• Non ci sono risultati.

Durante la guerra di successione spagnola (1702-1713), il Cortanze era stato più volte chiamato a svolgere il ruolo di mediatore tra i protagonisti europei del momento.

Nel 1707, gli veniva affidato il compito di interessarsi delle trattative tra il duca di Marlborough, gli Stati generali delle Provincie Unite e l'impero; nel 1708, con la qualifica di inviato speciale, si trovava a Vienna, al cospetto dell’imperatore Giuseppe I, del principe Eugenio e degli inviati d'Inghilterra e Olanda per una difficile opera di mediazione148; si trattava di trovare un accordo tra le richieste imperiali, che domandavano 20.000 unità delle armate sabaude149 e la disponibilità dello stato piemontese, limitata a 15.000 uomini150. Dopo lunghe trattative si arrivava ad un accordo ma “per motivi che la documentazione consultata non lascia intendere, la sua permanenza [del Cortanze] a Vienna non durò oltre. Si può ipotizzare che il richiamo in patria dell'inviato sia dipeso o dalla parziale riuscita della missione- il duca di Savoia dovette promettere 20.000 soldati, ma ottenne gli aiuti richiesti per il loro mantenimento- o dalla maggior utilità del servizio del Roero alla guida del suo reggimento in Piemonte o da entrambi i fattori”151.

L’incarico a Vienna, pur sempre circoscritto dai consigli regi espressi nell' Istruzione

al marchese di Cortanze del 31 dicembre 1707, costituiva il viatico per l’investitura

quale ministro plenipotenziario a Vienna; in questa nuova veste, il Cortanze godeva di ampia libertà decisionale e responsabilità, circostanza che consentiva al medesimo di crescere nella sua formazione politico-diplomatica, anche in ambito internazionale152.

148 Sul contenuto delle trattative e sul periodo in cui il Roero veniva inviato come ambasciatore a Vienna

cfr. Prima del viceregno. Ercole Roero di Cortanze, patrizio di Asti militare e diplomatico, di B. A. RAVIOLA , in Governare un regno, cit., pp. 87-93.

149

A.S.T.,M.P.R.E., Corte, Lettere Ministri, Austria, m. 38, 1708, fasc. 4, Lettere da Vienna del

marchese Roero di Cortanze, 1708, gennaio 25.

150 Sull'azione diplomatica del Cortanze, come inviato speciale a Vienna cfr. ancora il saggio Prima del

viceregno. Ercole Roero di Cortanze, patrizio di Asti militare e diplomatico, di Blythe Alice Raviola,

cit.

151 Ivi, p. 89.

152 “Havendo noi determinato di spedir a Vienna un gentiluomo et ufficiale ad effettuatione delle

risolutioni che sono state prese [...] all' Haya [...] rispetto alle operationi della futura campagna da questa parte et ai mezzi per interpretarla, habbiamo perciò eletto la persona vostra per una simil incumbenza, persuasi che vi adempirete in ogni miglior forma con soddisfazione intieramente alla

45 L’apice della carriera diplomatica del Roero era però rappresentata dall'esperienza londinese che durerà sei anni. Nei mesi di giugno e luglio del 1719, riceveva le prime lettere che lo informavano del nuovo incarico e gli conferivano il titolo di Luogotenente e di Maresciallo nelle armate regie, come riportato nella patente del 1719 in cui è scritto: “Invitati dalle singolari prove di zelo, valore e prudenza condotta, che il Marchese Ercole Tomaso Rovero di Cortanze quale di Battaglia nelle nostre armate, a Governatore della città e provincia di Biella, ci ha dato nelle occorrenze del precedente servizio, e nell esercizio degli impieghi da noi apposti, ci siamo disposti a dargli un nuovo contrasegno della nostra propensione a suoi riguardi col promoverlo al carico di Luogotenente e di Maresciallo delle nostre armate.[..]”153.

Nel periodo trascorso a Londra, il Roero parteciperà da vicino alle trattative e decisioni della politica internazionale che, in quegli anni, ridisegnava i rapporti tra le potenze europee.

In questo nuovo equilibrio, il sodalizio tra Savoia e Inghilterra si rafforzava anche in ragione dell’interesse di quest’ultima ad evitare un nuovo riavvicinamento ispano- asburgico o franco-spagnolo. Decisivo, in quest’ottica, era stato l'appoggio dell'Inghilterra all'Italia per bloccare l'azione del cardinale Alberoni che, nel 1717- 1718, aveva cercato d'invadere la Sardegna, in mano gli austriaci e la Sicilia, ai Savoia; la Spagna, infatti, insoddisfatta dei nuovi assetti europei, non si decideva a cedere quelli che, per lungo tempo, erano stati i propri possedimenti.

La sconfitta che gli Spagnoli subivano a Capo Passero, a sud della Sicilia, nel 1718, veniva inflitta anche grazie al decisivo intervento della flotta inglese.

Il Cortanze, a stretto contatto con la diplomazia e la corte londinese, seguiva da vicino gli eventi internazionali e la fitta corrispondenza intercorsa tra Londra e Torino attesta il coinvolgimento del futuro Viceré di Sardegna nell’intensa azione diplomatica154.

Importante, in tal senso, l’opera del Cortanze per garantire l’appoggio degli alleati

vostra ben giusta aspettatione et alla confidenza che habbiamo in voi.” Cfr. Istruzione a voi marchese di

Cortanze per il vostro viaggio alla Corte di Vienna, in A.S.A.T., A.R.C., m. 17, fasc.1061 (15/87 ss.).

153 Per puntuali raffronti cfr. A.S.T., Sezioni Riunite, patenti, controllo, finanze, reg. 1719, n. 1, f. 158.

Il Cortanze si era già distinto per le proprie capacità militari operando vicino alle truppe di Vittorio Amedeo, tanto che relazionava con dispacci quotidiani la situazione al sovrano. Questi, dal canto suo, in diverse circostanze non mancava di rendere atto del buon lavoro svolto dal Cortanze, lodava infatti spesso e volentieri il suo operato con parole di tale specie, in cui lo ringraziava per “la continuazione del vostro zelo e l'attenzione che reccate a tutto ciò che riguarda il nostro servitio.” Cfr. A.S.A.T., A.R.C., m.17, fasc. 1061, 1705, lettera dell' 8 ottobre.

46 britannici agli interessi del Piemonte, in occasione dell’imposto scambio tra Sicilia e Sardegna.

L’anno precedente, all'arrivo del Cortanze in Inghilterra, si era aperta tra le potenze vincitrici la discussione per trovare un nuovo equilibrio europeo, il Trattato di Londra (1718), conclusosi nel novembre dello stesso anno; il 29 dicembre, a Vienna, veniva decisa la cessione della Sicilia all'Austria e della Sardegna ai Savoia.

Iniziava così un lento processo di smobilitazione delle truppe spagnole; la ritrosia di quest’ultimi ad abbandonare la Sardegna si fondava sulla speranza di potersi rimpossessare dell'isola. Vero è che solamente nel 1720, a distanza di due anni dalle decisioni viennesi, la Spagna si decideva a firmare il trattato di Londra e rinunciava di fatto all'egemonia che per secoli aveva saldamente mantenuto sull'isola sarda.

In questi anni Roero di Cortanze era in costante contatto con il marchese di Ceva e conte di Vernone, Carlo Emanuele Balbi, ambasciatore a Parigi155; seguiva i rapporti militari e diplomatici tra Inghilterra e Francia e controllava la situazione in Sardegna, come emerge dalle missive del 1720, inviate al sovrano sabaudo ai ministri inglesi Stanhope e Craggs nelle quali comunicava le difficoltà e le questioni derivanti dal ritardo degli spagnoli nell’evacuazione della Sardegna156.

Nonostante le molte rassicurazioni, quali la missiva del 28 febbraio del 1720 in cui il ministro Craggs assicurava “evacuation de la Sardaigne et que je pouvois mender a V.M. qu'il n'y aurà point du cotè de l'Angleterre aucun empechament ni retardement a estre en possession du royaume de Sardaigne”157, l'isola veniva definitivamente liberata solamente a fine anno.

Importante documento che testimonia l’opera del Cortanze nella sua missione londinese e il suo scrupoloso rispetto delle direttive regie che imponevano di informare la corte sabauda su ogni questione, è la relazione del 1725, pubblicata dal Prato158.

155

Lettere del Conte Vernone e dei segretari Corderi e Donaudi scritte da Parigi all'ambasciatore di S.M. presso la corte di Londra marchese Roero di Cortanze in A.S.T.M.P.R.E, Corte, Lettere Ministri, Inghilterra (Gran Bretagna), m. 26, 1719.

156

Cfr. Copie du memoirie que le Marquis de Courtance a doné au scrivaier d’estat le 28 feuvrierer

1720 su l’evacuation des Royaumes de Sicille et Sardaigne in A.S.T.M.P.R.E., Corte, Lettere Ministri, Inghilterra (Gran Bretagna),cit., 1720.

157 Ibidem, lettera al viceré del 26 febbraio. Inoltre cfr. ivi., m. 27, 1720, Registro delle lettere essentiali

scritte da me infrascritto marchese di Cortanze nel tempo et pendente la comissione che ho avuta in qualità di inviato straordinario di S.M. il re di Sardegna mio signore a S.M. il re della Grande Bretagna nominato Giorgio d' Hannouvre [...]In fede 30 dicembre 1720, marchese di Cortanze, Giovan Paolo testa secretaro.

47 In questa relazione, si evidenzia la partecipazione e l’interesse del Cortanze, quale ambasciatore speciale, alle questioni economiche che caratterizzano la società inglese, di cui scrive al sovrano, in una prospettiva di studio e di emulazione, circostanza che dimostra come il ruolo e la formazione del futuro viceré non fosse circoscritto alle soli questioni militari e diplomatiche. Indicativo, in tal senso, è il sottotitolo dello scritto:

Relazione che il marchese Ercole Tommaso di Cortanze ha fatto al re, non solo di ciò che ha dovuto negoziare con alla corte d'Inghilterra, e che ha svolto in rapporto al servizio a S.M., ma anche di tutto ciò che è avvenuto di più rimarchevole e interessante, di cui è venuto a conoscenza durante la sua residenza presso S.M. britannica.

Il Cortanze informava che “la Corona della Gran Bretagna non è mai stata così potente sul mare, né ha tenuto tante forze di terra in tempo di pace nei tre Regni (d'Inghilterra, Scozia e Irlanda) come nel presente. Non ha mai avuto un commercio così esteso e fiorente; la città di Londra non è mai stata così opulenta “Questa città aumenta sempre in bastimenti e in popolo e, di conseguenza, in ricchezza; ho visto aumentare tutto questo nel corso di sei anni e qualche mese della mia residenza; ma, come ho visto anche aumentare il lusso e la voluttà, e, si può credere, gli Inglesi rigidi li temono, che questi due vizi non minano l'opulenza di questa città, così che hanno fatto in tante altre, che erano lo stesso molto popolate, e più opulente di Londra.” “[… ] e con tutto ciò il governo, ossia lo Stato, non è mai stato così indebitato”159.

Il Cortanze spiegava, insomma, come la Gran Bretagna, sebbene potesse essere considerata una potenza marittima, contrassegnata da una società ricca, aveva un pesante debito pubblico “I debiti della Corona contratti nelle due ultime guerre e riconosciuti dal Parlamento ammontano a circa 54 milioni di sterline, che fanno pressappoco secondo il cambio, 2 milioni di ducatoni”160.

L’ambasciatore sabaudo, insomma, sembrava riflettere sugli affetti dell’indebitamento, di per sé pericoloso, ma comunque, decisivo al fine di consentire la crescita dello Stato, sia con riguardo alla potenza militare che agli effetti sul benessere della popolazione, anticipando un tema proprio delle economie moderne.

In ogni caso, dalla prefata Relazione emerge l’intensità dei rapporti tra l’Inghilterra e la Corte sabauda, quantomeno per l’interesse di quest’ultima di carpire dalla più

in Miscellanea di studi storici in onore di A. Manno, vol. 1, Torino 1912, pp. 33-61.

159 Ibidem. 160 Ibidem.

48 evoluta società britannica gli esempi utili alla sperata crescita militare ed economica. Anche con il sovrano, Carlo Emanuele III, i Savoia continuarono a curare i rapporti con l’Inghilterra e altri ambasciatori verranno mandati a Londra, come il diplomatico ed economista Carlo Baldassare Perrone di San Martino, nel 1749161, il quale nella sua esperienza, seguirà le orme del Cortanze162.

Capitolo III