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La parola ai protagonist

VANNINO CHIT

Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’editoria

Il Presidente del Co.Re.Rat., Teroni, negli ultimi tempi ci ha dato alcune occasioni importanti e stimolanti di confronto sui temi di modificazione del sistema della comunicazione: l’informazione radio televisiva nel quadro delle politiche comunitarie, ad esempio, ed oggi il tema dell’editoria elettronica.

Vorrei partire da alcune considerazioni generali su questo settore, per poi soffermarmi sulla nuova legge sull’editoria che è stata al centro anche di questo confronto.

Siamo di fronte a un settore, quello dell’editoria elettronica, che ha gran- di potenzialità di sviluppo, e già oggi è una realtà significativa. Ho visto di recente una ricerca che è stata fatta negli Stati Uniti, dove si dice che fino al 2005, le previsioni di sviluppo di questo segmento indicano che ogni 6 dol- lari che si spenderanno per l’editoria, uno/uno e mezzo andranno a questo tipo di prodotto, ovvero intorno al 17% del totale (dal 2001 al 2005). Naturalmente in Europa ed in Italia le previsioni sono più modeste, anche se comunque significative.

Vengo alla situazione legislativa e normativa di sostegno, nel nostro pae- se, che può intervenire positivamente, anche se non può risolvere tutti i pro- blemi, che anche qui sono stati sollevati, come quello del mercato pubblici- tario, posto da Valentini.

La legge di riforma dell’editoria (ovvero della legge 416 del 1980), che ha riscontrato una convergenza non usuale di tutte le forze parlamentari, nasce- va dall’esigenza di adeguare la normativa rispetto alle novità che sono inter- venute nel campo del prodotto editoriale, che la legge del 1980 non poteva considerare, ovvero proprio il prodotto multimediale e l’editoria on line.

È bene dire però che questa non è una legge sui principi, sul principio della libertà di informazione, della libertà di espressione, perché questi sono punti fondamentali, sanciti nella Costituzione e presenti anche nella Carta Europea.

Questa è una legge che dice che cosa fa lo Stato e a quali condizioni interviene nei confronti del prodotto editoriale, per sostenerlo, per aiutare a modernizzarlo. Poi tratta una seconda parte, che riguarda l’esistenza del set- tore no profit, sulla quale il Prof. Bianchi ha giustamente insistito.

Una terza questione era stata risolta alla radice, quella del sostegno all’e- ditoria dei movimenti politici, che questa legge ha collocato in un’altra dimensione, essendo più propriamente inseribile in una normativa di soste- gno alle forze politiche, prevista dalla Costituzione.

La legge definisce il prodotto editoriale nei termini che dice l’art. 1, e che qui è stato richiamato dall’Avv. Mazzella, come quelli su cui si interviene con determinati strumenti. Gli strumenti sono strumenti significativi perché sono strumenti nuovi e rapidi: si interviene su progetti, si interviene con strumen- ti che sono strumenti molto rapidi, quello del Credito D’Imposta del 3% fino alla fine del 2004, quello del fondo agevolato, nel fondo di Credito Agevolato, c’è anche un meccanismo di automaticità, cioè fino ad interventi di un miliardo per chi ne ha i requisiti, c’è un’erogazione automatica, quindi ci sono una serie di misure che io credo siano importanti, anche in linea con le normative europee, interventi su progetti, interventi estremamente rapidi. È sorta una discussione su un punto, che è stato introdotto sia dal Prof. Bianchi e poi ripreso dall’Avv. Mazzella, relativo agli obblighi di registrazione al Tribunale o al Registro degli Operatori della Comunicazione. Secondo me, la norma è anche chiara. Questo art.16 non è un articolo di disposizione, è un articolo di semplificazione, come recita il titolo. Ed è stato richiesto dal nucleo di valutazione per la semplificazione legislativa del Governo e del Parlamento. In sostanza, banalizzando, si è detto: “Non fate fare due file quando non è necessario”. Chi si iscrive al ROC, viene equiparato, per le tutele, le garanzie e gli obblighi, agli altri che si iscrivono al Tribunale. Il Parlamento ha cercato di limitare i casi in cui ci si debba comunque iscrivere a tutti e due, ma, in ogni caso, chi si iscrive al ROC non è esentato dalle tutele o dagli obblighi, è esen- tato dal riscriversi al Tribunale.

Chiarito ciò, il problema è che ora si proceda rapidamente a fare il Regolamento, e a dare vita a questo Registro, perché altrimenti si potrebbe creare un problema serio di blocco. Infatti, ci sono già delle difficoltà sull’ero- gazione delle risorse, perché manca il Regolamento e l’iscrizione al Registro.

Altro tema. Quando si discute di questo argomento, occorre avere pre- sente anche la direttiva comunitaria sul commercio elettronico, e quella sulla tutela del diritto d’autore, che lo stesso Parlamento Europeo ha varato in que- sti giorni, come richiamati nella stessa introduzione della mattinata e nell’in- troduzione alla tavola rotonda. Penso proprio che il Presidente del Consiglio emanerà la prossima settimana la legge di recepimento della direttiva sul dirit- to d’autore, che è stata già predisposta. Il regolamento attuativo è stato frut- to di una discussione complessa con i vari soggetti. Una delle difficoltà che ci siamo trovati a dover affrontare è che non tutti i paesi hanno gli stesi mecca- nismi per sancire appunto la legalità della riproduzione. Per esempio noi abbiamo il bollino della SIAE mentre altri paesi hanno altri sistemi. In secon- do luogo, abbiamo individuato quelli che non sono obbligati a porre il bolli- no, perché usano meno del 50% di immagini, di musica, di film, etc. Altri poi non possono utilizzarlo, perché fanno un prodotto elettronico, ed è difficile che tutte le volte possano metterci il bollino proprio per impossibilità mate- riali: in quei casi ci sono i meccanismi dell’autocertificazione, ricorrendo a procedure ormai consolidate nella vita della Pubblica Amministrazione.

Per fare una considerazione generale, noi non abbiamo fatto leggi, né quel- la sull’editoria né quella sul diritto d’autore, che stabilissero regole per Internet.

Io sono convinto che la presenza su Internet abbia bisogno di alcune regole, ma sono altrettanto convinto che queste regole non le può mettere un paese solo, non fosse altro, appunto, perché sarebbero facilmente eludibili. Dunque da una parte è necessario un raccordo a livello di Unione Europea,

che si sta costruendo; dall’altro, vi è la necessità di un confronto e di un accordo a livello internazionale, in primo luogo ovviamente con gli Stati Uniti, a livello di organizzazione mondiale del commercio.

Per quanto si riferisce agli Stati Uniti, c’è un interessante dibattito che sta andando avanti. Come spesso avviene negli Stati Uniti rispetto alle inno- vazioni, che in questo paese nascono e si sviluppano per prime, si è registra- ta una fase in cui c’è stato un via libera a tutto, senza regole, alla quale è seguito un dibattito sul problema delle regole e di fermezza di regole.

Tra l’altro io sono convinto che queste due leggi, quella sul diritto d’au- tore e quella sull’editoria, che pongono regole e controlli come condizioni di accesso a contributi per la modernizzazione di un settore che nel nostro paese ha bisogno di irrobustirsi, oltre che andare nell’interesse del cittadi- no utente, del cittadino consumatore, vadano anche nell’interesse degli operatori. Perché a volte non sono soltanto i soldi che si danno, ma sono anche le regole che si mettono che consentono l’irrobustirsi di soggetti che operano sul mercato. Da questo punto di vista, anch’io sono rimasto stu- pito di questo ordine del giorno approvato dal Consiglio Regionale della Toscana. Perché non mi pare che questo sia il modo per tutelare il volon- tariato e l’associazionismo. Perché, se il volontariato e l’associazionismo svolgono un’attività editoriale, svolgono, con proprie testate, attività di comunicazione, di informazione, sono tenuti agli obblighi di iscrizione e delle regole di professionalità, a garanzia dei cittadini utenti dei loro servi- zi informativi.

Interessante infine, è quello che ha posto Valentini. Non bastano le nor- me ed i controlli, pure necessarie, perché si sviluppi l’editoria on line. Perché si sviluppi questo campo, occorre che ci siano condizioni di mercato, ed in primo luogo che siano accessibili le risorse pubblicitarie. Problema partico- larmente serio per quanto riguarda i giornali, o i siti Web su Internet.

Come ho già denunciato altre volte, il fatto che ci sia un duopolio Rai- Mediaset, oltre a creare dei problemi rispetto al pluralismo televisivo e radiotelevisivo, produce un blocco rispetto al mercato pubblicitario. Basta vedere le percentuali, quelle che diceva Valentini, per capire la dimensio- ne del problema. Fino ad oggi si è avvertito sulla carta stampata e sulle radio e sulle televisioni locali, ma oggi si comincia ad avvertire anche sul- l’editoria on line.

E questo è un punto sicuro, ed io credo che sia il problema più impor- tante. Si tratta di capire come evitare che la pubblicità sia un mercato a dire- zione forzata.

Un’ultima parola sulla professione dei giornalisti, che giustamente sono state richiamate, e sul contratto.