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II. S OFOCLE

11. P Oxy XVII 2093

Cataloghi: MP3

: 1461; LDAB: 3936

Ed.: A.S. Hunt, The Oxyrhynchus Papyri XVII, Nos. 2065-2156, London:

Egypt exploration society, 1927.

Datazione: II/III d.C.

Provenienza: Ossirinco.

Forma: Rotolo papiraceo.

Contenuto: Sofocle, Aiace vv. 51-66, 266-276, 291-307.

Fr. 1 51 ε[γω]ϲφ[απειργω γνωμα[ϲ καιπροϲτε[ λειαϲαδα[ϲτα 55 εν[θ]ειϲπεϲων κυ[κ]λωιρα[χιζων δ⟦ο⟧ [ ι ] ϲοϲ̣υϲατ[ρειδαϲ τοταλλο[τ εγωδεφο[ιτωντ 60 ωτρυνον[ κ[α]πειτεπε[ιδη 62 [τουϲ]ζ̣ωντ[αϲ 64

n

τουϲ[δ]αν̣[δραϲ 63 o πο[ιμναϲ 66 δει[ξω ]υ̣τ ω[ϲ

Il ritrovamento si compone della colonna trascritta, contenente la porzione iniziale di alcuni versi, e di un altro frammento con i resti di due colonne di testo, posto nel rotolo

Sofocle

a notevole distanza dal frustulo trascritto Nel frammento preso qui in esame sono stati infatti riconosciuti i versi 51-66 dell'Aiace sofocleo, mentre nell’altro sono contenute porzioni dei versi 266-276 e 291-307.

La misura delle colonne era, in origine, molto simile a quella di P. Oxy. 11741

contenente gli Ichneutae, ma l'editore esclude la possibilità che i due rotoli appartengano ad una serie omogenea, primariamente per ragioni grafiche, e in secondo luogo per il fatto che in P. Oxy. 1174 si ha un'abbondanza di segni marginali, in questo testo presenti invece in numero più ridotto2

.

Nel margine sinistro del frammento 1 è presente un'ancora con la parte “appuntita” rivolta verso il basso in corrispondenza del verso 64, in questo papiro scritto prima del verso 63. Al di sotto di quest'ultimo, sempre nel margine destro è invece presente un segno simile ad una diplè obelismene, ma con la parte aperta rivolta verso destra, in direzione della colonna di scrittura, mentre normalmente la direzione è contraria. Per quanto riguarda l'ancora, essa ha solitamente la funzione di segnalare l'omissione di una porzione di testo3

. In questo contesto è posta alla sinistra del verso 64 per indi- care l'assenza nella colonna del verso successivo, nel frammento si ha infatti la sequenza 62-64-63-66. Tuttavia non è possibile determinare se il verso fosse inserito nel margine superiore, rispettando la consuetudine per la quale è la parte aperta dell'asta centrale ad indicare la direzione, oppure nel margine inferiore; nel frammento sono infatti en- trambi assenti.

A differenza di quanto accade per l'ancora, il secondo segno presente nel margine della colonna non fa parte di quelli maggiormente presenti nei papiri Anche nella raccolta dei sigla utilizzati nei papiri, realizzata da Kathleen McNamee4

, non è presente alcun

1 Vd. infra n° 16. 2 HUNT 1927: 129-130.

3 Il segno si trova impiegato con questo scopo anche in P. Oxy. 1174 di Sofocle (n° 16), P. Oxy. 1175, an-

ch'esso di Sofocle (n° 15) e P. Oxy. 852 di Euripide (n° 25); per un elenco dei papiri che lo presentano si veda MCNAMEE 1992:30-31.

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segno con questa forma, neppure quello posto sul papiro in esame5

. L'editore non si sbilancia su una possibile interpretazione da dare al segno, limitandosi ad affermare «between ll. 63 and 66, there is another marginal symbol, a short horizontal dash joined on the right by circle or half-circle, the meaning of which is obscure»6

.

Per aspetto è simile ad una diplè obelismene eccezione fatta per l'orientamento, speculare rispetto a quello convenzionalmente presentato dal segno7

.

Nell'Anecdoton Parisinum e nelle Etimologie di Isidoro sono presenti due diversi segni compatibili per nomenclatura con quello visibile nel margine del papiro; tra le due fonti vi sono tuttavia delle differenze, sia in relazione alla forma che alla definizione. Nell'Anecdoton è descritto un primo segno definito come “aversa obelismene”, che nel codice parigino8

presenta la forma di una diplè aversa con un obelos all'interno (⪪), cui viene attribuita la funzione del semeion denominato da Isidoro come “adversa cum obolo”:

⪪ Adversa cum obolo ad ea ponitur quae ad aliquid respiciunt, ut (Virg. Aen. 10, 88): Nosne tibi Phrygiae res vertere fundo

conamur? nos? an miseros qui Troas Achivis obiecit?9

Il secondo segno presente nell'Anecdoton è invece definito come “obelus cum aversa”, presenta una forma composita con un obelos seguito da una diplè aversa e gli viene attribuita la funzione di dividere, in tragedia e commedia, i periodi, funzione che in Isidoro è assegnata ad un semeion definito come “aversa obelismene”.

Quest'ultima funzione è quella ricoperta dal segno di forma analoga ad una diplè

obelismene con direzione inversa presente in P. Oxy. 117510

. Questo uso non può tuttavia

5 L’unico segno di forma simile è una diplè aversa obelismene presente in P. Oxy. 1175 (n° 15), che ha però

la parte aperta verso il testo di forma appuntita e non arrotondata, come quella del segno presente in questo frammento.

6 HUNT 1927:131.

7 Un segno di forma analoga è presente in P. Oxy. 1175 (vd. infra n° 15). 8 Par. lat. 7530 ff. 28-29.

9 Isid., Etym. I.21, 18 (LINDSAY 1911). 10 Vd. infra n° 15.

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essere presunto per il semeion presente in questo papiro poiché i versi non provengono da un contesto corale11

.

A differenza di quanto accade per la aversa obelismene12

, che può trovarsi soltanto in contesti corali, l'altro segno, l'adversa cum obolo, avendo la funzione di indicare qualcosa che si riferisce ad altro, può essere posta in qualsiasi contesto. Nel caso dei versi virgiliani citati come esempio da Isidoro il rimando è ad alcune porzioni di testo precedenti all’interno del medesimo libro dell’opera virgiliana13

.

Per quanto riguarda il papiro in esame, nel passo della tragedia sofoclea il segno si trova nell'interlinea tra i versi 63 e 6614

, parte di un discorso pronunciato da Atena che, rivol- gendosi ad Odisseo, descrive quanto commesso da Aiace e come essa sia riuscita a di- stogliere la sua mente dal proposito di uccidere i capi dell'esercito greco. In questo caso quindi non si ha un possibile rimando ad una più estesa trattazione dei fatti presente all'interno del testo o ad un’allusione agli eventi contenuta nei versi precedenti. L'unico rimando possibile è alla domanda posta pochi versi prima da Odisseo alla stessa Atena, riguardo al perché Aiace abbia fatto una strage di bestiame; nei due versi in questione tuttavia non si parla dell'uccisione del bestiame ma del fatto che Aiace abbia catturato, considerandoli prigionieri, gli animali che non aveva ucciso15

.

In questo caso il riferimento potrebbe forse essere legato ad altre trattazioni del mito, precedenti o successive rispetto alla tragedia sofoclea che si dedicavano in modo più esteso all'argomento ricordato in breve del passo cui il segno è apposto.

Considerando le altre fonti del mito di Aiace, per quanto a noi noto16

, l'unica altra trat- tazione dell'attacco al bestiame compiuto dall'eroe era contenuta nella Piccola Iliade, anche se, da quanto resta dell'opera, sembra che l'azione fosse conseguenza della follia

11 I versi appartengono all'inizio della tragedia in cui non sono presenti sezioni liriche.

12 Secondo la nomenclatura di Isidoro, che verrà da qui seguita anche per indicare l'altro segno.

13 I versi citati (Aen. 10, 88-90) rimandano infatti a due brevi sezioni del medesimo libro (Aen. 10, 25-29 e

10, 55-62).

14 I versi nel papiro sono infatti trascritti in ordine erroneo: 62-64-65 (non visibile ma il cui inserimento

nel margine è marcato dalla presenza dell'ancora)-63-66.

15 Soph., Aj. 61-65: “κἄπειτ’ ἐπειδὴ τοῦδ’ ἐλώφησεν πόνου, / τοὺς ζῶντας αὖ δεσμοῖσι συνδήσας βοῶν

/ ποίμνας τε πάσας ἐς δόμους κομίζεται, / ὡς ἄνδρας, οὐχ ὡς εὔκερων ἄγραν ἔχων. / καὶ νῦν κατ’ οἴκους συνδέτους ᾀκίζεται.” (FINGLASS 2011:81).

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di Aiace, ma non fosse stata compiuta da quest'ultimo nella convinzione di star ucci- dendo i capi dell'esercito e non animali.

Se quindi il segno aveva la funzione di rimandare ad una trattazione più estesa degli eventi, è possibile che il testo cui fa riferimento fosse appunto una parte della Piccola

Iliade. In tal caso, considerando che molti dei segni di rimando presenti nei papiri

venivano poi utilizzati anche nei commentari relativi alla medesima opera, si potrebbe ipotizzare l'esistenza di un commentario nel quale, forse, era contenuto un riassunto più dettagliato degli eventi tratto dall'altra fonte.

Per dare al segno presente nel papiro la stessa interpretazione dell'adversa cum obolo citata da Isidoro resta comunque il problema della forma del semeion, nel papiro infatti esso presenta una forma molto simile a quella che in altri papiri è assunta la diplè aversa

obelismene. Nei codici17

delle Etimologie di Isidoro il segno non si presenta però tracciato sempre nel medesimo modo: in due dei codici della famiglia β18

l'adversa cum obolo è tracciata come una diplè adversa con un obelos inserito all'interno a partire esattamente dalla punta della diplè, nel medesimo modo utilizzato nei codici anche per la diplè

obelismene e comune anche a due dei codici visionati appartenenti alla famiglia α19

; in altri codici dalla famiglia α20

invece il segno è tracciato come una diplè obelismene orien- tata in modo speculare e seguita da un ulteriore obelos21

. Nei codici tuttavia anche la

aversa obelismene non si trova tracciata nella forma presente in P. Oxy. 1175, essa viene

infatti tracciata talvolta in forma di ancora con parte “appuntita” rivolta verso il testo22 , nei codici della famiglia β assume l'aspetto di un numero due arabo, che nel codice Tol. 15. 8, appartenente però alla famiglia γ, viene preceduto da un tratto orizzontale. Soltanto nel codice 237 di San Gallo essa assume la stessa forma presente nei papiri.

17 Non è stato possibile visionare la totalità dei codici dell'opera. 18 Si tratta del codice numero 64 di Weissenburg e dal Vat. lat. 5763. 19 Si tratta del codice di San Gallo numero 231 e del codice di Monaco 6250. 20 Si tratta del codice di Bruxelles II. 4856 e del codice Remensis 426.

21 Il segno è tracciato in forma simile anche nel codice Tol. 15. 8 e nel codice di San Gallo 237, entrambi

appartenenti alla famiglia γ.

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Oltre a queste forme i due segni, e in particolare il secondo, assumono tracciati in alcuni codici singolari, ne è un esempio l' Harleianus lat. 2686.

La forma non sembra quindi determinante per stabilire se il segno presente nel papiro sia o meno quello menzionato nel testo di Isidoro, resta tuttavia il problema che tale

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