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Videoclip realizzati da artisti

Capitolo 2 Il videoclip musicale: origini, natura e significato

2.3. Videoclip

2.3.5. Videoclip realizzati da artisti

Oggi ancor più di ieri avviene che musicisti pop chiamino artisti e sperimentatori a realizzare i loro video99, e il video stesso opera come sito di espressione di creatività, che in diversi modi

lavora da complemento alla canzone. Ma non saranno mai equiparabili ai lavori della videoarte, se i lavori di Paik, per esempio, hanno un mero fine artistico e vengono esibiti per un pubblico artistico, i video musicali, sono sempre prodotti e diffusi per fini commerciali, dato che sono creati per reclamizzare un prodotto. Il video musicale artistico può in alcuni casi essere un lavoro artistico, ma sarà sempre in primo luogo un prodotto commerciale100. I videoclip realizzati da

artisti visivi vanno visti da una duplice prospettiva: possono essere sperimentali, ma al tempo

98 Ivi pp. 264-267. 99 Ibidem p. 48.

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stesso trailer, non solo per gli album dei musicisti ma anche per gli stessi artisti 101. Riassumendo,

come la nostra cultura ci ricorda, l’arte è un mestiere serio ed è fatto da artisti professionali e viene discussa da specialisti. Associandosi al mondo dell’arte e fruendo delle sue tecniche, il video musicale rivendica la legittimità della musica popolare e cerca di installare gli artisti della musica popolare come artisti legittimi102.

Questi video sono sia sperimentali sia promozionali, ed è un vantaggio per entrambe le categorie. I musicisti, infatti, guadagnano in qualità estetica, gli artisti in visibilità. In questi ultimissimi anni, dallo scambio tra il mondo dell’arte contemporanea e quello del music video, è scaturita una vera e propria moda: i giovani artisti si nutrono di MTV, ispirandosi per i loro lavori agli stilemi della musica da vedere103. Da un lato ciò serve a eliminare i pregiudizi che gravano intorno al music

video, dall’altro crea un’omologazione di stili che non giova certo all’arte. Lo scambio tra mondo dell’altre e videomusica si esplicita mediante tre diverse modalità: artisti che hanno diretto videoclip (è il caso di Damien Hirst) o che hanno contribuito alla loro realizzazione magari in veste di art director, sempre Hirst o Vanessa Beecroft (Figura 22). Si inquadrano poi artisti che hanno influenzato lo stile videomusicale di alcuni registi attraverso il loro immaginario, si vedano le opere di James Turrell (Figura 23) in relazione al videoclip di Hotline Bling di Drake (Figura 24) o le cui opere sono state direttamente inglobate all’interno di un videoclip, è il caso delle One Minute

Sculpture di Erwin Wurm nel video Can’t Stop dei Red Hot Chili Peppers (Figura 25). Vi è anche il

caso di musicisti che sono anche artisti visivi e, in qualche occasione, sono stati registi di videoclip (come Laurie Anderson, David Byrne, Brian Eno, Christian Rainer). Una quarta possibile categoria che si potrebbe aggiungere è quella dei registi di videoclip che sono stati arruolati nel mondo dell’arte. Esponente di questo gruppo è Michael Gondry, che oltre ad essere regista è anche un

101 Krause-Wahl A., Why artists make clips?. Contemporary connections between art and pop, in Keazor H., Wubbena T., Rewind play fast foreward. The past, present and future of the music video, Bielefeld, Verlag, 2010. P. 221. Traduzione mia.

https://doi.org/10.14361/9783839411858-012 102 Railton, Watson, Music Video. P. 48. 103 Di Marino, Segni sogni suoni. P. 285.

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noto e stimato curatore; Chris Cunningham ha avuto l’onore di essere “sdoganato” dal sistema dell’arte: ciò è avvenuto quando il curatore della XLIX Biennale di Venezia Harald Szeeman, lo ha invitato ad esporre nel 2001. In quell’occasione Cunningham, che ha proiettato i suoi lavori anche in un altro importante museo, il PS1 di New York, ripropose il clip di All in full of love e le due installazioni commissionategli l’anno precedente dal gallerista londinese Anthony D’Offay:

Monkey Drummer e Flex. Quest’ultimo è un film sperimentale che si avvale della musica di Aphex

Twin.

L’immaginario pittorico realistico in generale esercita un grande fascino sulla videomusica. In assenza di un plot narrativo o semi narrativo, il video musicale concettuale sceglie il racconto per “quadri”, intesi sia come inquadrature costruite in forma di composizioni ricche di simboli, elementi e suggestioni visive, che possiedono cioè una loro forza autonoma: inquadrature - mondo potremmo definirle, come vere e proprie filiazioni da capolavori della storia dell’arte, mediante la tecnica dei tableaux vivants104. Per definire meglio la tipologia di video basata sui

tableaux vivants ci viene in soccorso Antonio Costa, che definisce questo procedimento “effetto

quadro”

l’inquadratura emula […] una pittura, o perché la cita esplicitamente, o perché ne riproduce certi effetti luministici, cromatici o di organizzazione spaziale, o perché ne imita la staticità, la sospensione temporale, la selettività cromatica. […] In tutti i casi, si può individuare un prevalere dell’istanza discorsiva, come istanza metalinguistica, autoriflessiva105.

La concatenazione di citazioni pittoriche si adatta meglio al flusso ritmico - visivo e non deve preoccuparsi di spezzare un eventuale effetto di realtà della narrazione106. Un esempio di questo

procedimento è ben rappresentato dal videoclip Mica Van Gogh di Caparezza, si tratta di una citazione pittorica diretta, inizia con il pittore olandese sotto le coperte della camera da letto

104 Ivi p. 290.

105 Costa A., Il cinema e le arti visive, Torino, Einaudi, 2002. P. 311. 106 Di Marino, Segni sogni suoni. P. 292.

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ritratta nel suo celebre quadro, svegliato dalla chiamata di Caparezza sul cellulare. Il resto del video si articola in modo semi-narrativo tra altri riferimenti ai suoi dipinti e sequenze live filmate durante il tour.

Nel contesto del videoclip concettuale e/o sperimentale, in particolare il medium fotografico ha sempre giocato un ruolo importante. In primo luogo, perché molti registi di music video sono anche fotografi e i loro immaginari sono strettamente collegati secondo una logica di continuità e interferenza. In secondo luogo, perché il clip può avere un legame con la copertina dell’album da cui è tratto il singolo, o quanto meno, può replicare l’atmosfera di un progetto iconografico complessivo collegato a un musicista o a una band. Uno degli esempi più noti è quello dei Pink Floyd, la cui immagine è affidata allo studio Hipnosis e al suo fondatore Storm Thorgerson, fotografo e designer, autore delle loro famose copertine ma anche di diversi music video107.