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CON LA SUPERFICIE

IMG 30 Vaso “Santavase”

Denis Santachiara, Serralunga, 2000

Il vaso Santavase di Denis Santachiara legge questo aspetto sotto vari punti di vista. Un primo punto di vista è quello

concettuale, l’oggetto che entra nel suolo parla del rapporto tra il suolo e le piante che ne vengono separate, come se l’oggetto volesse restituire alla pianta la sua naturalità entrando nel terreno.

In secondo luogo invece si vuole porre l’accento sul rapporto strettissimo tra l’oggetto e il luogo deputato al

posizionamento, prendendo in prestito il linguaggio dell’indoor (la vite che entra nel muro). Con questo progetto si vuole mostrare come l’interazione tra la superficie e l’oggetto possa diventare il fulcro del progetto, mostrando come l’ibrido formale non sia sempre la sola strada possibile da percorrere.

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Posa delle fondazioni di una casa

Non si può parlare di rapporto tra artefatti e suolo senza riferirsi al mondo dell’architettura. Per definizione l’architettura si occupa della progettazione di immobili, che in quanto tali necessitano un ancoraggio al suolo. L’evidenza del rapporto tra

fondamenta e parte dell’edificio detta “fuori terra” è esemplare. Per ogni piano dell’edificio sviluppato in altezza, le

fondazioni devono svilupparsi in profondità, generando così un vero e proprio negativo, una protrusione dell’edificio nel suolo. Quello che è curioso è come la necessaria esistenza delle fondamenta abbia

conseguentemente portato ad una serie di riflessioni legate ad una ricerca di efficienza o più semplicemente ad evitare di sprecare grandi quantità di spazio.

Non è raro vedere sorgere colline verdi dove prima non c’erano, a pochi metri da grattacieli di nuova costruzione, per i grandi edifici infatti sei cerca di creare aree verdi proprio con il terreno tolto per fare spazio alle fondazioni. O ancora è sempre più frequente progettare insieme ai locali abituali

di una casa, le cantine e le taverne.

Tutti esempi che rendono evidente lo stretto rapporto tra l’edificio e l’area su cui sorge. Cambiando la scala di osservazione quindi lo stato delle cose non cambia.

3.3 CONSIDERAZIONI

Questa breve racolta di esempi provenienti dal mondo naturale e da quello più

artificiale del design e dell’arte, è servita ad organizzare non solo visivamente, ma anche concettualmente quello che si è inteso con rapporto tra le cose e le superfici.

Se nel capitolo precedente infatti l’attenzione è stata rivolta all’uomo ed ai suoi limiti

percettivi, in quest’altro il punto di vista è stato capovolto e si è cercato di esplorare il secondo motivo che genera il lato B delle cose, e cioè l’inevitabile rapporto con la superficie.

Come abbiamo visto la superficie e i soggetti possono interagire davvero in moltissimi modi, che però, per una maggiore chiarezza e facilità di analisi ho cercato di classificare in tre tipologie caratteristiche: indipendenza, aderenza e ancoraggio.

È stato interessante vedere come, trasversalmente nei due mondi presi in esame, natura e artefatti, le dinamiche di adattamento alla superficie siano del tutto similari e accostabili. D’altronde questa non è una novità, da centinaia di anni l’uomo guarda alla natura non solo come esempio stilistico, ma soprattutto come esempio per costruire strutture. Negli ultimi anni poi, la conquista di nuove libertà tecnologiche e la teorizzazione ci certe dinamiche di sviluppo (la scoperta e teorizzazione dei frattali di Mandelbrot ad esempio) hanno avvicinato ancora di più il mondo dell’industria a quello della natura.

La libertà formale che permettono certi materiali come le plastiche e le tecnologie di trasformazione ad esse collegate liberano il campo a tutta una serie di sperimentazioni non solo linguistiche e stilistiche ma anche strutturali. Si è arrivati al punto che non si imita la natura solo per una questione estetica come è successo per esempio nel periodo Liberty, ma si cerca di arrivare a quel mondo invisibile all’occhio umano che è il processo evolutivo e la crescita, al fine di comprenderlo, teorizzarlo e replicarlo.

Alessandro Mendini parla di quest’attenzione rivolta alla natura molto bene:

“È un atto di fiducia: se la natura è buona, sarà buono anche il progetto che la rappresenta. Si esorcizzano così sia il cemento, che il ferro, che la plastica. Nella speranza di nuovi caratteri stilistici, è in atto oggi un po’ ovunque un approccio di tipo vegetale all’architettura e al design. L’immagine del “Giardino” e dei suoi

elementi grotteschi e fantasiosi è il miraggio di un desiderio, quello del rapporto

tra i processi della natura e i processi dell’industria. E questo non solo a livello delle forme visibili (foglie, tronchi, nuvole, gocce), ma anche a quello della tecnologia, ovvero della natura non visibile e percepita in modo occulto”. 19

Vedere come il rapporto tra natura e

industria sia ormani indissolubile e destinato a rafforzarsi sempre di più, è utile ai fini della ricerca per poter leggere le interazioni tra oggetti e superficie nel migliore dei modi. Non bisogna fare l’errore infatti di limitare l’aproccio a questo tema sono dal punto di 19. Anche gli stampi hanno un anima

Mendini A., Abitare magazine n.490, 2009

vista formale, si finirebbe per considerare il lato B semplicemente come una faccia nascosta o comunque una parte meno nobile degli oggetti.

Avere sempre presente gli esempi che appartengono al mondo naturale inserisce una componente concettuale che può essere di grande aiuto al progetto.

Capire che la parte tecnica di una lampada che rimane nascosta dalla parete e

dall’intonaco si comporta in tutto e per tutto come la radice di una pianta è estremamente importante. Pone ad esempio l’accendo sulla correlazione che sempre ci dev’essere tra dentro e fuori, tra nascosto e mostrato. Comprendere che le zampe degli animali sono conformate diversamente a seconda della superficie su cui devono aderire apre tutta una serie di interrogativi ad esempio sulla scelta dei materiali e sull’aderenza tra oggetti e suolo.

Gli oggetti e le superfici sono

indissolubilmente legati dalla natura stessa delle cose e dell’ambiente, dal fatto prima di tutto di essere inanimate e di avere quindi, sempre, bisogno di un sostegno.

PROGETTARE