3 Reattori di probabile futuro interesse 15
3.4 Reattori di ricerca 42
3.4.2 TRIGA Mark II di Pavia 49
Il TRIGA (Training, Research, Isotope production, General Atomic) Mark II è un reattore nucleare di ricerca progettato e realizzato dalla General Atomics di San Diego (USA), largamente diffuso nelle università, nei laboratori industriali e nei centri di ricerca medici in 24 nazioni. Il reattore in esame si trova al Laboratorio Energia Nucleare Applicata dell’Università di Pavia (Figura 26), è stato costruito nel 1964 e ha raggiunto la prima criticità nel 1965. Si tratta di un reattore ad acqua leggera, la cui potenza nominale si aggira sui 250 kW termici [34],[35] .
Il combustibile è formato da una matrice di idruro di zirconio (ZrH), all’interno della quale è disperso uranio metallico (8,5% in peso) arricchito in U-‐235 al 20%. La particolare composizione del combustibile fornisce proprietà moderanti fortemente dipendenti dalla temperatura del combustibile. Grazie alla discretizzazione dei livelli di energia dell’idrogeno nella struttura cristallina dell’idruro di zirconio, il coefficiente di retroazione del combustibile è fortemente negativo. Questo permette ai reattori TRIGA di poter operare in modo pulsato anche se attualmente questo non è consentito dalla legislazione vigente in Italia.
Figura 26. Reattore TRIGA MARK II, Università di Pavia
Il nocciolo del reattore è un cilindro retto in cui le 90 posizioni sono disposte in sei anelli concentrici (Figura 9). Queste posizioni possono essere riempite con elementi di combustibile o altri elementi quali riflettori (in grafite), barre di controllo, sorgenti neutroniche e canali di irraggiamento.
Figura 27. Nocciolo del reattore TRIGA nella prima configurazione (1965) composto da: elementi di combustibile (azzurro), elementi riflettori (verde), barre di controllo (arancione), sorgente neutronica (giallo), canali di
irraggiamento (bianco, rosso e nero).
La regolazione della potenza è ottenuta attraverso tre barre di controllo: la barra REGULATING, utilizzata per variazione fine di reattività, la barra SHIM, per variazioni importanti di reattività e la barra di sicurezza TRANSIENT che viene inserita nel nocciolo solo nel caso di arresto rapido del reattore. Le prime due barre sono fatte di carburo di boro mentre l’ultima di grafite borata.
Il nocciolo del reattore si trova sul fondo di una piscina cilindrica circondato da uno schermo biologico in cemento; il battente di acqua sopra il core, circa 5 metri, funge da schermo assiale. Il raffreddamento avviene per convezione naturale che permette il trasferimento di potenza termica dalle barre di combustibile all’acqua contenuta all’interno della vasca. Il sistema attivo di rimozione del calore per il raffreddamento del primario, rappresentato schematicamente in Figura 28, consiste in una pompa idraulica, e da uno scambiatore di calore che asporta potenza termica dall’acqua e la trasferisce al circuito secondario di raffreddamento [36].
4 Aspetti evolutivi di simulazione
4.1 Impatti di eventi estremi sulla centrale e Simulazione del sito nucleare
La recente catastrofe giapponese iniziata con un terremoto di dimensioni storiche e immediatamente amplificata da uno tsunami che ha provocato in poche ore oltre 27.000 vittime ha riproposto in modo drammatico la attualità della tematica della resistenza delle realizzazioni umane, e tra queste degli impianti nucleari, ad eventi naturali estremi, prossimi o anche superiori ai parametri di progettazione ed alle aspettative della popolazione più in generale.
L’incidente nucleare alla centrale di Fukushima ha provocato nell’immediato danni trascurabili alla salute della popolazione, e le prime stime sugli effetti nel medio e lungo termine lasciano sperare che il bilancio ‘finale’ del danno alla popolazione potrà risultare di molto inferiore al danno immediato prodotto dallo tsunami. Cionondimeno la eco mediatica dell’evento è stata enorme, e si è registrato nei mesi successivi un repentino calo del livello di accettazione dell’utilizzo dell’energia nucleare in molti dei paesi impegnati in tale tecnologia. Conseguentemente alcuni Paesi tra cui l’Italia hanno preso decisioni di blocco o rinvio nella realizzazione e gestione di impianti vecchi e nuovi, mentre i governi di Germania e Giappone hanno addirittura programmato formalmente di abbandonare l’utilizzo dell’energia nucleare entro 12 – 20 anni. Le autorità ed organizzazioni internazionali hanno reagito nel frattempo proponendo la conduzione di ‘stress tests’ per la verifica della resistenza degli impianti in operazione ad eventi estremi quali terremoti e tsunami.
Tali stress tests sono stati condotti in un periodo relativamente breve di circa un anno e le risultanze provenienti dagli operatori e revisionate dalle locali autorità sono state infine riviste da un ampio team internazionale di peer reviewers. Il risultato finale è stato pubblicato nello scorso Maggio. Tra le conclusioni salienti della final review pubblicata da CE ed ENSREG sono suggerite 4 aree di ‘miglioramento’ (v. l’Executive Summary del final review in annex 1).
La prima ‘Area of Improvement’ è stata così sintetizzata: “ (we need a) European guidance on
assessment of natural hazards and margins…..WENRA will develop guidance on natural hazards assessments”
L’obiettivo sta ad indicare la necessità di una metodologia armonizzata in Europa per verificare gli effetti di eventi naturali estremi.
La seconda area di improvement viene cosi espressa : “ENSREG should highlight the necessity to re-‐
evaluate natural hazards and relevant plant provisions as often as appropriate but at least every 10 years”. Ovvero si richiede la conduzione di periodiche rivalutazioni dei rischi di origine naturale, con
una cadenza di almeno una volta ogni 10 anni.
La terza raccomandazione afferma che “ Urgent implementation of the recognised measures to
protect containment integrity is a finding of the peer review that national regulators should consider”. Si tratta di un invito ai regolatori nazionali ad implementare le misure identificate come
utili a mantenere l’integrità del contenimento (che comprendono sistemi di mantenimento o recupero dell’alimentazione elettrica e del pozzo termico, sistemi per evitare le esplosioni di idrogeno ecc.)
Infine la quarta area torna a focalizzarsi esplicitamente sugli eventi estremi naturali : “Necessary
implementation of measures allowing prevention of accidents and limitation of their consequences in case of extreme natural hazards is a finding of the peer review that national regulators should consider”. In questo caso il focus è sulla implementazione di sistemi per la prevenzione e la limitazione