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Capitolo XI – Un nuovo presidente, cosa aspettarsi dal futuro?

11.2 Trump presidente

L’otto novembre Donald Trump è stato eletto Presidente degli Stati Uniti d’America ed in questo momento sta vagliando i nomi per la propria squadra di governo. Gli interrogativi su quale futuro avranno la sentenza

67 http://www.tgcom24.mediaset.it/mondo/speciale-elezioni-usa-2016/usa-trump-su-

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Roe ed il riconoscimento dell’aborto come diritto costituzionalmente riconosciuto sono molti ed in questo momento di non facile lettura. Il problema principale che rende difficile poter fare un’analisi precisa su quello che succederà è dato dal fatto che, come si è già visto col discorso tenuto subito dopo l’avvenuta vittoria elettorale, i toni del Trump presidente potrebbero essere meno aspri di quelli usati in campagna elettorale. Non è quindi certo che una volta insidiatosi alla Casa Bianca il nuovo presidente continui con quella dura campagna antiabortista che l’aveva portato a sostenere durante un comizio che tutte le donne che decidevano di ricorrere all’interruzione della gravidanza dovevano essere punite.

Di importanza rilevante è invece il fatto che il neo eletto presidente dovrà nominare un nuovo giudice della Corte suprema, orfana da febbraio, del giudice Scalia, il quale era dichiaratamente conservatore ed antiabortista. In aggiunta a questo, esiste la possibilità che durante il proprio mandato il tycoon newyorkese si trovi a dover compiere nuove nomine, in quanto due dei giudici appartenenti all’ala progressista della Corte suprema, Ruth Bader Ginsburg e Stephen G. Breyer, hanno rispettivamente 83 e 78 anni, mentre il giudice Kennedy, conservatore moderato, ne ha 80. Fino a che questi giudici rimarranno in carica si può pacificamente ritenere che le decisioni della Corte su questioni socialmente delicate, come appunto il diritto all’aborto, siano al sicuro da possibili shock. Questa visione delle cose è confermata anche da quanto recentemente dichiarato da Neal K. Katyal, il quale, durante la presidenza Obama, ha ricoperto temporaneamente il ruolo di solicitor general, ovvero colui che rappresenta il governo federale davanti alla Corte suprema: “Su molti dei grandi temi la Corte suprema ha in realtà una cosiddetta maggioranza progressista”68.

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Il risultato elettorale che si è da poco realizzato fa sì che il giudice Kennedy rimanga, per il momento, l’ago della bilancia. Trump ha già dichiarato che sceglierà il nuovo presidente tra una lista di 20 giudici e un senatore, Mike Lee dello Utah, tutti di opinione conservatrice, così come era il giudice Scalia.

Quindi il fatto da tenere maggiormente in considerazione è l’ipotesi che il nuovo presidente potrebbe nei prossimi quattro anni aver la possibilità di nominare, oltre al sostituto di Scalia, uno o più nuovi giudici. Qualora si realizzasse questa evenienza si potrebbe davvero assistere ad un mutamento rilevante della politica della Corte suprema, perché mentre con la nomina del posto lasciato libero da Scalia si avrà comunque un giudice di

appartenenza conservatrice ma in sostituzione di un voto che già era conservatore ed antiabortista; nel momento in cui invece vi fosse da

sostituire uno dei giudici di ispirazione progressista si verrebbe a creare una nuova maggioranza, di idee conservatrici, che quindi potrebbe decidere, avendone la possibilità numerica, di mettere mano alla questione aborto.

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Conclusione

Tirando le somme di quanto si è trattato si può sostenere che la materia dell’interruzione volontaria della gravidanza non abbia ancora trovato, all’interno degli Stati Uniti, un punto di equilibrio che sia in grado di

contemperare, da una parte il sentimento espresso dai pro-life, e dall’altra le richieste dei pro-choice. Si è visto come già negli anni immediatamente successivi alla sentenza Roe ci fu una richiesta pressante, ad opera di quella parte di popolazione che non condivideva l’utilizzo della pratica abortiva, affinché i giudici supremi tornassero sui loro passi e modificassero quanto avevano disposto. La Corte però non mutò la propria opinione e nonostante avesse avuto la possibilità, attraverso sentenze successive, come ad esempio la Casey e la Webster, di compiere un overruling della decisione Roe, continuò invece a confermare il nocciolo sostanziale della decisione del 1973, ovvero il riconoscimento, come diritto costituzionale, della possibilità della donna di poter ricorrere all’intervento abortivo.

Il futuro si presenta di difficile lettura, perché da come si è detto molto dipenderà dalla possibilità che avrà o meno il neo eletto presidente, Donald Trump, di nominare o meno uno o più giudici in sostituzione di quelli che compongono la così detta ala progressista della Corte suprema. Se ciò non si dovesse realizzare si può ritenere che la politica della Corte continuerà sostanzialmente sui binari che sono stati intrapresi negli ultimi anni, ovvero continuando a garantire alle donne il diritto al ricorso all’aborto. Nel

momento in cui invece fossero nominati uno o più nuovi giudici,

considerando che quasi sicuramente sarebbero di impronta conservativa, si potrebbe assistere ad un cambiamento violento della politica della Corte, ed il diritto all’interruzione volontaria della gravidanza, riconosciuto nel 1973,

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potrebbe venire eliminato dal voto della nuova maggioranza che si verrebbe a creare all’interno della Corte suprema.

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