Dopo aver esaminato le vicende biografiche ed artistiche delle due pioniere della scena, prenderemo ora in esame alcune esponenti della 'seconda generazione', che possiamo collocare tra la metà degli anni '70 e la fine degli anni '90 del XVI secolo. Sebbene dal punto di vista cronologico tale generazione si sovrapponga in parte alla precedente e alla successiva, abbiamo ritenuto opportuno prenderla in considerazione in virtù di due fenomeni che la caratterizzano: la documentata assunzione, da parte delle donne in compagnia, di funzioni capocomicali da un lato, la specializzazione di alcune comiche nel ruolo di Servetta, precedentemente appannaggio di interpreti maschili en travesti, dall'altro.
Prenderemo le mosse dall'analisi del primo fenomeno attraverso la ricostruzione della biografia di Vittoria Piissimi: si tratta infatti del primo caso sicuramente attestato di attrice impegnata nello svolgimento di compiti gestionali. Come abbiamo visto, Vincenza Armani e Barbara Flaminia, acclamate dive delle rispettive formazioni, vengono spesso identificate dai cronisti mantovani come le leaders delle due troupes rivali, tanto che nei carteggi esaminati compaiono spesso espressioni quali “compagnia della Vincenza” e “compagnia della Flaminia”. Tuttavia ciò non implica necessariamente l'assunzione, da parte delle due comiche, di funzioni organizzative: non sono stati rinvenuti documenti - lettere, richieste di licenze, atti legali -, a firma dell'una o dell'altra Prima Innamorata, che possano accertarne il ruolo di
leadership all'interno della propria compagine. Nel caso di Barbara Flaminia, poi, almeno per
quanto riguarda il suo periodo spagnolo, è attestato che la diva facesse parte di una compagnia guidata ufficialmente dal marito, Alberto Naselli.
Funzioni capocomicali possono invece essere attribuite con certezza a Vittoria Piissimi, attraverso l'analisi di fonti archivistiche di una certa consistenza. Nelle prossime pagine ci occuperemo dunque di ricostruire le principali tappe biografiche della primadonna, sottolineando, con particolare attenzione, gli aspetti legati al suo ruolo gestionale e organizzativo.
II.1 1 Le origini
Grazie a recenti ricerche585 siamo oggi in grado di ricostruire, almeno in parte, le origini della famosa attrice e di correggere alcune notizie erroneamente tramandate. In particolare, l'origine ferrarese della comica, diffusa da una lunga tradizione storiografica586, è stata definitivamente smentita da nuovi documenti587. Tale scoperta ha permesso di attestare con certezza la provenienza veneziana di Vittoria, di collocarne l'anno di nascita intorno al 1547 e di risalire al nome del padre, Agnolo o Angelo de' Piissimi. Scrive Annamaria Evangelista: «Agnolo o Angelo de' Piissimi compare nel 1543 nei registri della Cappella di San Marco a Venezia, scuola musicale per volontà del Senato cittadino dal 1403. Angelo era assunto come cantore con uno stipendio di cinquanta ducati all'anno, con un'addizionale di dieci ducati in attesa di ottenere una mansionaria, ossia l'officiatura di una chiesa, presso una parrocchia cittadina»588. Si tratta dunque di un sacerdote e musicista. Grazie al suo testamento, redatto nel 1570, è possibile ricostruire il legame tra il parroco e la giovane, da lui adottata e tenuta in casa come governante. Infatti: «Nelle disposizioni delle sue ultime volontà Angelo Piissimi lascia a “Vittoria delli Anzoli589, essendo o non essendo mia fia, tutti i miei libri, ch'io mi ritrovo avere in lingua volgare solamente, non comprendendo alcuno altro libro latino, o di alcuna altra lingua, della vulgare in fuora”. […] Vittoria viene nominata erede universale in
585 Annamaria Evangelista ha apportato nuove importanti acquisizioni documentarie su Vittoria Piissimi: si veda A. EVANGELISTA, Nuove fonti per una storia documentaria della Compagnia dei Gelosi (1568-1604), tesi di Dottorato discussa presso l'Università di Firenze, 2010, tutor Siro Ferrone.
586Cfr. F. S. QUADRIO, Della storia e della ragione d'ogni poesia, cit., vol. III, parte seconda, p. 242, L. RASI, I comici
italiani, cit., vol. II, p. 287, A. MANZI, Piissimi, Vittoria, in Enciclopedia Italiana, Roma, Treccani, 1937,
http://www.treccani.it/enciclopedia/vittoria-piissimi_%28Enciclopedia-Italiana%29/, F. ANGELINI,
Piissimi, Vittoria, in Enciclopedia dello Spettacolo, cit., vol. VIII, col. 134. Tuttavia l'origine ferrarese della Piissimi
era già stata messa in discussione da una licenza di recitare, rilasciata a Milano il 15 ottobre 1590 (ASMi, Registri delle Cancellerie, s. XXI, n. 23, cc. 119v-120r.). Vi si legge: «Vittoria Piissimi venetiana». Il documento è citato in A. PAGLICCI BROZZI, Controbuto alla storia del teatro. Il teatro a Milano nel secolo XVII. Studi e
Ricerche negli Archivi di Stato Lombardi, Milano, Ricordi, 1892, p. 5 e R. G. ARCAINI, I comici dell'Arte a Milano: accoglienza, sospetti, riconoscimenti, in La scena della gloria. Drammaturgia e spettacolo a Milano in età spagnola, a cura di
A. CASCETTA, R. CARPANI, Milano, Vita e Pensiero, 1995, cit., pp. 273-274 e trascritto in A. EVANGELISTA, Nuove fonti per una storia documentaria, cit., pp. 235-236. La fonte era stata valutata però inattendibile per quanto riguarda la provenienza dell'attrice: v. ad esempio la già citata voce dell'Enciclopedia
dello Spettacolo.
587 Copia di scrittura privata, Firenze, 18 febbraio 1582, ASF, Magistrato Supremo, f. 67. Deliberazioni agosto- dicembre 1589, c. 152v; atto notarile, Milano, 4 febbraio 1593, riportato in copia nell'archivio della famiglia Montalvo, ASF, Archivio Ramirez Montalvo, serie famiglia, f. 2, ins. 3, cc.nn.; atto di ingresso nel Monastero del Crocifisso a Milano, gennaio 1597, Milano, Archivio Storico Diocesano, Sezione XII, Ordini religiosi e
congregazioni, vol. 75, cc.nn. Su questi documenti, trascritti nella già citata tesi di Dottorato di Annamaria
Evangelista, torneremo più avanti.
588 A. EVANGELISTA, Nuove fonti per una storia documentaria, cit., p. 190.
589 «La locuzione “delli Anzoli” sembra essere quella tipica per connotare i neonati esposti, riscontrata spesso nei registri battesimali coevi, ad indicare neonati provenienti da pie istituzioni cittadine», ibidem.
ricompensa della fedeltà e della lealtà dimostrata nel “governare la vita mia” e la casa, in qualità di “governatrice”»590. La ragazza dovette dunque ricevere dal padre adottivo una discreta istruzione letteraria, limitata, però, alla conoscenza del volgare. Date anche le competenze in campo musicale di Agnolo Piissimi, è possibile ipotizzare che l'attrice abbia imparato da lui l'arte del canto.
Tali acquisizioni documentarie possono essere confrontate con elementi ricavabili da una lettera di Evangelista Ortense591 del 1581. Il letterato, nel dedicare alla Piissimi la stampa, da lui curata, della commedia L'interesse di Nicolò Secchi592, compone un testo che ricorda, per certi aspetti, l'Oratione di Adriano Valerini593:
Dalle cui [di Vittoria] rare qualità, et da i cui maravigliosi effetti, non solo si comprende, quanto la Fortuna (come i savii hanno sempre tenuto) habbia potere nelle cose del mondo per la maggior parte, et come il più delle volte partorisca effetti contrarii a quello che sarebbe il dovere, ma ancora si vede a quanta perfettione la virtù delle scienze possa condurre chi si essercita in quelle. Percioché nell'una, convenendosi a parti così nobili, et degne d'ogni gran Donna, l'essere anco riguardevole per dominio, non havendo l'invidiosa voluto accompagnarle, è restata di darle quello ch'essa più convenevolmente meritava, et nell'altra, essendosi Vostra Signoria essercitata sotto la disciplina del suo prudentissimo genitore, che ne' quattordici anni della sua età gli lesse la Logica, et ne' sedici, et diciotto l'Astrologia, e le parti tutte della Filosofia, s'ha di così rare virtù talmente illustrato l'animo, che, oltre che più tosto per maraviglia possono ammirarsi, che con stile, quantunque ornatissimo, né anche adombrare, s'ode anco ne' suoi dilettevoli ragionamenti con tanto spirito, con tanta vivacità, con sì dolce eloquenza, et con sì bella maniera, spiegare con voce gratissima, et con facilità incredibile i più alti, et divini concetti, che da intelletto humano possano essere imaginati, o descritti594.
L'autore, così come il comico-letterato, sottolinea la disparità tra i meriti della primadonna e i doni avari dell'“invidiosa fortuna”. Inoltre descrive un percorso di studi in buona parte analogo a quello attribuito dal Valerini a Vincenza Armani. L'Ortense riprende, più o meno consapevolmente, il modello encomiastico elaborato dall'attore veronese al fine di nobilitare al massimo grado la dedicataria delle proprie fatiche editoriali. Tuttavia, alla luce dei documenti poco sopra menzionati, è possibile individuare un fondo di veridicità al di sotto dei
topoi e degli eccessi celebrativi. Effettivamente i natali di Vittoria furono umili, ciononostante il
padre adottivo riuscì a fornirle una buona educazione. Infatti, come vedremo più avanti, l'attrice era certamente in grado di scrivere. Non solo, ma poteva anche parlare di teatro, da pari a pari, con uomini di lettere e drammaturghi. Siamo dunque in presenza di una comica professionista di origini 'basse', ma con un buon bagaglio culturale di base, che avrebbe
590 Ibidem.
591Per alcune notizie biografiche sul letterato, v. infra.
592 L'interesse, comedia del signor Nicolò Secchi. Nuovamente posta in luce (…), Venezia, Francesco Ziletti, 1581. L'autore era morto nel 1554: cfr. L. RICCÒ, Su le carte e fra le scene. teatro in forma di libro nel Cinquecento italiano, Roma, Bulzoni, 2008, p. 283.
593 Per un confronto tra i due testi si veda ivi, p. 285.
594 E. ORTENSE, All'illustre, et virtuosissima signora, La Signora Vittoria Piissima, in L'interesse, comedia del signor
Nicolò Secchi, cit., cc. 2v-4r. La lettera di dedica è ora trascritta ivi., pp. 283-285: riportiamo qui la trascrizione di
successivamente affinato attraverso l'esperienza scenica e il contatto con letterati e intellettuali. Un percorso, il suo, che trova più di un elemento di continuità con quelli delle pioniere.
II.1 2
Nella troupe dei Gelosi (1574-1579)
L'attività teatrale della Piissimi inizia verosimilmente dopo il 1570 (data del testamento paterno) e non è documentata prima del 1574. Poiché la prima compagnia in cui milita è quella dei Gelosi, si suppone la sua presenza durante la tournée francese della troupe nel maggio del 1571595, ma l'ipotesi, per quanto plausibile, non è suffragata da alcun documento. Del tutto infondata, invece, appare la congettura intorno alla mitica prima rappresentazione dell'Aminta presso l'isola di Belvedere a Ferrara nel 1573: in base a una tradizione storiografica ormai smentita, ne sarebbero stati protagonisti i Gelosi, con Isabella Andreini nel titre-rôle e la Piissimi nella parte di Silvia596.
Nella seconda metà di luglio del 1574 è sicuramente impegnata nelle recite organizzate a Venezia in occasione del passaggio in città di Enrico III, diretto dalla Polonia a Lione dopo aver ereditato la corona francese in seguito alla morte di Carlo IX597. Da due lettere trascritte parzialmente da Baschet, apprendiamo alcuni dettagli sull'importante ingaggio: i Gelosi avevano recitato a Venezia durante l'inverno precedente598, poco prima dell'arrivo del re nella città lagunare si trovavano a Milano ed erano stati espressamente richiesti dal sovrano, particolarmente incuriosito dalla donna del gruppo, chiamata Vittoria599.
595 Come sappiamo, i Gelosi (indicati come «Galozi») si esibiscono a Nogent-le-Roi il 1 maggio 1571, come risulta dal Recueil de lettres et de pièces originales, cit.; cfr. A. BASCHET, Les comédiens italiens, cit., p. 18.
596 Abbiamo già affrontato per sommi capi la questione nel primo capitolo (v. supra). Per ulteriori approfondimenti sul tema si vedano F. PIPERNO, Nuovi documenti sulla prima rappresentazione dell’Aminta, cit., e
Solerti, Canigiani, i «nostri commedianti favoriti» e Stefanello Bottarga: sulla 'prima' di «Aminta» a Ferrara, in Corti rinascimentali a confronto. Letteratura, musica, istituzioni, a cura di B. MARX, T. MATERRESE, P. TROVATO,
Firenze, F. Cesati, 2003, pp. 145-159, S. MAZZONI, La vita di Isabella, in L’Arte dei comici. Omaggio a Isabella
Andreini nel quarto centenario della morte (1604-2004), a cura di G. Guccini, in «Culture teatrali», n. 10, 2004, pp.
102-104, F. SIMONCINI, Barbara Flaminia attrice e cantante, cit., pp. 313-314.
597 Per una panoramica sugli intrattenimenti offerti al sovrano nelle diverse città di passaggio, v. A. L. BELLINA, A suon di musica da Cracovia a Lione. I trionfi del cristianissimo Enrico III, in I Gonzaga e l'Impero, cit., pp. 81-105.
598La notizia è confermata da una lettera di Rinaldo Petignoni al duca di Mantova, Venezia, 12 febbraio 1574, ASM, Archivio Gonzaga, b. 1508, c. 490. Il documento è conservato presso l'Archivio Herla e trascritto in A. D'ANCONA, Origini del teatro italiano, cit., vol. II, pp. 463-464. Proprio una relazione sugli spettacoli da loro eseguiti in quell'occasione aveva incuriosito il Valois: «D'après la relation qu'il en avait entendue, le Roi désire extrêmement les voir, et il désire surtout que la femme, qui jouait aussi cet hiver, soit de la compagnie», A. BASCHET, Les comèdiens italiens, cit., p. 56.
Due lettere dell'ambasciatore Veit von Dornberg all'Imperatore testimoniano – seppure in modo molto stringato – delle esibizioni offerte dalla compagnia al Re Cristianissimo. Nella prima, datata 19 luglio, il cronista informa Massimiliano II che «La sera poi sua maestà andò a cenare col signor duca di Ferrara nel palaggio che sua eccellenza tiene qui in Venetia, ove fu recitata una comedia di quelle ridicolose»600. Un'eco di questa esibizione si riscontra anche in una missiva di Paolo Moro601, che quello stesso 19 luglio informa il duca di Mantova sugli intrattenimenti della sera precedente: il re ha assistito a una bella commedia, mentre per il giorno dopo è prevista una pastorale. Nella seconda lettera del Dornberg, datata 24 luglio, si specifica che «Si daranno poi altri spassi, come di musiche eccellentissime et di comedie ridicolose, havendosi mandato a levar fin a Milano una Donna eccellente in questa professione massime dopo che si ha inteso che sua maestà la sentirebbe volentieri»602.
In questa occasione i comici avrebbero inoltre interpretato la cosiddetta Tragedia di Cornelio Frangipane, una composizione poetica a tema mitologico-allegorico, musicata dal compositore e organista Claudio Merulo e rappresentata nella sala del Maggior Consiglio in seguito a un banchetto offerto al Valois il 21 luglio603. Nonostante il titolo, il soggetto del poemetto è molto più affine ai temi solitamente trattati negli intermedi che a quelli propriamente tragici: infatti «il genere non è dovuto né al terrore né alla compassione aristotelica, bensì al linguaggio alto che si addice alle orecchie sovrane di Enrico e all'eloquio dei personaggi divini»604. Si tratterebbe, in ogni caso, di un'esibizione canora eseguita dai
600 Lettera di Veit von Dornberg all'Imperatore Massimiliano II, Venezia, 19 luglio 1574, Vienna, Haus-Hof-und Staatsarchiv - Venedig, Berichte, K. 12/1574, c.n.n. Il documento è conservato in copia presso l'Archivio Herla.
601 Lettera di Paolo Moro al duca di Mantova, Venezia, 17 luglio 1574, ASM, Archivio Gonzaga, b. 1508, cc. 295- 296. Il documento è conservato in copia presso l'Archivio Herla.
602 Lettera di Veit von Dornberg all'Imperatore Massimiliano II, Venezia, 24 luglio 1574, Vienna, Haus-Hof-und Staatsarchiv - Venedig, Berichte, K. 12/1574, cc. n.n. Il documento è conservato in copia presso l'Archivio Herla.
603 P. DE NOLHAC, A. SOLERTI, Il viaggio in Italia di Enrico III re di Francia e le feste a Venezia, Ferrara, Mantova e
Torino, Torino, L. Roux e C., 1890, pp. 130-134. Per il testo del poemetto v. C. FRANGIPANE, Tragedia del Signor Claudio Cornelio Frangipani al Christianissimo et Invittissimo Henrico III re di Francia, e di Polonia, recitata nel Gran Consiglio di Venetia, Venezia, Domenico Farri, 1574. Altre dettagliate notizie sull'esecuzione della Tragedia
si trovano in T. PORCACCHI, Le attioni d'Arrigo Terzo Re di Francia et Quarto di Polonia descritte in dialogo (…), Venezia, Giorgio Angelieri, 1574, c. 16 r, cc. 28v-32r. Altre fonti sullo spettacolo: C. DORRON, Narratio
rerum memorabilium, quae propter adventum Christianissimi Invictissimique Franciae et Poloniae regis (…), Venezia, 1574,
cc. 20-21 non numerate, N. LUCANGELI, Successi del viaggio d'Henrico III Christianissimo re di Francia, e di Polonia
(…), Venezia, Giolito de' Ferrari, 1574, c. 36, R. BENEDETTI, Le feste e i trionfi fatti dalla Serenissima Signoria di Venetia nella felice venuta di Henrico III, Venezia, alla Libraria della Stella, 1574, c. 6v. Si veda inoltre C.
YRIARTE, La vie d'un patricien de Venise au 16. siècle : les doges, la charte ducale, les femmes à Venise, l'Université de
Padoue, les préliminaires de Lépante (…), Paris, E. Plon et C.ie, 1874, pp. 236-237. Per alcuni approfondimenti
sulla rappresentazione si vedano A. L. BELLINA, A suon di musica da Cracovia a Lione, cit., pp. 86-88 e V. DI IASIO, La Tragedia del S. Cl. Cornelio Frangipani al christianissimo et invittissimo Henrico III: messa in scena e ricezione,
al confine tra teatro, propaganda e politica, in La letteratura degli italiani 4. I letterati e la scena, Atti del XVI Congresso
Nazionale Adi, Sassari-Alghero, 19-22 settembre 2012, a cura di G. BALDASSARRI, V. DI IASIO, P. PECCI, E. PIETROBON e F. TOMASI, Roma, Adi editore, 2014, pp. 1-14.
Gelosi; su questo aspetto torneremo nelle pagine dedicate a repertorio e stile di recitazione della Piissimi.
Dalle missive del Dornberg e dal carteggio citato da Baschet apprendiamo dunque che l'attrice fu convocata insieme alla sua troupe proprio su esplicita richiesta del nuovo sovrano e che il suo precedente impegno professionale si era svolto a Milano605. Dunque, a quest'altezza cronologica, la primadonna ha già raggiunto una fama considerevole e risulta impegnata in fortunate tournées nel nord della penisola italiana. I suoi esordi, su cui non si hanno notizie, devono essere avvenuti qualche tempo prima.
Un'altra testimonianza dell'esibizione dei Gelosi a Venezia è offerta dal resoconto redatto da Tommaso Porcacchi sul viaggio del Re Cristianissimo:
Erano dalla Signoria in tanto stati condotti a Vinetia i Comici Gelosi: la quale schiera sapete quanto suole esser rara nel recitar Tragedie, Comedie et altri componimenti Scenici, essendovi Simon Bolognese rarissimo in rappresentar la persona d'un facchino Bergamasco, ma più raro nell'argutie, et nell'inventioni spiritose, che si dilettano, et s'insegnano: Giulio Vinitiano in contrafar quella, che domandano il Magnifico: nella qual rappresentatione sto in dubbio qual sia maggiore in lui, o la gratia, o l'acutezza de' capricci spiegati a tempo, et sententiosamente. Evvi ancho Rinaldo, che vale infinitamente nell'accommodar nuovi argomenti, e in sapergli ridurre alla Scena Tragica, et Comica con habiti, con fogge et con rappresentationi nobili. Così vi potrei discorrer di tutti, a un per uno, et massimamente della Donna, ch'è unica: ma se alcuno per ventura mi sentisse; mi biasimerebbe. […] Questi Comici Gelosi dunque rappresentarono al Re una molto grata et gratiosa Tragicomedia, della qual sentì mirabil piacere: et ho inteso che gli recitarono ancho la Domenica sera, ch'ei fu venuto una Comedia: di che il Re mostrò d'alegrarsi molto606.
Il cronista nomina espressamente i Gelosi e alcuni componenti della troupe: Simon Bolognese è quel Simone da Bologna citato da Francesco Andreini nelle Bravure del Capitan
Spavento607, Giulio Vinitiano è identificabile con il Pantalone Giulio Pasquati, mentre l'altro attore cui si fa riferimento – al quale vengono anche attribuite qualità di drammaturgo e corago – è verosimilmente Rinaldo Petignoni. La «Donna» risulta l'unica presenza femminile della compagine, ma non viene menzionata esplicitamente608. Sebbene l'autore del report si dilunghi nel descrivere le caratteristiche degli interpreti maschili della compagnia, dedicando
605 Luigi Rasi descrive le trattative condotte da Giulio Pasquati (probabilmente capocomico dei Gelosi all'epoca) per organizzare il viaggio da Milano a Venezia. V. L. RASI, I comici italiani, cit., II vol., pp. 227-228. La notizia delle recite milanesi trova conferma negli studi di Roberta Giovanna Arcaini: infatti i Gelosi avevano ottenuto «la licenza di poter recitare senza essere molestati “in questa città [Milano] et suoi borghi” nel mese di luglio», R. G. ARCAINI, I comici dell'Arte a Milano, cit., p. 269. La compagnia si era probabilmente già esibita a Milano nei mesi di maggio e giugno dello stesso anno, per celebrare la visita di don Giovanni d'Austria (ivi, p. 268). 606 T. PORCACCHI, Le attioni d'Arrigo Terzo, cit., cc. 27v-28r.
607 F. ANDREINI, Le bravure del Capitano Spavento, a cura di R.TESSARI, Pisa, 1987, p. 70.
608Scrive Elena Povoledo a proposito della composizione dei Gelosi nel 1574 a Venezia: «La donna era la celebre Vittoria Piissimi e il Magnifico, Giulio Pasquati, era padovano e non veneziano; vi erano inoltre uno Zanni bolognese che parla bergamasco, un Magnifico padovano, una Innamorata ferrarese, un capocomico, Rinaldo Petignoni, di cui non conosciamo la città d'origine. Degli altri ignoriamo sia il nome che la provenienza. Forse lavoravano già con loro Ottavio, Innamorato, e Franceschina, cioè Battista degli Amorevoli da Treviso, che certamente facevano parte della formazione nel 1576 a Ferrara e a Vienna», E. POVOLEDO, I comici
professionisti e la Commedia dell'Arte: caratteri, tecniche, fortuna, in Storia della cultura veneta. Il Seicento, Vicenza, Pozza,
1983, 2 voll., vol. I, p. 391. La studiosa attribuisce alla Piissimi origini ferraresi, d'accordo con la tradizione storiografica (solo di recente smentita).
solo uno stringato accenno alla primadonna, le sue parole lasciano intendere che è l'attrice – definita «unica» - la vera star del gruppo.
Dai documenti d'archivio e dal passo appena esaminato, emerge la grande varietà del repertorio portato in scena dai Gelosi in questa occasione: commedie, tragicommedie e pastorali vengono alternativamente offerte ad Enrico III, che mostra di apprezzare particolarmente la qualità delle rappresentazioni. Vittoria Piissimi risulta dalle fonti analizzate l'unica componente muliebre del gruppo: ricordiamo che in questo stesso lasso di tempo