• Non ci sono risultati.

Un
action
plan
di
repair
urbano
per
l’acqua

Il
progetto67
si
propone
di
costruire
e
sperimentare
un
pacchetto
integrato
di
strumenti
per
 la
prevenzione
e
il
controllo
di
illeciti
nel
settore
idrico.
L’obiettivo
progettuale
è
l’offerta
e
 l’utilizzo
di
acqua
a
zero
inquinamento
e
24h24,
a
uso
civico
per
il
territorio
di
Gela.
 Il
progetto
ha
valenza
sistemica,
in
quanto
prevede
la
costruzione
di
modelli
di
intervento
 nel
 settore
 idrico,
 ma
 applicabili
 anche
 nei
 settori
 dei
 rifiuti
 e,
 più
 in
 generale,
 nella
 salvaguardia
 del
 patrimonio
 ambientale
 e
 culturale.
 Necessita,
 però,
 di
 sperimentazione
 territoriale.


Gli
obiettivi
specifici
sono:




• Mappatura
territoriale
delle
fonti
e
delle
reti
esistenti,
degli
illeciti
e
degli
interventi
 di
miglioramento



• Mappatura
 culturale
 dei
 comportamenti
 psico‐sociali
 sull’uso
 di
 una
 risorsa
 pubblica.
Individuazione
dei
vettori
di
sviluppo:
dimensioni
e
aree
di
possibili
intervento
 • Costruzione
di
strumenti
innovativi
sulla
base
di
quanto
emerso
nelle
attività
di
cui
 sopra


• Primo
 livello
 di
 sperimentazione
 degli
 strumenti
 proposti,
 associati
 a
 strumenti
 tradizionali.


La
 struttura
 e
 le
 fasi
 progettuali:
 l’intervento
 proposto
 si
 attua
 in
 due
 fasi
 distinte
 e
 correlate:


Studio
e
analisi
del
problema,
attraverso:


1. Ricostruzione
del
quadro
istituzionale
esistente
–
assetto
a
valle
delle
riforme
 2. Ricostruzione
 del
 quadro
 tecnico:
 dotazioni,
 bacini,
 dighe,
 reti
 distribuzione/gestione











67 I due action plan sull’acqua e sulla legalità (quest’ultimo è stato proposto alla Provincia di Caltanissetta che ha presentato il progetto nell’ambito del Pon Sicurezza e Sviluppo) sono stati elaborati da me e Viviana Fini lo scorso anno, nel tentativo di sperimentare nuove forme di intervento. Sono indicative di un possibile modo di operare e probabilmente oggi, alla luce dei

3. Definizione
dei
meccanismi
operativi
disponibili:
razionamento,
cisterne
e
pompe
di
 tiraggio
individuali,
riqualificazione
rete‐pozzi,
contratti
acquisto/distribuzione


4. Monitoraggio
 e
 controllo:
 ricostruzione
 dati
 su
 inquinamento
 e
 altre
 forme
 di
 deprivazione
del
bene


5. Illeciti
e
pratiche
privatistiche


6. Analisi
 delle
 culture
 locali,
 mappatura
 dei
 comportamenti
 psicosociali,
 individuazione
dei
vettori
di
sviluppo


Definizione
di
meccanismi
di
attuazione,
attraverso:


1. piattaforma
 coordinamento
 investimenti
 pubblici
 AZIONE
 STRATEGICA
 
 (chi
 sta
 facendo
cosa,
come
ricerca
anche
culturale
–
importanza
del
pensare
la
costruzione
della
 rete
degli
attori
implicati)


2. protocolli
operativi
(immaginare
strumenti
a
partire
da
quanto
emergerà
nella
parte
 sopra)


3. azione
 di
 potenziamento
 culturale
 /istituzionale
 (si
 agisce
 sulle
 
 pratiche‐ regolazione).
Sviluppo
di
competenze
nell’utilizzo
del
bene
pubblico.


4. recupero
 potenziale
 infrastrutture
 (ad
 esempio
 incentivi
 per
 lo
 sviluppo
 di
 alcune
 cose,
fondo
di
rotazione
a
sostegno
degli
investimenti,
delle
opere…).



I
meccanismi
di
attuazione
proposti
attingono
da
esperienze
positive
nella
formazione
di
 strumenti,
 maturate
 in
 contesti
 nazionali
 e
 internazionali,
 e,
 soprattutto,
 verranno
 costruiti,
in
via
sperimentale,
in
relazione
agli
esiti
e
alle
proposte
relative
alla
prima
fase
di
 lavoro
 sul
 potenziamento
 culturale:
 analisi
 delle
 culture
 locali,
 mappatura
 dei
 comportamenti
psicosociali,
individuazione
dei
vettori
di
sviluppo.
 
 Gli
obiettivi
specifici
e
le
attività
della
proposta
progettuale
sono
riassunti
nella
tabella
che
 segue:
 
 L’ambito
di
intervento:
La
tipologia
di
intervento
è
schematizzabile
in
un
sistema
costituito
 da:
1)
le
istituzioni,
2)
le
culture
locali,
3)
i
meccanismi
di
attuazione.
Alla
prima
dimensione
 appartiene
la
politica
e,
in
maniera
più
ampia,
i
sistemi
di
regolazione,
le
leggi;
la
seconda
 dimensione
 è
 quella
 culturale;
 nella
 terza
 dimensione
 confluiscono
 tutti
 i
 dispositivi,
 gli
 strumenti
operativi,
di
controllo
etc.


La
 proposta
 progettuale
 si
 pone
 come
 obiettivo
 di
 intervenire,
 nell’ordine,
 sulle
 due
 dimensioni
delle
culture
e
dei
meccanismi
di
attuazione.
L’esito
dell’intervento
prevede
un
 ritorno
sulla
dimensione
istituzionale
in
termini
di
apprendimento.




 
 
 
 
 
 
 
 
 Gli
esiti
previsti.
Il
progetto
si
propone
di
realizzare
una
piattaforma
di
coordinamento
degli
 investimenti
pubblici
per
la
produzione
di
un
piano
d’azione
a
breve/medio
termine.
 Gli
impatti
previsti
sono
rappresentabili
su
un
duplice
livello,
legato
alla
struttura
e
alle
fasi
 di
intervento
proposte:


 1)
cambiamento
delle
culture
locali
 In
tal
senso
prevede
di:


• creare
 effetti
 di
 aggregazione,
 partecipando
 alle
 ‘attività
 di
 traduzione’
 che
 permettono
 ad
 attori
 eterogenei
 di
 ritrovarsi
 in
 una
 rete
 e
 di
 affrontare
 questioni
 su
 cui
 accettano
di
lavorare
in
comune



• produrre
 negli
 attori
 implicati
 un
 effetto
 di
 deviazione
 rispetto
 alle
 loro
 concettualizzazioni
iniziali.
In
modo
correlato,
crea
effetti
di
inerzia
che
spiegano
in
gran
 parte
 la
 resistenza
 al
 cambiamento
 e
 alle
 pressioni
 esterne
 (nel
 nostro
 caso
 conflitto
 di
 interesse
attore‐utente)


• produrre
 una
 rappresentazione
 significativa
 della
 posta
 in
 gioco
 trattata,
 perché
 impone
definizioni
comuni
dei
fatti
sociali,
basate
su
convenzioni,
e
fornisce
una
griglia
di
 categorizzazione



• indurre
 infine
 una
 problematizzazione
 della
 posta
 in
 gioco,
 nella
 misura
 in
 cui
 gerarchizza
alcune
variabili
e
può
persino
arrivare
a
indurre
un
sistema
esplicativo.


• prevenire
e
contrastare
gli
illeciti
 2)
miglioramento
del
servizio




In
tal
senso
prevede
di:



• predisporre
 e
 avviare
 un
 piano
 di
 azione
 composto
 da
 un
 insieme
 di
 strumenti,
 tradizionali
e
sperimentali,
di
immediata
disponibilità


Culture


Meccanismi


operativi


Istituzioni


ACQUA


L’ambiente
 è
 considerato
 un
 settore
 d’azione
 pubblica
 propizio
 alla
 sperimentazione
 di
 nuovi
 strumenti
 di
 intervento.
 Questo
 perché
 quando
 sono
 emerse
 come
 problematiche
 pubbliche,
 le
 questioni
 relative
 all’ambiente
 erano
 poco
 o
 difficilmente
 riducibili
 ad
 altre
 già
definite.
Il
trasferimento
di
soluzioni
preesistenti
era
spesso
insoddisfacente.
Ognuna
 delle
problematiche
ambientali
è
poi
portatrice
di
una
complessità
particolare
fondata
sulla
 coesistenza
 di
 dimensioni
 scientifiche,
 tecniche,
 economiche,
 sociali
 e
 politiche
 che
 è
 necessario
 coordinare.
 L’innovazione
 nei
 dispositivi
 di
 regolazione
 è
 una
 necessità
 connessa
alle
incertezze
e
ai
molteplici
vincoli
legati
a
queste
problematiche.


Per
il
settore
idrico
è
urgente
la
sperimentazione
di
strumenti.



La
via
delle
riforme
istituzionali

sconta
già
di
per
sé
costi
di
transazione
troppo
elevati.

Le

 difficoltà

connesse
alla
definizione

di

un

disegno

di

intervento

efficace

sono

tali
che

 spesso
 
 le
 
 iniziative
 
 si
 
 susseguono,
 
 nel
 
 tentativo
 
 di
 correggere
 
 gli
 
 effetti
 
 inattesi

 emersi

nel

corso

dell’applicazione
delle

misure

introdotte

in

precedenza.

La

pluralità

 di

attori
che

partecipano

alla

fornitura

e

alla

valutazione

dei

servizi
pubblici,

con

 ruoli,

aspettative

ed

interessi

diversi,

rende

la

gestione

e

il

coordinamento

molto

 complessi
(Pedersini
2007)


 Le
riforme
hanno
prodotto,
in
contesti
nello
stesso
tempo
fragili
e
contesi
come
la
Sicilia,
 esiti
perversi
oltre
che
avversi.
L'efficacia
delle
riforme
è
ridotta
quando
c'è
un
alto
livello
 di
 corruzione
 (Estache,
 Goicoechea
 e
 Trujillo
 2009).
 Inoltre,
 il
 moltiplicarsi
 delle
 competenze
 e
 dei
 ruoli
 ha
 favorito
 il
 ‘non
 intervento’
 su
 una
 condizione
 pregressa
 già
 molto
critica,
peggiorandola
ulteriormente.
Ad
esempio,
l’art.
35
della
legge
448
del
2001,
 invertendo
la
priorità
fra
liberalizzazioni
e
privatizzazioni,
ha
spinto
gli
Enti
locali
a
spostare
 l’interesse
 e
 l’impegno
 dagli
 strumenti
 e
 dalle
 modalità
 della
 regolazione,
 quindi
 del
 governo,
 a
 quello
 delle
 gestioni,
 e
 in
 particolare
 alla
 costituzione
 e
 trasformazione
 delle
 loro
 società,
 anche
 per
 consentirne
 e
 favorirne
 la
 quotazione
 in
 borsa.
 Nel
 settore
 dei
 servizi
idrici
la
conseguenza
di
queste
scelte
è
stata
che
si
è
“investito”
poco
sul
ruolo
e
 sulle
funzioni
di
governo.
Le
Autorità
o
Enti
d’Ambito
scaturiti
dal
processo
di
riordino
sono
 risultati
 strumenti
 deboli,
 generalmente
 privi
 dell’autorevolezza,
 del
 prestigio,
 oltre
 che
 delle
 conoscenze
 e
 delle
 competenze,
 di
 cui
 avrebbero
 bisogno
 per
 assolvere
 compiutamente
ed
efficacemente
ai
loro
essenziali
compiti


Sul
settore
grava
il
dibattito
solo
ideologico
‘acqua
pubblica
o
privata’.
Per
superare
tale
 dibattito
 ideologico
 potrebbe
 essere
 utile
 una
 sperimentazione
 di
 ruoli
 di
 intervento
 sui
 casi
specifici
e
a
partire
dalla
costruzione
di
competenze
che
non
è
detto
siano
già
esistenti.

 la
partecipazione
dell’utenza
non
è
realizzata
come
auspicato
dalla
normativa,
in
quanto
si
 registra
un’elevata
asimmetria
informativa
proprio
tra
cittadini
e
soggetti
gestori



Il
 principale
 strumento
 a
 disposizione
 di
 un
 governo
 è
 il
 disegno
 dei
 meccanismi
 di
 applicazione
da
costruire
all’interno
del
disegno
dei
regolamenti
e,
quindi,
la
costruzione
di
 un
 metodo.
 Le
 esperienze
 internazionali
 che
 hanno
 dato
 i
 maggiori
 risultati,
 nel
 settore
 ambiente
 in
 ambito
 urbano,
 non
 hanno
 agito
 tanto
 sulle
 infrastrutture,
 quanto
 sulla
 costruzione
del
metodo
attraverso
gli
strumenti.


Attraverso
la
costruzione,
e
non
con
una
definizione
a
priori,
si
può
individuare
l’ambito
di
 intervento,
tra
prevenzione,
monitoraggio,
controllo
e
azioni
propositive,
in
una
dinamica
 di
sviluppo.
Gli
interventi
nel
settore
scontano
infatti
le
modalità
di
intervento
per
livelli
 separati
 di
 azione.
 La
 composizione,
 molteplicità,
 aggregazione
 di
 strumenti
 costituisce,
 invece,
un
valore
aggiunto.
Essenziale,
in
tal
senso,
è
l’incrocio
con
gli
ambiti
di
intervento
 urbano:
 riqualificazione
 e
 recupero
 di
 aree
 urbane,
 cura
 e
 manutenzione
 della
 città,
 dimensione
economica
e
sociale
dello
sviluppo.


L’innovatività
dello
strumento
che
immaginiamo,
potrebbe
essere
legata
al
fatto
che
esso
 viene
 costruito
 tenendo
 conto
 dei
 processi
 psicosociali
 attivi
 in
 un
 determinato
 contesto
 sociale.
 Lo
 stesso,
 quindi,
 verrebbe
 costruito
 a
 partire
 dalla
 conoscenza
 degli
 stessi
 e
 incorporando,
come
dimensioni
di
azione,
vettori
di
“controllo”
ma
anche
di
“sviluppo”
di
 dimensioni
problematiche/di
risorsa
presenti
nel
contesto
specifico
rispetto
allo
specifico
 problema.


Un
action
plan
di
re‐enchantment
sulla
legalità
 
 
 Il
programma
costruisce
interventi
culturali
di
modifica
dei
comportamenti
di
popolazioni
 urbane
in
quartieri
di
formazione
prevalentemente
abusiva,
attraverso
la
realizzazione
di
 alcune
opere
(altre
saranno
realizzate
attraverso
altri
programmi
ordinari
coordinati)
e
la
 riformulazione
 dei
 dispositivi
 di
 regolazione
 settoriale,
 in
 campo
 edilizio‐urbanistico
 e
 sociale.


La
proposta
si
basa
su
alcune
iniziative
amministrative
e
urbanistico‐progettuali
recenti
che
 hanno
 offerto
 risultati
 interessanti
 e
 innovativi
 nella
 regolazione
 delle
 trasformazioni
 territoriali
 (Programma
 Urban
 per
 Bagheria,
 di
 Cremaschi,
 De
 Leo,
 Marino,
 pubblicato
 2008).
Si
tratta
di
programmi
di
riqualificazione
urbana
diretti
a
quartieri
degradati,
abusivi
 o
 “difficili”
 dal
 punto
 di
 vista
 sociale,
 che
 hanno
 assunto
 un
 approccio
 integrato
 diretto
 contemporaneamente
 a
 migliorare
 la
 qualità
 degli
 spazi
 pubblici;
 ricostruire
 la
 sfera
 pubblica
 dei
 comportamenti
 collettivi;
 e
 costruire
 percorsi
 amministrativi
 pertinenti
 e
 specifici
che
agiscano
da
prevenzione
al
ripetersi
degli
abusi.



Nei
comuni
in
questione
si
intende
realizzare
‐
in
altrettanti
quartieri
‐
un
Programma
di
 interventi
orientato
alla
riqualificazione
di
spazi
e
beni
comuni;
incentivando
l’instaurarsi
di
 nuovi
 comportamenti
 collaborativi;
 ed
 elevando
 inoltre
 la
 qualità
 amministrativa.
 Questi
 tre
 elementi
 sono
 comuni
 al
 programma
 di
 intervento
 e
 costituiscono
 l’elemento
 di
 originalità
e
approfondimento
metodologico
che
verrà
svolto
in
collaborazione
con
centri
 studi
 universitari
 specializzati
 nella
 prima
 parte
 del
 lavoro.
 Ai
 fini
 dell’esportabilità
 delle
 esperienze
maturate
e
della
costruzione
di
possibili
modelli
di
intervento,
è
stato
ritenuto
 fondamentale
 intervenire
 con
 un
 unico
 programma
 su
 diversi
 comuni
 e
 differenti
 aree
 urbane,
pur
caratterizzati
da
condizioni
di
contesto
analoghe.


Descrizione
attività


Il
 progetto
 promuove
 un
 insieme
 di
 interventi,
 attraverso
 azioni
 specifiche,
 volte
 a
 trasformare
 gli
 assetti
 spaziali
 e
 sociali
 di
 un
 quartiere
 e
 identifica
 i
 modi
 per
 migliorare
 procedure
e
strumenti
amministrativi.



Da
qui
l’idea
innovativa
di
sviluppare,
attraverso
questo
finanziamento,
un
Programma
al
 fine
di
attivare
un
processo
virtuoso
di
cambiamento
nella
direzione
della
diffusione
della
 legalità.



In
 questa
 direzione,
 quindi,
 il
 Programma
 di
 recupero
 urbano
 alla
 legalità
 si
 misura
 in
 ciascun
 comune
 con
 un
 contesto
 territoriale
 ‘particolare’;
 gli
 elementi
 che
 se
 ne
 ricaveranno
saranno,
però,
generalizzabili
in
termini
di
qualità
dell’azione
amministrativa,
 potendo,
 in
 questo
 modo,
 andare
 oltre
 i
 tempi
 e
 le
 risorse
 messe
 a
 disposizione
 dal
 presente
finanziamento.



Le
 azioni
 del
 progetto
 “RULE:
 RECUPERO
 URBANO
 PER
 LA
 LEGALITA’”
 sono
 tre,
 strettamente
interconnesse
e
inscindibili,
volte
a
favorire,
a
partire
da
una
riqualificazione
 strutturale
 e
 fisica,
 la
 diffusione
 di
 una
 cultura
 della
 legalità.
 Tale
 risultato,
 infatti,
 come
 ormai
molte
ricerche
e
riflessioni
sulle
pratiche
di
riqualificazione
hanno
mostrato,
dipende
 dal
modo
in
cui
la
popolazione
attribuisce
significato
all’evento
di
riqualificazione
stesso.
 Non
esiste,
infatti,
una
relazione
diretta
tra
un
intervento
fisico
e
la
ricaduta
di
questo
in
 termini
 di
 legalità,
 a
 meno
 che,
 parallelamente
 e
 prioritariamente,
 non
 si
 lavori
 allo
 sviluppo
di
rappresentazioni
collettive
che
vadano
nella
direzione
auspicata
dall’intervento
 stesso.
Sulla
base
di
tali
premesse
epistemiche
il
programma
prevede
le
seguenti
attività:
 1.
 Elaborazione
del
programma
operativo
 2.
 Interventi
di
riqualificazione

 3.
 Comunicazione
disseminazione
e
monitoraggio
 Nel
dettaglio,
le
attività
previste:
 1.
 Elaborazione
del
Programma
Operativo

 Il
Programma
operativo
definisce
il
fabbisogno
di
interventi
materiali
e
sociali
a
partire
dal
 quadro
conoscitivo
sui
quartieri
selezionati
nei
quattro
comuni.
 L’obiettivo
è
quello
di
costruire
un
programma
di
riqualificazione
fisica
di
porzioni
di
aree
 urbane,
che
sia
in
grado
di
porsi,
presso
la
popolazione,
quale
“vettore”
di
sviluppo
di
una
 cultura
della
legalità.
In
questi
contesti,
più
che
in
altri,
infatti
(come
ricerche
e
studi
da
 tempo
 mostrano),
 gli
 interventi
 non
 possono
 essere
 calati
 dall’alto,
 ma
 devono
 essere
 il


risultato
di
una
conoscenza
approfondita
del
contesto
locale
e
di
ciò
che
fino
ad
oggi
non
 ha
consentito
lo
sviluppo
di
una
cultura
della
legalità.



A
tal
fine
si
prevede
di
realizzare:


‐
 un
rilievo
quantitativo
del
degrado
urbano
e
un
rilievo
qualitativo
del
disagio
socio‐ economico;


‐
 un
 rilievo
 sugli
 strumenti
 tecnici
 della
 regolazione
 urbanistica
 dell’edilizia
 e
 delle
 trasformazioni
pubbliche
e
private
nei
quartieri
abusivi
oggetto
di
intervento;

 ‐
 una
mappatura
culturale
delle
rappresentazioni
e
dei
comportamenti
psico‐sociali,
 con
particolare
riferimento
ai
giovani,
sull’uso
delle
risorse
pubbliche
oggetto
di
intervento
 di
riqualificazione.

 Il
programma
verrà
redatto
in
collaborazione
con
gli
uffici
tecnici
del
comune
e
degli
enti
 interessati.

 2.
 Interventi
di
riqualificazione
dei
beni
comuni
 L’intervento
complessivo
sui
quartieri
prevede
la
riqualificazione
del
degrado
ambientale,
 attraverso
 un’operazione
 ampia
 di
 ‘decoro
 urbano’
 che
 interverrà
 sugli
 spazi
 pubblici
 (strade,
 marciapiedi,
 parcheggi,
 aree
 abbandonate
 o
 dismesse,
 aree
 verdi,
 luoghi
 di
 ritrovo),
 sulle
 reti
 di
 distribuzione
 (acqua,
 luce,
 gas,
 internet),
 sugli
 spazi
 privati
 (es.:
 facciate
 degli
 edifici),
 secondo
 quanto
 verrà
 indicato,
 con
 ordine
 di
 priorità,
 nella
 mappa/matrice
degli
interventi,
esito
dell’attività
del
Programma
di
recupero
per
la
legalità
 (attività
n.1).


I
 primi
 interventi
 di
 riqualificazione,
 individuati
 sin
 da
 adesso
 dai
 comuni
 (vedi
 allegato
 delle
 proposte
 progettuali),
 costituiranno
 il
 volano
 per
 gli
 altri
 interventi
 che
 saranno
 individuati
nel
Programma.


Questi
interventi
sono
stati
scelti
in
base
alle
strategie
di
intervento
dei
comuni
in
relazione
 all’obbiettivo
del
programma
comune;e
perché
sembrano
coerenti
all’innesto
di
interventi
 di
rafforzamento
della
legalità.
Si
tratta,
infatti,
in
tutti
i
casi
di
interventi
che
offrono
spazi
 di
 incontro
 e
 confronto
 che,
 a
 vario
 titolo,
 mettono
 in
 gioco
 una
 dimensione
 comune
 e


pubblica.
 Su
 questa
 dimensione
 si
 può
 far
 leva
 per
 uno
 sviluppo
 culturale
 della
 cittadinanza.



Comune
 Ambito
 Tipo
di
intervento


Butera
 S.M.Gesù






 Riqualificazione
su
Piazza
Fra
Tommaso








Gela

 Settefarine

 L’Urban
center
per
la
legalità







Mazzarino
 Centro
Storico
 Spazi
 per
 la
 cultura:
 Castello
 e
 Palazzo


Bartoli



Niscemi
 Periferia
Est
 Ristrutturazione
 area
 sportiva
 comunale


 




Riesi

 Monte
Calvario
 Centro
socio
culturale
nel
vecchio
serbatoio




 












Per
 quanto
 riguarda
 la
 prima
 fase
 degli
 interventi,
 per
 i
 quali
 si
 richiede
 specifico
 finanziamento
in
questo
progetto,
in
linea
di
massima,
la
progettazione
preliminare
degli
 interventi
sarà
effettuata
dal
personale
interno
degli
enti
(per
alcuni
comuni
esiste
già
un
 preliminare
degli
interventi),
mentre
la
progettazione
definitiva
ed
esecutiva,
la
Direzione
 Lavori
 e
 il
 coordinamento
 per
 la
 sicurezza
 saranno
 affidate
 attraverso
 gare
 appaltanti.
 Il
 collaudo,
la
verifica
della
rispondenza
degli
ambienti
al
progetto
esecutivo,
verrà
effettuata
 da
personale
interno
all’ente
proponente
e,
quindi,
a
costo
zero.
 Considerato
il
livello
di
progettazione
attuale
degli
interventi
(alcuni
progetti
hanno
già
il
 progetto
esecutivo,
altri
il
progetto
preliminare,
vedi
allegato),
ci
si
impegna
a
raggiungere
 la
‘cantierabilità’
delle
opere
entro
i
termini
previsti
da
regolamenti
e
non
oltre
i
6
mesi
dal
 momento
dell’approvazione
dei
progetti.
 Per
quanto
riguarda
il
pacchetto
di
interventi
complessivi
individuati
dal
Programma,
si
farà
 riferimento
 ad
 altre
 fonti
 di
 finanziamento,
 come
 indicato
 nel
 punto
 3.5.2
 del
 presente
 documento,
e
le
procedure
saranno
indicate
all’interno
del
Programma.


L’obiettivo
di
questo
tipo
di
attività
è
quello
di
costruire,
a
partire
dalla
riqualificazione
di
 porzioni
di
aree
urbane,
lo
sviluppo
di
un
sentimento
di
“pubblico”
(quel
sentimento
che
 permette
di
antagonizzare
il
sentimento
privatistico
alla
base
dei
comportamenti
abusivi
ed
 illeciti,
consentendo
la
diffusione
di
una
cultura
della
legalità).



Si
 tratterà
 di
 inscrivere,
 dentro
 i
 progetti
 di
 riqualificazione
 in
 ciascun
 comune,
 alcuni
 dispositivi
 che
 alimentino
 pratiche
 di
 “pubblico”,
 in
 modo
 che
 l’azione
 di
 riqualificazione
 venga
vissuta,
appunto,
come
“pubblico”.
Infatti,
come
la
ricerca
psico‐sociale
mostra,
gli
 interventi
promossi
all’interno
di
specifiche
culture
tendono
ad
essere
“trattati”
all’interno
 della
 rappresentazione
 collettiva
 prevalente.
 Questo
 significa
 che,
 all’interno
 di
 culture
 fortemente
 privatistiche,
 anche
 gli
 interventi
 pubblici
 tendono
 ad
 essere
 “utilizzati”
 in
 modo
personalistico
(si
pensi,
ad
esempio,
all’utilizzo
dei
parchi
pubblici,
in
contesti
come
 quelli
sopra
descritti).
Da
qui
l’importanza
di
accompagnare
l’azione
di
riqualificazione
con
 dispositivi
 di
 comunicazione,
 disseminazione
 in
 grado
 di
 supportare
 il
 cambiamento
 di
 rappresentazione
 nella
 popolazione
 target.
 Tali
 dispositivi
 saranno
 pensati
 e
 costruiti
 ad
 hoc
sulla
base
di
quanto
emergerà
nell’attività
1.
A
solo
titolo
di
esempio,
si
riportano
le
 macro‐attività
previste
per
questo
tipo
di
azione,
rimandando
la
costruzione
dei
dispositivi
 micro
ad
una
fase
di
progettazione
esecutiva:


‐
 Evento
 di
 lancio
 di
 presentazione
 del
 progetto
 nei
 quartieri
 abusivi
 dei
 cinque
 comuni


‐
 Comunicazione
 e
 pubblicizzazione
 mediatica,
 attraverso
 i
 tradizionali
 canali
 di
 comunicazione
(stampa,
radio
e
televisioni
locali)
 ‐
 Strumenti
di
informazione
e
sensibilizzazione
continuativa,
rivolta
a
tutti
i
cittadini,
 e
connessa
agli
oggetti/spazi
della
riqualificazione
 ‐
 Sito
internet
elaborato
in
forma
interattiva
(ad
esempio
sul
modello
wiki),
al
fine
di
 stimolare
una
sfera
pubblica
locale
di
dibattito
sulla
legalità
e
i
beni
comuni
 ‐
 Seminari
di
riflessione
con
tecnici
e
rappresentanti
delle
associazioni
 ‐
 Evento
conclusivo:
“Legalità
e
beni
pubblici”
 Si
prevede,
inoltre,
un’attività
di
monitoraggio
del
cambiamento
attivato
con
i
progetti
di


monitoraggio
 riguarderà
 sia
 l’andamento
 della
 realizzazione
 dei
 progetti
 (e
 sarà
 svolto
 internamente
dall’Ente
Beneficiario),
sia
il
cambiamento
delle
rappresentazione
collettive
 in
riferimento
al
sentimento
di
“pubblico”.



Modalità
di
coinvolgimento
del
partenariato
istituzionale
e
socio‐economico



Descrivere
le
modalità
operative
concrete
(seminari,
incontri,
workshop,
tavoli
tecnici
o
di
 lavoro,
 etc.)
 tramite
 le
 quali
 si
 intende
 coinvolgere
 il
 partenariato
 istituzionale
 e
 socio‐ economico
interessato
dal
progetto.


Per
 la
 realizzazione
 e
 la
 buona
 riuscita
 del
 progetto
 si
 intende
 attivare,
 costruire
 e
 rafforzare
la
rete
delle:
 ‐
 istituzioni
 ‐
 realtà
economiche
 ‐
 associazioni
di
quartiere
 ‐
 associazioni
di
volontariato
e
del
terzo
settore
 ‐
 parrocchie

 ‐
 scuole
 La
presenza
di
un
partenariato
ampio
e
diversificato
consentirà
di
avere
un
panorama
il
più
 ampio
 possibile
 delle
 diverse
 voci
 e
 istanze
 della
 cittadinanza,
 consentendo,
 al
 tempo
 stesso,
di
potenziare,
valorizzandole,
le
risorse
locali.



Il
partenariato
sarà
coinvolto
attraverso
un
lavoro
di
rete
tra
gli
attori
locali,
intercomunali
 e
 sovra
 locali,
 sostenendo,
 attraverso
 specifici
 momenti
 “animati”
 da
 personale
 esperto,
 come
ad
esempio
convegni,
seminari,
giornate
di
studio,
tavoli
tecnici,
la
presa
di
decisioni
 in
modo
concertato,
secondo
logiche
negoziali
e
deliberative.




 


III
 parte.
 Conclusioni.
 Ipotesi
 di
 conoscenza
 sullo
 sviluppo
 per
 il
 miglioramento
 delle
 politiche



Il
lungo
declino
del
paradigma
razionalizzatore
delle
politiche


Gela
 ha
 rappresentato
 per
 lungo
 tempo
 l’immagine
 del
 lento
 declino
 di
 una
 grande
 stagione
 politica,
 animata
 da
 un
 paradigma
 di
 matrice
 riformista,
 razionalizzante
 negli
 intenti
 e
 nelle
 forme.
 Si
 tratta
 di
 una
 lunga
 generazione
 di
 politiche,
 reiterate
 e
 progressivamente
 impoverite
 nel
 disegno
 e
 nell’efficacia,
 e
 di
 un
 fenomeno
 che
 vede
 il
 progressivo
 esaurimento
 e
 deperimento
 di
 uno
 stesso
 modello,
 più
 che
 la
 crisi
 per
 sostituzione
di
modelli
alternativi
del
tipo
“mercato
al
posto
dello
Stato”,
“sviluppo
locale
 invece
di
sviluppo
sovraordinato”.


Nel
territorio
in
esame,
il
dispiegamento
di
questa
famiglia
di
politiche
ha
prodotto,
nelle
 pratiche,
 esiti
 avversi
 e
 perversi.
 Degli
 esiti
 avversi
 si
 è
 spesso
 detto
 e
 sono
 ascrivibili,
 prevalentemente,
a
forme
gravi
di
disagio
sociale
per
una
parte
della
popolazione
che
non
 è
 riuscita
 ad
 accedere
 ai
 benefici
 della
 crescita;
 e
 a
 un
 elevato
 degrado
 ambientale,
 prodotto
da
un’industria
che
ha
riversato
in
loco
tutti
i
suoi
costi.



Gli
esiti
perversi,
invece,
seppure
in
parte
presenti
nel
dibattito,
non
sono
stati
riconosciuti
 sempre
 come
 tali,
 ma
 piuttosto
 intesi
 come
 ostacoli
 esterni,
 prodotti
 dalle
 pratiche.
 Politiche
 e
 pratiche
 richiedono,
 invece,
 un
 ricongiungimento
 e
 non
 possono
 essere
 affrontati
 come
 stadi
 indipendenti
 del
 processo.
 Proprio
 dalla
 messa
 a
 fuoco
 delle
 contraddizioni
tra
disegno
delle
politiche
e
pratiche
di
sviluppo,
emerge,
nel
caso
gelese,
 un
insieme
condizionante
di
esiti
avversi.
Si
tratta,
e
questo
è
il
primo
esito
del
lavoro
di
 ricerca,
di:
 • incapacitazione
locale;
 • fraintendimento
dei
diritti
e
dei
doveri;
 • attivazione
di
circoli
viziosi
e
circuiti
particolaristici;

 • conflitti
settoriali;