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Vescovo Daniele: per un’Irc “generativa”

Nel documento Appello per padre Gigi Maccalli (pagine 40-40)

ISTRUZIONE RELIGIONE CATTOLICA

C

ome insegnare oggi in modo generativo? Come far sì che l’ora di Irc sia un momento fecondo di crescita, di cura e di cultura? Sempre più oggi quella dell’insegnamento può es-sere considerata una forma di arte che può rivelarsi elegante e affascinante per alcuni ma anche scontata, indifferente e banale per altri. Anche l’ora di Irc si inserisce di buon grado all’inter-no di questo dibattito. Come l’insegnamento della religione può davvero generare qualcosa all’interno degli studenti? È a partire da questa domanda che il vescovo Daniele (nella foto durante

l’in-contro) ha iniziato il momento di incontro e confronto con gli

insegnanti di Irc della diocesi di Crema. Si è sottolineato come il loro compito sia quello di stare sulla soglia, con i piedi ben piantati nel mondo civile e della cultura ma con lo sguardo fisso verso il centro: Gesù.

Il compito degli insegnanti di Irc non è, evidentemente, quello di trasmettere una fede, ma è necessario riconoscere che la po-tenzialità relazionale, culturale ed educativa che essi possiedono è enorme. Diverse ricerche rivelano che i gusti e i contesti fre-quentati dai ragazzi si stanno differenziando rivelandosi molto più mutevoli e flessibili rispetto a un tempo e per questo motivo non è facile, per chi svolge un ruolo educativo, capire in quale di-rezione andare. Agli insegnanti di Irc non viene chiesto di avere un ruolo confessionale, ma di essere capaci di creare premesse culturali, di stimolare ponendo le giuste domande, di sensibiliz-zare e suscitare il desiderio della ricerca della verità nel rispetto delle forme e dei tempi di ciascuno. Perché ciò sia possibile è ne-cessario che i ragazzi percepiscano che la persona che si trovano davanti sia una figura significativa, coerente e che sappia non solo padroneggiare e trasmettere un sapere, ma aprire lo sguardo verso nuovi orizzonti e generare processi creativi.

L’insegnante di Irc deve sapere parlare con il suo stile rela-zionale ed educativo prima ancora che con delle categorie di pensiero. Il suo ruolo di mediatore è fondamentale perché lo stu-dente possa, anche attraverso di lui, sentirsi accompagnato in un viaggio verso ciò che è essenziale, verso una gerarchia delle ve-rità. Il cammino è delicato e i rischi sono diversi. Non bisogna, infatti, correre il rischio di cambiare la meta perché ne esiste un’altra che si ritiene più affine o più facilmente raggiungibile. In questo caso si cade in una soggettivizzazione della religione che non conduce al centro, che è la relazione con Gesù, ma ad una meta ben conosciuta dall’insegnante e più facilmente abbor-dabile. Anche questo è un viaggio, ma non è generativo e signi-ficativo per la vita dei ragazzi. Ecco, allora, che una delle sfide si rivela essere quella di generare relazioni e processi fecondi che profumino di uno stile chiaro e che sappiano contagiare non solo gli studenti che vengono affidati, ma anche le loro famiglie che spesso si trovano disorientate o sole dal punto di vista edu-cativo. Per essere generativi è necessaria una relazione educativa forte che sappia avere il coraggio di proporre una meta e, nel pieno rispetto della libertà e delle scelte di ogni singolo, farsi umili compagni di viaggio disposti a camminare non davanti o dietro al ragazzo ma entrando nel suo mondo e facendosi un serio e affidabile compagno di viaggio. Una bella sfida che non deve spaventare ma che va colta come una opportunità che può affascinare e stimolare sempre più persone.

Andrea Berselli

di MARA ZANOTTI

S

u iniziativa della Pro Loco Cre-ma e del gruppo Rinascimenti, giovedì mattina, presso il teatro San Domenico che ha collaborato alla proposta, circa 400 studenti delle classi IV e/o V dei licei Rac-chetti-da Vinci, Dante Alighieri Fondazione Manziana, linguistico Shakespeare e degli Iis G. Galilei, L. Pacioli e Stanga Crema hanno seguito l’intervento di Gianfranco Orsini dal titolo 110 è il Progresso.

Nel 2008 Orsini ha ideato, grazie alla sua passione per la tecnologia e l’innovazione, un se-minario chiamato Progress, oggi Centodieci è Progresso, che lo ha portato a incontrare negli ultimi anni oltre 100.000 persone. Con una capacità di coinvolgimento ormai sperimentata ed ecceziona-le Orsini ha incontrato, in due mo-menti diversi, gli studenti, propo-nendo un viaggio nel loro futuro. Prima di tutto l’universalità della rete che permette di lavorare per o con aziende polacche, portoghesi, tedesche, americane, australiane, stando comodamente seduti in casa: attraverso la rete infatti i dati e i contatti sono globali e non c’è più bisogno di spostari.

Nell’am-bito dei trasporti le innovazioni per le macchine senza guidatore, i propulsori elettrici o addirittura ad aria compressa. Innovazioni e proposte nate, spesso, dalla mente di giovani italiani, ma che hanno trovato le giuste opportunità all’e-stero, dagli Usa, all’India fino alla Cina, Stato in grandissima cresci-ta. Da qui l’essenziale conoscenza della lingua inglese non conside-rata come ‘straniera’ ma ‘madre’: “Dovete parlare e conoscere l’In-glese tanto quanto l’Italiano” ha raccomandato Orsini che tramite filmati e slide ha fatto comprende-re quanto le nuove tecnologie stia-no cambiando la vita, le relazioni (la medicina necessaria alla nonna può essere ordinata online e reca-pitata da un drone!) e il futuro di ogni persona.

Il relatore ha fortemente in-sistito sullo studio universitario all’estero, non perché gli Atenei italiani non siano validi, affatto, ma per crearsi una rete di contat-ti internazionali che serviranno per il lavoro. Tantissimi gli imput e gli stimoli dati ai ragazzi, che hanno seguito le parole di Orsi-ni con grandissimo interesse e se ne sono andati con la mente più aperta che mai.

Giancarlo Orsini apre

Nel documento Appello per padre Gigi Maccalli (pagine 40-40)

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