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I water safety plans come strumento di gestione preventiva e resiliente: analisi di una esperienza

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Obiettivi. Le alterazioni degli equilibri che regolano i sistemi ambientali, provocate dall’azione antropica,

rappresentano una minaccia sempre più evidente e tangibile per la salute del pianeta dalla quale dipende, in maniera indissolubile, anche la salute dell’uomo. La conoscenza e la consapevolezza di questa dipendenza è il presupposto per prevenire e gestire, nello scenario attuale e di medio-lungo periodo, i rischi che legano il rapido cambiamento ambientale globale, primo tra tutti il cambiamento climatico, alla salute umana. L’acqua, determinante per la salute e lo sviluppo economico-sociale, rappresenta anche l’elemento più fragile del pianeta rispetto ai cambiamenti ambientali e climatici e, anche in forza di storiche carenze infrastrutturali e di governance, richiede oggi misure di protezione e controllo ingenti, secondo una visione olistica estesa al ciclo integrato e all’intero ciclo naturale della risorsa (Russo, 2017). I possibili rischi inerenti la qualità e la quantità delle risorse idriche determinati dalla diffusione di contaminanti emergenti e da fenomeni quali siccità, precipitazioni intense e inondazioni, rappresentano delle sfide sia per i gestori del servizio idrico integrato (di seguito gestori) sia per gli enti cui spetta istituzionalmente il compito della tutela e della governance delle risorse idriche. Inoltre, la crescita della popolazione, la crescente urbanizzazione e l’aumento della domanda di acqua costituiscono già oggi delle problematiche critiche dal punto di vista dell’approvvigionamento idrico, destinate probabilmente ad aggravarsi in futuro.

Nel 2004 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha introdotto, all’interno della terza edizione delle Linee Guida per la qualità delle acque potabili (WHO, 2004), l’approccio dei Water Safety Plans (WSP) che prevede l’identificazione, la valutazione e la gestione dei rischi per la salute umana lungo l'intera rete idrica, dalla captazione al rubinetto. Oggi i WSP rappresentano il mezzo più efficace per garantire la qualità della fornitura idrica e la protezione della salute in quanto, attraverso la valutazione e la gestione del rischio e la loro costante e continua revisione nel tempo, consentono di assicurare la prevenzione e la riduzione di pericoli fisici, biologici e chimici nell'acqua potabile. Recentemente, la crescente riflessione sugli impatti del cambiamento climatico e sull’adattamento che essi richiedono ha dato avvio ad una transizione verso WSP ”resilienti al clima” (WHO, 2017). Questi ultimi consistono in WSP in cui vengono specificamente identificati, valutati e gestiti i rischi attuali e futuri derivanti dal cambiamento e dalla variabilità climatica, allo scopo di incrementare l’adattamento e la resilienza del sistema di fornitura d’acqua attraverso l’adozione di un approccio olistico alla gestione delle risorse idriche e la collaborazione con gli altri stakeholder.

Il nostro lavoro presenta un caso studio di implementazione del WSP coerente con l’impostazione dei WSP relisienti al clima. Attraverso i risultati di un approccio fondato sullo stakeholder engagement e sull’applicazione di un modello per l’analisi della vulnerabilità della risorsa che estende la visione del sistema acquedottistico anche alle relazioni con l’ambiente e il sistema socio-economico, il lavoro si pone l’obiettivo di dimostrare che il WSP costituisce, per tutti gli stakeholder coinvolti nel processo, uno strumento efficace per implementare una gestione condivisa della risorsa idrica orientata al miglioramento del suo livello di tutela quali-quantitativa, contribuendo in questo modo alla garanzia di acqua sicura per la salute umana e al processo di adattamento e miglioramento della resilienza al cambiamento climatico.

Più nello specifico, il caso studio riguarda l’implementazione del modello dei WSP nel sistema idrico pilota di Empoli, di competenza del gestore Acque SpA. Il sito è caratterizzato da un insieme complesso e frammentato di infrastrutture compreso all’interno di un perimetro ideale che interessa i territori di sei comuni toscani (Fig. 1). Le infrastrutture consistono in 79 pozzi, 1 sorgente, 10 potabilizzatori, 30 accumuli, 26 pompaggi e 388 Km di rete

Borsista di ricerca in Management - Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa - Italy e-mail: [email protected]

Ricercatrice di Management - Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa - Italy e-mail: [email protected]

Ingegnere Unità operativa Tutela della Risorsa Idrica - Acque SpA - Italy e-mail: [email protected]

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Ordinario di Economia e Gestione delle Imprese - Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa - Italy e-mail: [email protected]

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acquedottistica. Tale sistema infrastrutturale è inserito in un’area prevalentemente pianeggiante, attraversata da 2 corsi d’acqua e oggetto negli anni Sessanta e Settanta di un forte processo di sviluppo urbano, industriale e commerciale.

Fig. 1: Organigramma del team multidisciplinare

Fonte: ns. elaborazioni

Metodologia. L’approccio metodologico proposto in questo caso studio risponde alle finalità di un WSP

“resiliente al clima”, ponendo, pertanto, una specifica attenzione affinché i rischi per la fornitura di acqua potabile derivanti dal cambiamento climatico vengano adeguatamente identificati e valutati, così come le eventuali azioni necessarie per supportare l’adattamento e il miglioramento della resilienza del sistema di fornitura. In tutti i WSP la prima fase del processo di implementazione consiste nella formazione del team multidisciplinare, ovvero di un gruppo di figure con elevata competenza e conoscenza, che affianchino il gestore nelle fasi di sviluppo del piano e che appartengano a diverse categorie di stakeholder. Il team multidisciplinare costituisce, infatti, una delle chiavi del successo dei WSP (Roeger et al., 2018), apportando conoscenze specifiche (esterne all’azienda) e ponendo le basi per l’implementazione di misure di miglioramento in collaborazione con gli stakeholders locali. Le categorie di stakeholder più strategiche comprendono le amministrazioni locali (comuni), le autorità per l’ambiente e per la salute, le autorità di bacino, le autorità di livello regionale, i regolatori, la protezione civile e i servizi di risposta alle emergenze (Almeida et al., 2014). L’attenzione al coinvolgimento di competenze diverse e specifiche è ancor più importante quando si considerano gli aspetti connessi al cambiamento climatico (Rickert et al., 2019), vista la necessità di individuare - a livello territoriale - competenze specifiche in ambito di tutela, gestione e controllo della risorsa idrica, di conoscenza delle dinamiche climatiche e delle loro implicazioni, da affiancare a quelle strettamente tecniche apportate dal personale del gestore.

Con queste finalità, e applicando i metodi classici di stakeholder analysis (inter alia Reed et al. 2009), nello sviluppo del WSP in oggetto sono state sistematicamente raccolte ed analizzate le informazioni necessarie a determinare gli interessi e l’influenza dei diversi attori del sistema nell’implementazione del WSP. Ciò ha permesso di ottenere la mappatura e la classificazione degli stakeholder, sia interni che esterni all’azienda, di definire l’organigramma di tutti i soggetti da coinvolgere e le modalità specifiche di engagement. All’interno dell’organigramma è stato individuato il team multidisciplinare che ha collaborato alla implementazione del WSP. Più nel dettaglio, in base ai ruoli e alle competenze specifiche di ognuno dei soggetti mappati, è stata ideata una struttura comprendente sia un team di lavoro preposto - sotto la guida di un Team Leader e nelle sue diverse sottoarticolazioni - allo sviluppo delle diverse fasi del WSP, sia un gruppo di esperti da attivare on demand su particolari tematiche. La struttura di organigramma (Fig. 2) ha previsto in particolare:

Un Gruppo operativo ristretto (GOR), composto da un numero ristretto di professionisti afferenti al gestore, all’Istituto Superiore di Sanità (ISS), all’Istituto di Management (IDM) della Scuola Sant’Anna, all’Autorità Sanitaria Locale (ASL) e all’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente (ARPAT);

Un Gruppo Operativo allargato (GOA), nel quale, oltre alle figure previste nel gruppo ristretto, sono incluse altre funzioni del gestore (a seconda dei temi in analisi), i referenti dei comuni direttamente interessati e di altri enti (Autorità di Bacino, Autorità Idrica, Regione).

Per i diversi componenti del team è stata definita una strategia di engagement che prevede modalità di partecipazione e di coinvolgimento a vari livelli. Per i componenti del GOR sono state previste riunioni periodiche, (eventualmente anche telematiche), mentre per i componenti del GOA e per gli esperti sono state previsti momenti di

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confronto in funzione delle necessità specifiche evidenziate dal gruppo operativo ristretto e in occasione delle fasi di implementazione più importanti. La strategia ha inoltre previsto l’organizzazione di momenti formali di costituzione del team e di avvio dei lavori al fine di rafforzare il livello di engagement dei diversi attori.

Fig. 2: Organigramma del team multidisciplinare

Fonte: ns. elaborazioni

L’approccio metodologico alla valutazione del rischio ha preso in particolare considerazione le diverse pressioni che possono indurre cambiamenti nella risorsa. Per quanto in molti casi applicativi il focus dell’analisi sembri concentrarsi maggiormente o esclusivamente sugli eventi pericolosi e i pericoli che colpiscono l’acqua erogata (e quindi più sulla componente infrastrutturale), piuttosto che sulla risorsa idrica nel suo contesto naturale, l’attenzione agli aspetti climatici aiuta ad identificare ciò che può influenzare la quantità e la qualità della risorsa in natura, considerando, tra gli altri, lo sviluppo della popolazione e la domanda idrica degli altri settori, insieme alla ricostruzione degli scenari climatici (Rickert et al., 2019).

Il framework per l’analisi di vulnerabilità ha preso a riferimento uno dei modelli più utilizzati a scala vasta per lo studio delle relazioni tra sistema ambientale (o naturale) e antropico, cioè il modello Drivers-Pressures-State-Impacts- Responses (DPSIR) (EEA,1999). Nella sua struttura “classica”, esso si basa sull’assunto che gli sviluppi sociali ed economici (Drivers) provocano delle Pressioni sull’ambiente determinando così una variazione del suo Stato (inteso come qualità e caratteri dell’ambiente). I cambiamenti significativi dello Stato dell’ambiente possono a loro volta provocare degli Impatti, che si manifestano come alterazioni negli ecosistemi, nella loro capacità di sostenere la vita, la salute umana, le performance sociali ed economiche. Ciò richiede l’individuazione di Risposte che possono agire sulle Determinanti, sullo Stato o direttamente sugli Impatti.

Sia nella sua struttura classica, sia in alcune sue varianti, il modello DPSIR è stato utilizzato in alcuni lavori per la descrizione delle relazioni esistenti tra pressioni ambientali, risorsa idrica e salute. Shields et al. (2014), ad esempio, utilizza il modello Driving Force-Pressure-State-Exposure-Effect-Action (DPSEEA), sviluppato dalla WHO nel 1995, per esplorare il collegamento tra malattie legate all'acqua (diarrea, avvelenamento da arsenico e da fluoridi) e le loro determinanti significative, individuando queste ultime nella crescita della popolazione, nell’agricoltura, nella deforestazione, negli eventi metereologici estremi e nel cambiamento climatico.

Nel caso studio in esame, la struttura classica del modello D.P.S.I.R. è stata semplificata mediante l’accorpamento delle Determinanti e delle Pressioni da un lato, e dello Stato e degli Impatti dall’altro, ottenendo così un modello denominato DP_SI_R composto da tre Macrocategorie. Ognuna di queste è declinata in una serie di sottocategorie, che possono essere descritte da uno o più indicatori. Attraverso l’individuazione della Macrocategoria “Determinanti - Pressioni”, il modello consente di inquadrare il sistema demografico, socio-economico e ambientale in cui si inserisce il sistema idrico in esame e di individuare e classificare - conseguentemente - i possibili fattori di origine naturale o antropica che generano la vulnerabilità della risorsa idrica, tra i quali viene compreso anche il cambiamento climatico. La Macrocategoria “Stato - Impatti” contiene invece un insieme di indicatori che descrivono, per ogni fase della filiera idropotabile, lo stato dell’ambiente, lo stato delle infrastrutture acquedottistiche, lo stato della risorsa idrica e la frequenza temporale degli eventi in grado di provocare una alterazione quali-quantitativa della risorsa potabile con conseguenze sulla salute umana (interpretati come Impatti). La Macrocategoria “Risposte” raccoglie un set di misure di risposta ai rischi individuati nelle fase specifica di Valutazione del rischio, distinte nelle tre categorie “Normative e vincoli”, “Misure di controllo” (misure per il controllo degli eventi pericolosi già implementate nel sistema idrico dal gestore) e”Azioni specifiche di miglioramento”(azioni finalizzate al controllo dei

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rischi rispetto ai quali le misure di controllo già in essere risultano inadeguate). La rappresentazione è completata dalla evidenziazione delle relazioni (attraverso frecce) esistenti tra categorie e macrocategorie, le quali necessitano di essere classificate nella loro magnitudo (Fig. 3). Questa classificazione avviene attraverso la successiva assegnazione da parte del GOR di un giudizio qualitativo di vulnerabilità, volto a stabilire in che misura la risorsa idrica sia minacciata da quello specifico fattore. Nello specifico, è stata prevista una scala che prevede tre differenti livelli di vulnerabilità (bassa, media ed elevata) assegnati in base al valore degli indicatori. Tale attività di classificazione rappresenta un passaggio propedeutico alla effettiva valutazione del rischio, in quanto consente di discriminare, nell’ambito dei potenziali fattori di pressione che si esercitano sulla risorsa, quelli che costituiscono una minaccia concreta. Questi ultimi devono essere inseriti nella matrice del rischio, declinati negli eventi pericolosi ad essi riconducibili e valutati in termini di rischio per la salute umana attraverso un approccio semiquantitativo.

Fig. 3: Schema a blocchi delle categorie del modello DP_SI_R

Fonte: ns. Elaborazioni

Risultati. Il caso studio appena descritto ha confermato le evidenze già riportate in letteratura in merito al ruolo

che la collaborazione tra i diversi stakeholders del team riveste nell’implementazione di un WSP efficace. Nonostante qualche difficoltà iniziale nel coinvolgimento di alcuni stakeholder territoriali, aspetto frequente nelle esperienze di WSP (Bartram et al., 2009, Schmoll et al. 2011, Ncube et al. 2013), questo caso studio dimostra che si può vincere la sfida rappresentata dal coinvolgimento degli stakeholder (Ferrero et al., 2018) e che i membri del team, se coinvolti in maniera efficace, continua e coordinata, svolgono un contributo importante in tutte le fasi di sviluppo del piano.

La composizione eterogenea del team multidisciplinare, ottenuta grazie all’applicazione della stakeholder analysis, e la sua struttura organizzativa flessibile hanno garantito l’apporto delle necessarie informazioni, punti di vista e competenze tecniche e una proficua collaborazione durante tutto lo svolgimento del processo di implementazione. I momenti di maggiore confronto e collaborazione hanno riguardato le fasi principali e più delicate come la formalizzazione del team, la raccolta dei dati, la convalida del modello teorico, l’individuazione della scala territoriale di indagine per l’applicazione dell’analisi di vulnerabilità, la condivisione della matrice del rischio. Le diverse competenze incluse nei gruppi di lavoro hanno particolarmente giovato alla evidenziazione delle conseguenze di alcune condizioni climatiche particolari sullo stato quali-quantitativo della risorsa idrica nel territorio. ,Anche l’individuazione della scala territoriale di elaborazione degli indicatori per l’analisi di vulnerabilità si è avvantaggiata di un importante contributo da parte di alcuni membri del GOA (Autorità di bacino, Arpat) che ha portato alla realizzazione di ulteriori studi di approfondimento geologico e acquedottistico; questi ultimi hanno consentito di validare gli areali di riferimento per ciascun indicatore e di concordare dei criteri per individuare le aree su cui andare a concentrare lo studio o sulle quali svolgere approfondimenti futuri. Preziose, inoltre, sono state le competenze del GOA nella individuazione delle risposte di diversa natura (dalle regolamentazioni alle azioni specifiche di miglioramento). Gli incontri del team hanno rappresentato delle occasioni importanti non solo per la discussione e la condivisione di aspetti prettamente operativi,connessi all’implementazione del WSP, ma anche per il consolidamento dei rapporti tra i diversi membri del gruppo e per la presa di coscienza, attraverso la disamina della natura degli eventi pericolosi inseriti nella matrice, di quelli che sono i ruoli e le responsabilità dei vari stakeholder nella tutela della risorsa idrica, in linea con quanto accaduto in esperienze analoghe (McKie et al, 2016). Attraverso un ampio coinvolgimento degli stakeholder sono state posti i presupposti per una collaborazione di lungo termine. Alcune delle azioni di miglioramento, in particolare quelle relative agli effetti del cambiamento climatico, prevedono infatti la collaborazione tra diversi stakeholders. Inoltre, è stato manifestato un concreto interesse a mantenere attiva -

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attraverso un protocollo specifico - la comunicazione col gestore del servizio idrico per la segnalazione di informazioni rilevanti durante la fase di mantenimento del piano.

Lo svolgimento dell’analisi di vulnerabilità e, successivamente, della valutazione del rischio con l’individuazione delle misure di risposta hanno consentito di completare l’implementazione del modello, di caratterizzare e di descrivere la natura delle relazioni (descritte dal colore delle frecce) che sono state individuate tra le diverse Macrocategorie (Fig. 4). Il lavoro ha fatto emergere una vulnerabilità elevata a carico della risorsa captata collegata a numerose categorie delle “Determinanti_Pressioni” e allo”Stato dell’Ambiente”. Tra le prime, si evidenzia come siano compresi anche anche il cambiamento climatico, le dinamiche della popolazione e del turismo e i prelievi idrici, che hanno costituito le categorie più significative dal punto di vista degli aspetti quantitativi della risorsa. Per quanto riguarda in particolare la categoria “Cambiamento climatico”, è emerso da studi condotti a livello regionale che la zona di interesse del WSP si trova in un’area caratterizzata da vulnerabilità medio-alta sotto l’aspetto climatico e da problemi legati ad aridità e siccità. Il trend degli indicatori delle anomalie di temperature e precipitazioni elaborati per la zona di riferimento ha confermato le evidenze di tali studi. Inoltre, per quanto riguarda lo stato della risorsa, recenti approfondimenti sulla modellazione idrogeologica dell’acquifero che alimenta i pozzi idropotabili hanno evidenziato la parità del bilancio idrico, ovvero l’uguaglianza tra i flussi di risorsa in entrata e in uscita.

Per quanto riguarda l’individuazione delle misure di risposta, nell’ambito normativo è stato individuato un quadro sintetico delle principali politiche, regolamenti,misure e norme di risposta ad alcuni eventi pericolosi collegati soprattutto al cambiamento climatico (riduzione della fornitura in caso di emergenze idropotabili determinate da siccità), alla pericolosità di tipo territoriale (alluvioni) e alle attività antropiche in generale. Tra le “Azioni di miglioramento”sono stati individuati interventi specifici nei confronti dei rischi determinati da fattori di vulnerabilità di tipo ambientale o antropico.Uno di questi riguarda ad esempio lo sviluppo di un modello numerico dell'acquifero, che sarà realizzato dal gestore in collaborazione con l’Autorità di bacino competente. Tale strumento aumenterà la comprensione delle dinamiche dei flussi idrici sotterranei e consentirà di simulare scenari previsionali delle variazioni stagionali del livello di falda determinate dalle forzanti climatiche; inoltre, tale modello potrà essere di supporto per lo studio di eventuali fenomeni di contaminazione della risorsa. Un’altra azione indirizzata specificamente alla risposta alla riduzione dei rischi connessi al cambiamento climatico - in particolare alla variazione stagionale della qualità microbiologica e chimica della risorsa naturale - consisterà nello svolgimento di uno studio di correlazione tra indicatori meteoclimatici ed i contaminanti nell’acqua grezza; tale studio consentirà di rilevare eventuali conseguenze sulle caratteristiche qualitative della risorsa dovute a condizioni climatiche particolari. I risultati emersi dallo studio, che sarà svolto tramite la collaborazione del gestore e di ISS, saranno condivisi nell’ambito dell’Osservatorio regionale degli Utilizzi Idrici istituito in seno all’Autorità di bacino distrettuale locale. Entrambe le azioni forniranno nel tempo delle evidenze al gestore per indirizzare le proprie scelte gestionali verso interventi di miglioramento della resilienza o di altre soluzioni per l’adattamento.

Fig. 4: Schema finale del Modello DP_SI_R

Fonte: ns. elaborazioni

Il caso studio rappresenta un’ulteriore prova, oltre ai casi riportati in letteratura, che il WSP ha delle ripercussioni positive nella tutela della risorsa e nella governance del settore idrico (Roeger et al., 2018); in modo

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particolare, questa esperienza fornisce evidenza di come questo strumento sia efficace nel supportare il processo di adattamento ai possibili impatti del cambiamento climatico che riguardano la risorsa idrica e che hanno delle ripercussioni sulla fornitura idropotabile. Quest’ultimo consiste in un processo che riguarda diversi stakeholder, coinvolti ognuno per le parti di propria competenza, e che non può essere gestito efficacemente se non tramite la condivisione di conoscenze, esperienze e sforzi.

Limiti della ricerca. Il principale limite della presente ricerca consiste nel non aver integrato, nell’analisi di

vulnerabilità, gli scenari futuri relativi alle dinamiche climatiche e di popolazione, limitandosi all’elaborazione di serie storiche di dati. Un altro limite ha riguardato l’impossibilità di reperire alcuni dati e informazioni in possesso degli stakeholder territoriali. Ciò ha riguardato solo alcune categorie di dati e una porzione limitata del territorio di riferimento per l’analisi di vulnerabilità, di conseguenza la robustezza delle valutazioni non è stata compromessa.

Implicazioni pratiche. Guardando ai diversi stakeholder, possono essere evidenziate molteplici implicazioni

pratiche, anche con riferimento alla possibilità di aumentare la resilienza al cambiamento climatico della risorsa e