guai a voi e ad elle
, se si
usurperanno impunemente
ilnome
eilluogodelle eccellenti!...Del rimanente l’architettore Poletti,
quand’ebbe
fatto rovinare quegli interchiusi bugigattoli, girò, sul
prolungamento
dellemuragliegià incomincia-te dal Fontana,un
vólto inmezza
botte in con-tinuazione degli altri, che coprono le tre navi della fabbi’ica, e decorò la parete di faccia alri-guardante di quattro colonne corintie, elevatedal
pavimento
sopra il ciglio diun ben
misurato ste-reobate, a sostenere, oltre il loro intavolamcnto,un
maestoso frontespizio. Nell’mtei’colunnio che tiene il centro di quest’edicola ,che
così ci pia-ce chiamare tale ordinazione , s’informaun
nic-chio semicircolare, dove, sur una specie disup-pedaneo
, o piedistilo troncato, posa assai
bene
la statua colossale in gesso del Salvatore alta
pal-mi
sedici.Ha nudo
il petto , e i panni che la vestononon
sono crudi, e
non
sono senon
in~m
io<«<-dosso alla figura
bene
accomodati. Sostiene col-la sinistrauna
palla siinbol delmondo
, e muo-ve ad effettuosa venerazione colla destra alzata in atto di benedire. Essa èun dono
fatto all’ ospi-cio dal chiarissimo scultoreAdamo
Tadolini, e sarà quanto prima (mercè
lo zelo di Monsigno-reche si accende ognora più a prò del Pio Luo-go) portata nelmarmo
, già pronto, in misura peròminore
del modello di due palmi, accioc-ché ella torni meglio proporzionata all’edicola. Il di cui stereobate, se pocanzi dissi essere
ben
mi-surato, ora,aggiungo,chevolliintenderenon
tanto per quella invenzione stessa, quanto per la sua località, atteso che io lo ho trovato superare fuor dell'uso
comune,
il terzo delle sovraimposte colon-ne.Ma
l’uscir delle regole alcuna volta, purché ciò sia fatto con fondamento di sana ragione,non
è
sempre
in arte quel grave peccato checreda-no
i pedanti. In effetto, se il Potetti si fosse qui lasciato legare da quelle, certa cosa è, cheun
bel tratto del da piè delle colonne,sarebbe spa-rito, nè la statua del Redentore credo che
sarch-ile riuscita netta, per cagione del
maggior
altare che s’erge nelmezzo
del tempio su di un’alta gradinata.Non
pertanto io ringrazieròsempre
quegli architetti, le cui fabbriche io vedròmu-rate
con
tutte le regole,ma non
ringrazierò già le regole quand’elle gli costringono a fare loro edificj che mostrano male. Poteva il Poletti met-tere in proporzione esatta del sottopostoimbasa-mento
le colonne dell’edicola? dico di no: eper-19
fes-che? perchè conseguentementealzandoleavrebbe dovuto interrompere colla loro trabeazionela
ri-correnza della principal linea, del tempio, cioè a dire del suo cornicione, linea, che, senza
of-fendere il
buon
senso,non può
farsi a saltima
sibbene adun
solo livello. Cosicché tanto è più lodevole l’operato di lui,in quanto, clic con fino artificio e’seppe poi ingannare la preponderante altezza dellostereobateper viadell’abbassamento della sua cimasa sormontata dauno
scardilo, e col sotto elevameuto dello zoccolo della sua ba-se. Col quale espediente esso torna inbuona
ar-monia
coll’opera tutta, e il da piè delle colon-ne, e la statua restanoscoperte malgrado dell’al-tare maggiore, che è loro dinanzi, innon
pod»distanza. Perciò le ragioni delle grandi
membra-ture dell’edicola
hanno
dovuto essere, siccome sono, le seguenti.Imbasamento
efrontespizio,un
terzo delle colonne compresa la trabeazione, che è
un
(plinto circa di esse colonne, grosse palmidue
edonde
dieci, alte diametri nove e mezzo, e, sporgenti dal vivo delmuro,
tre quarti del loro diametro. Dettoimbasamento
poi col suo sca millo è alto diametri quattro, il cornicione due, ed il frontespizio tre e mezzo.La
nicchia supe-ra i due quadri, ed è larga pocomen
di quat-tro diametri. Gl’intercolunnj laterali sonodiame-tri due: quello di
mezzo
sei, e tutto il compo-nimento si eleva palmi cinquantacinque, sopra una linea di palmi quarantuno.Nè
quihanno
già loro termine le ordinazioni date da
mon-signore Tosti al suo architettore.
Che
anzi sol-lecito eglisempre
di aggiungere al vasto edi-ficio ogni maniera di decoro, purché dall’utilenon
siscompagni, fecegli quindi condurre, sopra laportache dàadito alla scala maggiore edal gran cortile, o palestra de’giovanettiun monumento marmoreo
diamore
e di riconoscenza all’immor-tale GregorioXVI
felicemente regnante, per aver voluto del suo raccolti e soccorsi nelle of-ficine dell’Ospizio i lanajuoli sprovveduti di la-voro. II perchè, lamemoria,
reca nelmezzo
diun
riccoornamento
in quadrilungo, con sua ci-maccia ediscrizione, l’immagine dell’Augusto So-vrano e Padre: la quale è, nel vero, sì fatta al naturale e parlante, dal Tadoliui,che
la criti-ca, pens’io, non troverebbe di che emendarla, se giànon
fosse sottilizzando, che allora ogni opera, per quanto eccellente ella sia, lasciapur
troppo travedere,che d'uomo, enon
d’angiolo fu lamano
chelaformò.Da
ultimo dov’erauno
spazio scoper-to emen
che decente, appo il detto gran cortile, fecegli ordinareun
locale in portici a piloni ed archi con fontana ed altre comodità.Ma
io vo’per altro
immaginando
efacendovoti, che questa cotale opera venga tramutata (nè forse è lontanoil giorno) in riscontro al cortile delle zitelle, che è sul canto opposto: e la pianta dell’ospizio ri-ceverà per tal forma la desiderata unità di di-stribuzione simmetrica
ed
euritmica.A
cui, se nella palestra de’ giovanetti, si uniformerà quel braccio di bassa fabbrica alle adjacenti, lo
sta-bilimento sarà al tutto perfetto, essendo già, pel-le cure generose eindefesse del sopra lodato Car-dinale, venuto in tanta riputazione, dacché i
giovanetti,che vi siallevanoin svariati studj
,
con
onorevolisaggi in ognianno, tanto nellearti mec-caniche, quanto nelle nobili arti,
promettono
ac-crescere il patrimonio delle nostre glorie.FIN E.
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