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8. TECNOLOGIE DI BONIFICA

8.1 TRATTAMENTI DI BONIFICA PER TERRENI E FALDE INQUINATE

8.1.2 VALUTAZIONE DELLE IPOTESI DI BONIFICA

Per la bonifica dell’area in esame sono state prese in considerazione le diverse tecniche che possono essere utilizzate per il risanamento del sottosuolo e della falda in corrispondenza del punto vendita. La seguente tabella fornisce un riepilogo delle principali tecnologie di bonifica consentendo di effettuare una prima selezione delle tecnologie applicabili e non applicabili presso il sito.

Campo di utilizzo

Tecnica di bonifica Acque

sotterranee insaturi Terreni

Applicabilità al

sito Osservazioni

Soil Vapor

Extraction X Non Applicabile

Non applicabile in quanto siamo in presenza di suoli a bassa permeabilità e stratificazione complessa ed eterogenea. La bassa soggiacenza della falda (1-2 m) rende inapplicabile questa tecnica. Presenza di contaminanti con basse pressioni di vapore e bassa costante di Henry. E’ da valutare l’applicabilità di trivellazioni orizzontali e/o inclinate.

Air Sparging X Non Applicabile

Non applicabile in quanto l'intervento è sempre associato ad un intervento di SVE. Valgono le stesse considerazioni fatte per la SVE. E’ da valutare l’applicabilità di trivellazioni orizzontali e/o inclinate.

Dual Phase

Extraction X X Applicabile

In relazione alla bassa permeabilità dell'acquifero, si considera tale tecnica applicabile.

Ossidazione chimica in situ

(ISCO) X X Applicabile

Applicabile in quanto grazie alle varie tecniche di immissione dei reagenti ossidanti, si presta a trattare suoli sia a bassa che ad alta permeabilità.

Soil Flushing X X Non Applicabile

Le condizioni di eterogeneità del sito rendono complessa l’applicazione. Presenza di litotipi a bassa permeabilità riduce le possibilità dell'intervento.

Bioremediation X X Non Applicabile

Difficile applicabilità a causa dell'eterogeneità e bassa permeabilità dei suoli da trattare. Necessita di un impianto SVE. Concentrazioni elevate che possono inibire l'attività dei microrganismi.

Tabella 8.3 Screening delle tecnologie di bonifica

Sulla base delle prime indagini condotte, si ritiene che la miglior strategia d’intervento nel caso sia necessario bonificare sia l’Ossidazione chimica in situ (ISCO).

Nello specifico del sito in esame la tecnica ISCO è favorita data la complessità del sito stesso a causa di:

• suoli a medio-bassa permeabilità; • stratificazione complessa ed eterogenea; • bassa soggiacenza della falda;

• alte concentrazioni di contaminazione nel terreno saturo; • area di limitate dimensioni e in zona residenziale; • presenza di fase libera separata;

• presenza di inquinanti persistenti nel terreno che tendono a rimanere adsorbiti al suolo.

Questa tecnica consente di ridurre le concentrazioni ai valori di accettabilità senza ricorrere a tecniche invasive di asportazione meccanica della parte inquinante o a processi non risolutivi di Pump&Treat. L’inquinamento delle acque di falda è conseguenza dell’adsorbimento dei granuli del terreno degli inquinanti dispersi.

Figura 8.9 Distribuzione della contaminazione nel caso di NAPL

La Figura 8.9 indica le diverse fasi in cui l’inquinante è distribuito nel terreno. Alcune sono meno stabili come la presenza di vapori allo stato gassoso o di composti soluti in acqua; altre sono più stabili essendo assorbite dai granuli o in fase liquida adesa ai granuli. Queste due sono quelle che permangono nel terreno e nessuna operazione di Pump&Treat riesce a rimuoverle. Proprio su queste due modalità di contaminazione agisce l’intervento di ossidazione operando la distruzione di quanto è aggrappato al granulo di terra. Su questo principio agiscono tutti gli interventi di Ossidazione chimica in situ (ISCO). In questo tipo di intervento si tende a dare maggior enfasi allo studio del processo chimico per determinare il dosaggio teorico dei composti da utilizzare.

Normalmente vengono effettuati dei test di laboratorio che hanno una duplice funzione di valutare la trattabilità della matrice ed orientativamente indicare un possibile dosaggio per effettuare l’intervento. La prima prova di trattabilità è particolarmente importante in composti ad alta adesività alla matrice terrosa. In questo caso la verifica permette di valutare se deve essere previsto un

La seconda, esplicata su più campioni, consente di valutare rispetto al dato iniziale il grado di abbattimento raggiungibile con i dosaggi previsti. La conoscenza dettagliata del sito è la chiave di successo dell’intervento. Questo elemento in genere è sottovalutato dal Committente che ha già dovuto sostenere i costi per la caratterizzazione dell’area e che normalmente ritiene che ulteriori indagini siano un sovraccarico economico non giustificato. Quindi deve essere pienamente nota la matrice, la distribuzione della contaminazione e la permeabilità di ogni singolo strato attraversato. Le indagini, normalmente svolte in fase di caratterizzazione, devono essere integrate con indagini specifiche limitatamente alla sola superficie che deve essere bonificata con tecniche ISCO.

E’ importante tener presente che i carotaggi in falda hanno dei limiti dovuti alla possibilità di un recupero adeguato, di ripulire il foro dopo l’avanzamento del rivestimento ecc.

Sono disponibili tecniche di indagine decisamente più rapide e significative che consentono di tracciare con precisione il profilo verticale della contaminazione. Ogni qualvolta la granulometria del terreno lo consenta è necessario effettuare un’indagine MIP (Membrane Interfase Probe).

Figura 8.10 Testa del MIP

Il MIP è un sistema di indagine che permette di riscaldare il terreno a contatto con una cella semipermeabile e di trasferire a un gas cromatografo posto in superficie i vapori prodotti.

Il gas cromatografo permette di determinare istantaneamente le quantità presenti nel gas, legandoli alla profondità raggiunta dalla punta. Oltre a questi paramenti vengono registrati la temperatura di funzionamento della membrana e la conducibilità del terreno. In Figura 8.10 è riportato lo schema della punta del MIP. L’impiego di software idonei consente una interpolazione dei dati raccolti e di elaborare sezioni delle aree d’intervento. Con i metodi tradizionali d’indagine non è fattibile una

ricostruzione dettagliata delle caratteristiche dell’area, informazioni di vitale importanza per un intervento in sito. Queste tecniche di determinazione della contaminazione vanno integrate con informazioni sulla conducibilità idraulica degli strati attraversati che possono essere determinate con Pneumatic Slug Test anch’esse effettuabili sulla verticale d’indagine.

Un altro elemento che contribuisce in modo determinante al successo dell’intervento è la modalità con cui si opera e con cui si iniettano gli ossidanti nel terreno. Alla base di questo fattore è la conoscenza delle norme di sicurezza che devono essere impiegate sia per la manipolazione degli ossidanti sia per la loro iniezione nel terreno. I chemicals utilizzati devono essere trattati con estrema cautela ed utilizzando idonei DPI (dispositivi di protezione individuale).

Nei punti di iniezione durante l’immissione dei chemicals devono essere controllate le temperature di reazione e le pressioni che si generano; i valori che si generano devono rimanere nei limiti. In questa fase i tecnici verificano con continuità ciascun pozzo e nel caso vengano riscontrate anomalie verranno apportate opportune correzioni.

I costi di un intervento di ISCO sono diversi in base alle strutture presenti, alle caratteristiche litologiche dei siti, alla profondità della contaminazione, allo spessore dello strato da trattare e alle caratteristiche dell’inquinante da ossidare. L’incidenza economica è pari a 30-50 € per gli ossidanti utilizzati al m3 di terreno trattato. A tale costo devono essere aggiunti i costi della cantierizzazione dei lavori e dei controlli, che sono sito-specifici e possono incidere per altri 15-30 €/m3.

Questa tecnica non richiede costi di ripristino dell’area o di consolidamento in caso di nuove abitazioni sui terreni bonificati. Gli interventi si concludono nell’arco di alcuni giorni o settimane nei casi più complessi. La fase più invasiva è quella della realizzazione dei pozzi di iniezione, il trattamento richiede poco personale ma altamente qualificato.

Va sottolineato il minimo impatto ambientale: l’inquinante viene distrutto senza scavi o trasferimento in altra struttura come la discarica. I costi economici e ambientali sono ridotti a valori del tutto insignificanti.