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Valutazione del rischio

Sezione II.1: Azioni e Misure per i processi a rischio

5. Valutazione del rischio

5.1. Metodologia adottata per la valutazione del rischio

Il nuovo PNA 2016 precisa che “…resta ferma l’impostazione relativa alla gestione del rischio elaborata nel PNA 2013, come integrato dall’Aggiornamento 2015 al PNA, anche con riferimento alla distinzione tra misure organizzative generali e specifiche e alle loro caratteristiche…”. Pertanto, anche per il 2017, l’Ateneo ha deciso di confermare le indicazioni già date con il PNA 2013 e con l’Aggiornamento 2015 al PNA per quel che concerne la metodologia di analisi e valutazione dei rischi.

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Per la valutazione del rischio il P.N.A. 2013, all'allegato 1 pag. 23, suggeriva di adottare i principi e le linee guida suggerite dalla norma ISO 31000 edizione 2010. Nella predisposizione del presente P.T.P.C. si è fatto riferimento a tale norma nella valutazione del rischio corruzione.

Come già detto in precedenza, per ogni processo mappato la valutazione del rischio si sviluppa mediante tre fasi:

identificazione del rischio analisi del rischio ponderazione del rischio

Figura 5: Fase di valutazione del rischio

5.2. Identificazione del rischio e il registro dei rischi

Nella predisposizione del presente piano, i rischi sono stati identificati:

con l’ausilio dei criteri indicati nella Tabella Allegato 5 del P.N.A. 2013: “La valutazione del livello di rischio”, colonna sinistra (discrezionalità, rilevanza esterna, complessità del processo, valore economico, razionalità del processo, controlli), e colonna destra (impatto economico; impatto organizzativo, economico e di immagine) prescindendo in questa fase dall’attribuzione del valore numerico (che è stato invece utilizzato nelle successive fasi dell’analisi e della ponderazione);

mediante consultazione e confronto tra i soggetti coinvolti, tenendo presenti le specificità di ciascun processo e del livello organizzativo a cui il processo o la sotto-fase si colloca;

facendo riferimento, così come anche da indicazioni della Determinazione ANAC n. 12 del 28.10.2015, anche a dati tratti dall’esperienza e, cioè, tenendo conto di precedenti giudiziali (in particolare, i procedimenti e le decisioni penali o di responsabilità amministrativa) o disciplinari (procedimenti avviati, sanzioni irrogate) che hanno interessato l’amministrazione, nonché delle segnalazioni pervenute nell’ambito della procedura di whistleblowing in essere presso l’Ateneo;

con il contributo di una consultazione pubblica che anche quest’anno ha interessato studenti, personale docente e tecnico-amministrativo, associazioni studentesche e portatori di interesse;

All’esito del lavoro svolto si è aggiornato il Registro dei Rischi di corruzione così come riportato in appendice II al presente P.T.P.C.

VALUTAZIONE DEL RISCHIO CORRUZIONE

IDENTIFICAZIONE DEL RISCHIO

ANALISI DEL RISCHIO

PONDERAZIONE DEL RISCHIO

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5.3. Analisi del rischio

L’analisi del rischio consiste nella valutazione della probabilità che il rischio si realizzi e delle conseguenze che il rischio produce (probabilità e impatto) per giungere alla determinazione del livello di rischio. Il livello di rischio è rappresentato da un valore numerico.

Per ogni processo emerso dalla mappatura dei processi delle aree generali e specifiche di rischio, i criteri utilizzati per stimare i valori degli indici di valutazione della probabilità e degli indici di valutazione dell’impatto e per valutare il livello di rischio del processo sono stati quelli indicati nella Tabella Allegato 5 del P.N.A. 2013 che di seguito si riportano:

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Applicando suddette tabelle gli indici di valutazione della probabilità sono stati indicati sulla base delle proposte pervenute dai vari gruppi di lavoro costituiti dai dirigenti in qualità di referenti e dai loro capiufficio. Gli indici di valutazione dell’impatto sono stati stimati dai suddetti gruppi di lavoro sulla base di dati oggettivi, noti all’Amministrazione. Come chiarito dal Dipartimento della Funzione pubblica con nota pubblicata sul sito web

http://www.funzionepubblica.gov.it/la-struttura/anticorruzione/notizie/2013/ottobre/221013---piano-nazionale-anticorruzione-pna-%E2%80%93-chiarimenti.aspx in data 22/10/2013, il valore dell’indice di "Probabilità" è stato determinato, per ciascun processo, calcolando la media aritmetica dei valori individuati in ciascuna delle righe della colonna "Indici di valutazione della probabilità"; il valore dell’indice di "Impatto" è stato determinato, per ciascun processo, calcolando la media aritmetica dei valori individuati in ciascuna delle righe della colonna "Indici di valutazione dell'impatto".

Il livello di rischio è stato determinato dal prodotto delle due medie come rappresentato anche nella figura seguente e di conseguenza può assumere un valore compreso tra zero e 25.

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Figura 6: Calcolo del livello di rischio

5.4. Ponderazione del rischio

La ponderazione consiste nel considerare il rischio alla luce dell’analisi e nel raffrontarlo con altri rischi al fine di decidere le priorità e l’urgenza di trattamento. Le fasi di processo, i processi o gli aggregati di processo per i quali sono emersi i più elevati livelli di rischio vanno ad identificare le aree di rischio più alto, che rappresentano le attività più sensibili e da valutare ai fini del trattamento. A tale scopo i processi valutati nel presente P.T.P.C. sono stati rappresentati anche in ordine decrescente di livello di rischio. Il livello di rischio di detti processi e la relativa rappresentazione bidimensionale del rischio sono riportati nell’appendice III al presente P.T.P.C.

Si è inoltre utilizzata una rappresentazione grafica bidimensionale di ogni processo riportando in un piano cartesiano sulle ascisse la media aritmetica dei valori individuati in ciascuna delle righe della colonna "Indici di valutazione della probabilità" e sulle ordinate la media aritmetica dei valori individuati in ciascuna delle righe della colonna "Indici di valutazione dell'impatto" assegnati al processo, così come calcolati seguendo le indicazioni del D.F.P. sopra richiamate.

Poiché le coordinate del processo sono non negative in quanto possono assumere solo valori compresi al più tra zero e cinque, tutti i punti del piano che rappresentano i processi esaminati si troveranno nel primo quadrante del piano cartesiano e più precisamente nell’area delimitata dai due semiassi positivi delle ascisse e delle ordinate e dalle rette di equazioni y=5 e x=5. Se dividiamo quest’area in quattro quadrati uguali, si individueranno 4 zone denominate nella figura seguente con I, II, III, IV.

Nella zona I si collocano i processi con minore, o nulla, necessità di intervento. Nella zona II si collocano i processi con alta probabilità di frequenza, ma con bassa importanza dell’impatto. In una valutazione di priorità, nel caso si tratti di processi situati in aree a rischio non obbligatorie per legge, è necessario valutare anche il costo delle misure di prevenzione soprattutto se i processi sono disomogenei e richiedono, quindi, misure diverse.

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Figura 7: Zone di distribuzione dei processi a livello di rischio crescente Le zone III e IV sono le zone dove si collocano i processi per i quali è prioritario intervenire.

Dalla rappresentazione bidimensionale del rischio appare evidente che il solo livello di rischio, espresso numericamente dal prodotto valore medio dell’impatto per il valore medio dell’indice di probabilità del verificarsi dell’evento rischioso, non è sufficiente a rappresentare la priorità di intervento. Rischi aventi lo stesso livello ossia rappresentati dallo stesso valore numerico possono avere differente modalità di trattamento. Ad esempio il livello di rischio 6 può essere ottenuto dal prodotto 2x3 o dal prodotto 3x2. Nel primo caso il processo a rischio si colloca nell’area IV mentre nel secondo caso si collocherà in area II.

Applicando la metodologia sopra descritta ai processi mappati in Ateneo si sono ottenuti i risultati riportati nell’appendice III al presente P.T.P.C.