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VITA COMMERCIALE DI TORINO VECCHIA

In questi giorni ci sono venute sottomano — per combinazione — delle s t a m p e di Torino: vec-chie stampe di un secolo fa, quan-do la sua popolazione ncn rag-giungeva le 150 mila anime. E allora ci venne u n g r a n d e desi-derio: quello di rievocare, per la gioia degli appassionati di cose lontane, quella piccola Torino di allora. Quella piccola Torino dalla vita così intensa, chie si svolgeva nelle strade molte delle quali era-n o strette, 'boera-narie; sotto ai por-tici solenni; nelle piazze, dai

« cantoni » reputati per gli « av-visi », di cui quella d e t t a di Por-ta Palazzo riassume e conclude in sè un fervore ingenuo e gio-condo' che noi non conosciamo, per quel suo secolare mercato-fiera di cui il settecentesco pit-tore Granerà ci lasciò così splen-dida memoria nei grandi movi-mentati quadri conservati al Museo Civico.

¡Chiudiamo gli occhi: è l'epoca nella quale l'arrivo quotidiano delle quattro corriere — che per Ginevra, Genova, Novara, Nizza collegavano Torino con tutto il mondo — attira nella « Piazza del Principe » u n a folla di curiosi e soprattutto di desiderosi d'essere utili a chi giunge, fedeli alla loro tradizione di gentilezza e di ospi-talità di cui parlano le antiche carte.

P r i m a di proseguire, è bene sfogliare e rivedere insieme al-c u n e di queste veal-cal-chie al-carte aal-c- ac-cennate, scegliendo f r a le più si-gnificative, t a n t o per documen-tarci ed essere sicuri del f a t t o nostro circa la « secolare

corte-sia » dei torinesi, i quali (dice Sopì«: c. Bossoli - Processione del Corpus Domini ini via Garibaldi. — A sMstna,: G. NI, Graneri

Le fotografie intercalate al testo ci sono state gentilmente tornite dalla Direzione della

I n a l i o d a s i n i s t r a : G. .ti. G r a n e r i - P i a z z a d e l l a V i t t o r i a . — C a n a l e t t o -V e d u t a d e l l ' a n t i c o p o n t e sul P o ( R . G a l l e r i a S a b a u d a ) . — C a n a l e t t o -V e d u t a d i T o r i n o d a l G i a r d i n o R e a l e ( R . G a l -l e r i a S a b a u d a ) . — A d e s t r a : G. 51. G r a n e r i -L a v e n d e m m i a . — G. Jl. G r a n e r i - I g i o c a t o r i d i e a r t e . — I n b a s s o d a sin i s t r a : G. M . G r a sin e r i I l b a r b i e r e . — G. M . G r a n e r i I l p i f f e r a i o . — I g n o -ro - I n s e g n a «11 m e r c a n t e d i tessuti e t e l e . — I g n o t o I n s e g n a d e l v e c c h i o C a f -fè F i o r i o . — G. M . G r a n e r i - S c e n e t o r i n e s i .

a

sono gente semplice, aperta; colti e umanissimi, sommamente ospitali agli stranieri. Gregorio

Leti <L'Italia Regnante, 1675) a f -f e r m a : I torinesi sono di cuor

franco e libero, cortesi e civili coi forestieri; Salmon non

di-mentica la città del Toro nella sua poderosa opera sullo Stato

presente di tutti i Paesi e popoli del mondo (1751) : sono poche

parole, m a assai significative: In

Torino si vive con grande urba-nità e politezza.

Questi concetti (del Marano, del Leti, del Salmon) li raccoglie e li riassume nel 1753 Giovanni Craveri il quale nella sua Guida dice: Torino a niuna città cede

per la gentilezza dei cittadini. 1 torinesi sono per natura civili, cortesi, splendidi in tutte le occa-sioni in cui si tratta di farsi ono-re; ama.no i forestieri.

A t u t t i codesti « p a r e r i » vo-gliamo aggiungere a n c h e quello che trovasi nelle Memorie di Car-lo Goldoni, pubblicate a Parigi

Sopra: G. M. Graneri - Mercato invernale. G. M. Generi . If medico.

P. D. Olivero • Piazza Castello.

nel 1787, per le quali i torinesi non soltanto sono « molto educa-ti » m a lanche « oneseduca-tissimi ».

Nè il nuovo secolo m u t ò i co-stumi, sì che Lady Mor-g a n poteva scrivere mei

1819: Gli abitanti di

To-rino sono spiritosi ed at-tivi, cordiali ed amabili nell'ospitalità, forniti di animo benevolo.

Aìtra dote dei torinesi: l'allegrìa che il Lalamde t a n t o apprezzò da volerla a n n o t a r e nei ricordi del suo viaggio in I t a l i a : Gli

abitanti di Torino hanno una parte della gaiezza francese e sono più gio-condi degli altri italiani...

Certo a questa « giocond i t à » contribuiva non po -co l a vita facile dovuta alla mitezza dei prezzi tónto bassi d a creare il proverbilo : Con quat sold

a Turiti as mangia, as beiv, ais les e as va 'n <ca-rotstsia, proverbio c h e è il

migliare e più efficace - sotto: specchio... economico che

si possa desiderare.

In talune trattorie de-mocratiche sì, ma acces-sibili e decenti, il costo di un modetsito asciolvere non supera gli ottanta cente-simi: questo ci n a r r a

Al-berto Vìriglio nel suo

To-rino e i torinesi nel 1898.

E ciò d i m o s t r a come, nel corso degfli anni, il pro-verbio n o n avesse t r a d i t o il valore dei suo signifi-cato.

T u t t o codesto « buon vivere » si rispecchiava oltre c h e nei t r e m e r c a t i settimanali (uno piccolo a l martedì, uno medio ' al giovedì e quello grande del sabato) nei caffè e nelle osterie, molti, troppi dei quali scino sccmparsi con t u t t o il loro carico di piccola g r a n d e gloria, c di-s t r u t t i dal piccone « di-

sven-t r a sven-t o r e » (i più) o sossven-tisven-tuisven-ti d a altri ccmimiErci : i bcmtoardaimenti mcn c'entrano!

Ma p r i m a di dire dei caffè e delle osterie — soste per l'Uma-nità — fermiamoci u n poco su gli accennati mercati; diamo ad essi uno sguardo d'insieme tiran-do poi u n a t t i m o il fiato su quelli celebri 'di P o r t a Palazzo e dì Bor-go Dora. Cominceremo col dire che ogni d e r r a t a aveva il suo » posto di vendita » : il burro ed

il formaggio si vendevano nel

cortile della Casa Comunale, cor-tile che per l'occasione aveva preso il sintomatico nome di « Corte del Burro » ; gli erbaggi e

le pjitate (comparse per la prima

volita in... pùbblico il 26 novembre 1803) si vendettero sino al 1828 a Piazza delle Erbe, m a in quel-l'anno le a u t o r i t à n e imposero il trasloco in Piazza d'Italia alla Barriera di Dora ove già si svol-geva il mercato dei funghi e delle

frutta; in quanto al grano, dopo

essere s t a t o commerciato sino al 1840 in Piazza S. Carlo, passò nella c o n t r a d a della M a d o n n a degli Angeli, sotto tettoie apposi-t a m e n apposi-t e cosapposi-truiapposi-te; la legna ed il

carbone si vendevano a Piazza

della Cittadella, più conosciuta col nome di Piazza del Pieno:

an-gurie, meloni, agnelli e capretti a

Piazza P a e s a n a ; il pollame, la

sel-vaggina e le uova a Piazza S a n

Giovanni (questo mercato aveva luogo ogni giorno) ; il riso a Piaz-zetta Corona Grossa; l'olio di

noce nel cortile della Volta

Ros-sa dove aveva a n c h e luogo la re-golamentare visita di controllo dei f u n g h i ; il vino a Piazza Car-lina; il pesce fresco sotto al portico vicino aiMa chiesa di S. F r a n -cesco da Paola. Qui giunti, e in-cidentalmente, notiamo come il commercio del pesce fossa uno dei più popolari in Torino: n e f a te-stimonianza la g r a n d e « Pesta dei Pescatori » ohe, ancor oltre la m e t à dell'Ottocento, aveva luogo nel dì di S a n Giacomo a Borgo Po. Questa festa caratteristica aveva inizio con la raccolta di

venti pesci — naturalmente scel-ti f r a i più belli — e messi in ima tinozza elegante collocata su di una barca t u t t a addobbata che, a f u r i a Idi reimi, si dirigeva alla chiesa di S. Lazzaro (quasi all'an-golo dell'attuale via Mazzini) ove i pesci venivano benedetti con funzione solenne t e r m i n a t a la quale la tinozza, ricaricata sulla barca, prendeva il largo circon-d a t a circon-da u n a miriacircon-de circon-di battelli anch'essi t u t t i agghindati per la occasione. Giunta nel bel mezzo del fiume, i pesci, con ciascuno un nastrino legato a t t o r n o al col-lo per essere riconosciuti, veni-vano gettati in acqua; immedia-tamente i pescatori delle altre imbarcazioni si tuffavano all'in-seguimento; il primo che riusciva a riacchiapparne uno veniva di-chiarato « Re della festa » 'e apri-va il ballo.

Non raggiungeva, allora, le 150 mila anime Torino, eppure i com-mercianti e r a n o circa 2300 di cui ben 1800 negoziavano al minuto (e ciò senza contare gli a m b u l a n -ti, numerosissimi).

Ma torniamo a i Mercati, o, meglio, a quello di Porta Palaz-zo con i suoi portici « detti della P i e r a » — f r a Dora Grossa e la Contrada Nuova — per descrive-re i quali non troviamo nulla di meglio che il famoso sonetto del conte Brizzi:

« Tele, drappi, ricami, oro e galloni; fracchieri, scarpe, spazzole e grissini;

fibie, stecche, ventagli ed orecchimi, ed abiti di pelle coi calzoni. Librai, stivai, confetti e maccheroni, scarpe e cappelli appesi a degli uncini; preti, frati, damietite e birichini, cOTiifusi'on d'avvocati e di ciarloni. Qui passa un cuoco, un dotto là si

[aiggira : l'uno sta serio e l'altro va cantando; chi ride, chi sbadiglia, chi sospira. Questa è la descrizion giusta e sincera fatta in ¡fretta da me così scherzando dei Pontìci chiamati della' Fiera ».

Del resto, l'importanza dei Por-tici per Torino è chiaramente di-mostrata dal castigo che nell'an-no 870 il vescovo Amolo inflisse alla città per vendicarsi del f a t t o d'esserne stato scacciato.

iNo, non la muse a ferro ed a fuoco : si accontentò di f a r abbat-tere t u t t i i suoi portici o «co-perti » come allora si diceva.

Nel Settecento e d u r a n t e buo-n a p a r t e del secolo XIX, Piazza Castello e r a t e a t r o di u n a sagra quotidiana, sempre ingombra di baracche e di ciarlatani, che dur a n t e le due gdurandi fiedure t dur a d i -zionali (ima per Carnevale e l'al-tra in occasione della solennità della S a n t a Sindone) erano t a n t i e tanti d a dare il... capogiro. Ri-guardo ai caffè torinesi, ci sareb-be da scrivere pagine e pagine, giacché f u r o n o molti, e tutti eb-bero la loro storia nella vita dei-la città.

Porse n s potremo p a r l a r e u n giorno, come un giorno

parlere-mo delle osterie ohe diedero il nome a molti dei cantoni ormai scomparsi.

Ma poiché questo nostro è più un articolo panoramico che altro, dedicato al commercio della vec-chia Torino, così — p u r rimanr dando al futuro... una trattazione più accurata sulle sue panetterie doviziose di molte « forme » non possiamo qui tacere l'origine del celebre grissino (di cui si disse che n e venne Sepolta una cas-setta nella base dell'obelisco Sic-cardi, per... t r a m a n d a r n e ai po-steri la memoria).

F r a il 1679 e il 1698 era scop-piata in Torino una forte pesti-lenza, sì che i medici dovettero ricorrere a Vittorio Amedeo II per severe disposizioni e provvidenze specialmente riguardo alla confe-zione del pane. Il sovrano subito convocò i sindaci, due consiglieri e quattro panettieri, incaricandoli di provvedere a che il p a n e fosse ben cotto.

E' allora che saltò su messer Antonio Brunero, fornaio, il quale dichiarò che stava proprio stu-diando un p a n e speciale, biscot-tato. cui intendeva dare il nome di «ghersino» poiché lo avrebbe ottenuto allungando sino a oltre un metro ed assottigliando le « gherse » (una f o r m a di p a n e a bastone antichissima in Torino). Il successo di questo p a n e nuovo f u e n o r m e : e subito corse la leg-genda la quale a f f e r m a v a orarne il medico di corte, Pecchio di L a n

zo, neri volesse d a r a l t r o da m a n -giare al giovane r e d i S a r d e g n a . M a è storico c h e Carlo Felice n e sgranocchiava c o n t i n u a m e n t e m e n t r e d a l suo palco a l Regio assisteva alle rappresentazioni.

Giungevano i n Torino d a ogni p a r t e d'Italia e a n c h e dall'estero, p a r t i c o l a r m e n t e dalla G e r m a -nia. l a v o r a n t i e artigiani specializzati i n questo e d i n quel m e -stiere, sì d a monopolizzare p i ù r a m i dell'attività e del commercio e d a f o r m a r e t a n t e specie di « co-lonie » industriali e mercantili. Qui n o t e r e m o soltanto c h e g r a n p a r t e dell'industria alberghiera torinese f u i n m a n o « a quei d i Varello » ; che i venditori d i

pa-racqua f u r o n o s o p r a t t u t t o della

Val Sesia; c h e i grossisti d'olio e di pesce secco e r a n o quasi esclusi-v a m e n t e liguri, così come il commercio dei f o r m a g g i era r a p p r e -s e n t a t o dai valdo-stani.

M a a n c h e su questo a r g o m e n t o delle « coloni© » economiche... t o r -neremo. Oggi, e per concludere, sediamoci a qualcuno dei molti caffè del passato, c h e n o n esi-stono più.

Sì: m a , a quali?' Novelli « a s i n i di B u r i d a n o » c i f e r m i a m o ai c a n t o n i scomparsi, incerti... ai

Cambio i n Piazza C a r i g n a n o , ove

sostò G i a c o m o C a s a n o v a n e l 1760? O p p u r e all'Aurora i n con-t r a d a S a n T o m m a s o , o p p u r e al

Bedotti c a r o ai... legulei? O p p u r e

al Gìamaica d a l curiosissimo a t r i o a portico sulla via dei Pel-licciai; a i Cairo; al Viarengo

(già Conte Verde); al Biffo, s u c c u r s a l e riconosciuta e p a -t e n -t a -t a dell'Universi-tà; al

Chi-nase; al Corso (già Perù; g i à Fi-renze, già Curio Felice); a l San Tommaso, vero a n t r o d i s u b u r

-r a ; a l Sacchi; a l Sa-rdegna, s a c -r o agli inizi del t e a t r o d i al et t al e; a l

Venezia; al...? (E a l t r i n o m i ci

ronzano nel cervello; Rotonda dei

Pupari, Napoleone, Piemonte, Mo-ka, Centro...). No, a l t : a n d r e m o

al Fiorio celebratissimo, alla

Le-ga italiana, e poi basta.

Il Fiorio, detto a n c h e Caffè dei

Codini, ritrovo, in seguito,

dell'e-leganza, battezzato dopo il 1860

Caffè della Confederazione, era il

luogo di convegno p r e f e r i t o d i Giovanni P r a t i , L a m a r m o r a , Ca-vour, S a n t a r o s a , D'Azeglio... Non i m p o r t a sa nel 1845 a n d ò i n t o r n o u n a s a t i r a feroce sia per il caffè, sia p e r i suoi clienti : a nobilitare l'uno e gli altri b a s t a n o i g r a n d i nomi d'italiani c h e a b b i a m o suc-citato...

I n q u a n t o a l Caffè della Lega

italiana esso si c h i a m ò così dopo

il 1848 : p r i m a e r a semplicemente

Caffè Colosso; l a n u o v a d e n o m i

-nazione glie l a impose u n gruppo di giovani a r d e n t i , coraggiosi c h e ivi (in via Garibaldi) si raccoglie-v a n o d u r a n t e gli a n n i più eroici del nostro Risorgimentoi: t r a que-sti ricorderemo, così a caso, Gio-v a n n i Piacentini, Secondo Berse-zio, Paolo Massa, Pio Agordino, Cesare Valerio, Giuseppe Vitale, il c a n o n i c o P a o l o Brizio e t a n t i altri di cui o r a ci s f u g g e il nome. E' a d u n caffè, il San Carlo, che, n e l s e t t e m b r e 1822, ebbero luogo i p r i m i e s p e r i m e n t i d i illu-ni inazione col gas!

P e r gli alberghi, le t r a t t o r i e , le osterie — a l t r e soste p e r l ' U m a -n i t à — s i r i p e t e il dubbio c h e ci colse a proposito dei c a f f è : m a l -g r a d o il b a n d o e m a n a t o il 1° apri^ le (ma f o r s e fu... u n pesce) 1565 d a E m a n u e l e Filiberto, per il q u a -le weniva proibito a ¡chi avesse

« f u o c o luogo e c a t e n a » d i m a n -giare a l l a t r a t t o r i a , l a tradizione torinese è l a r g a m e n t e . . . « oste-r i a oste-r e a ».

Dal Pino, p r e s s o P o r t a Susina, là dove poi sorse il P a l a z z o P a e

-s a n a (la più antica o-steria tori-nese c h e si conosca: i n f a t t i essa è n o m i n a t a i n u n documento in d a t a 26 ottobre 1446), ali 'Albergo

fiorito scomparso dopo il 1890;

dal Bue Rosso al Castel Vecchio. f a m o s o p e r i suoi cortili e le sue ampie tettoie; d a l Centauro a l

Fagiano divenuto in seguito u n

Caffè; dal Reale d'alto... lignag-gio all'E/nnierso, a i Tre Mori (Tre

Colombi, Tre Corone, Tre Galli, Tre Picche, Tre Spade, Tre Sca-lini, ecc.); dal popolarissimo Sole

nell'ancor p i ù popolare Borgo

Dora (il borgo detto del « Balòn »

u a n c h e « Strassbórg » per il p i t -toresco m e r c a t o d i roba u s a t a e specialmente ferravecchi, c h e vi si itiene dal 1856); dal Pozzo (poi

Due Delfini) sotto i portici di

Piazza S . Carlo; dalla Fontana

d'Oro all'antico Gallo; d a i Due Bastoni a i Due Buoi Rossi; dalla Dogana Vecchia alla Dogana Nuo-va è u n succedersi d'insegne

¡tipiche, gustose, alle quali p r e n d e -r e m o p -r o s s i m a m e n t e s t a n z a o semplicemente... tavolo, con d i -n a -n z i u -n boccale di vi-no e u -n bel pane... Un boccale di quel vi-no e u n pezzo di quel p a n e di cui r a c c o n t e r e m o la... vita p r i v a t a .

(Così c o m e r a c c o n t e r e m o , p e r impegno preso e s e c i accorde-r a n n o ospitalità i n queste pagi-ne, l a vita privata dei maggiori caffè.

T a n t o P e r f e r m a r e come n e i vitiferi d i u n a l a n t e r n a magica, q u a l c u n a delle più suggestive ve-d u t e ve-della T o r i n o ve-d ' u n a volta, della T o r i n o d i u n tempo, della T o r i n o s c o m p a r s a .

Della T o r i n o dei n o s t r i nonni... bisnonni, e magari... avi!

T u t t o dipende dalla e t à che a b -biamo...

P u ò d a r s i c h e p e r qualcuno che legge q u e s t a sia la « s u a » Torino. R O S S A N O Z E Z Z O S

T. S. D R O R Y ' S I M P O R T / E X P O R T

T O R I N O I M P O R T S : R a w m a t e r i a l s , s o l v e n t s , fine a n d h e a v y c h e m i c a l s . E X P O R T S : A r t s i l k ( r a y o n ) y a r n s - w o r s t e d y a r n s - s i l k s c h a p p e y a r n s - t e x t i l e p i e c e g o o d s i n w o o l , c o t t o n , s i l k , r a y o n a n d m i x e d q u a l i t i e s - u p h o l s t e r y a n d d r a p e r y f a b r i c s - h o s i e r y a n d u n d e r w e a r - l o c k n i t t a n d a l l k i n d o f k n i t t e d f a b r i c s .

Office: Corso Galileo Ferraris 57, Torino

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