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Varietà ‘Casciana’ e varietà ‘Rotella’

Nel documento MELE ANTICHE IN GARFAGNANA E IN LUNIGIANA (pagine 36-41)

3. Biodiversità in Garfagnana e Lunigiana

3.8 Varietà ‘Casciana’ e varietà ‘Rotella’

Al centro della presente attività di tesi si pone il tentativo scientifico di chiarire le eventuali distinzioni genotipiche che si suppongono esistere tra le 2 antiche varietà di melo ‘Casciana’ e ‘Rotella’, diffuse tra la Garfagnana e la Lunigiana. Un’ipotesi è quella velatamente sussurrata da alcuni agricoltori locali, i quali ritengono che le varietà abbiano la stessa carta d’identità, e le differenze siano solo di natura toponomastica. Secondo

36 questa teoria, le due varietà, estremamente simili e appartenenti alla stessa popolazione, presentano alcune differenze prevalentemente dal punto di vista pomologico per via della tecnica colturale e delle condizioni ambientali proprie di ogni territorio e, a parità di ambiente e tecnica colturale, esse darebbero vita a frutti uguali o molto simili.

Anche se la letteratura non è esaustiva sulla varietà ‘Casciana’ l’ARSIA scrive che trattasi di una mela diffusa da tempi remoti in Garfagnana (Figura 15).

Figura 15 Mela Casciana in epoca estiva, Garfagnana.

Di origine ignota, l’origine più accreditato per il suo nome è il paese di Casciana, in comune di Camporgiano. Altri agricoltori, di cui è ignota la fonte, parlano invece di un soldato romano, di nome Cascio, artefice della diffusione del frutto nella terra toscana. Ciò che è appurato invece, è la sua presenza su tutto il territorio fino all’epoca della seconda guerra mondiale. Secondo l’ARSIA in quel tempo se ne producevano 20 q all’anno, conservate su cannicci o letti di paglie, in grandi stanze nelle case o spesso nelle cantine, a maturare per tutto l’inverno. L’alta dote di serbevolezza ne consentiva una lunga conservazione che ancora oggi arriva fino ad aprile. La ‘Casciana’ era apprezzata altresì oltre i confini regionali, trasportata su carri detti “barrocci” e venduta nei mercati.

37 Si trova descritta anche nell’Enciclopedia Agraria Italiana della Reda da Breviglieri, che la include nell’indagine pomologica presentata al congresso nazionale di Frutticoltura di Ferrara del 1949.

Morfologicamente in passato era presente in piante sparse, molto vigorose, tutte innestate su franco; oggi di queste, ne rimangono allo stato coltivato circa 500, per lo più senescenti. Solo negli ultimi anni sta decollando il tentativo di ripopolazione su portinnesti nanizzanti; sono sorti piccoli impianti con una produzione stimata di 1500 q (ARSIA 2008). Tuttavia il progetto sta coinvolgendo solo la Garfagnana, unico territorio in cui è presente la varietà che di fatti resta comunque soggetta a rischio di erosione genetica per la ridotta numerosità.

Sugli schedari varietali censiti grazie al progetto “ Risorse Genetiche Varietali” coordinato dall’Istituto Sperimentale della Frutticoltura e finanziato dal Mi.P.A.A.F. la ‘Casciana’ risulta avere un’epoca di fioritura intermedia; un’epoca di maturazione tardiva; fruttifica su lamburde e rami di 1 anno; il frutto è appiattito, di pezzatura media, buccia verde che vira al giallo a maturità, con sovraccolore rosso brillante. Rugginosità assente.

Nella Rassegna pomologica di Ferrara del 1949, tenutasi in coincidenza con il III Congresso Nazionale di Frutticoltura presieduto da Mario Zucchini è stato stilato l’elenco di tutte le mele e le pere presenti nel suolo italiano. Si tratta di uno dei lavori più minuziosi e attendibili di caratterizzazione pomologica della letteratura frutticola, improntato sull’uniformità del criterio di valutazione dei caratteri e facendo riferimento alla larga esperienza acquisita nelle zone di coltura e negli Istituti di studio e di sperimentazione. Nella suddetta lista la ‘Casciana’ viene descritta in questo modo:

 ALBERO – Buon sviluppo rustico, ritarda a fruttificare ma fertile. Fiorisce in epoca intermedia;

 FRUTTO – Medio o medio-piccolo (6.3x6.2x4.7 cm), sferico-appiattito;

peduncolo corto, robusto e inserito in cavità medio-grande; calice medio, semi-

chiuso, sepali larghi, corti disposti in una cavità larga, mediamente o poco profonda. Buccia media, liscia, lucida un po’ cerosa. Lenticelle numerose, grandi, emerse. Polpa bianca, soda, molto croccante, acidula, a volte astringente e profumata. Torsolo medio; Qualità medio-buona; Semi medio-grandi, ovoidi, ottusi, di colore marrone. Peso medio di 10 frutti: 1.2 Kg.

38  EPOCA DI MATURAZIONE E CONSERVABILITA’ – Matura da dicembre a

marzo; è molto serbevole e resistente.

 GIUDIZIO RIASSUNTIVO – Varietà rustica, produttiva, con frutti serbevoli, ma di media qualità.

Anche riguardo la ‘Rotella’ la pochezza di riferimenti bibliografici rende lastricata la descrizione completa delle sue qualità generando un anonimato nell’immaginario collettivo dei consumatori (Figura 16). Tuttavia la Regione Toscana sul suo sito ufficiale fornisce una descrizione piuttosto dettagliata: la ‘Rotella’ è detta anche ‘Pomo Rodello’, è una cultivar che negli anni ha subìto molteplici processi di selezione genetica in Lunigiana. Di forma rotonda, schiacciata all’estremità, alla raccolta il colore è verde con striature di un rosso intenso. Il sapore è dolce con retrogusto acidulo; a maturità ha profumo intenso e polpa ad elevata consistenza e di colore bianco. La ‘Rotella’ si consuma quando la tonalità del verde della buccia vira completamente al giallo. Tra le cultivar antiche è una di quelle con pezzatura minore.

Figura 16 Fenotipi di mela Rotella in fase di sovraccolore rosso (da tramedilunigiana.it).

La coltivazione della varietà è solo in minima parte affidata ad agricoltori qualificati e la mancanza di un approccio professionistico e di interventi colturali necessari complica la raccolta di dati statistici univoci e coerenti negli anni. La fruttificazione è incostante e fortemente influenzata dai fattori pedo-climatici. Ad ogni modo una piccola aliquota (16

39 per la precisione) di piccole aziende agricole che hanno inserito la ‘Rotella’ in meleti specializzati esiste. In questi casi le operazioni culturali principali sono la potatura, la concimazione e la difesa antiparassitaria. In generale in biotipi più validi geneticamente si osservano a ridosso dei terrazzamenti o ai margini degli orti, sovente in compagni di ulivi e vigneti. Sono alberi molto vigorosi e la promiscuità tipica delle colture lunigianesi lascia intendere l’aspetto esclusivamente hobbistico e sentimentale dei coltivatori che lasciano al minimo qualsiasi intervento agronomico. I quantitativi possono essere comunque significativi ad annate alterne con una produzione media annua di circa 220 quintali che si rivolge all'autoconsumo e alla vendita diretta in azienda. La mela ‘Rotella’ è, inoltre, portata in assaggio e per degustazione in tutte le manifestazioni che si svolgono nella zona.

Infine un aspetto interessante è la componente aromatica e gustativa che rivela profumi e sapori assai identificativi propri delle caratteristiche della cultivar. La mela accompagna molte ricette della tradizione dolciaria, infatti la si trova nella farcitura dello strudel o come elemento principale nella ricetta delle mele cotte.

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Nel documento MELE ANTICHE IN GARFAGNANA E IN LUNIGIANA (pagine 36-41)

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