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La Volta dei Dottori della Chiesa e degli Evangelisti.

CAPITOLO IV: GLI AFFRESCHI DELLA CAPPELLA SARDI-CAMPIGLI IV.1: La cappella oggi.

IV.4: La Volta dei Dottori della Chiesa e degli Evangelisti.

Mentre guardiamo in alto, sopra di noi notiamo che il soffitto della cappella è divisa in quattro vele dagli archi che formano una volta a crociera, dove sono rappresentati i quattro Evangelisti e i quattro Dottori della Chiesa in dialogo, e appena sotto di loro, nei pennacchi dai quali parte la struttura a crociera della volta, otto profeti, reggenti in mano cartigli con iscrizioni di testi biblici.

Tali testi, e conseguentemente i Profeti, non sono mai stati individuati dagli scrittori che hanno trattato questo ciclo pittorico ed io mi trovo in difficoltà nel leggere questo tipo di iscrizioni che, probabilmente, sono state a lungo rimaneggiate e corrette, in parte cancellate, perdendo quindi il loro significato.

Le otto figure, però, non hanno valore soltanto decorativo all’interno del ciclo, ma anche un significato teologico estremamente importante: l’Antico Testamento, come è noto, è prefigurazione del Nuovo Testamento; i profeti annunciano, nei testi biblici, la venuta di Dio sulla Terra.

In questo ciclo essi, sono chiamati a legittimare la venuta di Cristo, fatto uomo e asceso al cielo in anima e corpo; il verbo si è fatto carne per mezzo di una donna, Maria, ed anche la morte di lui e la sua ascensione devono essere in qualche modo approvati dalla dottrina. Le figure dei profeti si inseriscono all’interno di una fittizia finestra, che tende ad ingrandirsi nella parte sommitale, terminante in un arco a sesto acuto, all’interno della quale è inscritta una struttura polilobata, che crea una cornice per i personaggi. Sotto questa struttura dipinta, per riempire lo spazio vuoto che altrimenti si veniva a creare sotto

i Profeti, il pittore- sicuramente il restauratore- inserisce degli scudi che forse, in origine, recavano gli stemmi della famiglia Sardi-Campigli. (FIG. 14)

Solberg327 nota che una di queste figure è una Sibilla: “She occupies the position closet to the Annunciate Virgin in the crux between the altar and the left walls. Under her crown she wears a wimple and a short white veil like the Virgin’s own head covering.”328

La presenza di questa figura è, secondo lo studioso, un ulteriore rimando alla committenza femminile della cappella.329

Nella volta a crociera e nei pennacchi della cappella troviamo uno scambio di sguardi, di azioni e di leggi che giustificano quello che sta accadendo sotto i nostri occhi.

L’iconografia relativa ai Dottori della Chiesa Occidentale, è rintracciabile già nel VII secolo e, spesso, vengono associati o alle figure degli Evangelisti o ai loro simboli, e dal 1295 apparvero più frequentemente nelle volte a crociera gotiche, dove le quattro vele ben si prestavano per la collocazione di questi soggetti iconografici330.

Un esempio è la volta della Basilica Superiore di San Francesco ad Assisi, dove la decorazione è strettamente legata alle norme imposte da Bonifacio VIII; d’ora in avanti questa è la loro collocazione più frequente331.

Nella storia dell’arte non è l’unico esempio: solitamente l’iconografia rappresenta gli Evangelisti e i Dottori della Chiesa seduti l’uno di fronte all’altro, in dialogo, come possiamo vedere nella volta affrescata da Pietro da Rimini nel XIV secolo nella Chiesa dedicata a Santa Chiara a Ravenna. (FIG.10)

Le figure dei Dottori e degli Evangelisti, vennero messe in relazione poiché sono stati questi grandi personaggi che hanno formato la Dottrina Cristiana a legittimare i quattro Vangeli canonici332: “San Girolamo[…] contribuì in modo decisivo a dare loro [agli

327 SOLBERG 2010, in «Gesta». 328 Ivi, p. 63.

329 Ibidem.

330 ENCICLOPEDIA DELL’ARTE MEDIEVALE 1994, VOL. V, p. 796. 331 Ibidem.

Evangelisti] un’impronta canonica”333; furono sempre i Dottori della Chiesa ad assegnare ad ogni Evangelista il simbolo che tradizionalmente li accompagna334.

Nella chiesa di Santa Chiara, Pietro da Rimini collega di Dottori della Chiesa agli Evangelisti secondo questi binomi: Sant’Agostino è messo in relazione con San Giovanni Evangelista, Sant’Ambrogio dialoga con San Marco, San Gregorio Magno con l’evangelista Luca e San Girolamo è accoppiato a San Matteo335.

Sappiamo che il numero dei Dottori della Chiesa venne fissato a quattro nel 1295 da Bonifacio VIII, che istituì il culto di Ambrogio, Agostino, Girolamo e Gregorio Magno336; in seguito vennero introdotti nel culto anche i Dottori della Chiesa greca nel numero, per analogia, di quattro: Basilio Magno, Gregorio Nazianzeno, Giovanni Crisostomo e Antanasio.337

Altra cosa è invece il modello compositivo utilizzato da Taddeo di Bartolo nella volta della cappella Sardi- Campigli: esso è ritracciabile nella decorazione della volta della Tribuna della medesima chiesa pisana, ad opera di Jacopo di Mino del Pellicciaio, che rappresenta la Gloria di San Francesco, dipinta nel 1355 circa.

Qui non si rappresentano gli Evangelisti: le figure dipinte sono sei, che occupano tre vele della volta della tribuna, mentre la quarta è occupata da San Francesco in mandorla sorretta da due angeli, posto che tradizionalmente spetta alla figura del Cristo benedicente; le coppie di figure rappresentate sono i Santi Fondatori degli Ordini338. (FIG.11, 12)

I personaggi sono sospesi l’uno di fronte all’altro, recanti in mano un libro aperto, sembrano scendere direttamente dalle sfere celesti. I sapienti sembrano appena apparsi ai nostri occhi, le vesti sono ancora in movimento, rivolte verso gli angoli della volta a crociera.

Poco distante dalla tribuna affrescata quasi un cinquantennio prima da Jacopo, Taddeo ripete la stessa invenzione: in essa, però, a differenza del suo predecessore, egli affresca i quattro Dottori della Chiesa occidentale in dialogo con i quattro Evangelisti. (FIG. 13) 333 Ibidem.

334 Ibidem.

335 EMILIANI, MONTANARI, PASINI 1995, p. 53; BRANDI 1935, p. XXV. 336 ENCILOPEDIA DELL’ARTE MEDIEVALE 1994, VOL. V, p. 716. 337 Ivi, p. 717.

La rappresentazione è del tutto simile a quella di Jacopo di Mino: i quattro evangelisti e i quattro Dottori arrivano volando sopra di noi e srotolando un cartiglio; le figure si muovono nello spazio con più eleganza rispetto a quelle situate nella tribuna: esse sono modellate su una curva innaturale della schiena. I personaggi di Taddeo di Bartolo si stagliano su uno sfondo blu con stelle e, seguendo la linea diagonale dei costoloni della volta, risultano più naturali; le vesti pesanti, muovendosi, fanno intravedere l’anatomia del corpo, come un ginocchio piegato ed il loro muoversi ci indica che essi sono appena giunti sopra di noi.

Sembra un dialogo quello che si istaura tra questi otto personaggi che, complici, si guardano negli occhi, dimostrando così il passaggio dalla dottrina evangelica alle teorizzazioni dei grandi personaggi della storia della Chiesa.

Essi indossano abiti conformi alle loro epoche: gli Evangelisti sono abbigliati all’antica, con tuniche pesanti, mentre i Dottori indossano abiti liturgici e Gregorio Magno indossa invece una veste completamente bianca.

Ognuno di essi ha una posa diversa: chi è di profilo, chi di tre quarti, comunque la loro posizione mostra un’ evidente volontà di dialogare tra loro, come se noi, osservandoli, fossimo soltanto degli spettatori inermi, che non possono in nessun modo interagire per comprendere gli elevati ragionamenti teologici nei quali sono immersi.

Lo sfondo e la cornice puramente ornamentale che racchiude queste quattro vele annullano il senso di tridimensionalità, che viene donato solamente dal movimento delle vesti e da come esse si modellano sul corpo; l’immaterialità delle figure ci riporta in una dimensione religiosa, teologica, profonda, un dialogo silenzioso, fatto di sguardi; una dimensione paradisiaca, dove tutto è compreso senza che ci sia la necessità di parole confuse: solo la Verità è tangibile.

338 BELLOSI 1972, in «Bollettino d’Arte», VI, LVII, pp. 73-77. Lo studioso, Luciano Bellosi, fu il primo ad attribuire la volta dei Santi fondatori degli Ordini a Jacopo di Mino del Pellicciaio: “Fu Roberto Longhi a definire la personalità artistica dell’autore degli affreschi tuttora esistenti nella volta del coro di San Francesco a Pisa, che già l’Offner aveva escluso dal catalogo delle opere di Taddeo Gaddi. L’attribuzione tradizionale al pittore fiorentino era basata sul fatto che il Vasari riportava un’iscrizione non più esistente sulle pareti della Cappella dove si leggeva il nome del Gaddi e la data 1342. Gli affreschi raffigurano alcuni Santi fondatori di ordini religiosi da qui la denominazione di ‘Maestro degli Ordini’, che il Longhi propose per il loro ignoto autore[…]. Il Longhi poneva energicamente l’accento sui caratteri senesi di questo pittore anonimo[…] la data 1342[…] poteva servire come punto di riferimento cronologico anche per la volta dipinta dal ‘Maestro degli Ordini’”. Attraverso alcuni confronti stilistici, Bellosi, nel suo articolo, sostiene con fermezza che il “Maestro degli Ordini” possa identificarsi, dopo secoli di anonimato, con Jacopo di Mino del Pellicciaio, nato presumibilmente intorno al 1315-20, e morto prima del 1396.

L’architettura vera della volta a crociera funge da cornice per queste quattro vele, che sono nuovamente racchiuse con un’altra struttura puramente decorativa, che riporta elementi geometrici; intervallati a questi si notano dei piccoli volti, interpretabili come angeli, o semplicemente come elemento decorativo nell’insieme.