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Utešenie: analisi del testo

Capitolo III Utešenie

III.4 Utešenie: analisi del testo

Il racconto fu scritto nel 1899 e, prima ancora di essere inserito nella raccolta Žalo smerti, venne pubblicato a puntate sul Severnyj Vestnik130.

La vicenda descrive la presa di coscienza del protagonista che, dopo aver assistito alla morte di una bambina, Raečka, inizia a riflettere sulla futilità dell’esistenza terrena e si interroga per la prima volta sul significato della morte. L’immagine di Raečka diventa il rifugio da una vita insopportabile e una guida alla consolazione ultima. Il concetto di consolazione ricorre di frequente nell’opera sologubiana, se ne ha traccia anche nella lirica e in particolare nel libro IX di Plamennyj Krug (1908) dal titolo Poslednee utešenie (Consolazione ultima) costituito da dodici componimenti che ripropongono i temi dell’oblio di sé e della morte come unica salvezza.

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Personaggi

Il protagonista del racconto è Dmitrij Darmostuk, detto Mitja, un tredicenne che fa la sua comparsa già all’inizio del primo capitolo. Il narratore lo presenta in modo piuttosto veloce, ma fornendo sufficienti dettagli per abbozzarne una descrizione generale: alto per la sua età, dal volto scarno, dalle labbra sottili e sempre sorridenti e dal naso grande, dettaglio che sarà oggetto di derisione da parte degli altri personaggi. Figlio di una cuoca a servizio di una famiglia benestante, è ben vestito, pulito e ha un’aria innocente. Si presenta afflitto e tormentato dalla paura a causa del pessimo voto sul suo diario che dovrà mostrare alla ricca signora per la quale lavora sua madre e che lo segue nelle vicende scolastiche. Prova stati d’animo contraddittori: vorrebbe cedere alle tentazioni del compagno di classe Nazarov, ragazzino arruffato, cencioso e balbuziente che gli propone di falsificare il diario per nascondere il brutto voto, prova affetto e collera per la madre che sfoga su di lui la sua rabbia e il suo malcontento, vorrebbe per un istante che Raečka, la bambina sul davanzale del quarto piano, cadesse di sotto così da liberarsi di questo pensiero angosciante e allo stesso tempo prova vergogna per il suo desiderio. Tormentato da un forte mal di testa, dalla scuola, dai professori, dai compagni di classe e da tutti coloro che gli stanno attorno, si abbandona alla visione di Raečka che si fa sempre più frequente e che lo condurrà fino a quella stessa finestra del quarto piano da cui anche Mitja si getterà per trovare finalmente conforto.

Altro personaggio rilevante, soprattutto per le sorti di Mitja, è appunto Raečka che a partire dal capitolo XI si farà chiamare Raja, perché vive in paradiso (Raj). Anche lei, come Mitja, compare nel primo capitolo per poi essere descritta quattordici volte. Nella sua prima apparizione è una bambina reale che accidentalmente cade dalla finestra del quarto piano. Nei capitoli successivi la sua immagine si fa sempre più presente ma non si tratta più della Raečka precipitata dalla finestra, bensì di una fantasia di Mitja. Inizialmente al ragazzino torna in mente una figura verosimile: ha un vestitino giallo, scarpette impolverate, biondi boccoli fino alle spalle, occhi blu e un rivolo di sangue sulla guancia. Nel capitolo successivo si fa già più rarefatta, illuminata, semitrasparente e leggiadra. In seguito appare davanti a Mitja vestita di bianco. I suoi abiti si fanno sempre più preziosi finché nel capitolo XIX si mostra con una veste sacra color porpora, impreziosita da gioielli regali che le conferiscono un’aura divina. La visione inizia ad interagire con Mitja, che nel frattempo si rende conto che Raja è solo una sua fantasia, si fa angelo ed entra nel suo corpo. Nell’ultimo capitolo non si parla più di perle e di monili, ma di rose che avvolgono il protagonista lungo la scala in cima alla

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quale lo attende la sua fantasia: il momento è giunto, Raja lo rassicura e Mitja, perseguitato da tutti i personaggi legati alla sua esistenza terrena, si abbandona alla consolazione ultima.

Un altro personaggio importante nella vicenda è Dunja la cui immagine spesso si confonde con quella di Raja. Dunja vive con sua madre nella soffitta in cui Mitja si è intrufolato per nascondersi dal suo insegnante, è una ragazzina longilinea e pallida, giallognola come fosse fatta di cera, dal viso scarno e dai chiari capelli pettinati in una treccia. Lei e sua madre parlano così piano che Mitja le sente a fatica, sono avvolte da un’atmosfera sonnolenta e il loro respiro è impercettibile, quasi come fossero morte.

Struttura

Il racconto consta di ventisei capitoli di lunghezza variabile. Alcuni costituiscono la continuazione del capitolo precedente, altri invece seguono semplicemente il generale ordine cronologico del susseguirsi degli eventi.

La struttura generale del componimento è ad anello131: la morte di Raečka apre il racconto, mentre quella di Mitja, gettatosi dalla stessa finestra, lo conclude.

La narrazione è alla terza persona e il narratore rimane neutrale e distaccato. Tuttavia, poiché Mitja è l’unico a vedere Raja, ogni volta che lei gli appare, il lettore ha l’impressione che sia Mitja stesso a descriverla.

Spazio e tempo

L. Klejman nota che così come la struttura, anche lo spazio sembra avere una costruzione circolare132. La casa di Mitja, ivi compresi il cortile, lo sgabuzzino e le stanze padronali, rappresenta in questo senso il centro di tale anello da cui il protagonista si allontana per andare a scuola, in città, nella soffitta, in chiesa, al cimitero, lungo il fiume Snov e per poi rincasare. Tutti i suoi movimenti per la città sono riconducibili a Raečka, che in tal senso pare essere il filo conduttore dei suoi spostamenti.

131 L. Klejman, Rannjaja proza Fedora Sologuba, 1983, p. 104. 132 Ivi, p. 99.

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