall’uso di sostanze: nel primo caso i dati ufficiali indicano sostanzialmente un decremento da alcuni anni ma, ad una osservazione più attenta, sorgono molti dubbi. Sfuggono i decessi dove tali evidenze non sono disponi-bili (come nel caso di uso non iniettivo o per gli arresti cardiocircolatori legati all’assunzione di cocaina)

• Infezione da HIV. Anche se i dati complessivi indicano una flessione delle nuove infezioni, in particolare per quanto attiene l’uso promiscuo di materiale da iniezione, questo non significa che il problema sia definitivamente risolto o che, comunque, costituisca una dimensione trascurabile. Tutte le organizzazioni che si occupano di HIV segnalano la “caduta di attenzione”, mentre il tema della re-infezione continua ad essere poco noto (o, per molti motivi, trascurato) tra i consumatori. Analoghe considerazioni potrebbero essere svolte facilmente in riferimento all’epatite o ad altre patologie infettive.

I servizi di riduzione del danno (e dei rischi) possono essere descritti con pochi tratti: precari, distribuiti nel territorio in maniera occasionale (presenti specie in alcune parti del Nord Italia e nelle grandi città), in continua crisi di risorse, sovente con problemi di legittimazione istituzionalee frequentemente sottoposti ad attacchi politici, dei media e dell’opinione pubblica (in molti documenti ufficiali e atti istituzionali, l’uso dei termini “riduzione del danno” è censurato/sostituito da servizi di “prossimità”, “accoglienza” etc).

3. Le priorità

Gli obiettivi prioritari in questa fase sono essenzialmente due:

• Estensione degli interventi di Riduzione del danno/del rischio sul territorio nazionale. Rispetto a ciò, attendiamo gli esiti dell’inserimento della Rdd nei LEA sanitari per il 2016;

• Stabilizzazione dei servizi esistenti attraverso il meccanismo dell’accreditamento nel sistema sanitario dei servizi per tossicodipendenze (come da Atto di Intesa Stato Regioni del 1999).

4. 2015: la mappa della Riduzione del danno

Nello scorso aprile alcuni operatori del privato sociale e del pubblico, attivi in questo campo e disponibili, in assenza di mate-riali ufficiali di mappatura, hanno avviato un censimento per identificare i servizi definiti di riduzione del danno, che risultano attivi al 31 dicembre 2014 in Italia.

I servizi oggetto di indagine sono stati categorizzati per questa prima proposta di mappatura condivisa, secondo le seguenti caratteristiche:

Unità mobile per Tossicodipendenti (UTOX): unità mobile, anche con ausilio di veicolo, che in maniera attiva contattata

consumatori problematici e tossicodipendenti nei luoghi naturali di consumo (la piazza, la scena dello spaccio ) svolgendo attività di riduzione del danno correlato all’uso di sostanze stupefacenti ( prioritariamente eroina, cocaina e alcool ), mediante distribuzione di materiale di profilassi(es. siringhe, profilattici …) e/o materiale di screening informazione e counselling

Unita Mobile per i Giovani (UG): unità mobile che contatta in maniera attiva giovani consumatori di sostanze ed interviene

in contesti del divertimento e del loisir ( concerti, rave, grandi eventi ), svolgendo attività volte ad aumentare al consapevolezza del rischio dovuto all’uso di varie sostanze spesso combinate tra loro, mediante attività di counselling ed informazioni sulle sostanze e la distribuzione di materiale di screening (etilometri, narcotest) e materiale di riduzione del danno ( kit cocaina sniffo sicuro, profilattici, acqua, spazi chill out, siringhe se utile ) .

Drop in (DI): centro a libero accesso da parte di consumatori problematici che svolge attività di riduzione del danno correlato

all’uso di sostanze stupefacenti, mediante distribuzione di materiale di profilassi(es. siringhe, profilattici …) e/o materiale di screening

Prima Accoglienza (PA): centro a libero accesso da parte di consumatori problematici in cui è possibile avere una accoglienza,

con strumenti di Rdd e primo ristoro, sia notturna che diurna (docce, cambio, pausa, bevande calde/fredde, dormire ).

ALTRO: Attività non esclusive e specifiche di riduzione del danno e/o di riduzione dei rischi ma che prevedono anche attività

di riduzione del danno (ad es: attività ambulatoriali o mobili di somministrazione di farmaci sostitutivi con finalità prioritaria di Rdd, attività in carcere per evitare overdose o infezioni, etc.)

Alla data del 31 dicembre 2014,sono stati censiti 152 servizi (che rientrano nelle quattro categorie elencate)

Il numero totale è di 185 servizi, ma 33 (il 22%) rientrano nella categoria “Altro” e dunque necessitano quanto meno di una ulteriore approfondimento.

Come riportato nella grafico seguente, tre Regioni non hanno fornito alcun dato- quindi non sappiamo se non esiste alcun servizio oppure se il dato non è rilevato- mentre altre tre regioni hanno fornito dati che non riguardano strettamente i servizi oggetto di indagine.

Fig. 1 Distribuzione per regione per classi (individual values) di numerosità di interventi di RDD o RDR censiti. In grigio le regioni per cui non si dispone dei dati

In conclusione, persiste una offerta di interventi non uniforme sul territorio nazionale, che continua a privilegiare il centro nord rispetto al sud e alle isole.

A ciò va aggiunto che diversi servizi, seppur “ufficialmente” censiti come riduzione del danno e/o riduzione del rischio, in realtà non riportino le caratteristiche essenziali di questi servizi, perché esercitano attività prevalentemente preventiva del consumo di sostanze, oppure sfiorino solo a latere l’obiettivo di ridurre i danni. Questo comporta ancora una volta la necessità di una riflessione ed un dibattito su cosa si intenda per riduzione del danno e riduzione del rischio, nonostante siano trascorsi più di venti anni dalle prime sperimentazioni, poiché si registra una filosofia ed un approccio non sempre condiviso tra le diverse regioni.