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Il trattamento normativo dei CoCos

Nel documento Capital access bonds (pagine 51-56)

4.5

Il trattamento normativo dei CoCos

Il trattamento normativo dei CoCos sullo sfondo della necessità di aumentare il capitale è stato il principale driver dell’emissione di questi strumenti. Sotto Basilea III, i CoCos potrebbero qualificarsi come capitale Additional Tier 1 (AT1) o Tier 2 (T2) (Figura 4.1)10L’attuale struttura di Basilea III contiene due elementi chiave del contingent capital: (i) un requisito di attivazione PONV (point of non viability), che si applica a tutti gli strumenti AT1 e T2, secondo il quale l’attivazione del trigger è basata sul giudizio espresso dal regolatore circa le prospettive di solvibilità della banca, e (ii) un requisito digoing-concern contingent capital, che si applica

solo agli strumenti AT1 classificati come passività.11L’inclusione delle clausole di PONV nei CoCos è motivata principalmente da considerazioni di ammissibilità al capitale regolamentare. Poichè l’adozione di Basilea III è progredita attraverso le giurisdizioni, la quota di CoCos che hanno un trigger PONV è aumentata notevolmente negli ultimi tre anni. La scelta del livello di trigger è in gran parte determinata dal trade-off tra considerazioni di ammissibilità al patrimonio di vigilanza ed il costo di emissione. I CoCos con trigger bassi hanno minore capacità di assorbimento delle perdite. Come risultato, essi tendono ad essere meno costosi da emettere, ma di solito non sono idonei a qualificarsi come capitale AT1. Tuttavia, i CoCos low-trigger consentono alle banche di aumentare il loro capitale T2 in maniera economicamente efficiente.

Nel corso del tempo, poichè le banche sentivano sempre più pressione da parte dei mercati e delle autorità di regolamentazione per aumentare il loro capitale Tier 1, hanno cominciato ad emettere CoCo bond con livelli limite pari o superiori al minimo prefissato per soddisfare il requisito digoing concern contingent capital.

Di conseguenza, il volume di CoCos classificati come AT1 capitale è aumentato considerevolmente dall’inizio del 2012 (Figura 4.2, riquadro in alto a sinistra). Sotto Basilea III, il livello limite minimo (in termini di CET1/RWA) richiesto per un CoCo per qualificarsi come capitale AT1 è 5,125%. Di conseguenza, nel corso degli ultimi due anni, c’è stata una tendenza verso l’emissione di CoCo bond con un trigger impostato esattamente a quel livello (Figura 4.2, riquadro in alto a destra). I CoCos con tali caratteristiche sono attraenti per le banche emittenti in quanto si qualificano come capitale AT1 e allo stesso tempo risultano essere più

10l’AT1 e il T2 sono due dei tre tipi di capitale che le banche possono usare per soddisfare i

requisiti di capitale regolamentari sotto Basilea III.

Figura 4.1: La posizione dei CoCo nei requisiti di capitale sotto Basilea III.

BIS Quarterly Review, September 2013 1

CoCos’’ position in Basel III capital requirements1

1 The list of instruments in this graph is not exhaustive and is included solely for illustrative purposes. For a complete list of instruments and associated criteria for inclusion in each of the three capital buckets, see BCBS (2011). The above shares of RWA represent the bare minimum capital requirements and do not account for any add-ons, such as the capital conservation buffer, the countercyclical buffer and the SIFI surcharge.

4.5 Il trattamento normativo dei CoCos 53 economici da emettere rispetto a CoCos con i livelli più alti di trigger.

Le considerazioni di ammissibilità al patrimonio di vigilanza sono un fattore importante, non solo nella scelta dei trigger, ma anche nella scelta della loro scadenza originaria. Nel quadro di Basilea III, tutti gli strumenti AT1 devono essere perpetui. Questo spiega perché oltre un terzo di tutti i CoCo bond emessi finora non hanno data di scadenza. Il resto dei CoCo bond esistenti sono vecchi e sono quindi ammissibili soltanto per ottenere lo status di capitale T2 sotto Basilea III. La maggior parte di questi hanno una durata iniziale di circa 10 anni.

Le considerazioni di ammissibilità al capitale non sono così importanti nella scelta del meccanismo di assorbimento delle perdite. I requisiti normativi possono essere soddisfatti sia con i CE CoCos o i PWD CoCos. Tuttavia, la forma che ha dominato le fasi iniziali di emissione di CoCos è stata la conversione in equity (Figura 4.2, riquadro in basso a sinistra). La spiegazione più probabile di questo è che i CE CoCos tendono ad essere più convenienti per gli emittenti rispetto ai PWD Cocos. Tuttavia, l’emissione di CoCos PWD è cresciuta nel tempo, in linea con il crescente interesse da parte degli investitori a reddito fisso i cui mandati spesso impediscono loro di partecipare ai CE CoCos. Come risultato, i PWD CoCos hanno rappresentato più della metà delle emissioni di CoCos totali dall’inizio del 201312.

I modelli di emissione dei Cocos sono in gran parte guidati dal modo in cui Basilea III è applicato o, a integrazione, dai regolatori nazionali. Di conseguenza, la distribuzione geografica degli emittenti riflette principalmente il trattamento normativo dei CoCo bond nelle diverse giurisdizioni. Circa l’80 % dell’emissione è stata fatta dalle banche europee (Figura 4.2, riquadro in basso a destra). Le banche del Regno Unito sono state le più attive, avendo rilasciato fino al 2013 un valore di 21 miliardi di dollari di CoCos13. Esse sono state motivate principalmente dalla loro necessità di soddisfare i requisiti patrimoniali di assorbimento di perdite delle autorità di regolamentazione britanniche. Anche le banche svizzere hanno emesso una quantità notevole (15 miliardi dollari) di CoCos fino al 2013. Questo potrebbe in gran parte essere attribuito al fatto che il nuovo regime normativo in Svizzera richiede alle sue banche di avere il 9% delle attività ponderate per il rischio in strumenti loss-absorbing. Infine, l’entrata in vigore a Luglio 2013 della Capital Requirements Directive IV, che trasferisce Basilea III nella direttiva EU, ha stimolato una nuova ondata di emissione di CoCos da parte delle banche europee.

12[Avdjiev, Kartasheva and Bogdanova, 2013], [Filtri, Guglielmi e Carzana, 2014]

L’emissione di CoCo bond è influenzata anche dal loro un trattamento fiscale nelle diverse giurisdizioni. Se le autorità fiscali trattano tali strumenti come debito, allora la spesa per gli interessi ad essi associata è tipicamente fiscalmente deducibile per la banca emittente. Come risultato, la classificazione fiscale dei CoCo bond può avere un impatto significativo sul costo degli interessi al netto delle imposte per le banche. Mentre vi è ancora una notevole incertezza in molti giurisdizioni , sembra che in certi paesi i CoCo bond non sarebbero deducibili dalle tasse. Stime preliminari suggeriscono che circa il 64% dei CoCo bond hanno coupon fiscalmente deducibili, mentre circa il 20% no. Il trattamento fiscale del restante 16% dei Cocos è sotto analisi14.

4.5 Il trattamento normativo dei CoCos 55 Figura 4.2: Emissione dei Coco bond.

CoCo bond issuance

By regulatory capital classification

USD bn

Ratio of CoCos with a 5.125% (CET1/RWA) trigger level

Per cent

2009 2010 2011 2012 2013

Additional Tier 1 Tier 2

2009 2010 2011 2012 2013

By type of loss absorption mechanism

USD bn

By nationality of issuing bank

USD bn Rest of the world

United Kingdom 17.1 20.7 Ireland Netherlands 4.1 5.7 7.1 15.2 2009 2010 2011 2012 2013

Conversion to equity Principal writedown

Australia Switzerland 15 10 5 0 15 10 5 0 15 10 5 0

Nel documento Capital access bonds (pagine 51-56)

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