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Indagine su alcuni segni marginali nei papiri tragici greci

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Academic year: 2021

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(1)

DIPARTIMENTO DI

FILOLOGIA, LETTERATURA E LINGUISTICA

CORSO DI LAUREA IN FILOLOGIA E STORIA

DELL'ANTICHITÀ

TESI DI LAUREA

Indagine su alcuni segni marginali nei papiri tragici greci

CANDIDATA

Eleonora Bascherini

RELATORE

Chiar.mo Prof. Enrico Medda

(2)

«“What does a papyrologist do?” He is engaged in eliciting new knowledge and doing his best to guarantee the reliability of that knowledge. […] Curiosity and excitement will have started him on his quest; a passion for truth will bring him to its conclusion.»

(3)

I

NDICE

INDICE ... 1

INTRODUZIONE... 3

CONSIDERAZIONI PRELIMINARI ... 4

I.DELIMITAZIONE DEL CORPUS... 4

II.DATAZIONE DEI TESTI E FORMATO ... 5

III.CONTENUTO ... 6

IV.FONTI ANTICHE SUI SEGNI MARGINALI ... 8

TESTI ANALIZZATI ... 11 I.ESCHILO ... 11 1. P. Oxy. XVIII 2178 ... 11 2. P. Oxy. XVIII 2160 ... 14 3. P. Oxy. XVIII 2163 ... 16 4. P. Oxy. XX 2245 ... 19 5. P. Oxy. XX 2249 ... 22 6. P. Oxy. XXII 2333 ... 25 7. P. Oxy. XVIII 2162 ... 27 8. P. Oxy. XX 2250 ... 30 9. P. Oxy. XVIII 2164 ... 32 10. P. Oxy. XX 2255... 36

Considerazioni complessive sui papiri eschilei di “scriba 3” ...37

II.SOFOCLE ... 38

11. P. Oxy. XVII 2093 ... 38

12. P. Oxy. XLIV 3151 ... 44

13. P. Oxy. LII 3686 ... 48

14. PSI XI 1192 ... 50

15. P. Lit. Lond. 66 (P. Oxy. IX 1175 + P. Oxy. XVII 2081 (b)) ...53

16. P. Lit. Lond. 67 (P. Oxy. IX 1174 + P. Oxy. XVII 2081 (a))... 60

17. P. Oxy. XXIII 2369 ... 70

18. P. Tebt. 3.692 ... 72

19. P. Oxy. XXVII 2452 (Brit. Libr. inv. 3036) ... 75

20. P. Hib. 1.3 (Bodl. Libr. inv. Gr. class. e.89(P)) ... 79

III.EURIPIDE ... 81

21. PSI XIII 1302 ... 81

22. P. Sorb. inv. 2328 ... 83

23. P. Tebt. inv. Suppl. 1245 ... 85

(4)

25. P. Oxy. VI 852 (Bodl. Libr. inv. Gr. cl. b13(P) olim 1-6, nunc 1-5) ... 89

26. P. Oxy. XIX 2224 + P. Oxy. LXIV 3152 ... 93

27. P. Harr. I 38 ... 96

28. P. Col. 8.202 (P. Col. Univ. Libr. inv. 517 A) ... 99

29. P. Oxy. LIII 3716 ... 101

30. BKT V.2.64-72 (P. Berol. inv. 9908) ... 103

31. P. Oxy. LXVIII 4564 (P. Oxy. inv. 104/62(a)) ... 105

IV.AUTORE INCERTO ... 106

32. P. Oxy. L 3531 ... 106

33. BKT 9.89 (P. Berol. inv. 21186) ... 108

V.ADESPOTA ... 110

34. P. Hib. 1.4 (Brit. Libr. inv. 1822) ... 110

35. P. Oxy. XXVII 2454 (Brit. Libr. inv. 3037) ... 112

36. P. Oxy. IV 676 ... 115 37. P. Oxy. XLV 3216 ... 117 38. P. Oxy. VIII 1083 ...119 39 P. Bodm. XXVIII... 121 CONCLUSIONI ... 124 APPENDICE ... 133

I.TABELLA RIASSUNTIVA DEI PAPIRI ANALIZZATI... 133

II.TABELLA DEI TESTI DISPOSTI PER DATA ... 136

III.TABELLA DEI SEGNI PRESENTI NEI PAPIRI ... 138

BIBLIOGRAFIA ... 142

EDIZIONI ... 142

(5)

I

NTRODUZIONE

Il presente elaborato ha lo scopo di catalogare, descrivere e analizzare i segni marginali presenti nei papiri che tramandano opere di carattere tragico, sia le tragedie vere e pro-prie che i drammi satireschi. Su un totale di 280 documenti contenenti versi tragici1

, sono stati individuati trentanove papiri utili ai fini dell’indagine, distribuiti in un vasto arco temporale, che va dal III secolo a.C. al IV secolo d.C.

All’interno dell’elaborato i papiri sono stati raggruppati secondo il nome dell’autore cui è attribuito il testo. I testi dei tre tragici maggiori saranno raccolti sotto il nome ciascuno del proprio autore, l’unico testo appartenente ad un autore minore2

verrà esaminato insieme ad un altro testo ritenuto dubitativamente euripideo3

, i restanti sei testi ade-spoti saranno presi in esame in un unico capitolo4

.

L’elaborato sarà articolato in tre sezioni accompagnate da un’appendice. Nella prima sezione verranno presentate le caratteristiche generali del corpus di testi presi in esame, la seconda sezione, suddivisa a sua volta in capitoli, conterrà la presentazione dei fram-menti distribuiti per autore, con un’attenta descrizione dei segni in essi contenuti, nell’ultima sezione infine si troveranno le conclusioni complessive.

In appendice saranno raccolte le tabelle riassuntive dei papiri presi in esame, della loro distribuzione cronologica e dei segni in essi presenti.

1 Sono stati esclusi i versi poetici non sicuramente riconducibili al genere tragico (e.g. MP3 1920.2,

classi-ficato come “vers lyriques (dramatiques ?)”), le hypotheseis, gli argumenta e i papiri contenenti materiale esegetico non accompagnato dal testo di riferimento; sono invece prese in considerazione le antologie contenenti materiale tragico.

2 Si tratta di P. Oxy. L 3531, per il quale l'attribuzione oscilla tra Critias ed Euripide, con una maggiore

propensione degli editori per il primo dei due (vd. infra n° 32).

3 Si tratta del papiro di Berlino inv. 21186 (vd. infra n° 33). 4 Vd. infra sezione II, capitolo V.

(6)

C

ONSIDERAZIONI PRELIMINARI

I.DELIMITAZIONE DEL CORPUS

Nel MP3

database online sono presenti complessivamente 339 records relativi a mate-riale tragico, tuttavia nella delimitazione del corpus di testi oggetto di questa analisi la totalità dei papiri entro la quale è stata operata la selezione è stata ridotta a 280. I segni marginali sono stati infatti ricercati in testi contenenti testo sicuramente tragico, sia proveniente da edizioni integrali che da antologie, non stati invece presi in conside-razione i papiri contenenti testo compatibile con sequenze metriche idonee per un te-sto drammatico, in quanto non si ha la certezza si tratti di materiale tragico, gli esercizi scolari, i frammenti che conservano soltanto materiale esegetico privo del testo di rife-rimento1

, le liste di personaggi e di incipit e le citazioni tragiche contenute all’interno di documenti. Sono inoltre esclusi dai 280 testi considerati i papiri contenenti soltanto

hypotheseis2 .

Dall’analisi dell’insieme dei testi derivati dalla prima selezione sono stati individuati i trentanove frammenti di rotoli contenenti segni marginali che sono oggetto del pre-sente elaborato. Tuttavia nel corpus di testi esaminati non sono stati inclusi tutti i testi tragici contenenti paragraphoi. Il segno infatti è presente quasi in tutti i testi di natura drammatica di una certa estensione e anche in testi in prosa e quindi non costituisce un elemento peculiare dell’edizione di testi tragici o più in generale poetici ed ha più genericamente funzione di divisorio, sia tra battute di personaggi diversi, sia tra sezioni diverse per contenuto o per metro3

.

Nella selezione dei papiri da prendere in esame non sono stati inoltre considerati quelli che presentavano soltanto compendi abbreviativi in forma di monogramma se questi non erano funzionali ad aspetti di tipo esegetico. Non sono infatti analizzati i

1 Non vengono analizzati né gli scolii presenti in rotoli che originariamente contenevano anche il testo

drammatico, né i papiri contenti i resti di commentarii.

2 L’interesse dell’analisi è infatti rivolto ai segni di annotazione utilizzati per testi in versi. 3 BARBIS LUPI 1994: 414-415.

(7)

monogrammi utilizzati per indicare il coro4

, oppure i compendi abbreviativi per nomi di studiosi antichi dalle cui edizioni vengono riprese varianti o commenti5

, saranno in invece oggetto di analisi i monogrammi costituiti dall’unione di chi e rho e phi e rho, oltre all’abbreviazione ζη.

II.DATAZIONE DEI TESTI E FORMATO

Nel corpus sono contenuti frammenti appartenenti a trentanove differenti manoscritti antichi, tutti nella forma del rotolo papiraceo, distribuiti su un arco cronologico che va dalla metà del III secolo a.C. agli inizi del IV secolo d.C.

Rispetto alla totalità dei testi tragici restituiti dalla sabbie egiziane, quelli presi in esame nel presente elaborato rappresentano circa l’11%; una percentuale molto più alta di quella registrata da Kathleen McNamee6

in relazione alla totalità dei papiri allora blicati. La studiosa infatti prendendo in esame i testi letterati ritrovati su papiro e pub-blicati entro il 1976, inclusi testi biblici e cristiani, calcolava una percentuale di testi contenenti marginalia intorno al 5%7

.

Per la maggioranza (circa il 72%) si tratta di frammenti di rotoli datati tra il II e il III secolo d.C. e provenienti dall’area di Ossirinco. I papiri più antichi provengono da aree differenti, due da Tebtynis8

, due ad Hibeh9

; i restanti invece sono stati trovati in altre aree dell’Egitto10

.

4 Se ne può vedere un esempio elaborato in P. Oxy. 3688 contenente le Trachinie di Sofocle. 5 Per esempio quelli presenti in margine a P. Oxy. 1174 contenente le Ichneutae sofoclee. 6 MCNAMEE 1977:6.

7 La differenza è ancora maggiore se si considera che la studiosa statunitense include nella propria

inda-gine anche testi contenenti annotazioni marginali, non soltanto segni tecnici.

8 P. Tebt. 3.692 (Sofocle) e P. Tebt. inv. Suppl. 1245 (Euripide). 9 P. Hib. 1.3 (Sofocle) e P.Hib. 1.4 (Anonimo).

10 P. Sorb. inv. 2328 (Euripide) da Ghôran, P. Berol. inv. 9771 (Euripide) da Hermoupolis e P. Berol. inv.

(8)

III.CONTENUTO

Tra i testi presi in esame, Euripide è rappresentato da undici documenti, Sofocle ed Eschilo da dieci ciascuno, inoltre sono presenti uno testo per il quale l’attribuzione oscilla tra Critias ed Euripide, un testo dubitativamente euripideo e sei testi adespoti. Riguardo i papiri di Eschilo, sono tutti risalenti al II secolo d.C. ad eccezione di P. Oxy. XVIII 2163, datato a cavallo tra il II e il III secolo d.C. Tra i titoli rappresentati si trova una copia dell'Agamennone e una dei Sette a Tebe, mentre tutti gli altri papiri conser-vano opere non giunte per tradizione medievale. Tra le tragedie frammentarie com-paiono una copia dei Mirmidoni, una del Glauco di Potnie, una di un Prometeo, per il quale l'editore oscilla tra il Prometheus Pyrkaeus o il Pyrphoros11

, una delle Xantriai e un frammento forse da attribuire alla Semele12

. Si ha inoltre un insieme di frammenti, riu-niti sotto un'unica pubblicazione ma appartenenti a più opere13

. I restanti due papiri eschilei tramandano invece due diverse copie del dramma satiresco Theoroi o

Isthmia-stae14 .

Per i dieci papiri sofoclei abbiamo una situazione simile a quella registrata per i testi di Eschilo, anche se con alcune differenze. Anche per questo autore sono infatti prepon-deranti i frammenti di opere non giunte per tradizione medievale, tuttavia i testi non sono tutti risalenti al II/III secolo d.C. come accade per Eschilo, ma coprono un arco temporale che va dal III secolo a.C. al II/III secolo d.C., pur essendo per la maggior parte concentrati nel II secolo d.C.

Tra i testi noti per tradizione medievale compaiono una copia dell'Aiace del II/III secolo (P. Oxy. XVII 2093), una dell'Antigone degli inizi del II secolo d.C. (P. Oxy. LII 3686) e una dell'Edipo re (PSI XI 1192). Riguardo le tragedie non giunte per tradizione medievale

11 Si tratta di P. Oxy. XX 2245 (LOBEL WEGENER ROBERTS 1952:2-6).

12 La proposta di attribuzione è stata avanzata da Snellsulla base del contenuto della righe 12-13: «Ἥρα

— — ἥκει· λέγει δ[ὲ könnte an die Semele-Tragödie POx. 2164 (Fr. 127 Mette) denken lassen» (SNELL

1953:436).

13 Si tratta dei 42 frammenti pubblicati da Lobel come P. Oxy. XX 2255 (LOBEL WEGENER ROBERTS 1952:

17-28).

14 Si tratta di P. Oxy. XVIII 2162 (LOBEL WEGENER 1941:14-22) e P. Oxy. XX 2250 (LOBEL WEGENER R

(9)

sono presenti 72 frammenti datati al II/III secolo d.C. attribuiti all'Aiace Locrese, due copie dell'Inaco, P. Tebt. 3.692 e P. Oxy. XXIII 2369, datate rispettivamente alla prima metà del II secolo a.C. e tra la fine del I secolo a.C. e il I secolo d.C. e due porzioni estese dei drammi satireschi Euripilo, P. Oxy. IX 1175 + P. Oxy. XVII 2081 (b), e Ichneutae, P. Oxy. IX 1174 + P. Oxy. XVII 2081 (a), provenienti da rotoli risalenti al II secolo d.C. I restanti due testi sono un gruppo di 86 frammenti attribuiti al Teseo (P. Oxy. XXVII 2452), datati al II secolo d.C., e i resti di due colonne di una copia di III secolo a.C. di una tragedia che secondo gli editori potrebbe essere la Tiro (P. Hib. 1.3).

I papiri contenenti materiale euripideo presentano alcune differenze rispetto a quanto evidenziato per i testi di Eschilo e Sofocle. Per prima cosa si ha una distribuzione cro-nologica meno uniforme, sebbene metà frammenti siano databili tra il II e il III secolo d.C., nella restante metà si trovano sia copie di III/IV secolo d.C. che frammenti risalenti alla metà del III secolo a.C. Un'ulteriore divergenza si registra anche nel rapporto tra documenti riportanti tragedie giunte integralmente e documenti che conservano parti di opere non note dalla tradizione medievale15

.

Tra i papiri con datazione più alta si trovano un frammento dell'Eretteo e uno del

Fe-tonte16

. Per quanto riguarda le altre opere frammentarie presenti, ci sono i resti di due rotoli, risalenti entrambi al II secolo d.C., contenenti l’Alcmeone (PSI XIII 1302) e il il

Telefo (P. Berol. inv. 9908), e una copia dell’Ipsipile (P. Oxy. VI 852), datata tra il II e il III

secolo d.C. I restanti papiri tramandano una copia delle Fenicie (P. Tebt. inv. Suppl. 1245), del II secolo a.C., una copia dell'Ippolito datata al II secolo d.C. (P. Oxy. XIX 2224 + P. Oxy. XLIV 3152), una della Medea, anch’essa del II secolo d.C. (P. Harr. I 38), due dell'Oreste entrambe risalenti ad una data compresa tra il II e il I secolo a.C. (P. Col. 8.202 e P. Oxy. LIII 3716) e una delle Troiane datata al III/IV secolo d.C. (P. Oxy. LXVII 4564).

15 Nel caso di Euripide sei rotoli su undici testimoniano opere note integralmente mentre per Sofocle il

rapporto è di tre su dieci e per Eschilo di due su dieci.

16 Si tratta di P. Sorb. inv. 2328 (Eretteo) e P. Berol. inv. 9771 (Fetonte) entrambi risalenti alla metà del III

(10)

Un altro aspetto interessante da osservare è che tutti e otto i papiri appartenuti a copie di tragedie adespote o attribuite ad autori non conservati nella tradizione medievale si concentrano nei primi tre secoli della nostra era.

IV.FONTI ANTICHE SUI SEGNI MARGINALI

Per lo studio dei segni marginali disponiamo di due differenti tipi di fonti da cui attin-gere informazioni. Da un lato ci sono manoscritti contenenti i segni stessi, e dall’altro i trattati che descrivono l’uso di tali segni, accompagnato dal nome ad essi attribuito e talvolta dall’etimologia.

Segni marginali sono visibili già in papiri del III secolo a.C.17

, ma la pratica si diffonde maggiormente dopo lo sviluppo dell’attività critica alessandrina, è infatti agli studiosi del Museo che viene attribuita l’invenzione dei segni ad uso critico18

.

Gli alessandrini non produssero tuttavia opere scritte per illustrare l’utilizzo da loro compiuto dei segni, ma trasmisero il loro insegnamento oralmente all’interno della pro-pria cerchia degli allievi19

. La diffusione più ampia dell’operato degli alessandrini si ha dopo il 145 a.C. quando gli studiosi vengono cacciati dalla città di Alessandria e i loro allievi si stabilisco in altre città.

Dal punto di vista della prassi annotativa, quest’ultima di diffonde a Roma e viene adot-tata anche per i testi latini dell’epoca repubblicana da Lucio Elio Stilone Preconino (154-90 a.C.)20

e dai suoi allievi. Sul piano teorico invece le prime opere scritte che illustrano la pratica ecdotica alessandrina sono attribuite ad un gruppo di grammatici che opera-vano a Roma tra il I secolo a.C. e il I secolo d.C., noti con il nome di Ἀριστάρχειοι. Il lessico della Suda riferisce che scrissero trattati sull’uso dei segni critici Filosseno (I

17 Tra i papiri esaminati nell’elaborato appartengono a questo secolo quattro testi: P. Hib. 1.3 di Sofocle

(vd. n° 20), P. Sorb. inv. 2328 (vd. n° 22) e BKT V.2.79-84 (vd. n° 24) di Euripide e il frammenti adespoti di P. Hib. 1.4 + P. Genf. 2.1 (vd. n° 34).

18 MONTANARI 2013.

19 MCNAMEE 1992:11-12n. 11; FRASER 1972:1,478.

(11)

secolo a.C.)21

e Aristonico (I secolo a.C./I secolo d.C.)22

, entrambi appartenenti a questo gruppo di grammatici; inoltre un’opera relativa all’uso dei segni critici in Aristarco è attribuita a Seleuco detto “Omerico”23

, anch’esso operante a Roma nel I secolo d.C.24 . Oltre ai testi già menzionati risalgono al periodo tra il I secolo a.C. e il III secolo d.C. altri due trattati sull’uso dei segni critici, che, a differenza degli altri, sono giunti a noi inseriti all’interno di altre opere. Si tratta del trattato Περὶ σημείων del grammatico alessandrino Efestione (II secolo d.C.)25

e di un trattato sull’utilizzo dei segni critici nelle opere di Platone confluito in Diogene Laerzio26

. Si ha inoltre un frammento di un altro trattato relativo all’utilizzo di segni critici nelle opere platoniche trasmesso da PSI XV 1488, da-tato al II secolo d.C.

Dopo il III secolo d.C. si hanno testimonianze dell’utilizzo di segni critici in ambiente latino compiuto da eruditi che annotano propri testi, ma che non si servono di questi segni per realizzare un’opera di ἔκδοσις come accadeva fino al III secolo d.C.27

, e che tuttavia contribuiscono alla sopravvivenza del sistema di segni critici creato ad Alessan-dria.

Dopo un ampio periodo, compreso tra il III e il VII secolo d.C., per il quale non si hanno informazioni relative ad un interesse per la trattatistica sull’utilizzo di segni marginali, si rintraccia un trattato relativo a questo argomento inserito, dopo una rielaborazione, all’interno delle Etimologie di Isidoro di Siviglia (ca. 625), con il titolo di De notis

senten-tiarum28 .

Nonostante la rielaborazione compiuta da Isidoro, che ha modificato la prefazione ini-ziale del trattato, ridotto l’estensione della descrizione dei primi segni in esso contenuti, avendo cura di rimuovere le tracce di riferimenti ad autori non cristiani e ha aggiunto

21 Suda φ 394 (ADLER 1935:729). 22 Suda α 3924 (ADLER 1928:356). 23 Suda σ 200 (ADLER 1935:337).

24 Per una ricostruzione della sua produzione vd. MÜLLER 1891. 25 Riguardo l’autore e la sua opera si veda OPHUIJSEN 1987:3-6. 26 Diog. Laert. 3.65-66 (DORANDI 2013: 276-277).

27 In una subscriptio a Persio eseguita da Trifoniano Sabino datata al 402 è menzionata l’opera di

emen-datio, inoltre nel Laur. Plut. 39.1 contenente Virgilio e datato ante 494 sono presenti due segni Θ.

(12)

alcuni segni non presenti nel “modello”, è stato rintracciato il legame tra questo testo e il contenuto di due manoscritti di area beneventana, il Par. Lat. 7530, proveniente da Monte Cassino e il codice di Roma, Bib. Cas. MS 1086, scritto a Benevento29

, datati ri-spettivamente tra il 779 e il 799 e tra la fine dell’VIII e l’inizio del IX secolo. Il De notis

sententiarum di Isidoro e la fonte manoscritta da cui derivano i due codici di area

bene-ventana hanno in comune un nucleo di ventuno segni, formatosi in più stadi e presente anche in altre compilazioni successive30

.

Il gruppo di ventuno segni presente in entrambe le opere è composto da un primo nu-cleo di otto segni legati all’esegesi alessandrina ad Omero derivato da un perduto trat-tato latino redatto nel I secolo d.C., per il quale sono riscontrabili paralleli anche all’in-terno di trattati greci31

, un secondo blocco di segni derivato da un’opera compilata in ambiente latino tra il I e il II secolo d.C.32

, un terzo gruppo di segni, con uso legato all’edi-zione dei testi drammatici greci, definiti con una terminologia greca e paragonabili a quanto illustrato dal trattato di Efestione ed infine un ultimo insieme di segni, cinque in totale, utilizzati per segnalare aspetti legati all’interpretazione del testo e non alla sua costituzione o alla sua struttura e che sono stati uniti agli altri in età tardo antica quando il nome e la forma erano note ma non era più compreso l’uso33

.

Oltre alle fonti elencate sono giunti a noi anche trattati relativi all’uso dei segni e com-posti in lingua greca34

, che tuttavia non sono utili per la presente indagine in quanto tramandano soltanto le convenzioni adottate per il testo omerico.

29 Per confronto con Isidoro verrà utilizzato soltanto il codice parigino.

30 Per una trattazione dettagliata della formazione dei trattati tardo antichi e medievali sull’uso dei segni

critici si veda STEINOVÁ 2016.

31 Anecdoton Romanum (Roma, Bib. Naz., Gr. 6), Anecdoton Harleianum (Londra, B.L., Harl. 5693). Per il

primo dei due Jocelyn (JOCELYN 1985:155) ipotizza una fonte greca in comune con l’Anecdoton Parisinum.

32 Per esemplificare l’uso di uno dei segni, nonostante esso presenti un nome di origine greca, viene

uti-lizzato un esempio derivato dall’esegesi virgiliana.

33 È un indizio di questo, per esempio l’errata spiegazione della funzione dell’ancora che si riscontra nei

trattati contenenti il nucleo di ventuno segni.

34 L’Anecdoton Romanum (Roma, Bib. Naz., Gr. 6 ff. 3r-v, seconda metà IX secolo), il frammento di un

trattato sui segni contenuto nel codice Marc. gr. 822 dell’Iliade f. 8r (metà X secolo), l’Anecdoton Venetum (Oxford, Bodleian Library, Auct. T. 4.9, XV secolo) e l’Anecdoton Harleianum (Londra, B.L., Harl. 5693, XIV secolo).

(13)

Eschilo

T

ESTI ANALIZZATI I.ESCHILO 1. P. Oxy. XVIII 2178 Cataloghi: MP3 : 20; LDAB: 105

Ed.: E. Lobel ap. E. Lobel – C.H. Roberts – E.P. Wegener, The

Oxyrhyn-chus Papyri, XVIII, Nos. 2157-2207, London: Egypt exploration society,

1941.

Datazione: II d.C.

Provenienza: Ossirinco.

Forma: Rotolo papiraceo.

Contenuto: Eschilo, Agamennone vv. 7-17, 20-30.

7 ]τ̣[ ]ιν[ ]τ̸γηνπ̣[ 10 ]ωϲι[ ]ναικοϲ[ ]τανδεν[ ]νηνονειρ[ ]η̣ν̣φοβοϲγα[ 15 ]μ̣η̣β̣εβαιωϲ[ ]ανδαειδειν[ ][]⸍[⸌] [ ] [ ] 20 νυ[ ευ[ ῶ[ φα[

(14)

Eschilo × πο[ 25 ιου[ αγα[ ευν̣[ ολο[ επ[ 30 [

Il frustulo, privo dei margini superiore e inferiore, presenta per i righi 1-10 poche lettere della parte iniziale dei versi 7-16 dell'Agamennone eschileo, dopo il verso 16 si conser-vano soltanto tracce non decifrabili di un rigo di scrittura, una lacuna di due versi e le lettere iniziali dei versi 20-30, comprensive del margine sinistro.

Il papiro è vergato in una grafia da Cavallo inserita tra le prime sperimentazioni grafiche nel cui indirizzo si è poi sviluppata la maiuscola alessandrina1

ed è considerato della stessa mano dei papiri eschilei contenuti nei volumi XVIII e XX dei papiri di Ossirinco e nel volume XI dei papiri della Società Italiana2

, da Turner indicata come “scriba 3”3 . In margine, in corrispondenza del verso 20, si trova un siglum chi (χ), uguale nella forma a quello in margine al papiro ossirinchita 21604

. Questo tipo di segno è presente sia in testi in prosa che in versi5

, ma il suo significato resta per lo più oscuro, come in questo caso.

In alcuni testi, ad esempio in PSI XI 1192 (vd. infra n° 14)6

, è posto nel margine di un verso per indicare che esso viene trattato in una nota, funzione che il segno assume

1 CAVALLO 1975.

2 Si tratta di P. Oxy. XVIII 2159 (Glaukos pontios), P. Oxy. XVIII 2160 + PSI XI 1210(Glauco di Potnie; vd. infra

n° 2), P. Oxy. XVIII 2162 (Theoroi o Isthmiastae ?), P. Oxy. XVIII 2163 (Mirmidoni; vd. infra n° 3), P. Oxy. XVIII 2164 (Xantriae; vd. infra n° 9), P. Oxy. XVIII 2179 (Sette a Tebe), P. Oxy. XX 2245-2257, PSI XI 1208 (Niobe), PSI XI 1211 (Mirmidoni).

3 TURNER 1956: 146.

4 Il medesimo segno è presente, in forme graficamente differenti anche in altri testi presi in esame in

questo elaborato (vd. infra).

5 Nell'elenco fatto da Kathleen McNamee (MCNAMEE 1977:102n. 15) figurano gli autori e i generi più

di-versi: si trovano testi tragici, ma anche papiri contenenti Saffo, Alceo e altri autori lirici, accanto ad autor come Platone e Tucidide.

6 In MCNAMEE 1992: 37-38 è citato anche P. Paris 71, p. 78 (Alcmane), P. Oxy. V 841 (Pindaro) e P. Oxy. XXVI

(15)

Eschilo

anche in testi di argomento non tragico7

. Kathleen McNamee8

propone di considerare il siglum χ una sorta di acronimo per χρῆσις, con un significato equivalente a quello del moderno “n. b.” posto a segnalare passaggi di particolare interesse9

. Secondo la studiosa, autrice della raccolta e classificazione dei testi in base ai segni in essi contenuti, l'uso del χ, e di altri segni marginali, potrebbe essere spiegato come indicazione della presenza di qualcosa di notevole nel testo, con un possibile rimando, in caso di nota o variante marginale, ad un hypomnema o ad un altro testo autorevole esterno al rotolo10

. Purtroppo nessuna di queste interpretazioni è verificabile a causa dell'assenza dell'intercolumnio a destra della colonna e di entrambi i margini superiore e inferiore, nei quali poteva essere contenuta un'eventuale nota o variante. Inoltre non sono tramandi scolii relativi al verso in questione, che avrebbero potuto far luce sulla funzione del segno che lo accompagna.

7 Per indicare varianti si trova nel papiro di Ossirinco 841 di Pindaro già citato, mentre è presente in P.

Cair. Masp. 1.67055v (Dioscoro) per indicare un errore, in P. Marm., p. 455 (Favorino) una correzione e, accompagnato dall'antisigma, in P. Morgan Libr., Sitzb. Berl. Akad. (1912) 1198-1219, p. 870 (Omero) per segnalare un'omissione (MCNAMEE 1992: 37).

8 MCNAMEE 1977:103.

9 Da Turner tale significato viene attribuito al siglum ⳩ (TURNER 1987:56), a mio avviso maggiormente

adatto come monogramma per indicare il temine χρῆσις, rispetto al semplice chi.

(16)

Eschilo

2. P. Oxy. XVIII 2160

Cataloghi: MP3

: 28; LDAB: 102

Ed.: E. Lobel ap. E. Lobel – C.H. Roberts – E.P. Wegener, The

Oxyrhynchus Papyri, XVIII, Nos. 2157-2207, London: Egypt

exploration society, 1941.

Datazione: II d.C.

Provenienza: Ossirinco.

Forma: Rotolo papiraceo.

Contenuto: Eschilo, Glauco di Potnie.

Fr. 2 (TrGF III F. **36a, 2 Radt)

Col. II 1 ][ οδ[]ξ[ τελο̣[ ελκε[ 5 οιθ[ καγωπ[ × καιτιϲμαγ[ παιεινκατ̣[ γυναιτιτη[ 10 γλαυκονϲ̣[ καμπ·αιη·ϲ[ καιλοιϲθι[ νικηϲαρεϲ[ []δανδροϲ[ 15 ]ν̣[]αγων[ ][

Il ritrovamento si compone di ulteriori sette frammenti. Il papiro è inoltre attribuito dall'editore, su base paleografica e contenutistica, allo stesso rotolo del papiro della

(17)

Eschilo

Società Italiana 121011

, sicuramente contenente il Glauco di Potnie per la coincidenza del testo ai righi 5 e 6 del frustulo con una citazione della tragedia eschilea presente negli scolii alle Rane di Aristofane (Schol.vet. ran. 1528a: πρῶτα μὲν εὐοδίαν: παρὰ τὰ ἐν

“Γλαύκῳ Ποτνιεῖ” Αἰσχύλου· “εὐοδίαν μὲν πρῶτον ἀπὸ στόματος χέομεν”)12 .

L'attribuzione di questo e degli altri frammenti al Glauco di Potnie è garantita per l'editore anche dalla presenza del termine Γλαῦκον in fr. 2 col. II, r. 10 e da altri elementi compatibili con le circostanze della morte di Glauco13

.

Il frammento presenta i resti di due colonne di scrittura, nella colonna I sono visibili le lettere finali di sei versi, nella colonna II invece si ha la parte sinistra di 16 righi di scrittura. Nell'intercolumnio a sinistra della colonna II, in corrispondenza del rigo 7, è presente un siglum chi (χ).

A differenza di quanto accade nel papiro dell'Agamennone, per questo è possibile vedere ampie porzioni dei margini superiore e inferiore delle colonne e, nel frammento 2, è visibile anche l'ampiezza dell'intercolumnio. Purtroppo non è però conservato l'intercolumnio a destra della colonna contenente il siglum. Anche per questo testo non è quindi possibile verificare con certezza se il segno indichi la presenza di una nota marginale, di una variante o di una correzione, oppure se fosse stato apposto per indicare la presenza di qualcosa di particolare all’interno del verso.

11 BARTOLETTI NORSA 1935:100-101.

12 Schol. vet. ran. 1528a (CHANTRY 2001:162).

13 Lobel afferma che il contenuto dei frammenti «well suit the circumstances in which Glaucus, according

(18)

Eschilo

3. P. Oxy. XVIII 2163

Cataloghi: MP3

: 33; LDAB: 124

Ed.: E. Lobel ap. E. Lobel – C.H. Roberts – E.P. Wegener, The

Oxyrhynchus Papyri, XVIII, Nos. 2157-2207, London: Egypt

exploration society, 1941.

Datazione: II/III d.C.

Provenienza: Ossirinco.

Forma: Rotolo papiraceo.

Contenuto: Eschilo, Mirmidoni.

Fr. 1 (TrGF III F. 131 Radt)14 1 ⌊τάδε μὲν λεύϲϲειϲ, φαιδιμ’ Ἀχιλλεῦ,⌋ δοριλ⌊υμάντουϲ Δαναῶν μόχθουϲ⌋ οὓϲ ϲὺ π⌊ροπιν εἴϲω⌋ κιλία⌊ϲ 5  οὕνε̣[ δηΐ[ ηρ[ τον̣[

Il frammento 1 è stato attribuito dall'editore ai Mirmidoni sulla base della coincidenza tra i resti presenti sul papiro e una citazione di Arpocrazione tratta dall’inizio della tragedia eschilea: προπεπωκότες· ἀντὶ τοῦ προδεδωκότες. ἐκ μεταφορᾶς δὲ λέγεται. Δημοσθένης ὑπὲρ Κτησιφῶντος. ἐν ἀρχῇ τῶν Μυρμιδόνων Αἰσχύλου: τάδε μὲν λεύσσεις, φαίδιμ’ Ἀχιλλεῦ, δοριλυμάντους Δαναῶν μόχθους, οὓς .... εἵσω κλισίας ....15

14 In totale il ritrovamento si compone di undici frammenti. L'undicesimo di questi è ritenuto da Bartoletti

(BARTOLETTI 1966) da unire al PSI 1472, distrutto nel bombardamento della casa di Medea Norsa del 23

marzo 1944 (†BARTOLETTI –BASTIANINI – ET AL.2008).

(19)

Eschilo

I restanti frammenti, ad eccezione del frammento 8, attribuito all'opera per ragioni contenutistiche, sono stati considerati parte dello stesso rotolo sulla base delle loro somiglianze e del fatto che provengono dal medesimo ritrovamento16

.

Nel margine sinistro, al rigo 5, è presente una diplè peristigmene. Il segno in questa forma si trova soltanto in PSI IX 1911 contenente la Teogonia di Esiodo, datato al II secolo d.C. e proveniente dal medesimo scavo del papiro in esame. Oltre a questi due testi Kathleen McNamee17

elenca tra le occorrenze del segno un altro papiro eschileo, il Papiro della Società Italiana 1209, nell’edizione del testo tuttavia non è indicata la presenza di alcun segno, né questo è visibile dall’immagine18

. Il segno viene associato dalle fonti antiche alla funzione di segnalare versi aggiunti, o eliminati o trasposti per errore da Zenodoto di Efeso19

; tuttavia data la situazione molto frammentaria del papiro non è possibile ca-pire con certezza la funzione che assume la diplè nel contesto.

Kathleen McNamee20

ipotizza che possa essere usata come una diplè semplice, e non per indicare di una correzione, come afferma Diogene Laerzio in relazione ai testi di Platone21

.

Se si considera il segno come una diplè semplice, Efestione22

testimonia il suo uso in testi tragici per indicare il passaggio tra due strofi quando non c'è un'antistrofe equivalente o ad inizio di una sezione in trimetri presente all'interno di una parte lirica23

. In testi di altro genere si trova invece utilizzata per indicare linee omesse o glosse.

16 Lobel ap. LOBEL ROBERTS WEGENER 1941:23.Il frammento 10 è stato riconosciuto in seguito

apparte-nere non a P. Oxy. XVIII 2163, bensì a P. Oxy. XVIII 2179 contenente i Sette a Tebe (LOBEL –WEGENER –

ROBERTS 1952:167).

17 MCNAMEE 1977: 106 n. 26.

18 Da quest’ultima è inoltre possibile vedere l’assenza di spazio non scritto a sinistra della colonna di testo

conservata, ad eccezione di una piccolissima porzione in corrispondenza dei righi 1-3 (per la prima parte della colonna la frattura del papiro taglia all’incirca a metà la prima lettera di ciascun rigo per allargarsi fino alla metà della colonna in corrispondenza del rigo 12).

19 Isid., Etym. I.21, 15 (LINDSAY 1911)e Anecdton Parisinum (KEIL 1880:535). 20 MCNAMEE 1977: 108-9.

21 Diog. Laert. 3.65-66 (DORANDI 2013: 276-277). 22 Περὶ σημείων (CONSBRUCH 1906:74-76).

(20)

Eschilo

Il segno in forma semplice è presente in un altro papiro eschileo24

, accompagnato però da un ulteriore semeion, ed è utilizzato per indicare una variante.

Considerando il fatto che il testo preservato dal papiro, stando alla citazione di Arpocrazione, proviene dalla parte iniziale della tragedia, non è possibile che la diplè indichi la separazione tra due strofi corali; potrebbe però indicare la presenza di una variante nell'intercolumnio destro. Questo papiro tuttavia non conserva la parte destra della colonna e il papiro ossirinchita 2333, in cui si trova la diplè accompagnata dalla variante, data l'assenza della parte sinistra della colonna, non consente di verificare la presenza di un'eventuale seconda diplè.

(21)

Eschilo

4. P. Oxy. XX 224525

Cataloghi: MP3

: 37; LDAB: 113

Ed.: E. Lobel ap. E. Lobel – E.P. Wegener – C.H. Roberts, The

Oxyrhyn-chus Papyri, XX, Nos. 2245-2287, London: Egypt exploration society,

1952.

Datazione: II d.C.

Provenienza: Ossirinco.

Forma: Rotolo papiraceo.

Contenuto: Eschilo, Prometheus Pyrkaeus (o Pyrphoros ?).

Fr. 1 (TrGF III F. **204c Radt) Col. III 1 · θελουϲ[26 λε̣ιμών̣· [  ιχορευμαϲ [ ιεραδ’ατ̣ιϲϲελ [ 5 ]ιλέγντονν[ α[]τιϲέληνον[ []ϲι·τ[ κτλ.

Il ritrovamento si compone complessivamente di dodici frammenti tutti di dimensioni molto ridotte ad eccezione del frammento 1. In questo sono conservati i resti di tre colonne successive: nella colonna I si trovano le lettere appartenenti alla parte terminale di alcuni versi, nella colonna II è conservata una lunga porzione lirica composta di due strofi in responsione seguite dall'efimnio, infine nella colonna III di trovano i resti di sette versi, seguiti da una lacuna di circa cinque righi e poi dalle lettere iniziali di altri diciassette righi.

25Le trascrizioni seguono la prima edizione.

26 Il punto presente a sinistra del primo rigo, come quelli presenti a sinistra della colonna II indicano la

regolare posizione delle colonne, dato che il testo presenta diversi livelli di indentatura (JOHNSON 1993: 214).

(22)

Eschilo

Il testo è attribuito dall'editore ad un dramma eschileo riguardante la figura di Prometeo, il nome Προμηθέως è infatti visibile in fr. 1, col. II, r. 8. Tra gli studiosi c’è tuttavia indecisione riguardo quale dei drammi eschilei su questo personaggio sia da considerare tramandato dal papiro. Dall'editore del testo viene escluso che i frammenti siano da attribuire al Προμηθεὺς λυόμενος per ragioni di contenuto, e resta indeciso tra il πυρφόρος e il πυρκαεύς27

.

Sotto il rigo 3 della colonna parzialmente trascritta è visibile una diplè, simile nella forma ad un’altra presente sotto il rigo 4 del frammento 1128

. Per quanto riguarda il fram-mento 11 non è possibile affermare niente di sicuro date le ridottissime dimensioni, ma la diplè presente nel frammento 1 secondo Lorenza Savignago29

è «verosimilmente ap-posta a indicare la fine del canticum» e a segnare l'inizio di una sezione anapestica (rr. 4-12).

Un ulteriore segno e visibile nel frammento 3:

Fr. 3 ]ι[ χε[ απ[ τ̣[ 5 γε̣[ ⁄

Il segno, inserito da Kathleen McNamee tra quelli di incerta interpretazione30

, secondo Lorenza Savignago31

potrebbe aver avuto la funzione di indicare la fine della sezione

27 Fraenkel (FRAENKEL 1943: 11-13), Snell (SNELL 1953: 435), Davison (DAVISON 1954: 206) considerano questi

frammenti parte del πυρκαεύς, dramma satiresco della tetralogia del 472 a.C. (Fineo, Persiani, Glauco di Potnie); propende invece nettamente per l'attribuzione dei frammenti al πυρφόρος Terzaghi (TERZAGHI

1966:286-293).

28 Il frammento non è stato trascritto perché formato da sole quattro lettere disposte su tre righi e tracce

di scrittura di cui non è possibile determinare la natura.

29 SAVIGNAGO 2008:53.

30 MCNAMEE 1992:46.

(23)

Eschilo

anapestica introdotta dalla diplè; secondo l'editore infatti il frammento deve essere collocato in corrispondenza della lacuna di fr. 1, col. III.

L’interpretazione proposta per la diplè presente nel frammento 1 sarebbe anche in parte coerente con il sistema delineato da Efestione32

, che prevede l'uso di questo segno per indicare la separazione tra strofi non in responsione. La diplè potrebbe infatti indicare la transizione tra la sezione lirica contenuta per la sua porzione maggiore nella colonna II e la successiva parte anapestica, la cui conclusione potrebbe essere marcata dalla presenza del segno inserito al di sotto di fr. 3, r. 5.

(24)

Eschilo

5. P. Oxy. XX 2249

Cataloghi: MP3

: 41; LDAB: 116

Ed.: E. Lobel ap. E. Lobel – E.P. Wegener – C.H. Roberts, The

Oxyrhyn-chus Papyri, XX, Nos. 2245-2287, London: Egypt exploration society,

1952.

Datazione: II d.C.

Provenienza: Ossirinco.

Forma: Rotolo papiraceo.

Contenuto: Eschilo, Semele o Hydrophoroi (?).

TrGF III F. **451f Radt . . . . . 1 ]ο̣[ ]χ̣υναϲ[ ]αυδῶφρο̣[ ]μηνηπια[ 5 ]ωϲηδεμα[ πομπηιδ’α[ [ ´ πειθε[ ϲ̣υ̣ν̣ε̣ϲτ[]ια[ 10 > μηδ’ειον[ αλλ’εμφανη[ ηρακατὲι[]α[ ηκει·λεγειδ̣[ ευναϲτελε[ 15 ][]ϲωϲγεν[ ´]δετουπν[ ]κάιϲοιπαραι[ ][]ϲτομη[ ][]ειν·το[ 20 ()]διδαχθ̣[

(25)

Eschilo

Il primo editore non si pronuncia circa l'attribuzione di questo frammento ad alcuna tragedia eschilea in particolare, collegandolo all'autore sulla base del fatto che il papiro sia stato scritto dal medesimo scriba degli altri papiri sicuramente eschilei provenienti dallo stesso ritrovamento33

. La proposta di considerare il frammento appartenente alla

Semele è stata formulata da Snell sulla base del contenuto34 .

Il frammento, di cui sono visibili una porzione del margine superiore e una del margine inferiore, contiene i resti di 20 righi di scrittura, per i quali è preservata parte dell'intercolumnio sinistro, in corrispondenza dei righi 6-1435

.

A sinistra del rigo 10 si trova una diplè, la cui presenza è segnalata da Kathleen McNamee36

, ma per la quale in particolare non è stata proposta una spiegazione. Il semeion oltre ad essere utilizzato all'interno di sezioni liriche come segno di separazione, oppure in margine a righi che presentano correzioni o varianti, secondo la studiosa statunitense può indicare la presenza all'interno di un commentario di informazioni interessanti relative al passo segnalato. Sulla base del fatto che in alcuni frammenti di hypomnemata conservati nei papiri si trova la diplè a fianco di lemmi (BKT II 1-51, BKT II 52-53, PSI XII 1287, P. Ant. I 20, P. Oxy. XXXV 2737) o di porzioni di commentario (P. Vidob. inv. Gr. 29247) la studiosa ipotizza che un segno analogo potesse trovarsi nel margine sinistro della porzione di testo corrisponde al commento e considera quindi che i papiri nei quali la diplè sembra non avere alcuna funzione precisa, questa possa servire da rimando ad un hypomnema.

Per questo testo non è però possibile scegliere tra le due possibilità dato che non abbiamo hypomnemata relativi alla Semele, sempre che il testo nel papiro appartenga a quella specifica tragedia, né è conservato l'intercolumnio a destra della colonna per verificare la presenza di eventuali varianti o di aggiunte. Il segno inoltre non è spiegabile

33 Ammette però la possibilità che alcuni frammenti possano essere stati scritti dallo stesso scriba ma non

essere eschilei (LOBEL –WEGENER –ROBERTS 1952:1).

34 Snell afferma che Ἥρα — — ἥκει· λέγει δ[ὲ ai righi 12-13 «könnte an die Semele-Tragödie POx. 2164

(Fr. 127 Mette) denken lassen» (SNELL 1953:436).

35 Sotto il verso 6 è visibile una traccia di inchiostro compatibile con una paragraphos, segnalata già nella

prima edizione.

(26)

Eschilo

secondo l’uso testimoniato da Efestione37

, stando al quale la diplè funziona da divisorio tra sezioni liriche in quanto il contesto in cui è inserita non presenta sezioni liriche.

(27)

Eschilo

6. P. Oxy. XXII 2333

Cataloghi: MP3

: 23; LDAB: 108

Ed.: C.H. Roberts ap. E. Lobel – C.H. Roberts, The Oxyrhynchus Papyri,

XXII, Nos. 2309-2353, London: Egypt exploration society, 1954.

Datazione: II d.C.

Provenienza: Ossirinco.

Forma: Rotolo papiraceo.

Contenuto: Eschilo, Sette a Tebe vv. 621-631, 634-638, 644-656.

Fr. (a) [εχθροξενον πυλωρον αντιτα]ξομεν [γεροντα τον νουν ϲαρκα δ ηβωϲαν]φυϲε[ι [ποδωκεϲ ομμα χειρα δ ου βραδυνετ]αι [παρ αϲπιδοϲ γυμνωθεν αρπ]αϲ̣αιδο̣[ρ] 625 [θεου δε δωρον εϲτιν ευτυχει]νβροτοιϲ [κλυοντεϲ θεοι δικαι]ο̣υ̣ϲλιταϲ [ημετεραϲ τελειθ ωϲ]πο̣λιϲευ[τυ]χ̣η [ ] [επιμολουϲ βαλων πυργων δ]εκτοθεν 630 [Ζευϲ ϲφε κανοι κεραυ]ν̣ω [τον εβδομον δη τονδ εφ εβδομαιϲπυλ]αι[ϲ [ ] [ ] [πυργοιϲ επεμβαϲ καπικηρυχθειϲ χθον]ι ˃  γηρυθειϲ 635 [αλωϲιμον παιαν επεξιακ]χαϲ̣α[ϲ] [ϲοι ξυμφερεϲθαι και κταν]ω[ν]θανειν[πε]λαϲ [η ζωντ ατιμαϲτηρα τωϲ α]ν̣δ̣ρ̣ηλατην̣ [φυγηι τον αυτον τονδε τειϲ]αϲ̣θ̣αιτ̣ροπ[ο]ν

Oltre al frammento qui trascritto, ottenuto dalla ricomposizione di sei frammenti di piccole dimensioni, il ritrovamento consta anche di un altro frustulo, appartenente alla colonna successiva.

(28)

Eschilo

Il testo è scritto da una mano «large but delicate … with occasional serifs» e dalle considerazioni fatte da Roberts38

si evince che il rotolo costituiva un'edizione di lusso dei Sette a Tebe con un margine superiore di 6,5 cm, un margine inferiore di 8,5 cm e uno spazio tra le colonne di 4,5 cm.

Nell'intercolumnio destro in corrispondenza del verso 634 si trova una varia lectio preceduta da una diplè semplice e da un segno composto da un primo tratto concavo verso sinistra e un secondo tratto tracciato dall'estremità del primo verso destra e concavo verso il basso. Il segno era stato trascritto dal primo editore come una ζ, anche se dubitativamente, e interpretato da Kathleen McNamee39

come abbreviazione per ζητεῖται. Arata40

in una recente rilettura del papiro ipotizza che il segno possa essere una diplè obelismene tracciata in modo veloce e posta per indicare una conclusione.

38 LOBEL ROBERTS 1954:100.

39 MCNAMEE 1977: 124 sgg. e MCNAMEE 1981 a: 35. 40 BASTIANINI ET AL.2004:56.

(29)

Eschilo

7. P. Oxy. XVIII 2162

Cataloghi: MP3

: 42; LDAB: 117

Ed.: E. Lobel ap. E. Lobel – C.H. Roberts – E.P. Wegener, The

Oxyrhynchus Papyri, XVIII, Nos. 2157-2207, London: Egypt

exploration society, 1941.

Datazione: II d.C.

Provenienza: Ossirinco.

Forma: Rotolo papiraceo.

Contenuto: Eschilo, Theoroi o Isthmiastae.

Fr. 2 (a) + fr. 2 (b)41 (TrGF III F. **78c Radt) Col. II 1 κουδειϲπαλαιωνουδετωννεωτερω[ν εκωναπεϲτιτωνδεδιϲτοιχω[ν ϲυδιϲθμιαζειϲκαιπιτυοϲεϲτ[εμμενοϲ καλλοιϲικιϲϲου̣δο̣υ̣δ[α]μουτιμη[ 5 ταυτουνδακρυϲειϲουκαπνω[ι παρονταδεγγυϲουχοραιϲτα[ > αλλουποτέξειμε̣[ τουιερουκαιτιμο[ ταυταπειλειϲε[ 10 ιϲθμιοναντε[ ποϲειδανοϲο[ ϲυδαλλοιϲταυτ[]εμπε[ []ακαιναταυταμα[]νεινφιλει[ εγω[]⟦οιω⟧ϲοινεοχμα[]αθυρματα[ 15 απο[]παρνουκακμ[ ]εόκτ[ιτα τουτ[]πρωτονεϲτιϲοιτ[]ν[]αι[]ν εμοιμενουχιτωνφιλωννιμοντινι[ μηαπειπεμηδορνειθοϲουνεκωγαθε

41 Il frammento è stato unito a fr. 2 (a) in seguito alla prima edizione (LOBEL WEGENER ROBERTS 1952:

(30)

Eschilo τιδηγανουϲθαιτουτοκαιτιχρηϲομαι 20 ηνπερμεθειλ[]ντεχνηνταυτηιπρεπ[ τιδαντιποιειν[]τιπλουνμαου[]ανδαν[ ξυνιϲθμιαζειν[]εμμελεϲτατν φερω[]εμβηϲεται επιϲ̣[]β̣αδηνελϲ 25 ]ει[]φρ̣ωνϲφυρα ]ϲε̣[

Il ritrovamento si compone in totale di quattro colonne, contenenti originariamente trentasei versi ciascuna, da attribuire allo “scriba 3” di Ossirinco, responsabile della copia di molti volumi eschilei42

.

Il frammento è ritenuto dall'editore di argomento satiresco per il tono generale, la dizione e la metrica43

e in particolare è considerato parte dei Θεωροί ἢ Ἰσθμιασταί, anche se è lo stesso editore ad ammettere che l'identificazione non è di alcuna importanza, dato che non si hanno informazioni circa lo svolgimento dei Θεωροί44

. Nel frammento trascritto si vedono una porzione del margine superiore e i resti di due colonne di scrittura. Nella colonna I45

sono presenti le parti terminali di sedici righi, nella colonna II invece si hanno ampie porzioni di ventisei righi di scrittura. I righi 7-12 della seconda colonna si trovano in eisthesis di circa sette spazi-lettera, per indicare un intervento corale46

, e al di sotto dei righi 16-23 si trovano delle paragraphoi.

A sinistra del rigo 7 della porzione di testo trascritto, in corrispondenza di una breve sezione lirica posta in eisthesis, si trova una diplè che Lorenza Savignago47

propone di spiegare come segno per indicare la separazione della sezione lirica rispetto alla porzione precedente di testo. Come possibile altro esempio di tale uso, la studiosa cita

42 Per l'elenco dei testi attribuiti a questo scriba vd. supra p. 12 n. 2.

43 Lobel afferma che «both the general tone and certain details of diction and metre are more in keeping

with the satyr play than a tragedy» (LOBEL –ROBERTS –WEGENER 1941:14).

44 Per un'analisi dettagliata del possibile svolgimento si veda DI MARCO 1969-1970. 45 Non trascritta perché non contenente segni marginali.

46 SAVIGNAGO 2008:63.

(31)

Eschilo

P. Tebt. 3.692 di Sofocle48

, anch’esso di argomento satiresco e con una diplè posta in corrispondenza dell'inizio di un breve canticum ma, come precisato dalla stessa studiosa, con una situazione non perfettamente analoga. Nel testo sofocleo infatti la

diplè si presenta nella forma ἔξω νενευκυῖα49 e inoltre il papiro è diversi secoli più an-tico rispetto a quello qui esaminato. Ulteriori esempi di diplai utilizzate per separare sezioni liriche sono visibili in P. Oxy. 1175 e P. Oxy. 1174, entrambi contenenti opere sofoclee ad entrambi di argomento satiresco50

. Tuttavia nel primo caso il semeion si pre-senta nella forma obelismene e non nella forma semplice, nel secondo invece in un caso si trova nella forma obelismene e nell'altro il semeion è in forma semplice ma accompa-gnato da una coronide.

48 Per l'analisi vd. infra n° 18.

49 Il segno, una diplè con la parte aperta rivolta verso il testo, viene definita con questo nome da Lorenza

Savignago (SAVIGNAGO 2008:122), tuttavia la nomenclatura non è universalmente accettata, gli studiosi si dividono infatti tra ἔξω νενευκυῖα (GUDEMAN 1922:col. 1919, KOSTER 1936:16) ed ἔσω νενευκυῖα (TURNER

1987:12n.58,MCNAMEE 1992:16 n. 38).

(32)

Eschilo

8. P. Oxy. XX 2250

Cataloghi: MP3

: 43; LDAB: 118

Ed.: E. Lobel ap. E. Lobel – E.P. Wegener – C.H. Roberts, The

Oxyrhynchus Papyri, XX, Nos. 2245-2287, London: Egypt exploration

society, 1952.

Datazione: II d.C.

Provenienza: Ossirinco.

Forma: Rotolo papiraceo.

Contenuto: Eschilo, Theoroi o Isthmiastai (?).

Fr. a51 1 ×[ ]γεδηβαϲιλευ[ καιξύμπαϲανμ[ τουβαθυπλουτο[ πενιαϲναιωνκ[ 5 ]ικηνϲικηπτ[ ]αμε[]φ[ ]δεπρ[ ]νάζομ[ ][]ϲ[ 10 ]δ’α[ ]υ[

Dal primo editore non viene detto niente riguardo la possibilità di attribuire il frammento ad una particolare opera eschilea. La proposta di considerarlo parte del dramma satiresco Theoroi è formulata da Snell nella recensione al volume dei papiri di Ossirinco52

.

Sebbene il frammento possa provenire dello stesso dramma di P. Oxy. XVIII 2162 e sia da attribuire alla stessa mano, non sembra tuttavia essere parte dello medesimo rotolo.

51 Il frammento b è di dimensioni molto ridotte ed inservibile ai fini dell'indagine.

52 SNELL 1953:436. Torna poi successivamente in modo più diffuso sull'argomento in un articolo

(33)

Eschilo

Data la comune provenienza dei frammenti si potrebbe quindi supporre la presenza di più copie di una stessa opera.

Nel frammento è conservata una porzione del margine superiore e parte dell'intercolumnio a sinistra dei primi quattro righi di scrittura; per i righi successivi invece sono caduti in lacuna sia l'intercolumnio che lettere iniziali dei versi.

A sinistra del primo rigo conservato dal frammento è possibile intravedere delle tracce di inchiostro compatibili con un siglum χ, tuttavia, date le ridotte dimensioni del frustulo e le poche informazioni sullo svolgimento del dramma, non è possibile formulare ipotesi circa la sua funzione.

(34)

Eschilo

9. P. Oxy. XVIII 2164

Cataloghi: MP3

: 44; LDAB: 119

Ed.: E. Lobel ap. E. Lobel – C.H. Roberts – E.P. Wegener, The

Oxyrhynchus Papyri, XVIII, Nos. 2157-2207, London: Egypt

exploration society, 1941.

Datazione: II d.C.

Provenienza: Ossirinco.

Forma: Rotolo papiraceo.

Contenuto: Eschilo, Xantriae.

Fr. 1 (TrGF III F. **168 Radt) 1 ][][ ]ραιν’αλοιφα[ ] ]δ’ουπλεονηραϲ ]υπεροπλότεροι 5 ][]θ̣ε̣κ̣γνυμεναι πωθ̣ό̣νειρα[]θ̣η[ μένοεων[]ό̣ϲ̣ιμοϲβιοτα·[ φιλοϲινεμκεϲιϲτιϲφθονερ[ δοξαταεικηϲ[]εμ̣ελαϲδ’ε[ ] 10 χ̣ομεθ̣ειναιδιαπαν ευθυπορονλα[ ταγαραλλαταδ’[ ⁄ καδμωιϲεμε̣[ []παντοκρα[ 15 ζηνι⋅γαμωνδ’[][ νυμφαιναμερτεῖϲκ[]ιαιϲιναγειρ[ ιν̣αχουαρ̣γειουποταμουπαιϲινβιοδώροι[ αιτεπαριϲτανταιπαϲινβροτέοιϲιν̣επεργ[ ε[]τ̣ε̣καιευμολποιϲυμ[ 20 καιτ̣[]εολέκτρουϲαρτιγάμ̣[ λευκο[]μ̣μαϲινε[]φρονεϲ[ φωϲδεκ[]περομματοϲεϲτ̣[

(35)

Eschilo αιδωϲγαρκαθαρακαιν[]μφ̣ο̣κομ̣οϲμέ[]’αρ̣ι[ παιδωνδ’έυκαρποντε[]ε̣θειγενοϲ·οιϲ̣[ 25 ιλαοιαντιάϲουϲιμελιφ[]αθ̣υ̣μ̣ο̣νε̣χ̣[ αμφότεραι,ϲύμεναιμ[ τ̣ραχειαιϲτυγεραιτεκαι[ ]γχιμολοι·πολλαϲμεν[ ]γονευνάιουφωτο̣[ 30 ]ε̣λαϲιντεμιτραιϲ[ ]εν τωι α περι των[ ][ ]φα[

Il frammento trascritto è stato attribuito dal primo editore alle Xantriae sulla base della coincidenza del vv. 16-17 con una citazione di Asclepiade contenuta nello scolio ad Aristoph. ran. 1344b:

νύμφαι ὀρεσίγονοι: ἐκ τῶν “Ξαντριῶν” Αἰσχύλου, φησὶν Ἀσκληπιάδης· εὗρε δὲ Ἀθήνησιν ἔν τινι τῶν δισωθέντων·

“†νύμφαι ὀρεϲιγόνιοι† θεαῖσιν ἀγείρω

Ἰνάχου Ἀργείου [ὐπὸ] ποταμοῦ παισὶν βιοδώροις”53.

I restanti due frammenti, non interessanti per l'indagine, sono invece attribuiti allo stesso dramma su base metrica; contengono infatti esametri lirici, presenti anche nel frammento 154

.

Dopo la pubblicazione dei frammenti è stata messa in dubbio la loro appartenenza alle

Xantriae, in particolare da Latte55

. Lo studioso dubita dell'affidabilità di Asclepiade e pensa che il frammento vada in realtà attribuito alla Semele, un'altra tragedia eschilea appartenente alla stessa tetralogia56

. Secondo la sua teoria Semele, nel frammento

53 Schol. vet. ran. 1344b (CHANTRY 2001:150).

54 LOBEL ROBERTS WEGENER 1941:27.Secondo Lobel potrebbe essere parte dello stesso rotolo anche P.

Oxy. XX 2248 (LOBEL –WEGENER –ROBERTS 1952:10).

55 Seguito tra gli altri da Taplin (TAPLIN 1977:427-28)e Sommerstein (SOMMERSTEIN 2008:224-233).Per una

rassegna delle posizioni cfr. RADT 1985:280-285.

56 Si tratta di una delle due tetralogie eschilee di argomento dionisiaco. Secondo il Catalogo Mediceo

(36)

Eschilo

tramandato dal papiro, sarebbe ancora viva e inoltre le Xantriae avrebbero come argomento la morte di Penteo57

. Dodds, nell'introduzione alla Baccanti euripidee, si schiera per l'attribuzione del frammento alle Xantriae, obiettando che non vede ragione per dubitare della citazione di Asclepiade e che inoltre l'integrazione di λά[χος αἰοῦς proposta da Latte al rigo 13, e su cui si basa la sua ricostruzione, non è l'unica possibile58

. Il frammento restituisce i resti di trenta righi di una colonna di scrittura, per la maggior parte accompagnati da una porzione dell'intercolumnio sinistro. I righi 16-30 si trovano in ekthesis di circa cinque spazi-lettera per indicare il cambiamento di metro; si tratta infatti di esametri dattilici. Sotto i righi 6, 11 e 15 sono visibili delle paragraphoi, secondo Lasserre59

inserite per indicare il cambiamento di metro e non la distribuzione di versi tra i personaggi come di consueto. Egli individua una prima sezione anapestica (rr. 3-6), una seconda sezione di dimetri e trimetri coriambici in sinafia (rr. 7-11) e una terza sezione nuovamente anapestica (rr. 12-16), ipotizzando una responsione tra i rr. 7-11 e la parte perduta precedente il rigo 3, d-e-f-1-2 secondo la sua numerazione. Basa però la responsione sull'integrazione di λα[χοῦσαι al rigo 11, da lui stesso definita «garanti par la responsio»60

. Lorenza Savignago analizzando il passo afferma che il metro della sezione lirica ai righi 2-11 non è recuperabile e che segue poi una parte anapestica (rr. 12-15) e quindi dattili lirici attribuiti ad Era (rr. 16 sgg.)61

. Mette tuttavia in luce come in altri papiri eschilei della stessa mano siano presenti paragraphoi ad indicare ripartizioni strofiche all'interno di sezioni liriche62

.

A sinistra del rigo 13 si trova un segno che il primo editore interpretava come tratto iniziale di una coronide, pur ammettendo la mancanza di spazio per tale segno. Il

semeion è stato successivamente considerato da Kathleen McNamee63

come un tratto

Τροφοί. Riguardo al fatto che l'elenco ecceda di un titolo, Dodds (DODDS 1960:xxix)ipotizza che Βάκχαι

sia un doppio titolo per Βασσάραι o Πενθεύς.

57 LATTE 1948:47-56.

58 DODDS 1960:xxx.

59 LASSERRE 1949:141. 60 LASSERRE 1949:143.

61 SAVIGNAGO 2008:67.

62 Si tratta di P. Oxy. XVIII 2161 e P. Oxy. XX 2245. 63 MCNAMEE 1992: 45.

(37)

Eschilo

obliquo e non come coronide; la studiosa non propone tuttavia una spiegazione per il suo uso e lo inserisce tra i segni di incerta funzione.

Successivamente è la stessa McNamee64

ad ipotizzare una relazione tra il segno pre-sente al rigo 13 e l'annotazione contenuta nel margine inferiore della colonna, che ri-manda al primo volume di un opera di cui sono andati perduti titolo e autore65

; ipotesi supportata dal fatto che il segno, almeno in altri due papiri, è utilizzato per indicare note marginali66

.

64 MCNAMEE 2007: 131.

65 Cantarella ipotizza che le lettere φα presenti nel secondo rigo dell'annotazione possano rimandare ad

un Aristofane, forse Aristofane di Bisanzio (CANTARELLA 1948).

66 Si tratta di P. Oxy. XI 1371 (Aristofane) e P. Bodm. XXV + P. Barc. inv. 45 + P. Bodm. IV + P. Bodm. XXVI

(38)

Eschilo

10. P. Oxy. XX 2255

Cataloghi: MP3

: 45; LDAB: 120

Ed.: E. Lobel ap. E. Lobel – E.P. Wegener – C.H. Roberts, The

Oxyrhynchus Papyri, XX, Nos. 2245-2287, London: Egypt exploration

society, 1952.

Datazione: II d.C.

Provenienza: Ossirinco.

Forma: Rotolo papiraceo.

Contenuto: Eschilo, frammenti di opere varie.

Fr. 25 . . . . 1 ] ν[ ]

¬

τ[ ] οϲ[ ]⳩ αγ[ 5 ] τᾶ[ τε[ ] κ̣[

P. Oxy. XX 2255 è costituito di 42 frammenti, per lo più di piccole dimensioni, scritti tutti dalla medesima mano, lo scriba ossirinchita di Eschilo, provenienti da rotoli con il verso bianco e contenenti opere non tutte identificabili67

.

Oltre al frammento trascritto, nel quale sono visibili tre distinti segni, l'editore indica la presenza anche di un ulteriore semeion simile ad una diplé di dimensioni ridotte sotto il tau iniziale di fr. 27 (a), r. 8; tuttavia dalla visione della foto sembra possa trattarsi anche di un punto o di una goccia di inchiostro.

67 Per il frammento 42 Stroppa mette anche in dubbio l'appartenenza ad un dramma eschileo; secondo lo

studioso infatti la mano che ha trascritto il frammento è simile a quella dello “scriba 3” di Ossirinco ma presenta forme diverse di α e ε, quindi l'attribuzione ad Eschilo del contenuto del frammento, stabilita sulla base dell'identità di mano con gli altri papiri dell'autore, non può essere asserita con certezza (B A-STIANINI – ET AL.2004:73).

(39)

Eschilo

Il primo dei segni presenti nel frammento 25, collocato in corrispondenza del rigo 2, non è apparentemente identificabile con alcun segno noto, tuttavia potrebbe trattarsi di un obelos o una forma veloce di diplè. Al rigo 4 è visibile il monogramma ⳩ e al rigo 6 un siglum χ, presente anche in fr. 11, col. II, r. 568

.

Data la presenza del monogramma ⳩ e del χ a così breve distanza, i due segni devono avere funzioni diverse. Accettando l'interpretazione proposta da Turner per ⳩, questo dovrebbe indicare la presenza nel testo, purtroppo perduto, di qualcosa di notevole e «suitable for quotation»69

. Per quanto riguarda gli altri due sigla non è possibile rico-struirne il significato. L'unica considerazione possibile è che, se il primo dei segni è una

diplè, i tre sigla erano in questo passo impiegati ciascuno con un significato diverso. Considerazioni complessive sui papiri eschilei di “scriba 3”

Dall'analisi complessiva di tutti i papiri eschilei presi in esame in questo elaborato si deduce che lo “scriba 3” di Ossirinco, responsabile della scrittura di tutti i rotoli ad eccezione di P. Oxy. XXII 233370

, utilizzava un ampio set di sigla marginali. Nei resti di rotoli riconducibili alla sua mano si trovano infatti tipologie diverse di diplè (semplice e peristigmene) il siglum χ, il monogramma ⳩ e il segno simile ad uno slash di P. Oxy. XVIII 2164. Inoltre dall'analisi di P. Oxy. XX 2255 si evince che i sigla avessero significati precisi e differenziati gli uni dagli altri.

Un'ulteriore informazione deducibile da questo insieme di testi è la presenza non soltanto di un unico scriba responsabile della copia del testo principale, ma probabilmente anche di un unico correttore, responsabile delle note marginali. Arata71 infatti ipotizza che la mano dell'annotazione nel margine inferiore di P. Oxy. XVIII 2164,

fr. 1 possa essere la stessa della nota presente nell'intercolumnio tra la prima e la

seconda colonna di P. Oxy. XX 2255, fr. 12.

68 Il frammento non è stato trascritto in quanto è visibile il siglum ma è andato completamente perduto

il testo del rigo.

69 TURNER 1987:56. 70 vd. infra n° 6.

(40)

Sofocle

II.SOFOCLE

11. P. Oxy. XVII 2093

Cataloghi: MP3

: 1461; LDAB: 3936

Ed.: A.S. Hunt, The Oxyrhynchus Papyri XVII, Nos. 2065-2156, London:

Egypt exploration society, 1927.

Datazione: II/III d.C.

Provenienza: Ossirinco.

Forma: Rotolo papiraceo.

Contenuto: Sofocle, Aiace vv. 51-66, 266-276, 291-307.

Fr. 1 51 ε[γω]ϲφ[απειργω γνωμα[ϲ καιπροϲτε[ λειαϲαδα[ϲτα 55 εν[θ]ειϲπεϲων κυ[κ]λωιρα[χιζων δ⟦ο⟧ [ ι ] ϲοϲ̣υϲατ[ρειδαϲ τοταλλο[τ εγωδεφο[ιτωντ 60 ωτρυνον[ κ[α]πειτεπε[ιδη 62 [τουϲ]ζ̣ωντ[αϲ 64

n

τουϲ[δ]αν̣[δραϲ 63 o πο[ιμναϲ 66 δει[ξω ]υ̣τ ω[ϲ

Il ritrovamento si compone della colonna trascritta, contenente la porzione iniziale di alcuni versi, e di un altro frammento con i resti di due colonne di testo, posto nel rotolo

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