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Se l’autorità di suggestione è praticata da tutte le madri appartenenti alla società tradizionale, quella che qui indico come “autorità acquisita” concerne soltanto un piccolissimo numero di donne coraggiose il cui scopo è il capovolgimento delle regole della società patriarcale. La premessa fondamentale per parlare di questa categoria di donne è che, nella letteratura come nella vita, l’acquisizione di una autorità vera e riconosciuta non può che passare attraverso un processo di rivolta che mira alla sovversione radicale o parziale dello statu quo. Ecco perché, parlando di autorità acquisita, intendo sia il risultato finale del processo di appropriazione di uno statuto differente, sia la forza con la quale alcune donne possono questionare (dal latino ad+quaerĕre = domandare, guadagnare) la società al fine di conquistare la loro libertà di pensiero e di azione.

Nei romanzi considerati, nonostante si parli regolarmente della figura della madre, il punto di vista che emerge è sempre quello delle protagoniste ribelli e femministe. I personaggi femminili delle storie di Tahar Ben Jelloun, Leïla Marouane e Driss Chraïbi assumono un atteggiamento diverso nei confronti del concetto di ribellione : nel caso di Fathma, personaggio intorno al quale si sviluppa Les Yeux Baissés, la dichiarazione della sua volonta è chiarissima e non lascia spazio a malintesi : « Ma mère croyait à ces histoires comme sa mère, sa grand-mère et son arrière-grand-mère... Moi je refusais d’avaler une telle ignominie. Je voulais être celle par qui la rupture arrive68 ».

67 Hédi Abdel-Jaouad, « “Too much in the sun” : Sons, Mothers, and Impossible Alliances in Francophone Maghrebian Writing » in Research in African Literature, cit., p. 21.

Per quanto concerne Djamila, invece, protagonista de La Jeune Fille et la Mère, anche se il finale della storia lascia un margine di interpretazione positiva, non arriva a liberarsi della violenza alla quale sembra essere destinata.

Ne La civilisation, ma mère!..., la madre si emancipa dalla condizione di subalterna, dalla sottomissione al marito, ma lo fa attraverso i figli che, spesso nel testo, ripetono di averla fatta “nascere” a una nuova vita : « Tu viens enfin de naître, ajouta Nagib. Allez, viens, petit loustic !69 ». E ancora : « Tourne le dos à cette vieille maison et à ce passé croulant !

Marche, marche donc ! Regarde autour de toi, ouvre les yeux que Dieu t’a donnés le jour de ta naissance. Ce monde est à toi aussi70 ».

Nel quadro della finzione narrativa, per quanto strano possa apparire, il messaggio più incoraggiante arriva da Tahar Ben Jelloun, la cui eroina, Fathma, per l’appunto, lancia la sfida sociale più attendibile attraverso la sua scelta di dedicarsi alla scrittura. Nel caso di Driss Chraïbi, invece, la madre femminista assume dei connotati quasi parodici, i suoi atteggiamenti si dimostrano inverosimili poiché mostrano un capovolgimento totale della sua condizione in un lasso temporale molto ristretto :

Je suis à présent consciente, entièrement responsable de ma vie, entends-tu ? Je ne suis pas en train de me libérer de la tutelle de ton père pour venir te demander ta protection, tout grand gaillard que tu es. Je sais ce que j’ai à faire.71

Nonostante la madre, in uno slancio di orgoglio, affermi di essere libera e responsabile della propria vita, è evidente che la presa di coscienza di cui parla non si presenta come un processo autonomo, ma come un percorso inizialmente imposto dai figli.

La realtà delle cose oggi è piena di speranza. Quante Fathma esistono attualmente nella vita reale ? Non c’è forse un legame certo tra i personaggi fittizi creati da Tahar Ben Jelloun e Driss Chraïbi e l’esperienza vissuta da Leïla Marouane ? Anche se quest’ultima non permette alla sua eroina di conquistare la libertà e l’emancipazione, nella realtà è l’autrice stessa che lo

69 Driss Chraïbi, La Civilisation, ma Mère!..., cit., p. 96. 70 Ivi, p. 66.

fa al posto suo. È proprio lei, fuori della finzione letteraria, che compie il percorso che Ben Jelloun e Chraïbi avevano indicato per le eroine dei propri romanzi.

Se il distacco è difficile, quasi impossibile, per la generazione delle madri, è perché queste restano attaccate ai principi del patriarcato e, di madre in figlia, continuano a trasmettere l’autorità di suggestione. Nessuna autorità acquisita per le madri che perseverano a privilegiare la progenie maschile e che fanno della vigilanza sulle figlie il luogo di un potere fittizio che non rinforza nient’altro che l’autorità degli uomini.

La speranza di questa società viene dal coraggio delle donne come Fathma o la madre- eroina di Chraïbi (nella finzione) e come Leïla (nella vita reale), delle donne che cercano con audacia di bloccare l’ingranaggio schiacciante di questa rotazione infinita, uscendo dal cerchio della ripetizione.

Scegliendo di scrivere, queste donne compiono un matricidio simbolico, un “assassinio semiotico” per ritornare a un concetto di Kristeva. Per potere finalmente appropriarsi di un’identità nella sua interezza, sono costrette a uscire da uno spazio psichico in cui il destino delle figlie resta legato a quello delle madri tramite delle insopportabili catene simboliche, per diventare dei soggetti integri all’interno di un vero processo evolutivo.

Quest’ultimo non può che compiersi dando la parola ai silenzi della dimensione materna e adoperando l’unico mezzo capace di raggiungere le masse e sfidare il tempo : la scrittura. « Écrire ! Écrire, dice l’eroina di Ben Jelloun, pour ne pas devenir fou, pour s’accrocher à ses racines, pour traduire les longs et douloureux silences qui traversent nos vies72 ».

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OMPENDIO ICONOGRAFICO

FIGURA 2- Frederick Arthur Bridgman, Mother and child, 1878. (Collezione pubblica)

FIGURA 4- Frederick Arthur Bridgman, Idle Moments An Arab Courtyard, s.d. (Collezione privata)

FIGURA 6- Frederick Arthur Bridgman, In a Village, El Biar, Algeria, 1889. (Collezione pubblica)

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APITOLO SECONDO