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CAPITOLO SECONDO

LE STRATEGIE COMUNICATIVE

2.4 Twitter come arma di guerra

I social media sono il principale strumento che lo Stato Islamico ha a disposizione per diffondere il suo messaggio e per trasmettere al mondo un'immagine di sé spesso distorta. Non vi è alcun dubbio che sia Twitter il social network preferito dai jihadisti, poiché è quello che più di tutti permette loro di veicolare immagini, video e testi in brevissimo tempo e di utilizzare un effetto moltiplicatore che assicura la diffusione istantanea dei contenuti. Nell'Aprile 2015 IS lancia un'applicazione per smartphone in lingua araba chiamata “Faĝr

al-bashā'ir”, ovvero l'alba delle buone novelle, la quale pubblica

automaticamente sui profili Twitter degli aderenti qualsiasi notizia riguardante lo Stato Islamico. Si può capire quindi come il Califfato sia in grado di controllare migliaia di account e di utilizzarli a suo piacimento senza dover dipendere dall'iniziativa dei singoli sostenitori.

In un approfondito ed accurato studio J.M. Berger e J. Morgan hanno tentato di censire la popolazione di cyber-attivisti che sostengono online il Califfato. Per un periodo di circa due mesi hanno monitorato i movimenti degli account in qualche modo riconducibili allo Stato Islamico per stabilire la loro produttività, le caratteristiche comuni, la popolarità e altri fattori rilevanti. Nel periodo compreso fra il 4 Ottobre ed il 27 Novembre 2014 hanno individuato una media di circa 46 mila account apertamente a favore del Califfato ed è una cifra che affermano possa raggiungere un tetto massimo di addirittura 90 mila unità.71

Questi account si riconoscono per le immagini del profilo, il più delle volte raffiguranti la bandiera nera del Califfato o un immagine del leader Al-Baghdadi, e per i nomi che spesso contengono parole chiave come “Dawla” (stato),

“baqiya” (rimanere) o “shāmi” (siriano). Il 69% di questi profili pubblica meno

di cinque tweet al giorno, il 40 % meno di uno e solo il 2.4% supera i cinquanta. Nonostante quindi la maggior parte degli account non siano particolarmente

71 BERGER J.M., MORGAN J., The ISIS Twitter census, Center for Middle East Policy, Marzo 2015, p.7 http://www.brookings.edu/~/media/research/files/papers/2015/03/isis-twitter-census-berger- morgan/isis_twitter_census_berger_morgan.pdf

attivi, il messaggio si diffonde comunque in maniera capillare e gli eventi riguardanti l'IS riescono sempre a comparire nelle ricerche più in voga, questo per vari motivi. Vi è un gruppo di cyber-sostenitori chiamati muĝtahidūn che non pubblicano materiale ogni giorno, ma quando lo fanno ne pubblicano moltissimo in poco tempo, facendo sì che automaticamente gli hashtag da loro utilizzati raggiungano le prime posizioni nella lista di tendenze del momento.72 Oltre a ciò

vi è un'altra tattica che assicura la visibilità a qualsiasi messaggio targato IS e consiste nell'inserire al fianco degli hashtag davvero pertinenti (ad esempio #islamicstate, #Daʽish, #khilafa) altri tag popolari legati ad esempio ad eventi in corso e noti a livello mondiale che non hanno alcuna relazione con il messaggio veicolato, ma si inseriscono automaticamente nei risultati delle ricerche di milioni di persone. Un esempio è quello di #Brazil_2014, utilizzato in occasione dei mondiali di calcio, evento che catalizzava l'attenzione del pubblico mondiale in quel preciso momento.

Il messaggio veicolato da Twitter è portatore degli stessi filoni narrativi già affrontati, ma qui più che in altri contesti è accentuata la visione utopistica che il Califfato tenta di dare di sé. Molti mujahidin pubblicano foto mentre giocano amorevolmente con dei gattini e mentre mangiano Nutella nel tentativo di trasmettere l'immagine di una vita normale e rilassata. Naturalmente al fianco di queste tenere scene non mancano quelle che mostrano invece l'altra faccia del Califfato, quella riservata agli oppositori. Inserendo nella ricerca la parola chiave

“Al-dawlat al-islāmiyya” in caratteri arabi lo schermo si riempie di immagini di

corpi mutilati e bruciati o di bizzarri slogan in stile hollywoodiano che invitano a compiere il martirio per non sprecare l'unica possibilità che si ha di morire.

Questo social network è anche il luogo ideale per pubblicizzare i gadget dello Stato Islamico, tanto assurdi da sembrare una parodia. Si può trovare davvero di tutto, t-shirt, orologi, portachiavi o addirittura fedine nuziali, tutto naturalmente corredato dalla shahāda. Forse quello che più stride e inquieta è l'abbigliamento per bambini, dalla cuffietta per neonati allo zaino per andare a scuola. Sembra davvero un falso, un tentativo di ridere del Califfato del terrore, ma è la realtà distorta comunicata da IS.

Illustrazione 1: Esempio di propaganda volta all'esaltazione dei sostenitori e all'intimidazione degli oppositori. (Fonte:

https://twitter.com/m_boding/status/502435591850835969)

Illustrazione 2: Esempio di branding operato dallo Stato Islamico. (Fonte: http://www.dailymail.co.uk/news/article- 2982436/The-shocking-world-ISIS-fashion-children-wearing- ISIS-babywear-fighters-showing-cheap-rings-dodgy-snoods.html)

I tentativi di fermare il diffondersi della propaganda jihadista tramite l'eliminazione di qualsiasi account legato al Califfato hanno prodotto certamente alcuni risultati positivi, tuttavia non vi è un meccanismo che possa impedire il sorgere di nuovi profili e limitarne la popolarità. In altre parole si può solo tentare di rendere più difficile per i jihadisti trovare voce sui social network.

Per concludere questo capitolo dedicato alla complessità del sistema propagandistico dello Stato Islamico si presenta un breve accenno ad un'altra tecnica mediatica utilizzata, ovvero la gamification. Con questo termine si fa riferimento all'idea che attraverso un'attività piacevole come il gioco vengano veicolati comportamenti quotidiani ritenuti solitamente noiosi.73 Esempio

perfetto di questa tattica è “Grand Theft Auto: Salīl al-sawarīm”, videogioco distribuito da Daʽish che non fa segreto di essere costruito sul modello del famoso gioco occidentale. L'unica differenza è che in questo caso il giocatore non si cimenta nel furto di auto, bensì nell'assassinio a sangue freddo di soldati iracheni o crociati.74 I primi destinatari di questi video sono i giovani ed

73 MAGGIONI M, MAGRI P., op. cit., p. 109

74 GTA V-jihād, 30 Aprile 2015 https://www.youtube.com/watch?v=OTrkZjbuzNs Illustrazione 3: Altro esempio di branding operato dallo Stato Islamico. (Fonte: http://www.dailymail.co.uk/news/article- 2982436/The-shocking-world-ISIS-fashion-children-wearing- ISIS-babywear-fighters-showing-cheap-rings-dodgy-snoods.html)

influenzabili ragazzi che guadagnando punti dall'uccisione dei nemici potrebbero voler provare l'ebbrezza di impugnare davvero un'arma letale, dimostrare insomma di saper mettere in pratica quella guerra che fino a quel momento avevano combattuto solamente nella loro immaginazione.

La macchina propagandistica califfale è sempre in evoluzione ed ogni giorno trova nuovi metodi per la diffusione del suo messaggio. Nonostante l'abbondanza del materiale, è stato comunque possibile individuarne i temi principali e il prossimo passo sarà l'analisi di un segmento preciso dei destinatari di tale comunicazione. Ci si concentrerà sui foreign fighters e si cercheranno di capire le ragioni che si trovano dietro alla loro drastica decisione di raggiungere le terre del Califfato in cerca della gloria e spesso del martirio.