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Conclusioni

La presente tesi nasce con lo scopo di fornire un procedimento che sia in grado di associare un livello di vulnerabilità agli isolati edificati con tecniche costruttive premoderne. L’aggregato, non limitandosi alla singola unità strutturale che lo compone, introduce una serie di problematiche che possono trovare le soluzioni solo in un approfondito studio della storia politica, economica, culturale, urbanistica e costruttiva del contesto in cui si va ad operare. Terminata l’analisi a livello urbano si possiedono le necessarie conoscenze per proseguire alla scala del singolo isolato. Mirando a svolgere una valutazione analitica della vulnerabilità, sono necessarie ricerche di tipo archivistico e catastale, ma anche attività svolte in sito quali l’analisi visiva e il rilievo, con lo scopo di ricavare informazioni utili riguardo l’evoluzione dell’aggregato, per conoscere le criticità strutturali. Da queste riflessioni è possibile ipotizzare quali siano i meccanismi di collasso più probabili che possono innescarsi nell’organismo edilizio e, tramite indici che ne valutano le vulnerabilità, fornirne una quantificazione. Applicando dei pesi ai diversi indici, dal valore crescente in base al livello di pericolosità, è possibile ottenere l’indice globale analitico della vulnerabilità relativo al singolo aggregato. Questo indice globale consente di comparare i diversi isolati e stilarne una graduatoria in base al loro grado di vulnerabilità. Infatti l’obiettivo finale di questo metodo analitico non è l’ottenimento di un valore assoluto della vulnerabilità di un aggregato, ma il conseguimento di una quantità riferita all’isolato che, relazionata a quelle degli altri isolati, sia in grado di fornire una scala di priorità nell’ambito di un centro storico. Il fine non è stimare la quantità della vulnerabilità, ma la qualità per consentire di produrre un quadro

generale della situazione dell’edificato e, di conseguenza, un raffronto tra i diversi aggregati. Il confronto, però, deve avvenire nel contesto di un territorio omogeneo, in cui le tradizioni costruttive risultino simili, perché non è stato ancora introdotto un parametro che descriva la qualità muraria.

Il grande lavoro di ricerca che sta alla base della valutazione analitica può far risultare questo procedimento molto lungo e complesso; per questo si è pensato di affiancarlo ad una valutazione speditiva che può essere applicata senza avere necessità di questa mole di nozioni di tipo storico- archivistiche riguardanti l’aggregato, ma esclusivamente essendo in possesso di elaborati , quali piante e prospetti, dai cui è possibile sviluppare delle ipotesi evolutive semplificate . Anche in questo caso, attraverso degli indici di vulnerabilità ed i pesi a loro attribuiti, si arriva al

conseguimento di un indice globale speditivo per ogni aggregato.

I risultati ottenuti nel presente lavoro, ma anche in altri in cui si è andato ad operare in aree geomateriali differenti dalla realtà lucerina, dimostrano come, a livello di quantificazione della vulnerabilità degli aggregati, entrambi i metodi restituiscano valori equiparabili e con il

medesimo ordine di criticità, avendo precedentemente asserito come l’obiettivo dei metodi sia la rappresentazione di un quadro di criticità degli aggregati, non in termini di valori assoluti, ma di classificazione in una graduatoria stilata in base alla vulnerabilità. Questo grado di coerenza dei valori ottenuti con i due metodi risulta confortante per il proseguo dell’attività di ricerca. Le presenti valutazioni possono risultare importanti strumenti in mano alle amministrazioni per andare a formare una scala delle criticità all’interno di un centro storico ed avere, quindi, la consapevolezza di essere in grado di individuare le situazioni emergenziali. In tal modo è possibile redigere un programma di interventi mirato su scala urbana.

Ovviamente questo procedimento fornisce un quadro della situazione generale lasciando ai progettisti la fase successiva in cui, andando ad operare sul singolo aggregato, possono svolgere analisi più approfondite dalle quali si ottengono informazioni specifiche, quali ad esempio l’effettivo stato degli elementi strutturali, di cui le metodologie viste finora, a questo g rado di ricerca, non sono in possesso.

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Ringraziamenti.

Desidero ringraziare la mia famiglia e, in particolar modo, i miei genitori per avermi sostenuto (non solo economicamente) in questi anni, soprattutto nei momenti più difficili.

Un sentito ringraziamento va al Professor Giovanni Mochi che mi ha accompagnato in questo percorso, con grande disponibilità e interesse; un grazie va anche ai correlatori Giorgia Predari e Luca Venturi con il quale ho avuto, anche, il grande piacere di collaborare durante il mio

tirocinio.

Inoltre vorrei ringraziare le persone che mi hanno aiutato, con la loro disponibilità, a reperire tutto il materiale necessario per lo sviluppo del mio lavoro di tesi di laurea; questi sono in ordine alfabetico: Arch. Sergio Bruno, Dott. Lena Catalano, Arch. Giuseppe De Luca, Arch. Francesco Iuso, Ing. Giammario Maggiore, Arch. Mariangela Maggiore, Arch. Antonio Marino, Ing. Antonio Ottaviano, Arch. Stefania Paradiso.

Infine vorrei ringraziare l’Ufficio Opere Pubbliche del Comune di Lucera e la signora Pina Russo, guida presso il Museo Civico “G. Fiorelli” di Lucera.