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3. Inquadramento dell’area

3.2 Uso del suolo e realtà economiche

L’area di studio, come già detto in precedenza (vedi cap.2) ha visto un forte incremento nella popolazione e nell’urbanizzazione nell’intorno del bacino, in particolare a partire dagli anni 50-60 dello scorso secolo. Si stima che la popolazione complessiva che vive nel bacino lagunare sia di 450 000 abitanti, di cui il 53% vive nelle aree urbane (Raji et al.,2013). Le più importanti città sono: Nador con 132 00 abitanti, Beni Enzar 31 000 e Kariat 18 000 (Bloundi et al., 2008).

Figura 16 Mappa di uso del suolo dove vengono posti in evidenza le aree delle antiche miniere e la localizzazione della stazione di depurazione.

44 La pesca è una delle attività più antiche della laguna (Kada et al.,2010), per taluni ancora la più importante occupazione dell’area (Dakki et al., 2003; Najih & Ramdani, 2010)., ma l’odierna realtà economica vede gli abitanti impegnati in impieghi di varia entità, dove l’agricoltura è diventata tra le più importanti e impattanti (Gonzales et al., 2007).

Secondo uno studio condotto sull’uso del suolo nel bacino di Nador nell’anno 2000 (Rifai, 2007), le aree sono così suddivise (Tab.1):

Uso suolo Ettari % sul totale

Agricoltura 87 642.6 56.5

Suolo nudo 37 472.7 24.16

Macchia mediterranea 21 622.4 13.94

Foreste 7 257.41 4,68

Edificato 1 115.1 0.72

Tabella 1 Partizione delle aree rispetto all'uso del suolo, da Rifai (2007).

L’agricoltura occupa la maggior parte del suolo del bacino di Nador, estendendosi in particolare lungo la piana del Bou Areg e lambendo il perimetro dei rilievi montuosi; essa è la più importante attività socio economica, la quale occupa il 60% della popolazione (Gonzales et al., 2007). Le colture principali sono: cereali, barbabietola da zucchero e legumi, coltura per foraggio e orticola, oltre a colture minori ma comunque importanti come agrumi, olivi e vigne.

L’agricoltura che viene praticata è di tipo intensivo, con un consumo annuo di circa 35 000 000 m3 di acqua. L’impatto sull’ambiente è dovuto in primo luogo all’uso di massicce dosi di fitosanitari, compresi erbicidi, fungicidi, e fertilizzanti, che portano azoto e fosfati in laguna, anche se tale problema si acuisce in alcuni periodi dell’anno: infatti il canale di irrigazione che porta l’acqua verso la laguna funziona solo in certi periodi d’inverno, in corrispondenza dei periodi piovosi, mentre è secco durante l’estate (Abouhala, 1991; Dakki et al.,2003).

45 Figura 17 Visione aerea della laguna dalla spiaggia di Kariat: è visibile in lontananza l'intensa parcellizzazione agricola praticata sulla Piana del Bou Areg. (foto da http://www.skyscrapercity.com)

Il suolo nudo è un quarto della superficie: si tratta dei terreni non utilizzati per l’agricoltura, poveri in vegetazione, i terreni rocciosi, le falesie e l’area delle dune sabbiose. L’estensione di tale area da un’idea su quello che è lo stato di degrado del bacino (Rifai, 2007). L’aumento di suolo nudo è uno dei motivi che hanno portato ad un aumento dell’erosione delle coste della laguna: il ruscellamento causato da piogge, che qui sono spesso a carattere temporalesco, su suoli privi di vegetazioni, intensifica il fenomeno del dilavamento e la sedimentazione in laguna di detriti provenienti dalla costa continentale (Flower et al., 2009).

La macchia mediterranea, costituita essenzialmente da piante del genere Lentisco e Alfa, si estende lungo la bordura continentale o sulle dune della barriera costiera (Rifai, 2007). Queste aree sono molto preziose per la biodiversità e la qualità degli ambienti naturali protetti dalle convenzioni SIBE e Ramsar.

46 Figura 18 la macchia mediterranea della laguna di Nador lungo le sponde settentrionali, gennaio 2013.

Le foreste sono solo il 4.68%, e sono essenzialmente costituite da sempreverdi resinosi, come pini marittimi, e arbusti fogliosi come gli Eucalipto e le Acacie. La maggioranza delle foreste si estende lungo le pendici e le sommità dei rilievi montuosi. Come nel caso precedente, le foreste giocano un ruolo importante nella salvaguardia degli ambienti naturali. Foreste e macchia mediterranea sono attualmente minacciati dal Progetto MarChicaMed, che vuole urbanizzare parte di queste aree, edificando nuove realtà abitative a uso turistico (vedi Fig.19).

47 Figura 19 A il Monte Attaloyoum ora; B Il progetto residenziale. (da www.marchicamed.com).

La zona edificata, dedicata alle realtà urbane e al settore industriale, si concentra soprattutto a Nador e le città di Kariat, Beni Ensar e, sulla piana del Bou Areg, la città di Selouane. Nador ha un’importante e vicina area dedicata all’industria metallurgica ma è Selouane il più ricco centro industriale, in particolare per il trattamento del materiale estratto dalle vicine miniere, che la vede come la più importante realtà di lavorazione dell’acciaio e del ferro di tutto il Marocco, oltre alle industrie dell’indotto come quelle per il materiale da costruzione e il settore della produzione tessile (Dakki et al., 2003; Gonzales et al.,2007). Nonostante le preoccupazioni legate al settore industriale nel bacino della laguna di Nador esso è forse quello che meno influisce sull’inquinamento ambientale: molte aziende, come il complesso siderurgico di SONA-SID, sono dotate di una propria stazione di depurazione o di un pozzetto per il trattamento dei reflui. Sono invece le abitazioni a creare i maggiori disagi con i propri reflui domestici: la città di Nador è dotata di una stazione di trattamento delle acque, composta da un’unità di trattamento biologico classico e da un bacino di trattamento terziario di una superficie di 17 ettari per un volume max di 240 000 m3; nonostante le dimensioni, tale struttura non è

sufficiente per coprire il fabbisogno di tutta la popolazione, e altre realtà urbane come Kariat sono totalmente prive di sistemi di depurazione delle acque cittadine (Abouhala, 1991), le quali vengono scaricate direttamente in laguna (vedi Fig.20).

48 Figura 20 Uno dei canali di scarico diretti verso la laguna, zona di Beni Ensar, Gennaio 2013.

All’interno della laguna e nel Mediterraneo i pescatori della zona praticano un pesca di tipo artigianale. La flotta è composta da circa 200 imbarcazioni, oggigiorno tutte motorizzate (Gonzales et al., 2007). Lungo le sponde vi sono diversi piccoli porti, spesso realtà private e create riarrangiando materiali di scarto (vedi Fig.21). La pesca dei Bivalvi viene fatta a piedi da una dozzina di pescatori, specialmente nella zona di Chaâla. Attorno alla realtà della pesca si è sviluppato con il tempo una certa attività industriale sia per l’allevamento che il trattamenteo del pescato. L’acquacoltura di tipo moderno prende il via quando nel 1986 si è creata la Società Marocchina di Ostricoltura (MAROST), le cui strutture sono fissate nella baia dell’Attaloyoum: la società ha un’importante attività, tanto che nel 1990 ha prodotto e venduto un totale di 500 ton di pescato. All’inizio l’azienda si occupava di varie tipologie ittiche, dai pesci (orate e spigola), ai molluschi (ostriche) e fino ai crostacei (gamberi giapponesi); attualmente l’azienda si limita alla pescicoltura (Dakki et al., 2003).

E’ da ricordare però che la maggioranza del pescato, sia esso da pesca artigianale o da allevamento, non rimane nelle piazze locali ma viene venduto in mercati esteri. Per questo la qualità dell’ambiente lagunare è importante non solo per i locali ma anche per la salute dei consumatori stranieri (Abouhala, 1991).

49 Figura 21 Piccoli porticcioli di pescatori locali, sullo sfondo un'imbarcazione tipica e il Promontorio dell'Attaloyoum, gennaio 2013.

Altro settore importante è il turismo, con le attrazioni naturali (montagne, laguna, spiaggie) e una SPA Resort a Kariat, e la cultura locale, con la pittura delle mani e la gastronomia (Gonzales et al., 2007). Lo sviluppo di tale settore è uno degli obbiettivi del Progetto MarChicaMed, che entro il 2035 prevede la costruzione di ben 7 nuove realtà turistiche (Raji et al., 2013).

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3.3 Il clima: temperature, precipitazioni e venti

Per l’inquadramento climatico dell’area si sono presi in considerazione i dati degli ultimi 11 anni, facendo riferimento ai dati forniti dal sito www.tutiempo.net, riguardanti la città di Nador. Per questo motivo è stato impossibile ricostruire la sequenza per gli anni anteriori, in quanto i dati forniti sono frammentari. Dall’analisi statistica si ottiene comunque una caratterizzazione termo pluviometrica credibile.

51 Tabella 3 Clima termico medio annuo (2000 - 2011)

La serie mostra che l’inizio del secolo è stato caratterizzato da un clima più torrido (vedi Tab.3). Da letteratura si sa che la laguna è caratterizzata da irregolarità intrannuali, tipiche dei climi mediterranei, con serie di anni umidi seguiti a serie di anni secchi (Dakki et al., 2003), perciò i dati realativi alla decade presa in esame sono da considerare utili solo per esaminare strettamente il momento attuale delle condizioni climatiche.

Il regime termico, come già definito da numerosi autori, è tipico di un’area del Mediterraneo meridionale, con temperature miti. Da notare la stabilità delle temperature (vedi Tab. 2) durante i mesi estivi (Jun, Jul, Sep).

L’abbassamento della temperatura invece coincide con gli eventi imperturbati invernali (ciclogenesi mediterranei), tanto che numerosi autori distinguono solo due stagionalità nell’arco dell’anno; una stagione umida invernale e una secca estiva (Geolourget et al., 1987; Abouhala, 1991; El Madani et al., 2011). Nel caso degli anni dal 2000 al 2011 (vedi Tab.4 e Tab.5) il periodo umido corrisponde con i mesi che vanno da Ottobre ad Aprile, con picchi più elevati nei mesi di Ottobre e Novembre (media di 60-65 mm al mese), mentre i mesi più secchi sono quelli da Maggio ad Agosto, con picchi negativi nei mesi di Giugno e Luglio (nemmeno 10 mm di media mensile).

52 Tabella 4 Regime pluviometrico (2000 - 2011)

Tabella 5 Intensità media giornaliera (2000 - 2011)

Il regime pluviometrico è simile ad aree mediterranee tirreniche: estati aride e inverni piovosi.

I rovesci sono irregolari e spesso a carattere temporalesco: la bassa permeabilità del suolo e la nudità dei versanti del bacino provoca ruscellamenti importanti che si dirigono verso la laguna di Nador, aumentando i problemi legati all’erosione delle coste

53 (Abouhala, 1991). I rovesci sono così intensi e che quando piove le città di Nador e Beni Ensar sono spesso afflitte da problemi di inondazione (Khattabi et al., 2007). La neve è assente e ogni tanto grandina (Dakki et al., 2003).

Tabella 6 Indice di aridità in corrispondenza degli anni dal 2000 al 2011.

Secondo l’indice di aridità (De Martonne-1941) l’area cade nel clima semiarido (Quan et al., 2013), secondo l’espressione [1]:

[1]

Dove

P = precipitazione media annua in mm T = temperatura media annua in °C

se:

Ia < 5 = clima arido Ia 5 – 15 = clima semiarido Ia 15–20 = clima semi umido

54

Ia 20–30 = clima umido Ia > 30 = clima perumido

Le scarse variazioni intrannuali dipendono dalla posizione geografica dell’area di studio che risente in maniera netta del potere termoregolatore marino. Il clima secco infatti è compensato da una certa umidità dell’aria, dovuta alla vicinanza del mare (aria 50-80% umidità) e all’estensione della superficie della laguna (Dakki et al., 2003).

Come le temperature e la pluviometria, anche i venti si caratterizzano per una frequenza su due stagionalità. A Nador i venti dominanti sono (in termini di frequenze relative) quelli che soffiano da ENE e da OSO (Abouhala, 1991; Majhoubi et al.,2003; Hilmi et al.,2007).

Gli OSO sono i più frequenti in inverno, con una frequenza del 24.8% sull’insieme delle osservazioni annuali e la loro intensità varia tra 3.8 e 4.4 ms-1. Gli ESE sono quelli estivi, ma sono meno violenti di quelli dell’Ovest (17.1% per i venti di direzioni NNE con intensità medie 4.6 – 5.3 m s-1 e 15% per quelli di direzione E con intensità 4.6 – 6.2 m s1).

C’è comunque un continuo scambio tra i venti interni alla laguna e quelli marini, tanto che anche in estate la calura viene abbassata da una leggera brezza (Geolourget et al., 1987).

Nel Mediterraneo i venti giocano un ruolo importante per diversi fattori: la direzione e la forza possono influenzare la formazione e dinamica delle dune, la configurazione delle spiagge e delle falesie, e anche e favorire l’ingresso dei sedimenti dalle zone estuarie (Dakki et al., 2003).

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