• Non ci sono risultati.

4 = Traslocazione di Abies nebrodensis (Pinaceae) dalle Madonie ai Monti Nebrodi: risultati dell’azione pioneristica di Ugo Meli (1922-2002) per la conservazione ex situ dell’emblematico

abete, simbolo della flora regionale e dell’endemismo siciliano

Fabrizio Meli, Salvatore Giarratana & Francesco M. Raimondo

PLANTA/Centro di Ricerca Documentazione e Formazione, Via Serraglio Vecchio 28, Palermo

Il ripristino dell’equilibrio ecologico di una limitata porzione del territorio dei Nebrodi, ancor prima dell’istituzione del Parco naturale da parte della Regione Siciliana, fu avviato indirettamente e privatamente dall’avvocato Ugo Meli, docente di Economia e Diritto presso l’Istituto tecnico commerciale Gemmellaro di Catania e responsabile della sezione di Italia Nostra della stessa città: sicuramente tra i pionieri dell’ambientalismo siciliano. Ciò avvenne attraverso l’introduzione sperimentale nel territorio dei Nebrodi dell’abete delle vicine Madonie, dal nome improprio diremmo oggi. Abies nebrodensis (Lojac.) Mattei, infatti – almeno per quanto se sappiamo – si può solo presumere che un tempo popolasse anche il settore dell’Appennino siculo, corrispondente agli attuali Monti Nebrodi. L’equivoco è stato già chiarito in altra sede.

L’occasione di riportare nel territorio dove come detto si poteva presumere che un tempo fosse presente il raro abete siciliano, fu colta al volo già nel lontano 1965 da Ugo Meli, poi divenuto anche componente del Comitato Scientifico del Parco delle Madonie, in rappresentanza dell’attiva associazione etnea di Italia

Nostra, secondo quanto previsto dalla legge istitutiva delle aree protette in Sicilia (L.R. 98/81). A partire dal

1965 egli contribuirà alle azioni di conservazione in situ ed ex situ allora messe in atto solamente dall’Azienda Foreste Demaniali della Regione, sensibilizzata al riguardo dal mondo accademico, non solo siciliano. Meli lo farà acquistando intanto un ampio appezzamento di terreno sulle pendici di Monte Soro, dove impianterà il suo campo sperimentale. Nel 1965 metterà a dimora le prime 3 piante ottenute dall’Azienda Foreste Demaniali; quindi continuerà negli anni, progressivamente, fino a raggiungere il numero di 182 piante nel 2000. Malgrado le cure dirette praticate dall’avvocato Meli, non tutte attecchiranno e supereranno la crisi di adattamento. Cause di varia natura, in parte anche climatiche, danneggiamento da parte di capre introdottesi abusivamente, ed espianti clandestini operati verosimilmente per dispetto, hanno ridotto questo numero a 54 unità. L’ultimo censimento e l’ultimo rapporto, Ugo Meli li effettua e redige alcuni mesi prima della sua improvvisa scomparsa, avvenuta nel marzo del 2002. Un resoconto puntuale sull’interessante esperienza di Ugo Meli fu approntato nel 2006. Il monitoraggio è continuato ad opera di uno degli autori. Nel 2012, l’impianto contava 52 piante, tre delle quali fertili. Oggi si è ridotto di un’unità, mentre sono salite a 4 le piante in strobilazione. Alcune, hanno raggiunto l’altezza compresa tra 2 e 3 metri; una (la pianta n. 30) ha superato l’altezza di 4,30 metri, e il tronco misura la circonferenza massima di 41 cm. Nel 2018 questa stessa pianta ha prodotto 14 strobili femminili.

Possiamo dunque concludere che l’obbiettivo dell’avvocato Meli è stato centrato. Se scopo primario del suo intervento sperimentale fu quello di studiare l’adattamento di Abies nebrodensis all’ambiente montano dei Nebrodi, in un’area con condizioni ecologiche parzialmente diverse rispetto all’area di attuale indigenato e comunque nella stessa fascia fitoclimatica. Ebbene, Ugo Meli, quando non si parlava di “traslocazione”, involontariamente la effettuerà a sue spese. Si tratta dunque del primo esperimento di traslocazione effettuato in Sicilia e, molto probabilmente, di uno dei primi del genere effettuati in tutto il territorio nazionale per una specie forestale minacciata.

I terreni dove tuttora trova sede l’impianto sperimentale di Ugo Meli – ancora di proprietà della famiglia – sono ubicati nel territorio di Cesarò, comune montano della Provincia di Messina, all’interno del Parco dei Nebrodi. Il fondo è esteso 4 ettari e 55 are; l’area, in parte pianeggiante in parte acclive, si sviluppa ad un’altitudine compresa fra 1340 e 1412 m (s.l.m.) ed è posta ad est del bacino lacustre del Biviere di Cesarò, su una dorsale che in senso ovest-est delimita il versante tirrenico da quello meridionale dei Nebrodi. Il sito

4 = Catalogo nazionale delle traslocazioni delle specie vegetali di interesse conservazionistico

Simone Orsenigo, Thomas Abeli, Martina D’Agostino, Claudia Alessandrelli, Arianna Amadori, Gianluigi Bacchetta, Fabrizio Bartolucci, Cristina Blandino, Angela Carra, Gabriele Casazza, Caterina Catalano, Roberta M. Ceriani, Giampiero Ciaschetti, Donatella Cogoni, Angelino Congiu, Fabio Conti, Marcello De Vitis, Carlo Dessi, Mirella Di Cecco, Valter Di Cecco, Luciano Di Martino, Gianniantonio Domina, Giuseppe Fabrini, Emmanuele Farris, Francesco Ferrari, Gabriele Galasso, Giuseppe Garfì, Carmelo Gentile, Rodolfo Gentili, Gian Pietro Giusso del Galdo, Alessandro S. Gristina, Salvatore Livreri Console, Alfredo Maccioni, Sara Magrini, Mauro G. Mariotti, Carlo Mascarello, Luigi Minuto, Antonio Motisi, Giuseppe Oriolo, Maria Elena Palumbo, Luca Paoli, Salvatore Pasta, Giancarlo Perrotta, Simon Pierce, Maria Silvia Pinna, Veronica Ranno, Sonia Ravera, Barbara Ruffoni, Nicola Sanna, Silvia Sau, Marco Savona, Rosario Schicchi, Saverio Sciandrello, Giovanni I. Suffia, Laura Varone, Mauro Villa, Elena Zappa, Graziano Rossi, Giuseppe Fenu

Aderenti e collaboratori del Gruppo per la Conservazione della Natura, Società Botanica Italiana.

Negli ultimi decenni, il tema delle azioni pratiche di conservazione in situ per le specie a maggior rischio di estinzione ha attirato l’attenzione di numerosi botanici italiani, anche come naturale conseguenza della redazione della Nuova Lista Rossa Italiana delle specie vegetali minacciate. Tra le principali azioni di conservazione in situ le traslocazioni, azioni intenzionali di trasferimento di individui o popolazioni spontanee di una specie o rafforzamenti di popolazioni esigue, hanno assunto una grande rilevanza a livello internazionale per le tante implicazioni (non solo scientifiche e tecniche ma anche etiche) a loro connesse. Numerose iniziative sono sorte, e vengono implementate, a livello internazionale con la realizzazione e l’implementazione di database dedicati (es: il database del Paris Natural History Museum in Francia o Trans- Planta in Spagna). Al contrario, in Italia il censimento degli interventi non è stato ancora affrontato in maniera organica nonostante i numerosi progetti di traslocazione realizzati negli anni.

Al fine di colmare questo gap, il Gruppo per la Conservazione della Natura della Società Botanica Italiana ha promosso una iniziativa per redigere e implementare il primo catalogo nazionale che includa tutti i casi di traslocazione, nell’accezione più ampia del termine, realizzati nel nostro paese.

Ad oggi sono stati censiti 111 diversi interventi di traslocazione riguardanti 95 specie vegetali di interesse conservazionistico e distribuiti su tutto il territorio nazionale. Tra questi, oltre 30 traslocazioni sono state realizzate su 19 specie elencate negli allegati della Direttiva Habitat, mentre oltre 35 interventi sono stati realizzati su 32 specie endemiche italiane.

Indipendentemente dal successo o meno di questi interventi, che varia da caso a caso, questo primo sforzo di censimento testimonia una grande esperienza nel campo della restoration a livello italiano. La creazione di un database aggiornabile con informazioni sulle tecniche e i risultati del monitoraggio, permetterà di beneficiare delle esperienze di successo e di evitare errori nei futuri progetti, migliorando, in definitiva, l’efficacia delle traslocazioni nel nostro paese.

4 = The Alpine Botanical Garden of Campo Imperatore and climate changes effects on the

Documenti correlati