2.4 M INACCE E F ATTORI LIMITANTI
2.4.8 U RBANIZZAZIONE E D ISTURBO ANTROPICO
RILEVANZA: MODERATA/ELEVATA
Il crollo delle popolazioni in Europa è stato in buona parte causato, direttamente o indirettamente, dall’espansione delle aree antropizzate, urbanizzate e industrializzate in prossimità dei corsi d’acqua. Il crollo è stato infatti più marcato in prossimità delle principali aree urbanizzate e più densamente popolate (Chanin 2003) e, tutt’ora, può ostacolare il recupero delle popolazioni anche in Italia.
EFFETTI
• Su ampia scala: isolamento e frammentazione delle popolazioni. Le aree urbanizzate possono
rappresentare ostacoli anche insormontabili per la specie. La loro espansione provoca la frammentazione e l’isolamento delle popolazioni e, di conseguenza, la loro vulnerabilità a fattori stocastici e
all’estinzione. Poiché lo sviluppo delle aree urbane tende ad essere maggiore nelle aree pianeggianti, il declino della lontra è stato più drastico nei tratti terminali dei fiumi, nonostante la maggiore disponibilità di risorse idriche e trofiche (Foster-Turely et al. 1990; Reggiani et al. 2005). In Italia uno dei fattori più rilevanti per spiegare la distribuzione della lontra è la densità antropica in un raggio di 36 km (Marcelli 2006). In relazione alla frammentazione dell’areale italiano, particolare attenzione andrà data
BOX 4: Standard di qualità delle concentrazioni di alcune sostanze inquinanti per la lontra Per il calcolo delle concentrazioni critiche sono stati utilizzati diversi approcci (vd. critiche ai metodi al Box 3) 1) Esperimenti di dosaggio di PCBs sui visoni hanno dimostrano il potenziale fallimento della riproduzione nella
lontra a concentrazioni di 50 mg PCBs /kg di tessuto adiposo (Jensen et al. 1977).
2) Mason e MacDonald (1994) hanno utilizzato il valore sopra menzionato (Jensen et al. 1977) per calcolare soglie di tolleranza a PCBs e dieldrina negli spraints di lontre:
3) Smit et al (1996) hanno determinato le soglie di PCBs che interferiscono con il metabolismo della vitamina A a livello cellulare, ed hanno estrapolato i risultati a livello di individuo e di popolazione (vd. critiche in Chanin et al. 2003). Gli standards da loro calcolati (tab. 8) sono espressi con due valori: “Soglia di sicurezza” (EC1), corrispondente alla riduzione dell’1% nei livelli di retinolo epatico, e “Soglia di criticità” (EC90),
corrispondente ad una riduzione del 90% (vd. dettagli in Smit et al. 1994)
4) Esperimenti di dosaggio su Lutra canadensis hanno dimostrato che la dose letale di Hg è di 33.4µg / g di tessuto nel fegato (O’Connor e Nielsen 1981). Una concentrazione nella dieta di 15-19 ppm (peso umido) nei pesci causa intossicazione (Thompson 1996), mentre concentrazioni di 0.1 e 0.3 ppm sono ritenute tollerabili (Mason et al. 1982; Kruuk et al. 1997). Non sono stati fatti esperimenti di dosaggio sulla lontra europea, ma le concentrazioni rilevate nel fegato di carcasse ritrovate accidentalmente in Europa sono: 4.1-30.7µg/g in Svezia (Olsson et al. 1981), 0.05-31.0µg/g in Finlandia (Skarén 1992), 1.0-20.3µg/g nelle Isole Orkney (Mason e Reynolds 1988), 3.92-17.48µg/g in Spagna (Hernandez et al. 1985), e 0.15-17.03µg/g in Irlanda (Mason e O’Sullivan 1993).
Fig. 16. Giaciglio di una lontra radio-monitorata sul fiume Pescara, a Popoli
all’elaborazione di nuovi piani di sviluppo urbano, specialmente nelle aree prioritarie per la
conservazione della lontra come, ad esempio, l’area di connessione tra le sub-popolazioni molisana e
meridionale.
• Su scala locale: distruzione e degrado dell’habitat, inquinamento, disturbo antropico. L’urbanizzazione è associata alla distruzione dell’habitat, all’aumento della mortalità dovuta ad incidenti stradali,
all’inquinamento, ed al disturbo. La presenza della lontra su scala locale è negativamente influenzata dalla continua presenza umana e dall’uso intensivo dell’habitat a scopo ricreativo o dovuto a pratiche intensive di agricoltura (Delibes 1990; Prenda et al.
2001; Medina-Vogel et al. 2003), anche in Italia (Prigioni et al. 1989). Tuttavia, se è disponibile abbondante vegetazione ripariale ed aree di rifugio, la lontra può tollerare un certo grado di disturbo (Green et al. 1984; Durbin 1993; Medina-Vogel et al. 2003) e persino utilizzare regolarmente corsi d’acqua in piccoli centri abitati (Macdonald e Mason 1994; Di Marzio 2004, Fig. 16). La presenza della lontra è stata infatti rilevata in 80 città e paesi inglesi, e le lontre sono residenti o frequentatori abituali di almeno 49 di questi (Chanin 2003; vd. Di Marzio 2004). Nel PNCVD infatti, dove il disturbo antropico è limitato e la disponibilità di siti di rifugio è buona, la disposizione dei rifugi all’interno dell’home range non era condizionata da potenziali sorgenti di disturbo quali strade e piccoli centri abitati (vd. anche Durbin 1998, Saavedra 2002). È quindi possibile utilizzare i corsi d’acqua in maniera razionale
mantenendo allo stesso tempo una popolazione vitale di lontre. Particolare attenzione meritano le aree di riproduzione, nelle quali il disturbo è tollerato in misura molto inferiore, in particolare se sono presenti cani liberi per scopi venatori o ricreazionali (Jefferies 1987; Liles 2003). Tuttavia, sono stati documentati eventi riproduttivi anche all’interno di centri abitati (Chanin 2003). In Italia tuttavia non è da escludersi l’ipotesi che la presenza della specie in aree antropizzate possa talvolta essere connessa ad un aumento della mortalità, in relazione anche alla diffusione del bracconaggio.
TREND
A partire dagli ultimi 40 anni del secolo scorso si è assistito ad un sostanziale allargamento dell'area urbana, e ad un rapido aumento della popolazione italiana. A partire dagli anni '90 inoltre, la popolazione residente nelle maggiori città ha iniziato a decrescere a favore dei comuni della prima cinta metropolitana, che si sono quindi ulteriormente espansi (MATTM 2005). Si ritiene quindi che il problema sia in crescita, e che sia necessario adottare urgentemente misure adeguate per garantire la sopravvivenza della lontra in un paesaggio sempre più dominato dall’uomo.
2.4.9 S
BARRAMENTIRILEVANZA: MODERATA/ELEVATA
Le operazioni connesse alla costruzione di sbarramenti del corso del fiume quali dighe, invasi artificiali, centrali per la produzione di energia idroelettrica ecc, possono rappresentare un importante fattore di minaccia per la lontra nella fase di costruzione (Fig. 17). Al contrario, nella fase di esercizio possono rappresentare un importante polo attrattivo per la lontra durante i periodi di scarsità idrica e trofica tipica degli ambienti mediterranei (Pedroso et al. 2004; Pedroso e Santos Reis 2006). In Italia la presenza di bacini
- per la maggior parte artificiali - nell’arco di alcuni km dal corso idrico influenza positivamente la probabilità di presenza della specie (Marcelli e Fusillo 2007), anche se si deve tenere degli effetti negativi legati al deflusso a valle degli sbarramenti.
EFFETTI
• Frammentazione delle popolazioni. La fase di costruzione di dighe, invasi e centrali per la produzione di energia idroelettrica può provocare la frammentazione (Mason e MacDonald 1994) o l’estinzione (Jiménez e Lacomba 1991) locale delle popolazioni a causa della totale non-idoneità ambientale dovuta alla mancanza di vegetazione ripariale, ed alla forte irregolarità nella disponibilità delle risorse idriche per diversi anni durante la costruzione dell’opera (Foster-Turley et al. 1990). Irregolare disponibilità nella disponibilità di risorse idriche a valle. La gestione irrazionale delle acque in uscita di centrali idroelettriche, dighe, chiuse etc., può tradursi in prolungati periodi di siccità, seguiti da piene improvvise, con effetti incompatibili con la presenza della lontra a valle di tali infrastrutture (Conroy e Chanin 2000). Tale problematica è aggravata in quelle aree dove la disponibilità idrica è già critica, come ad esempio in alcune aree dell’Italia centro-meridionale (Reggiani e Loy 2006).
• Riduzione della disponibilità ittica. Per le ragioni sopra esposte, una gestione irrazionale delle acque di deflusso e l’assenza di appositi passaggi per i pesci provocano una drastica riduzione nella disponibilità di risorse trofiche sia a valle che a monte dighe, chiuse e centrali idroelettriche (Zerunian 2003). All’interno di tali infrastrutture al contrario, è possibile rilevare spesso una particolare abbondanza di risorse trofiche anche nella stagione secca (Pedroso et al. 2004; Fusillo 2006).
• Riduzione dei siti di rifugio. In alcune dighe la vegetazione sulle rive scarseggia o è assente a causa di ampie fluttuazioni nel livello dell’acqua. In Portogallo, la presenza della lontra nelle dighe dipende essenzialmente dall’abbondanza della vegetazione ripariale ripariale negli affluenti o su isole all’interno degli invasi (Pedroso et al. 2004, Pedroso e Santos Reis 2006).
TREND Non noto