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Il vuoto svela il progetto

Nel documento Gordon matta clark (pagine 57-60)

Le straordinarie matrici geometrico- compositive che si trovano alla base della costruzione laterizia del campanile di San Martino a Pietrasanta, denotano un’architettura rinascimentale di altis- simo valore e l’inedita struttura interna, percorsa da una grandiosa vite funzio- nante da rampa auto-portante per ac- cedere alla cella campanaria, si presen- tano come un’invenzione architettonica nella quale la straordinaria complessità geometrica si accompagna ad una ge- niale sapienza tecnologico-costruttiva, nonché ad un ardito riutilizzo delle forme dell’arte edificatoria classico-romana. La ricerca effettuata ha dimostrato am- piamente come la parte esterna e quella interna del campanile siano due entità architettoniche distinte, ma comunque in stretta correlazione. La monoliticità dell’esterno contrasta con lo spazio interno articolato e progettato nella sua avvolgente complessità. Ma cosa era stato preso ad esempio per l’idea pro- gettuale che scolpisce il vuoto? Nella Roma degli inizi del Cinquecento, fa- mosa ed ammirata, troviamo la colonna Traiana con un cartiglio avvolgente che si sviluppa per cento piedi di altezza. Il vuoto del campanile ne materializza il fusto richiamandola nella dimensione ed ordine. D’altra parte in questo pe- riodo storico la scuola neoplatonica, rinvigorita dagli scritti di Marsilio Ficino diventa ginnasio formativo e luogo di grande dibattito fra gli artisti per indi- viduare la funzione dell’opera d’arte e la sua potenza evocativa. Fra i più ce- lebri rappresentanti di questo pensiero troviamo Michelangelo Buonarroti che denuncia l’esistenza dell’idea come innata e connaturata nell’essenza del- le cose, tanto che usa definire la sua

azione scultorea come eliminazione del sovrappiù finalizzata a liberare la forma che ha vita autonoma all’interno del blocco di marmo, così come l’anima all’interno del corpo umano. Poiché in quegli stessi anni Michelangelo era presente a Pietrasanta mentre il suo col- laboratore Donato Benti1 è indicato, fino

ad oggi come progettista del campanile, non possiamo che avanzare l’ipotesi di un progetto concepito dalla genialità scultorea di Michelangelo stesso che ha riproposto la colonna Traiana, a lui ben nota, all’interno del campanile in un gioco accattivante ove il positivo di- venta negativo cioè la colonna, oggetto tangibile, è qui rappresentata dal vuo- to. Il campanile si presenta come una struttura autonoma, a pianta quadrata, sviluppato per 36 metri di altezza con un estradosso non finito che rivela l’inten- zione di un mancante rivestimento mar- moreo. L’interno, contrariamente a qua- lunque aspettativa, presenta una singo- larità costituita dalla scala che appare ricavata nella sezione muraria e salendo si avvolge a chiocciola. Tale costruzione supera l’impostazione trilitica più usuale con la creazione di un aggetto generato dalla muratura di mattoni sul quale pog- giano i gradini, ottenendo una struttura auto-portante che gira su se stessa e determina l’occhio centrale. Per studia- re accuratamente questa architettura è emersa la necessità di realizzare una serie di sezioni verticali del campanile tramite piani ideali perpendicolari al piano di riferimento. Effettuando queste sezioni teoriche, secondo i principi della geometria proiettiva, si è rilevata tutta la superficie elicoidale. Il rilievo è stato restituito graficamente tramite il metodo della prospettiva parallela:2 una scelta

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dettata dalla necessità di ricostruire l’oggetto in pianta, visualizzarlo in se- zione e al contempo studiarlo nella sua tridimensionalità. Questo modo di rap- presentare l’architettura ha il vantaggio di suscitare una consapevolezza edilizia quasi come se si fosse in cantiere, tal- ché si è facilmente individuata la super- ficie rigata che volve internamente. La curvatura principale emersa in sezione è una particolare superficie determinata dalla copertura della scala che sale se- condo una traiettoria elicoidale si tratta di un elicoide cerchiato retto chiuso, cioè una superficie generata da una circonferenza che si sposta con moto elicoidale intorno ad un asse in direzio-

ne di un punto proprio.

I margini di questa sono due eliche (superiore ed inferiore) che non hanno distanza costante. Infatti, nell’ipotesi che il profilo di questo vano sia quello di un fusto ionico, se immaginiamo di inta- gliare nel suo spessore interno un inca- vo che si avvolge a elica attorno all’asse centrale, questa scanalatura generata dalla sovrapposizione dei vari letti di posa dei mattoni assumerà sezioni di- verse al variare del diametro interno del- le circonferenze direttrici perpendicolari all’asse del campanile, caratteristica costruttiva necessaria per mantenere costante il passo dell’elica della scala. Le sezioni orizzontali alle diverse quote

dimostrano come la scala avvolgendosi generi un occhio che si comporta come il fusto di una colonna; in altre parole la torre presenta un’entasi e descrive una affusolatura. Indagando il manufatto secondo i canoni mensori dell’epoca si è individuato nel piede romano il canone adottato che rispondeva perfettamente alla descrizione architettonica in pianta ed in alzato. Lo studio condotto ha suggerito la presenza di un asse pro- prio3 nell’organizzazione di cantiere ed il

piede romano, con la sua aggregazione pura in palmi, si componeva secondo due assialità e si attagliava perfettamen- te alla giacitura radiale dei mattoni. L’analisi geometrico-mensoria ha sve-

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lato la chiave del proporzionamento del campanile. Possiamo affermare che la scala elicoidale si svolge intorno all’asse ideale della fabbrica, qui sostituito dal vuoto, realizzando una grandiosa scul- tura in negativo a volume coclide.4

Una ulteriore notazione è che la pianta quadrata della struttura è orientata con i quattro punti cardinali secondo le dia- gonali5 ed è controllata nella crescita se-

condo i rapporti di una voluta ionica. La scala interna gira da est verso nord, cioè con andamento destrorso; ma ancor di più la sua scansione avvolgente indivi- dua una superficie che come una buccia si avvita intorno al fusto della colonna. Le sovrapposizioni fra la sezione del campanile e la colonna Traiana hanno visualizzato coincidenze precise nei rap- porti proporzionali ed hanno sottolineato come i lavori subirono un arresto brusco sicuramente con la morte del Benti. In- fatti se si aggiungono altri due ordini di

scala6 a quelli esistenti si supera la volta

a botte, che interrompe bruscamente il vano scala e appare fuori contesto e si arriva a coprire tutta la sezione della cella campanaria raggiungendo così 185 gra- dini a quota pari a quella del centottanta- cinquesimo gradino della Traiana. Qual’è quell’architetto che può pen- sare di trattare l’architettura come uno scultore il suo blocco di marmo? Evi- dentemente chi pensa che all’interno di ciascun blocco di marmo esista l’idea in sé, secondo un principio neoplatonico ampiamente discusso fra gli artisti. E poiché altezze, diametri, moduli di rife- rimento, proporzioni, tutto corrisponde, se non è Michelangelo questa struttura ha come autore sicuramente un genio! Un genio che ragiona però secondo principi scultorei e non solo architetto- nici, che visualizza tridimensionalmente lo spazio e lo scolpisce in modo da preservare intatta l’idea progettuale.

La sezione, dunque, di questa struttura cela una organizzazione architettonica al servizio di una idea che fa dell’opera architettonica un’opera d’arte.

1 Donato Benti (Firenze 1470-1537). 2 Cfr. Barbara Aterini, La Prospettiva Parallela,

Alinea Editrice, Firenze, 1995.

3 Per l’individuazione e l’aggregazione delle aree

quadrate che individuano un protocollo geometrico di controllo sia in fase progettuale che di cantiere cfr. Cecilia M.R. Luschi, Il canone architettonico e la sua

aggregazione in Bini M., Luschi C.M.R., Bacci A., Il Castello di Prato. Strategie per un insediamento me- dioevale, pp. 36-48, Alinea editrice, Firenze, 2005

4 Cfr. Tesi di laurea di Enrico Venturini dal titolo La

scala a chiocciola del campanile del Duomo di San Martino ai Pietrasanta-Lucca, discussa il 6 aprile

2009 con il massimo dei voti legali e lode e dignità di pubblicazione, relatori prof. Barbara Aterini e prof. Gabriele Morolli, rilievi topografici dell’architetto Mauro Giannini del Dipartimento di Progettazione dell’Architettura dell’Università degli studi di Firenze.

5 Cfr. Cecilia M.R. Luschi, La relazione tra teoria e pra-

tica nell’architettura federiciana, op. cit. pp. 35-36

6 Un ordine equivale a 36 gradini

5 6 4 5 Pagine precedenti: 1

Il campanile del Duomo di S. Martino a Pietrasanta

Vista interna dall’alto dove è evidente la voluta ionica di impostazione planimetrica

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Vista interna da cui si può valutare lo spessore murario per la presenza dell’apertura raccordata al piano dello scalino

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Il campanile del Duomo di S. Martino a Pietrasanta

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Vista interna dal basso dove si può apprezzare lo sviluppo della superficie elicoidale rigata che genera il volume coclide.

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Prospettiva parallela con lo studio delle ombre a mezzogiorno dell’equinozio di primavera (Disegno di Enrico Venturini)

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Prospettiva parallela e relative sezioni di studio (Disegno di Enrico Venturini)

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Prospettiva parallela e relative sezioni del confronto con la colonna Traiana inserita nel volume coclide del vano scala (Disegno di Enrico Venturini)

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Elisabetta Agostini

“Sguardo in ciò che è”

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Nel documento Gordon matta clark (pagine 57-60)