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Studio di fattibilità per la realizzazione di un istituto omnicomprensivo e ristrutturazione dell'ITIS "L. da Vinci" a Pisa

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Academic year: 2021

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1) L’analisi conoscitiva ... 5

1.1 L’evoluzione della tipologia scolastica ... 5

1.2 Esempi di scuole secondarie ... 14

1.3 Storia dell’ITIS “da Vinci” Pisa ... 23

1.4 Inquadramento territoriale e socio economico ... 28

1.4.1 La localizzazione ... 30

1.5 Lo stato attuale ... 33

2) Funzionalità e obiettivi del progetto ... 39

2.1 Prestazioni attese ... 39

2.2 Definizione delle funzioni/attività ... 40

2.2.1 Ambiti Funzionali Omogenei (AFO) ... 43

2.2.2 Ambiti Spaziali omogenei (ASO)... 44

2.3 Le classi di esigenza ... 54

2.3.1 Classe di esigenza: Sicurezza ... 55

2.3.2 Classe di esigenza: Benessere... 60

2.3.3 Classe di esigenza: Fruibilità ... 73

2.3.4 Classe di esigenza: Aspetto ... 78

2.3.5 Classe di esigenza: Gestione... 79

2.3.6 Classe di esigenza: Integrabilità ... 79

2.3.7 Classe di esigenza: Salvaguardia dell’ambiente ... 80

2.4 Leggi e norme tecniche da rispettare ... 81

3) L’ipotesi progettuale ... 86

3.1 Profilo generale dell’intervento ... 86

3.2 Aspetti tipologici e caratteri distributivi ... 109

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3.4 Materiali e tecnologie applicate ... 120

3.4.1 Struttura portante ... 121 3.4.2 Le fondazioni ... 122 3.4.3 Le pareti perimetrali ... 122 3.4.4 I solai ... 125 3.4.5 Le coperture ... 126 3.4.6 Le pareti interne ... 131 3.4.7 Gli infissi ... 131 3.4.8 Sistemazioni esterne ... 134

3.4.9 Impianto di recupero delle acque piovane ... 134

3.5 Stima dei costi ... 146

3.5.1 Costo globale ... 147 3.5.2 Costo di produzione ... 149 3.5.3 Costo di gestione ... 150 3.5.4 Valore residuo ... 151 Conclusioni ... 152 Bibliografia ... 155 Legislazione ... 156 Siti internet ... 159

Altri documenti consultati ... 160

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Introduzione

L’oggetto della presente Tesi è lo studio di fattibilità di una ristrutturazione per una nuova sede delle scuole secondarie di 2° grado: ITIS “L. da Vinci”, IISS Santoni sez C “Gambacorti” e IPSIA “Fascetti”, a Pisa, con sviluppo di un’ipotesi progettuale nell’area in cui attualmente sorgono l’ITIS e l’IPSIA, tra via Contessa Matilde e via Ugo Rindi.

Il tema trattato nasce da un’esigenza della Provincia di Pisa, di raggruppare in un unico complesso, le scuole suddette, giacché presentano attività similari, con lo scopo di migliorarne la gestione e ridurne i costi.

La tesi si è sviluppata attraverso la successione di tre fasi:

1. Fase informativa: studio della tipologia scolastica e analisi del contesto storico urbanistico;

2. Fase di studio delle attività necessarie: definizione delle funzioni e delle linee guida del progetto, secondo i vincoli e i requisiti stabiliti sia da un punto di vista normativo che prestazionale;

3. Fase creativa: elaborazione dell’ipotesi progettuale.

La nuova struttura sarà dotata degli spazi interni, necessari alle attività previste dai nuovi orientamenti didattici, rispondente ai requisiti indispensabili allo svolgimento delle funzioni richieste e di spazi esterni, zona di verde attrezzato, in cui gli studenti possano svolgere attività all’aperto.

Saranno per tali motivi realizzati nuovi edifici, in base alla volumetria disponibile, contenenti nuove aule e laboratori/officine indispensabili per il corretto svolgimento delle lezioni didattiche.

Le soluzioni scelte sono state valutate sia in base alle norme attualmente in vigore relative all’edilizia scolastica: DM 18/12/1975 “ Norme tecniche aggiornate relative all’edilizia scolastica, ivi compresi gli indici minimi di funzionalità didattica, edilizia ed urbanistica da osservarsi nella esecuzione di opere di edilizia scolastica” e sia in base a quanto fornito dalle linee guida per progettare le scuole “norme tecniche-quadro, contenenti gli indici minimi e massimi di funzionalita' urbanistica, edilizia, anche con riferimento alle tecnologie in materia di efficienza e risparmio energetico e produzione da fonti energetiche rinnovabili, e didattica indispensabili a garantire indirizzi progettuali di riferimento adeguati e omogenei sul territorio nazionale”.

Il progetto si è basato principalmente sulla ristrutturazione, parziale e completa, degli edifici dell’ITIS, che risultano notevolmente deteriorati, soprattutto a causa della scarsa

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4 manutenzione. Demolire alcune strutture inoltre, si è dimostrato particolarmente utile, poiché così è stato possibile realizzare nuove aule didattiche.

Il nuovo istituto omnicompresivo infatti, dovrebbe riuscire ad ospitare circa 2200 studenti, per un totale di 96 classi, che, in questo momento, non sono presenti.

L’obiettivo finale, non è stato tanto quello di aggiungere nuove attività a quelle esistenti, ma piuttosto quello di valorizzare l’intera area e di consentire una migliore distribuzione degli spazi, tenendo presente i vincoli sugli edifici che fanno parte del patrimonio storico italiano.

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1 L’analisi conoscitiva

1.1 L’evoluzione della tipologia scolastica

Eseguire un’indagine sulla tipologia scolastica significa indagare sulla relazione esistente tra forma dell’edificio, il pensiero pedagogico adottato e il quadro normativo di riferimento. L’evoluzione dei metodi didattici, infatti, ha determinato la traduzione di principi educativi in diverse forme architettoniche.

La nascita della scuola pubblica e la sua conseguente diffusione, l’istituzione dei licei e delle scuole tecniche e professionali, spinse alla creazione di nuovi tipi edilizi e a nuove impostazioni per gli edifici scolastici, insieme al mantenimento di schemi antichi e collaudati. Nel 1700, l’istruzione primaria iniziò a diffondersi tra le masse popolari. Furono studiati nuovi sistemi d’insegnamento che consentirono alle persone colte di insegnare ai cittadini analfabeti e, in questa occasione, nacque la struttura dell’aula costituita da file di banchi e da pedane su cui gli insegnanti svolgevano le lezioni. Questo periodo fu fondamentale perché, per la prima volta, gli elementi d’arredo servivano esclusivamente come supporto alla didattica.

Figura 1.1-1-Aula di mutuo insegnamento, pianta

Nel 19881 vennero redatte le prime disposizioni di normativa, le quali definirono un modello di aula, fissando un dimensionamento dello spazio in relazione al numero di alunni, il tipo di aerazione e illuminazione (dimensionamento delle finestre) e i requisiti indispensabili dei servizi igienici.

Dalle scuole collocate nei palazzi nobiliari o appartenenti agli ordini religiosi, che attraverso ristrutturazioni erano adattati alle funzioni pubbliche, si passò alla costruzione di scuole di

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6 tipo a blocco, costituite da una successione di aule, di dimensioni stabilite, che si affacciavano o sul cortile interno o sulla strada e collegate da lunghi corridoi.

Figura 1.1-2 - scuola di tipo a blocco

Si resero evidenti le diverse funzioni all’interno edificio scolastico, ad esempio lo spazio dedicato all’atrio, l’auditorium e gli spazi aperti, che conferivano qualità all’interno della struttura.

Verso la fine del XIX secolo, in seguito alla rivoluzione industriale, si sviluppò un movimento pedagogico detto “attivismo”, che portò alla creazione della cosiddetta “new school”, la quale traeva origine dal bisogno di rivedere l’organizzazione, i contenuti e i metodi di una scuola che non appariva più rispondente ai bisogni sociali emergenti.

La loro nascita avvenne in Inghilterra, paese all’avanguardia nello sviluppo economico e sociale, ed era attento, più che altrove, al rapporto tra scuola e società. I programmi scolastici, infatti, erano stati già da tempo rivoluzionati in funzione di una cultura utile alla formazione della classe dirigente.2

La New School fu creata da Cecil Reddie nel 1889 e modellata secondo le esigenze della borghesia, non era più basata sull’insegnamento diretto delle materie, era una scuola privata, attenta all’educazione linguistica e scientifica, e si basava sull’esperienza personale dell’allievo attraverso il fare: il lavoro manuale, la vita all’aria aperta, i viaggi e la conoscenza del mondo.

Tale metodologia d’insegnamento fece si che i ragazzi si riunissero, in modo spontaneo, in gruppi accomunati da una stessa passione per una data attività, ciò portò ad abbandonare l’aula tradizionale in favore dei laboratori.

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7 In occasione del Primo Congresso internazionale dell’educazione nuova, tenutosi a Calais nel 1921, furono raccolti i «principi che stanno a fondamento della scuola attiva», riguardanti i seguenti punti:

- espressione dell’energia vitale del bambino; - rispetto dell’individualità singolare;

- spontanea espressione degli interessi e dell’esperienza diretta; - attenzione alle fasi di sviluppo;

- atteggiamento cooperativo; - coeducazione;

- educazione dell’uomo e del cittadino.

Agli inizi del XX secolo, vennero progettati nuovi edifici scolastici che dovevano essere capaci di rappresentare adeguatamente l'istituzione pubblica e nel 1911 il Ministero della Pubblica Istruzione pubblicò la “Casa della Scuola” con piante e progetti tipo.

L'edificio scolastico diventa una costruzione simmetrica, un lato destinato ai maschi e l’altro destinato alle femmine.

La struttura solitamente era realizzata lungo il perimetro del lotto disponibile lasciando all’interno lo spazio aperto, presentava pochi elementi decorativi, ma al di là di questo, comincia a rivestire un ruolo importante nello scenario urbano.

Caratteristica di queste scuole era la facciata ritmata dalla sequenza delle triple finestre che definivano lo spazio dell’aula.3

Figura 1.1-3- Scuola in via Boccioni, Roma

3 Valeria Lupo, L’idea di scuola: didattica e tipologia, in Guida alle scuole del I Municipio, Roma, Palombi

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8 Negli anni ’30, furono inseriti nel progetto elementi di eccezionalità, ad esempio il corpo scala venne portato all’esterno, allo spazio dell’atrio o al volume della palestra, si attribuì il compito della riconoscibilità e rappresentatività dell’edificio stesso.

Sempre negli stessi anni un altro contributo al sistema scolastico, fu dato da Maria Montessori. Il suo metodo d’insegnamento si accostava ai problemi educativi, con tutti i limiti della cultura del tempo.

La scuola doveva essere una costruzione a misura di bambino, rispettando le sue proporzioni, le sue necessità fisiologiche e psicologiche, dove poteva “sentirsi padrone del proprio spazio”. Un esempio sono le scuole all’aperto, composte da padiglioni di esigue dimensioni collocati all’interno di parchi urbani (caso emblematico della stretta rispondenza tra idee pedagogiche e impostazione architettonica degli edifici scolastici) destinate originariamente ai bambini soggetti a malattie respiratorie. Fu introdotto quindi il concetto che l’ambiente scolastico interagisce attivamente nel processo educativo.

Il sistema montessoriano possiede tuttora validità, nel considerare fondamentale per l'educazione, i motivi della libertà e la dignità della persona.

Il diffondersi dell’idea della scuola attiva ebbe molta influenza sulla realizzazione e la stesura delle normative in tema di scuole primarie o materne, mentre il suo influsso sulle scuole superiori è stato generato da un cambiamento di mentalità generale. Si potrebbe affermare che la scuola materna nacque quasi direttamente dalle esperienze sviluppate dal metodo Montessori, mentre, nelle scuole elementari e medie, che avevano ormai accolto il lavoro di gruppo e l’importanza della sperimentazione diretta nella formazione degli allievi, tale metodo ha portato alla realizzazione di spazi speciali con attrezzature specifiche per le attività degli allievi.

Queste nuove esigenze spaziali e organizzative, produssero nuovi tipi edilizi e rielaborazioni di quelli esistenti, volti a rompere l’uniformità spaziale dell’edificio.

Agli inizi del ‘900, lo schema più usato nell’edilizia scolastica era quello a blocco.

In alcuni paesi tale modello continuò a essere utilizzato fino agli anni sessanta, mentre, in altri, iniziava a farsi sentire l’esigenza di modificare questo impianto tipologico. Si svilupparono, quindi, due nuove tipologie, completamente diverse fra loro: una derivante dall’esigenza di accorpare ulteriormente il blocco, l’altra, a superarlo, per espandere la scuola all’aperto.

Appartiene al primo caso la scuola a tre piani (three decker school) del 1900, successivamente ripresa da Haessler nel 1928 in Germania.

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9 Figura 1.1-4 - Scuola di Celle del’Architetto O. Haessler

Il corpo diventa triplo: aula, vuoto con doppia fila di ballatoi, aula, superando lo schema aula-corridoio illuminato. Tale tipologia edilizia, subì nel corso del secolo varie trasformazioni ed evoluzioni; lo spazio interno acquista qualità, diventando sempre più importante, e punto di riferimento dell’intero organismo.

Pensando al metodo montessoriano invece, nacquero le scuole primarie gemelle Montessori e Willemspark, costruite ad Amsterdam da Herman Hertzberger. Rappresentano un’evoluzione considerevole del tipo a blocco, con vuoto interno che diventa un riferimento visivo e funzionale dal punto di vista didattico.

Il punto principale è la sala centrale, intorno alla quale sono raggruppate le aule. Strutturalmente i due edifici sono articolati in due parti distinte e accostate, lasciando uno stacco centrale sul quale si affacciano gli spazi della scuola. L’ambiente centrale, ben illuminato, riceve luce dall’alto e dalle aperture laterali.

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10 Figura 1.1-6 - Scuole Montessori e Willemspark ad Amsterdam

Nel 1952 il Ministero della Pubblica Istruzione istituì il Centro Studi per l’edilizia scolastica, composto da architetti, pedagogisti, medici e amministratori, il quale aveva l’obiettivo di configurare i nuovi caratteri dell’edificio scolastico, poiché negli anni ’40, gli eventi bellici e le sanzioni economiche avevano ridotto gli edifici scolastici a semplici costruzioni realizzate con il massimo della cubatura possibile ma per lo più privi di qualità.

Con l’evoluzione della tipologia scolastica si passò dal concetto d’istruzione a quello di educazione: la progettazione di una scuola moderna deve nascere soprattutto dalla ricerca di uno spazio idoneo psicologicamente, oltre che funzionalmente, allo svolgersi dei problemi educativi. Bisogna cioè intuire e realizzare degli spazi capaci di favorire le tendenze del bambino e renderle efficaci, spazi che lo accompagnino nella crescita biologica e psichica: è il bambino che deve stare al centro della ricerca di uno spazio scolastico del nostro tempo. 4 Non basta che gli ambienti siano ben illuminati, abbiano colori idonei e caratteristiche igieniche appropriate, devono essere conformati in maniera tale da poter agevolare le diverse fasi evolutive del fanciullo.

La forma della scuola, intesa sia come edificio sia come funzione, cambia, si elimina lo spazio gerarchizzato della tipologia a “corridoio” e venne introdotto, uno spazio non autoritario pensato in termini di attività e non di aule.

Dalla scuola di stampo “funzionalista” per cui l’edificio era un insieme di parti autonomamente definite, si passò alla concezione dell’edificio come “organismo”, caratterizzato dalla fluidità ed elasticità dell'impianto e dalla fusione fra gli ambienti interni e gli spazi esterni.

Alla tipologia a blocco si contrappose la pianta a croce, costituita da un corpo centrale, da cui si diramano dei bracci indipendenti, relazionati tra loro dagli spazi esterni, oppure da uno

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11 schema a pettine, nel quale ad un elemento lineare principale si attaccano altri corpi con diverse funzioni (auditorium, palestra, mensa, ecc.). In questa tipologia si esclude qualsiasi reazione tra le parti, in modo da far diventare fondamentale il ruolo degli spazi esterni che servono da collegamento.

Un esempio importante di questa tipologia di scuola aperta, è rappresentato dalla Hetahcote School di Scarsdale a New York.

Figura 1.1-7 - Hetahcote School di Scarsdale, New york

Lo schema è caratterizzato da un blocco principale, da cui si diramano dei corridoi vetrati che lo collegano alle quattro aule esagonali, disposte attorno ad un nucleo centrale, in cui sono collocati le attività in comune e i relativi servizi. Il corpo principale ospita la biblioteca, gli uffici amministrativi, una sala riunione, i laboratori e l’atrio d’ingresso.

Il sistema, così concepito, poteva essere realizzato per parti e ampliato secondo le necessità. L’esempio di Scarsdale, non propone una vera e propria novità rispetto al passato, poichè rimane ancora il rapporto aula-corridoio.

Il concetto nuovo, infatti, si ha nella scuola che si articola in "unità funzionali", aggregazione di più aule distribuite senza corridoi con uno spazio comune e relativi servizi igienici, la cui combinazione e articolazione dipende dal tipo di scuola.

Nel 1954 il Centro Studi preparò un nuovo regolamento per la progettazione degli edifici scolastici e pubblicò quattro Quaderni riguardanti le scuole elementari, medie e materne5, con prescrizioni adottate anche nell’ “Architettura pratica”. 6

5“ Quaderni del Centro Studi della Pubblica Istruzione, Servizio Centrale per l’edilizia scolastica” ( a cura di)

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12 Tra gli anni ’60 e ’70 si ebbe un cambiamento radicale nella costruzione dei nuovi edifici scolastici; nel 1968, infatti, fu istituita una Commissione nazionale di studio sull’edilizia per effettuare un’attività di controllo sulla neonata “scuola media unica”.

Il primo censimento nazionale dell’edilizia scolastica fu eseguito in quegli anni, con la nascita della scuola materna statale e dell’asilo nido. Come già detto, si costruiva seguendo i principi della scuola attiva, passando dalla “scuola per ascoltare” alla “scuola per scoprire”, dando maggiore importanza alle esperienze dirette del bambino.

La svolta nell’edilizia scolastica avvenne in seguito all’emanazione del DM 21 marzo 1970, norme tecniche relative all’edilizia scolastica, (oggi abrogato e sostituito dal DM 18 dicembre 1975). Con tale decreto si stabiliva che ogni edificio scolastico “qualunque sia l’età degli alunni e il programma didattico, sarà concepito come un organismo architettonico omogeneo e non come una semplice addizione di elementi spaziali, contribuendo così allo sviluppo della sensibilità dell’allievo e diventando esso stesso strumento di comunicazione e quindi di conoscenza per chi lo usa”.7

In quegli anni si approfondiva anche la ricerca della prefabbricazione, con il coinvolgimento dell’industria delle costruzioni, ritenendo indispensabile razionalizzare il processo edilizio, strumento basilare per conseguire obiettivi come la qualità diffusa su tutto il territorio e la flessibilità. La flessibilità, vista sia in termini di adattabilità sia evolutivi, fece si che la scuola non venisse più pensata solo come una struttura spaziale, ma anche come luogo di variazioni a componenti temporali, andando ad approfondire concetti che erano già stati affrontati ad inizio secolo, ma con un regime costruttivo del tipo tradizionale, come lo studio dell’aula modificabile, delle unità didattiche accorpabili, dell’intercambiabilità. Inoltre si abbandonò il conteggio per aule, sostituendolo con il concetto di "posto alunno" e si introdusse il tema dell’elasticità degli spazi per accogliere varie attività anche extra scolastiche.

Furono realizzate scuole “per parti”, contenenti attività omogenee: corpo didattico, mense, palestre e locali tecnici, con diversi elementi disposti sul terreno ponendo l’attenzione alla logica evolutiva e ai possibili ampliamenti, abbandonando l’uso del contenitore unico.

Tenendo sempre presente che l’ambiente ha la capacità di stimolare e favorire lo sviluppo del fanciullo in tutte le fasi della sua formazione, si definiscono i parametri essenziali per dare forma ai diversi spazi dei vari cicli scolastici.

6 P. Carbonara, Architettura Pratica, una sezione curata da C.Cicconcelli, Scuole materne, elementari e secondarie, Torino, 1958.

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13 Nella scuola elementare il bambino ha bisogno di ritrovare luoghi conosciuti come punti di riferimento, l’ambiente scolastico deve essere il più possibile familiare, prevedendo un’articolazione e compenetrazione degli spazi che consenta diverse utilizzazioni, stimolanti e non costringenti, per permettergli di prendere possesso dell’ambiente stesso.

La forma della scuola elementare, che si articola in unità funzionali autosufficienti unite al centro da una sala comune per lo svolgimento delle attività collettive, è data dalla diversa aggregazione delle unità e il loro rapporto con gli spazi comuni oltre che con l’esterno. Estrema attenzione fu rivolta all’illuminazione e alla diversa altezza degli ambienti come elementi atti a modificare i vari spazi, senza separarli, anche attraverso l’inserimento di pareti mobili che consentono una diversa configurazione dello spazio, secondo le diverse necessità. Per la scuola media l’impostazione preferibile fu quella che assicurava un’ampia relazione tra le parti in cui si sviluppano le diverse attività: le aule, i laboratori e gli spazi comuni che devono costituire un tutto, fluido e legato, per cui gli ambienti si fondono dinamicamente integrandosi tra loro e con gli spazi esterni.

Questi concetti stabiliscono ancora oggi i principi di base cui si rifanno le scuole contemporanee e su cui si strutturano gli edifici scolastici.

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1.2 Esempi di scuole secondarie

Come stabilito dal protocollo ITACA, è utile, per la redazione dello studio di fattibilità, esaminare esempi simili all’intervento da realizzare, in modo da avere un’idea o un riferimento per sviluppare il progetto.

In questo caso verranno di seguito riportati alcuni esempi di istituti tecnici.

Istituto Pirelli di Milano

L’edificio è opera dell’Architetto Roberto Menghi e sorge apochi passi dal centro di Milano. L’Istituto Piero Pirelli ha una struttura contornata da un gradevole giardino e da un ampio parcheggio. L’ordine distributivo degli edifici sul terreno è obbligato da esigenze urbanistiche.8

Figura 1.2-1 - Istituto Piero Pirelli a Milano

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15 Figura 1.2-2 - Istituto Piero Pirelli a Milano

Le aule didattiche sono disposte a sud, mentre quelle da disegno e i laboratori a nord. Il corpo spogliatoi ha una facciata rivolta a est e una a ovest per agevolare la ventilazione e impedire gli sbalzi di temperatura. Il corpo officina è parallelo alle aule ed è orientato in modo da regolare l’illuminazione dei vari ambienti.

L’ingresso della scuola e il corpo aule guardano verso il piazzale. I materiali adoperati sono di tipo tradizionale: cemento, mattoni, serramenti in legno per le aule ed in ferro per le officine. Le facciate sono prefabbricate e montate con pilastrini a piè d’opera.

Istituto IPSIA a Sondrio

L’Istituto IPSIA, rappresenta il primo passo per la riqualificazione del Campus scolastico di Sondrio, una vasta area comprendente sette istituti e due palestre. Fu costruito nel 2005, per ospitare circa 350 studenti.

L'edificio è organizzato su due livelli e sfrutta il naturale declivio del terreno. Tre semplici corpi di fabbrica, distinti ma collegati tra loro, corrispondono a specifiche destinazioni d'uso. Ad est, si affacciano i laboratori, nel quale sono disposti i locali tecnici, di archivio e supporto, parzialmente interrati verso nord. Gli spazi aperti sistemati a verde, sono attrezzati con percorsi parzialmente protetti da pensiline e con alcune sedute.

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16 Figura 1.2-4 - Pianta del piano terra dell’Istituto IPSIA a Sondrio

Il corpo longitudinale, che ospita 14 aule didattiche, si estende per circa 110 m, lasciando libero in questo modo, una parte del lotto che potrebbe essere utilizzato per un eventuale ampliamento.

A nord, un volume di tre piani, si attesta sul piazzale esistente e individua l'accesso principale alla scuola che ospita l'atrio d’ingresso a tutta altezza, gli spazi per le segreterie e per gli insegnanti. La parete ovest è solcata da due serie di finestre orizzontali, a metà del percorso, una grande apertura individua uno spazio comune, in corrispondenza del quale si trovano i servizi e una seconda scala che conduce al piano inferiore, in cui sono situati i laboratori. Sono stati utilizzati diversi materiali che potessero differenziare le funzioni dell’edificio, inoltre lo studio delle aperture e il controllo della luce, attraverso sistemi di ombreggiamento, sono altrettanti elementi di riconoscimento delle funzioni.9

La struttura è realizzata in calcestruzzo armato, con travi e pilastri, inglobati nello spessore delle murature perimetrali, mentre i solai sono formati da lastre predalles di altezze variabili. L’opera è stata realizzata con un budget contenuto: 2˙810˙000 euro, compresi gli arredi. L’attenzione al luogo, la sobrietà delle forme, lo studio dei dettagli, il controllo dei costi e il rispetto dei tempi di costruzione sono gli elementi più importanti di questa realizzazione. All’opera, infatti, è stato attribuito il premio Ala Assoarchitetti 2006 nell’ambito del premio internazionale Dedalo Minosse.

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17 ITI Panella - Vallauri a Reggio Calabria

L’istituto industriale ITI Panella a Reggio Calabria, nacque nel 1916 e l’edificio tutt’oggi esistente, fu completato, a causa degli eventi bellici, solamente nel 1948. A pochi metri da esso fu realizzato un altro istituto tecnico, risalente al 1936. Oggi le scuole sono state unificate, dando origine all’“ ITIS Panella-Vallauri”. Conta sette specializzazioni: 1) Chimica e Biotecnologie; 2) Elettronica ed Elettrotecnica; 3) Grafica e Comunicazione; 4) Informatica e Telecomunicazioni; 5) Meccanica Meccatronica ed Energia; 6) Sistema Moda; 7) Liceo Scientifico delle Scienze Applicate.

Figura 1.2-5 - ITI Panella- Vallauri, pianta piano interrato (ex Vallauri)

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18 Figura 1.2-7 - ITI Panella-Vallauri , pianta piano primo (ex Panella)

Tra i due edifici, sono stati realizzati dei collegamenti, passaggi coperti percorribili a piedi, in modo da permettere a studenti e insegnanti di raggiungerli con facilità. Al piano terra sono collocate le aule, per il biennio, laboratori di fisica, biologia, uffici amministrativi, magazzini di pertinenza dei laboratori e servizi igienici. Agli altri piani fuori terra invece, sono collocati sia aule che laboratori, in relazione agli indirizzi di studio del triennio.

Figura 1.2-8 - Laboratorio di Tecnologia Meccanica

A causa della morfologia del terreno, gli edifici hanno entrambi piani seminterrati che contengono officine e magazzini.

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19 Poiché l’edificio inizialmente fu realizzato per 200 studenti, ha subito un gran numero di ampliamenti negli anni e presenta numerosi laboratori e officine di piccole dimensioni. Oggi accoglie più di 1200 studenti essendo uno dei più grandi istituti del sud italia. Inoltre ospita la Fondazione ITS – “Istituto Tecnico Superiore per l’Efficienza Energetica”, che eroga corsi Post-Diploma di livello Universitario.10

IIS “F. Podesti” - Ancona

L’Istituto Professionale di Stato, per i servizi commerciali, turistici, della pubblicità e sociali “F. Podesti”, progettato per 600 studenti, sorge in un’area di 43˙300 mq a Passo Varano, frazione di Ancona. E’ stato progettato per garantire, nel miglior modo possibile, il benessere degli utenti, tramite scelte che potessero sfruttare al massimo il contesto climatico (energia solare, ventilazione, clima acustico)11.

Figura 1.2-9 - Pianta del piano terra dell’Istituto IPSIA “F. Podesti” a Passo Varano, Ancona

10 www.itirc.com 11 www.iispodestionesti.it

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20 Il complesso è caratterizzato da edifici distinti, ognuno contenente varie funzioni, ma tra loro connesse tramite il fulcro della “torre uffici”, cuore della scuola.

Le aule sono orientate verso nord-ovest, in modo da ricevere luce diffusa, essere poco soggette al pericolo surriscaldamento estivo ed essere protette dal rumore esterno poiché si affacciano sul cortile. Gli spazi collettivi e i laboratori, meno sensibili ai rumori, sono collocati più vicini alla strada, ma sono protetti da alberi, utili per schermare gli spazi esposti a sud anche dalla radiazione solare diretta estiva.

Gli uffici, collocati nell’edificio cilindrico, hanno un orientamento da ovest a est, e sono soggetti alla radiazione solare diretta, benefica in inverno, ma schermata in estate tramite veneziane. Le aule sono di forma quadrata e, per un buon compromesso tra illuminazione naturale e consumo energetico, sono illuminate su due lati.

Al piano terra è presente una parete divisoria verso il corridoio con un sopraluce apribile, mentre al primo piano le aule sono dotate di una finestra alta a sud, che in inverno consente la penetrazione della luce diretta del sole e in state induce la ventilazione passante da nord. L’edificio per gli uffici è costituito da quattro piani fuori terra, ed è attraversato da un atrio a tutta altezza con vetrate apribili all’ultimo piano. I materiali usati sono: laterizio e blocchi di conglomerato cementizio per le pareti esterne, laterizio e intercapedine ventilata per le pareti esterne e aule. I serramenti sono in alluminio a taglio termico con vetrocamera a lastre stratificate e con strato basso emissivo. La copertura delle aule e degli uffici è realizzata con una struttura isolata e ventilata, in grado di evitare il surriscaldamento sia a nord che a sud. Le pareti divisorie sono in cartongesso.

Figura 1.2-10 - Vista 3d da sud

L’edificio è dotato di un impianto solare termico per la produzione di circa il 60% del fabbisogno d’acqua calda sanitaria, di un impianto di riscaldamento e produzione di acqua calda con caldaia a condensazione.

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21 L’Istituto Tecnico Industriale ”Enrico Fermi”, Lucca

L’Istituto Tecnico Industriale “Enrico Fermi” di Lucca, è un esempio di efficienza per l’intera provincia. Dal 1972 al 1994 il fabbricato è stato realizzato per lotti successivi arrivando ad essere un complesso scolastico in grado di ospitare più di 1000 alunni. L’edificio è nato con lo scopo di risolvere la situazione di disagio in cui si trovavano studenti ed insegnanti costretti a frequentare le lezioni in tre sedi separate e ad utilizzare aule e laboratori troppo piccoli e inadatti. Il complesso sorge su un terreno pianeggiante di 52000 m2posto nella frazione di

San Filippo, Lucca, fra la strada statale Sarzanese.

Figura 1.2-11 - Planimetria dell’I.T.I. “Enrico Fermi” di Lucca

Al momento l’istituto presenta i seguenti indirizzi di studio: Elettrotecnica, Elettronica, Informatica e Meccanica ed ha inoltre un corso di Liceo Scientifico Tecnologico.12

Il complesso edilizio si articola in quattro nuclei che ruotano attorno al cortile interno che costituisce l’elemento unificante di tutte le attività.

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22 I quattro corpi sono:

 Nucleo del biennio organizzato su tre piani e comprendente aule normali, speciali, da disegno, laboratori e mensa.

 Nucleo degli uffici e del triennio “elettrotecnica” articolato su due piani con gli uffici al piano rialzato ed al primo piano il triennio comprendente aule speciali e normali.

 Nucleo dei reparti di lavorazione collegato al triennio ed al biennio tramite due passaggi.

 Nucleo della palestra e della piscina.

Figura 1.2-12 - vista d'ingresso ITI E.Fermi, Lucca

I collegamenti avvengono attraverso percorsi coperti e scoperti. La divisione in blocchi favorisce l’integrazione col verde, mentre il cortile favorisce lo scambio di esperienze fra gli alunni. Le aule sono dimensionate per 25 alunni, distribuite sui tre piani dell’edificio. Le aule speciali e i laboratori sono corredati da uffici per gli insegnanti.

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1.3 Storia dell’ITIS “da Vinci” Pisa

Le origini dell’Istituto Tecnico Industriale di Pisa risalgono al 1871, quando fu fondata la “Scuola Tecnico-Industriale” per iniziativa del Comune di Pisa.

Nel 1886 la scuola fu divisa in due istituti:

 Scuola Industriale, sostenuta dal comune;

 Scuola Tecnica, sovvenzionata dallo stato.

Nel 1908, dopo alcune trasformazioni, fu posta alle dipendenze del Ministero dell’Agricoltura, dell’Industria e del Commercio. Nel 1915 passò sotto il ministero dell’Educazione Nazionale e fu classificata come “Regia Scuola Industriale di II grado”, diventando, nel 1924, “Regia scuola di tirocinio”.

Il primo progetto dell’ITIS Leonardo da Vinci, del 1923, prevedeva due corpi principali (aule e palestre) progettati con la stessa forma e disposizione nel lotto attuale, mentre il blocco delle officine, era costituito da una serie di edifici in muratura, tra loro accostati, con la facciata principale ritmata in modo tale da richiamare l’edificio a forma di M, copertura a una falda inclinata verso sud, e sul retro (facciata nord) un piccolo porticato (fig. 1.3.1).

Nel 1926 la scuola fu riordinata come “Regio Istituto Tecnico Industriale”.

(24)

24 Figura 1.3-2 - Realizzazione officine in muratura

L’edificio principale, posto a sud del lotto, presentava tutte le caratteristiche tipiche dell’architettura fascista. Si tratta, infatti, di un fabbricato freddo, statico e senza decorazioni perché, come stabilito dai principi architettonici del tempo, il regime doveva essere portatore di solidità, ordine e rigore.

Figura 1.3-3 - costruzione edificio B, attuali palestre

(25)

25 I due corpi principali oggi fanno parte del patrimonio storico italiano, poiché sono stati progettati e realizzati in modo da trasmettere alle masse l’idea di grandezza del regime, aspetto fortemente sottolineato dal fatto che gli edifici rappresentano in pianta le iniziali B.M, Benito Mussolini, come mostrato dalla figura sotto riportata (fig. 1.3.5).

Figura 1.3-5 - ITIS da Vinci, vista dall'alto (immagine google maps)

L’istituto tecnico industriale di Pisa fu istituito il 1° ottobre 1933 (come trasformazione del vecchio Istituto Industriale e scuola di tirocinio annessa) e constava di due specializzazioni: per le costruzioni aeronautiche e per l’edilizia.

Nel 1970 circa, a causa di problemi di natura statica, furono demolite le vecchie officine, e si passò alla costruzione, dopo qualche anno, delle nuove, le quali erano organizzate in 4 edifici distinti in cemento armato, così come le conosciamo oggi.

(26)

26 Figura 1.3-6 – Costruzione Officine 1970 ca

Nel 1980 l’Istituto Tecnico Industriale era già organizzato in corsi quinquennali e si avevano le seguenti specializzazioni: a) Costruttori aeronautici b) Edili c) Elettrotecnici d) Fisici industriali e) Meccanici f) Telecomunicazioni

La sede dell’ITI di Pisa, sita in via contessa Matilde, occupa uno spazio recintato di 43120 m2

e dispone, dall’anno scolastico 1973-74, di aule normali e speciali e di nuovi reparti di lavorazione più che sufficienti al normale svolgimento delle lezioni ed esercitazioni pratiche. Nel 1980 erano in esercizio: tre laboratori di fisica, due laboratori di chimica, due laboratori per analisi chimiche, un laboratorio tecnologico, un laboratorio macchine termiche e a fluido, due laboratori di misure elettriche ed elettroniche, una sala macchine elettriche, un laboratorio di aerotecnica, tre officine di aggiustaggio, un officina falegnameria, un officina fucina, un officina saldatura, due officine macchine utensili, un officina aeronautica, un officina materie plastiche, due officine elettromeccaniche e di impianti elettrici, un officina montaggio di apparati radio-elettronici.

(27)

27 Figura 1.3-7 – Officine interno 1971 ca

La sede centrale è attrezzata con un’aula magna di circa 200 posti a sedere, che può funzionare da sala cinematografica con macchina da proiezione.

Nel 1980 si avevano già due palestre coperte e una scoperta con attrezzature per esercizi ginnici e giochi sportivi. L’istituto possedeva, inoltre, la biblioteca centrale, con una dotazione all’epoca di 11000 volumi, adiacente alla biblioteca vi era un’ampia sala di lettura. Oggi l’istituto si presenta in buone condizioni, anche grazie ai recenti lavori di restauro, dato che rappresenta uno dei primi istituti tecnici istituiti per volere del duce, fa parte del patrimonio storico italiano.

(28)

28

1.4 Inquadramento territoriale e socio economico

La città di Pisa sorge nella zona pianeggiante del Valdarno inferiore, limitata a nord dai Monti Pisani. Si trova a pochi chilometri dalla foce dell'Arno, fiume dal quale è attraversata. L'area provinciale, suddivisa in 39 comuni, si estende in un territorio in parte collinare e in parte pianeggiante.

Figura 1.4-1- Pisa nord (Immagine google maps)

Nel 2006 la provincia di Pisa registrava una popolazione residente di 396792 unità, per una densità abitativa media pari a 162,07 ab/kmq, inferiore al valore medio nazionale (195 ab/kmq).13

Negli ultimi anni la popolazione è tendenzialmente diminuita, non solo a causa della diminuzione delle nascite ma anche per la tendenza, soprattutto da parte dei giovani, di lasciare il capoluogo, dove si registrano costi più alti, per trasferirsi in zone limitrofe. Questo problema è tipico di molti capoluoghi italiani, poiché, in particolar modo negli ultimi anni, c’è stato un considerevole aumento del costo della vita, dovuto principalmente alla crisi economica, che dal 2008 ha colpito tutto il mondo e tutti i settori.

La cosiddetta “Grande Recessione” ha portato, ovviamente, a una diminuzione degli investimenti nelle opere pubbliche e quindi a scarse occasioni di nuove costruzioni. Le attività

(29)

29 di progettazione e sperimentazione si sono notevolmente ridotte, rivestendo un ruolo marginale.

Oggi gli interventi concernenti le scuole, si concentrano per la maggior parte sul costruito. Puntando sulle economie di spesa, la maggior parte dei lavori consiste nel dimettere piccole unità e, razionalizzando le risorse, nel concentrare i servizi in plessi scolastici esistenti oppure da ingrandire.

Gli ambiti di maggior influenza sembrano essere due:

 uno legato alla dimensione delle strutture scolastiche, al fine di realizzare le richieste di autonomia;

 l’altro relativo alle dotazioni di spazi idonei per lo sviluppo di attività tecnologiche, tecniche e sportive.

Il primo si collega al D.P.R. n° 23 del 18 Giugno 1998 “Regolamento recante norme per il dimensionamento ottimale delle istituzioni scolastiche e per la determinazione degli organici funzionali dei singoli istituti , a norma dell'articolo 21 della legge 15 marzo 1997, n. 59”, che accredita la tipologia organizzativa degli istituti comprensivi come una delle modalità ordinarie di gestione del servizio scolastico nel territorio.

Un Istituto comprensivo riunisce in una stessa organizzazione: scuole dell'infanzia, primarie e secondarie di primo grado, vicine fra loro per collocazione nel territorio. Gli uffici di segreteria e il dirigente scolastico sono quindi comuni, per tutti i tre ordini di scuola.

La nuova organizzazione in Istituti comprensivi risponde all'esigenza di ogni istituzione scolastica di vedersi attribuita autonomia e personalità giuridica grazie ad aggregazioni forti, che garantiscono continuità nel tempo. Offre alle Istituzioni scolastiche la possibilità di riorganizzare le proprie attività e di rinnovare il proprio Piano dell'offerta formativa, attraverso una programmazione flessibile e alla valorizzazione delle competenze del personale docente.14

Una delle rarità istituzionali più indicative degli ultimi anni, per la rapida espansione del fenomeno, è rappresentata dall’avere un istituto comprensivo di scuola materna, elementare e media, oppure un istituto comprensivo relativo a più scuole secondarie di secondo grado. Nell’articolo 2, comma 2 del suddetto D.P.R. si riporta:

“…..per acquisire o mantenere la personalità giuridica gli istituti di istruzione devono avere, di norma, una popolazione, consolidata e prevedibilmente stabile almeno per un quinquennio,

(30)

30 compresa tra 500 e 900 alunni; tali indici sono assunti come termini di riferimento per assicurare l'ottimale impiego delle risorse professionali e strumentali…..”.

Ed ancora al comma 5:

“…..Qualora le singole scuole non raggiungano gli indici di riferimento sopra indicati, sono unificate orizzontalmente con le scuole dello stesso grado comprese nel medesimo ambito territoriale o verticalmente in istituti comprensivi, a seconda delle esigenze educative del territorio e nel rispetto della progettualità territoriale…..”.

Nell’articolo 1 vengono indicate le motivazioni per le quali sono state definite delle dimensioni ottimali per gli istituti:

1. Il raggiungimento delle dimensioni ottimali delle istituzioni scolastiche ha la finalità di garantire l'efficace esercizio dell'autonomia prevista dall'articolo 21 della legge 15 marzo 1997, n.59, di dare stabilità nel tempo alle stesse istituzioni e di offrire alle comunità locali una pluralità di scelte, articolate sul territorio, che agevolino l'esercizio del diritto all'istruzione.

2. Il dimensionamento è altresì finalizzato al conseguimento degli obiettivi didattico-pedagogici programmati, mediante l'inserimento dei giovani in una comunità educativa culturalmente adeguata e idonea a stimolarne le capacità di apprendimento e di socializzazione. Il raggiungimento delle dimensioni stabilite a norma del comma 1 ha l'ulteriore finalità di assicurare alle istituzioni scolastiche la necessaria capacità di confronto, interazione e negoziazione con gli enti locali, le istituzioni, le organizzazioni sociali e le associazioni operanti nell'ambito territoriale di pertinenza.

1.4.1 La localizzazione

La scelta della provincia di Pisa di spostare gli istituti Santoni e Gambacorti sez C, nel lotto in cui sorgono lITIS e IPSIA, a Pisa nord, è avvalorata dalle seguenti motivazioni:

1. Inserimento in un’area prossima agli impianti sportivi già presenti (palestra) e in cui è presente un’attività terziaria (bar).

2. “Un'area di grande pregio e fragilità, a ridosso di Piazza dei miracoli, avrà finalmente il risalto e l'attenzione che merita",15 come affermato dall'assessore provinciale alla pubblica istruzione Miriam Celoni.

(31)

31 3. Attestamento di tre linee di trasporto pubblico e della linea ferroviaria (stazione pisa San Rossore), vicine a via contessa Matilde e via Ugo Rindi. Tutte le linee consentono un facile collegamento con i comuni limitrofi, da cui provengono numerosi studenti, tramite percorsi urbani e extraurbani ( con tempo di percorrenza tra i 20 e i 45 minuti). 4. La possibilità di realizzare un numero sufficiente di aree di parcheggio in grado di

soddisfare la quota di trasporto privato.

La scuola può essere raggiunta anche a piedi e, la sua posizione, consente un “percorso casa-scuola” agevole ed effettuabile nelle condizioni di massima sicurezza, senza attraversamenti potenzialmente pericolosi di linee di traffico (stradale, tranviario, ferroviario, ecc.).

L’accessibilità alla scuola da parte di studenti e del personale si ha tramite quattro ingressi, tre disposti su via Contessa Matilde, per chi frequenterà l’ITIS, il geometra o l’istituto di agraria, e uno su via Ugo Rindi per chi frequenterà l’istituto professionale.

Le due zone sono comunque collegate tra loro tramite un passaggio pedonale, tutt’ora esistente, che permette sia l’accesso alla palestra dell’istituto Fascetti e sia l’accesso, da parte degli alunni del professionale, ai nuovi laboratori.

L’area tiene conto delle prescrizioni ambientali dettate dalle normative è, infatti, una località:

 aperta e alberata;

 distanziata adeguatamente dagli edifici limitrofi, così da permettere il massimo soleggiamento;

 lontana da depositi e da scoli di rifiuto;

(32)

32

 lontana, ma ben collegata, da strada di grande traffico, da industrie o attrezzature urbane rumorose, moleste o nocive;

 non esposta a venti.

In riferimento al DM 18/12/1975 si riportano i principali criteri di progettazione relativi all’edilizia scolastica con particolare attenzione al tipo scuola secondaria superiore.

L’area deve avere le seguenti caratteristiche specifiche:

a) deve essere generalmente di forma regolare e possibilmente pianeggiante; qualora non siano disponibili suoli di tali caratteristiche l’ampiezza minima (di cui al punto seguente) dovrà essere congruamente aumentata;

b) non deve insistere su terreni umidi o soggetti a infiltrazioni o ristagni e non deve ricadere in zone franose o potenzialmente tali; inoltre le caratteristiche meccaniche devono essere tali da non esigere fondazioni speciali che possano incidere eccessivamente sul costo totale della costruzione;

c) quando non sia possibile reperire aree che presentino i requisiti e le caratteristiche di cui al punto precedente, la commissione provinciale prevista dall’art.10 della legge 5 agosto 1975, n.412, prima di pronunciarsi, potrà richiedere che siano svolte le necessarie indagini geologiche e geotecniche e che sia sentito, eventualmente, il parere di esperti, per la programmazione di necessarie opere di consolidamento, sistemazione e fondazione, da attuare nel rispetto delle istruzioni riportate nella circolare del Min. dei lavori pubblici n.3797 del 6 novembre 1967;

d) deve avere accessi sufficientemente comodi e ampi muniti di tutte le opere stradali che assicurino una perfetta viabilità;

e) deve consentire, l’arretramento dell’ingresso principale rispetto al filo stradale in modo da offrire sufficiente sicurezza all’uscita degli alunni;

(33)

33

1.5 Lo stato attuale

L’obiettivo della presente tesi riguarda l’unione degli istituti: ITI “ Leonardo da Vinci”; IPSIA “Fascetti”, IISS “Santoni”, sez C “Gambacorti”.

Tale progetto nasce da un’esigenza della Provincia di Pisa per abbattere i costi di gestione di tali scuole, simili tra loro riguardo l’attività didattica.

Il nuovo polo scolastico, dovrebbe essere in grado di accogliere circa 2200 studenti, con palestre e laboratori annessi, come previsto dagli insegnamenti. Infatti, in base ai dati forniti dagli enti competenti, nell’anno scolastico 2013/2014 il numero d’iscritti agli istituti oggetto di studio, dovrebbe essere il seguente:

Scuole Iscritti classi

Classi autorizzate Alunni

ITIS “Da Vinci” 740 30 8 8 5 5 4 219 186 134 118 83 IISS “ Santoni” 319 16 3 3 4 3 3 60 66 73 63 57 Sez C “Gambacorti” 504 23 5 5 5 4 4 107 103 112 84 98 IPSIA “Fascetti” 617 27 5 5 6 6 5 123 124 131 137 102 TOTALE 2180 96

Tabella 1- n° di iscritti e classi

Tali dati sono fondamentali per una buona progettazione del nuovo complesso scolastico, in particolar modo sono utili per stabilire il numero delle aule necessarie a soddisfare le funzioni richieste.

Attualmente gli istituti, oltre alle aule utilizzate per il normale svolgimento delle lezioni, sono così organizzati:

1.

IPSIA “Fascetti”:  2 laboratori multimediali;  1 laboratorio di fisica;  1 laboratorio di chimica/scienze;  1 laboratorio linguistico;  1 laboratorio elettrico;

(34)

34  1 laboratorio elettronico;

 1 laboratorio optometrico ( con strumentazione ottica);  2 laboratori ottici;

 2 laboratori odontotecnici;  1 laboratorio tecnologico;  1 officina macchine e utensili;  1 aula CAD;

 1 officina impianti elettrici;  1 officina impianti frigo;  1 officina saldatura;  1 biblioteca;

 1 aula magna;  1 palestra;

2.

Geometri e agraria “Santoni – Gambacorti”:  1 laboratorio di informatica;  1 laboratorio linguistico;  1 aula di disegno;  1 laboratorio di biologia;  1 laboratorio di chimica;  1 laboratorio di fisica;  1 laboratorio di informatica;  1 aula di disegno;

3.

ITI Leonardo da Vinci:  1 aula multimediale;

 1 laboratorio per la lingua straniera;  1 aula magna;

 1 aula sussidi audiovisivi;  2 laboratori di informatica;  2 laboratori di chimica;  2 laboratori di fisica;

 1 laboratorio di falegnameria (scomparirà a causa della chiusura del corso);  1 magazzino per il laboratorio di fisica;

(35)

35  3 laboratori cad;

 1 laboratorio aeronautico con galleria del vento;

 Hangar con laboratorio volo virtuale aeronautico (con simulatore di volo);  1 laboratorio officina aeronautica;

 1 officina di macchine utensili (per meccanici e aeronautici);  1 laboratorio di attrezzeria (per meccanici e aeronautici);  1 laboratorio di tecnologia, Nuovo Polo Tecnologico Avanzato;  1 laboratorio di macchine a fluido (per meccanici e aeronautici);  1 laboratorio tecnologico con camera oscura;

 1 laboratorio di saldatura;

 1 laboratorio di automazione industriale;

 1 cantiere edile ( non sarà più utilizzato a causa della chiusura del corso);  1 aula di misure elettriche;

 1 laboratorio sistemi automatici e progettazione (per elettrotecnici e telecomunicazioni);

 1 laboratorio tecnologico di disegno e progettazione, per telecomunicazioni, con camera di fotoincisione;

 1 laboratorio di elettronica;  2 palestre;

Figura 1.5-1-ITIS "Da vinci", vista da via Contessa Matilde

Il complesso edilizio si articola in 14 edifici, 6 dei quali sono collegati tra loro da un passaggio coperto e i restanti da passaggi scoperti.

(36)

36 Figura 1.5-2- planimetria generale stato di fatto

I 14 corpi sono:

1. Edificio ITI, posto a sud del lotto, organizzato su due piani fuori terra e comprendente: aule normali, speciali, da disegno, laboratori, infermeria, biblioteca, sala lettura, aula insegnati, archivi e relativi servizi igienici al piano terra; aule normali, speciali, da disegno, laboratori, uffici e relativi servizi igienici.

2. Edificio ITI, posto a est del lotto, a un piano, comprendente: due palestre, spogliatoi, uffici, infermeria, magazzini, centrali termiche e servizi igienici.

3. Edificio ITI, palazzina aereonautici, posto a ovest del lotto, comprendente: aule normali, da disegno, centrale termica, ripostiglio e servizi igienici.

4. Edificio ITI, posto a est del lotto, nucleo di reparti di lavorazione, comprendente: l’hangar (laboratorio aereonautici, museo aereonautica, officina aereonautici, officina falegnameria, spogliatoi, magazzini, centrale termica, servizi igienici);

5. Edificio ITI, posto al centro del lotto, nucleo di reparti di lavorazione, comprendente: un laboratorio di macchine a fluido;

1 10 0 11 0 12 0 2 9 13 0 14 0 3 4 6 4 5 7 8

(37)

37 6. Edificio ITI, posto a centro est del lotto, nucleo di reparti di lavorazione, comprendente: officina aggiustaggio, officina macchine utensili, laboratorio di fisica, centrale termica, spogliatoi e servizi igienici;

7. Edificio ITI, posto a centro nord del lotto, nucleo di reparti di lavorazione, comprendente: il cantiere edile, laboratori tecnologici, officina telecomunicazioni, laboratorio per le misure elettriche, officina elettromeccanica, officina impianti elettrici, magazzino, laboratori fisica e chimica, officina aggiustaggio, officina fucina e saldatura, officina trattamento termico, uffici e aula didattica, spogliatoi e servizi igienici;

8. Edificio ITI, posto a centro del lotto, palazzina telecomunicazioni, comprendente: 2 magazzini, officina telecomunicazioni, aula speciale telecomunicazioni, laboratorio telecomunicazioni, ufficio, ripostiglio, e servizi igienici;

9. Edificio ITI, posto a nord est del lotto, contenente il bar;

10. Edifico IPSIA, comprendente: un deposito e un locale per i quadri elettrici;

11. Edifico IPSIA, comprendente: un deposito bombole, un’officina saldature, un laboratorio odontotecnici e servizi igienici;

12. Edifico IPSIA, posto a nord del lotto, comprendente: un laboratorio odontotecnici, due magazzini, due ripostigli, un laboratorio elettrico, un locale pompe, due depositi, un laboratorio macchine utensili, uno spogliatoio, una guardiola, un laboratorio radio, un laboratorio frigo, un laboratorio tecnologico, un aula, un archivio e servizi igienici; 13. Edificio IPSIA, posto a nord del lotto, comprendente: al piano terra 8 aule, portineria,

biblioteca, laboratorio CAD, aula insegnanti, presidenza, vicepresidenza, segreteria amministrativa, tre uffici tecnici e la direzione amministrativa. Al piano primo laboratorio telecomunicazioni, laboratorio misure, due aule computer, laboratorio di lingue, laboratorio fisica, tre aule didattiche, laboratorio chimica, laboratorio elettronica, nonché magazzini e servizi igienici annessi.

14. Edificio IPSIA, posto a nord del lotto, comprendente: la palestra di nuova costruzione, tre laboratori ottici, ufficio, utilizzato anche in orari extrascolastici, poiché all’interno della palestra vengono svolte altre attività, come ad esempio allenamenti e corsi per gli arbitri di basket, spogliatoi maschili e femminili, centrale termica, magazzini e servizi igienici.

I servizi igienici, in tutti gli edifici sopra citati, sono opportunamente distribuiti e separati per sesso e in relazione alle loro utenze, alunni, insegnanti, personale ATA.

(38)

38 La divisione in blocchi rappresenta uno degli aspetti più importanti, poiché favorisce l’integrazione col verde e consente una più facile individuazione delle funzioni.

Per quanto riguarda la struttura, gli edifici in cui sono collocate le officine ITI, risalenti agli anni 70, e gli edifici dell’IPSIA Fascetti, sono realizzati mediante schema portante intelaiato in cemento armato. Come già detto in precedenza, l’edificio in cui sono situate la quasi totalità delle aule e l’edificio in cui sono situate le palestre, rientra nel patrimonio storico italiano, poiché costruite in epoca fascista, per cui gli unici interventi possibili potranno essere effettuati all’interno, senza modificare i prospetti. Le strutture riguardanti i laboratori si presentano in condizioni fatiscenti, con aule e magazzini, da anni in disuso poiché sono stati dichiarati inagibili.

Nel 2012 sono stai effettuati dei lavori ristrutturazione sulla copertura, a causa delle copiose infiltrazioni d’acqua, ma pur ripristinando e rinnovando l’impermeabilizzazione, il problema non è stato risolto, come mostrato nelle figure 1.6.3 e 1.3.4 sotto riportate.

Figura 1.5-3- Laboratori ITIS, stato attuale

Figura 1.5-4- Magazzino, edificio inagibile

Come si nota, buona parte degli edifici, hanno gravi problemi di natura strutturale, nonché estetica, presentando muffa e deterioramento del rivestimento esterno. Per tale motivo la ristrutturazione risulta un’operazione necessaria.

(39)

39

2 Funzionalità e obiettivi del progetto

2.1 Prestazioni attese

L’area di intervento si trova nella zona nord di Pisa, vicino a Piazza dei Miracoli (circa 100 metri), che può essere considerato il punto di riferimento principale della città, essendo uno dei monumenti più famosi al mondo, patrimonio dell’UNESCO dal 1987, che accoglie milioni di visitatori all’anno.

I vari interventi edilizi saranno mirati, per dare al contesto funzionalità ed autonomia. Sarà quindi necessario, organizzare il lavoro proseguendo in tale direzione, senza sottovalutare gli obiettivi principali richiesti e procedendo verso una soluzione che rispetti l’ambiente. Il progetto inoltre, tiene conto degli edifici esistenti all’interno del lotto, dando loro importanza, poiché appartengono al patrimonio storico italiano.

Una volta analizzata la disposizione dell’area e le sue caratteristiche, si è passati alla progettazione procedendo in modo tale da:

- realizzare un numero di aule tale da poter accogliere gli studenti previsti (2200); - realizzare i laboratori mancanti e ristrutturando quelli esistenti, necessari al corretto

svolgimento delle lezioni;

- ristrutturare le officine esistenti in funzione dei nuovi ordinamenti scolastici;

- disporre gli edifici in modo da favorirne il soleggiamento e l’illuminazione naturale; - valorizzare il rapporto con gli altri edifici;

- migliorare la fruibilità mediante un passaggio coperto, che permetta agli utenti di raggiungere i vari edifici e tutte le attività presenti;

- realizzare percorsi all’interno del lotto che permettano l’accesso delle automobili e dei mezzi di soccorso;

- realizzare un area di verde attrezzato che permetta agli utenti di poter svolgere, piacevolmente, attività all’aperto.

Per il soddisfacimento di tali prestazioni, si dovrà innanzi tutto procedere all’analisi delle funzioni e attività di ogni singolo ambiente.

(40)

40

2.2 Definizione delle funzioni/attività

Il progetto è fondato, (oltre che sull’elenco dei vincoli, norme, prescrizioni tecniche, sulle classi di esigenze da rispettare), sull’individuazione delle funzioni e delle attività che dovranno appartenere ai nuovi edifici e che hanno portato a questa determinata idea progettuale.

Come già detto l’idea di base, nasce dall’esigenza della provincia di Pisa di riunire in un unico complesso quattro istituti aventi programmi didattici simili tra loro.

Gli utenti che frequentano l’Istituto scolastico sono: gli alunni, il personale docente e non docente e occasionalmente i genitori degli alunni. Dalla descrizione delle necessità di questi di compiere determinate attività, è possibile determinare degli spazi per il loro svolgimento. Le informazioni con le quali è stata individuata l’analisi delle funzioni, sono state ricavate da colloqui con i docenti, il Preside, gli addetti all’Ufficio Tecnico dell’attuale ITIS “da Vinci” e con gli addetti all’edilizia scolastica della Provincia di Pisa.

Per la realizzazione del nuovo istituto comprensivo si è fatto riferimento ai programmi di studio (POF) che si riferiscono a ciascun indirizzo scolastico, alle ore di frequenza, al numero di uffici amministrativi necessari e ovviamente al numero di studenti presenti. In questo modo è stato possibile stabilire in linea generale, il numero di aule e dei laboratori/officine necessari, come riportato nelle tabelle 1 e 2.

Partendo da queste esigenze e dalle attività che necessariamente dovevano essere inserite all’interno del progetto, si è pensato di realizzare quattro edifici, due dei quali identici tra loro, distinti in base alle aree funzionali omogenee.

Trattandosi d’istituti tecnici, è stata data rilevanza ai laboratori/officine in quanto, come mostrato in tabella 2, gli studenti hanno un notevole numero di ore di frequenza da dedicare alle attività di pratica.

Altro aspetto fondamentale è relativo ai servizi igienici sia dei laboratori che degli edifici in cui sono collocate le aule didattiche. Tali servizi, infatti, anche se apparentemente possono sembrare attività secondarie in termini dimensionali, acquistano grande importanza quando si tratta d’istituti di così grandi dimensioni (numericamente e spazialmente). Il numero di bagni necessari è infatti stabilito da DM 18 dicembre 1975, 1 bagno per aula (uno per le donne e uno per gli uomini), a cui vanno sommati i servizi per i disabili, e per il personale ATA e dei docenti. Poiché l’istituto dovrà accogliere circa 2200 studenti, il numero dei servizi sanitari diventa certamente rilevante.

(41)

41 Nella tabella seguente, sono riportati gli ambienti necessari per il corretto funzionamento del nuovo istituto comprensivo, tenendo conto dei tre indirizzi scolastici:

Aule e laboratori

ITI "Da Vinci"

"Santoni -

Gambacorti" Fascetti Tot

Ore ore ore N° ore tot N° aule

necessarie

Lab. fisica 16 16 10 42 2

Lab. Chimica 16 16 10 42 2

Lab. Biologia 6 0 10 16 1

Lab. Macchine fluidi 18 0 18 36 2

Lab. informatico/CAD 38 16 18 72 3

Aula disegno 30 16 0 46 2

Palestra 30 39 27 96 3

Officina Macchine utensili 15 0 20 35 2

Officina saldatura/fucina 15 0 15 30 1

Officina aggiustaggio 15 0 0 15 1

Lab. Misure elettriche 15 0 0 15 1

Lab. Musicale 10 1 0 11 1 Lab. Ottici 0 0 32 32 2 Officina Elettro/telecomunicazioni. 18 0 0 18 1 Lab. Aeronautici 12 0 0 12 1 Officina aeronautici 12 0 0 12 1 Officina elettromeccanica 12 0 0 12 1

Officina impianti elettrici 12 0 18 30 1

Lab. telecomunicazioni 15 0 0 15 1 Lab. Elettronica 15 0 12 27 1 Lab. multimediale 10 10 12 32 2 Lab. Linguistico 8 9 6 23 1 Lab. Odontotecnico 0 0 32 32 2 Lab. Frigo 0 0 9 9 1 Lab. Radio 0 0 9 9 1 Lab. Elettrico 0 0 9 9 1 Lab. Tecnologico 18 0 15 33 2 aula ordinaria 0 0 0 0 96 sala proiezioni 0 0 0 0 2 aula magna 2

(42)

42 In una classificazione di massima delle funzioni si distinguono le attività scolastico- tecniche (relative sia agli edifici esistenti che a quelli di nuova costruzione), definite come attività principali e quindi in grado di garantire il regolare funzionamento dell’istituto scolastico e le attività di servizio secondario.

CODICE FUNZIONI/ATTIVITA' FUNZIONI/ATTIVITA'

F1 AMMINISTRARE LA STRUTTURA

F2 AMMINISTRARE LA DIDATTICA

F3 ACCEDERE ALLE STRUTTURE

F4 SPOSTARSI MEDIANTECOLLEGAMENTI ORIZZONTALI

F5 SPOSTARSI MEDIANTECOLLEGAMENTI VERTICALI

F6 EVACUARE LE STRUTTURE

F7 SVOLGERE ATTIVITA' DI SEGRETERIA

F8 RICEVERE I GENITORI

F9 ACCOGLIERE PERSONE ESTERNE

F10 SVOLGERE LE LEZIONI SCOLASTICHE

F11 SOCIALIZZARE

F12 SVOLGERE ATTIVITA' DI GRUPPO

F14 CAMBIARSI/ RIPORRE OGGETTI PERSONALI O ABITI

F15 SVOLGERE ATTIVITA' FISICA

F16 RIPORRE ATTREZZI GINNICI

F17 ESPLETARE BISOGNI FISIOLOGICI

F18 RIPORRE ATTREZZI E PRODOTTI PER PULIZIA E

MANUTENZIONE

F19 CERCARE E CONSULTARE LIBRI

F20 SVOLGERE STUDIO E RICERCA

F21 FARE RAPPRESENTAZIONI O ASSEMBLEE

F22 PRODURRE DOCUMENTAZIONE PER LA DIDATTICA

F23 RIUNIRSI E COLLABORARE TRA INSEGNANTI

F24 USARE IL COMPUTER

F25 FARE ESPERIMENTI E LEZIONI SCIENTIFICHE E ATTIVITA’

PRATICHE

F26 DISEGNARE

F27 MANGIARE E BERE

F28 RIPORRE STRUMENTAZIONE PER LABORATORI

F29 VEDERE FILMATI E PROIEZIONI

F30 USARE STRUMENTAZIONI MULTIMENDIALI E MUSICALI

F31 FARE OPERAZIONI DI PRIMO SOCCORSO

F32 DISTRIBUIRE ELETTRICITA' / RISCALDARE-RAFFRESCARE

F33 GESTIRE L'IMPIANTO IDRAULICO E ANTINCENDIO

F34 PULIRE

F35 SORVEGLIARE I LOCALI

F36 CARICARE E SCARICARE MERCI

(43)

43 2.2.1 Ambiti Funzionali Omogenei (AFO)

All’interno del complesso scolastico possono essere individuate delle attività compatibili o finalizzate all’espletamento di una stessa funzione. In questo modo, possono essere definiti i cosiddetti AFO, Ambiti Funzionali Omogenei, i quali, attraverso una successiva progettazione di forme e dimensioni, si traducono in Ambiti Spaziali Omogenei (ASO).

AMBITI FUNZIONALI

OMOGENEI AFO UNITA' AMBIENTALI FUNZIONI

SPAZI RELATIVI ALL'UNITA'

PEDAGOGICA AFO 1 AULE F10-F11-F12-F14-F32-F33-F34-F35

SPAZI RELATIVIALL'INSEGNAMENTO SPECIALIZZATO AFO 2 AULE SPECIALI SPAZI DI SERVIZIO F10-F11-F12-F14-F18-F20- F24-F26-F29-F30-F32-F33-F34-F35

SPAZI RELATIVI A LABORATORI AFO 3 LABORATORI SPAZI DI SERVIZIO

F10-F11-F12-F14-F18-F20-F24-F25-F28-F31-F32-F34-F35

SPAZI RELATIVI ALLA COMUNICAZIONE, INFORMAZIONE E ALLE ATTIVITA’ PARASCOLASTICHE AFO 4 AULA MAGNA(AUDUTORIUM) BIBLIOTECA SALA LETTURA DEPOSITO F9-F11-F12-F14-F18-F19-F20-F21-F29-F30-F32-F33-F34-F35

SPAZI PER LA DISTRIBUZIONE AFO 5

CORRIDOI E DISIMPEGNI ATRIO SCALE - ASCENSORI COLLEGAMENTI ESTERNI F3-F4-F5-F6-F9-F11-F32-F33-F34-F35-F36-F37

SPAZI PER L’AMMINISTRAZIONE AFO 6

PRESIDENZA VICEPRESIDENZA UFFICI AMMINISTRIVI SEGRETERIE UFFICII TECNICI ACCETTAZIONE ATTESA SALE INSEGNANTI ARCHIVIO F1-F2-F7-F8-F9-F14-F22-F23-F24-F32-F33-F34-F35

SPAZI PER L’EDUCAZIONE FISICA, SPORTIVA ED IL SERVIZIO SANITARIO AFO 7 PALESTRA SERVIZI PALESTRA DEPOSITO SPAZI PER IL SERVIZIO

SANITARIO(INFERMIERIA)

F9-F11-F12-F15-F16-F18-F31-F32-F33-F34-F35

SPAZI PER I SERVIZI IGIENICO

SANITARIE PER GLI SPOGLIATOI AFO 8

SERVIZI ALUNNI/E SERVIZI DOCENTI SERVIZI PERSONALE

SERVIZI H SERVIZI IGIENICI (PALESTRA, AMMINISTRAZIONE, ATRIO) SPOGLIATOI PALESTRA (ALUNNI/E,

INSEGNANTI) SPOGLIATOI PERSONALE

F13-F14-F17-F18-F32-F33-F34-F35

SPAZI DI VIABILITA' CARRABILE E

PEDONALE AFO 9 ACCESSI ALL'AREA F3-F4-F6-F9-F11-F32-F34-F36-F37 PARCHEGGI PERCORSI CARRABILI PERCORSI PEDONALI

SPAZI PER IL BAR AFO

10

BAR

F9-F11-F14-F27-F32-F33-F34-F36 MAGAZZINO

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44 2.2.2 Ambiti Spaziali omogenei (ASO)

Una volta identificate le Aree Funzionali Omogenee è possibile definire gli ambienti, sia degli edifici esistenti che di nuova costruzione nel loro complesso, dal punto di vista dimensionale, attraverso gli Ambiti Spaziali Omogenei e successivamente individuare i requisiti per ogni ASO, in relazione alle classi di esigenza.

In conformità a quanto detto, sono stati individuati in linea generale i seguenti spazi:

Ingressi, collegamenti orizzontali e verticali e atrii Circolazione orizzontale

Il termine rimanda alla funzione di passaggio fra i vari ambienti di ogni piano e a entrare e uscire dall’edificio.

Ingressi atrii

Zone che consentano l’accesso e la distribuzione all’interno della struttura, con personale addetto al controllo e all’accoglienza di chiunque entri nell’edificio, genitori o alunni.

Zone di attesa

Zone dotate di sedie o poltrone per la sosta e l’attesa (solitamente vicino alla presidenza o alle aule professori).

Circolazione verticale

Passaggio fra i vari piani, tramite scale, ascensore o rampe per permettere soprattutto lo spostamento delle persone diversamente abili.

Biblioteca e sala lettura

La biblioteca deve permettere lo svolgimento di tutte le attività relative all’informazione, consultazione ed alla ricerca.

Prestito e informazioni

In tale Unità Funzionale si svolgono le funzioni del bibliotecario che riguardano la catalogazione, la ricerca dei volumi, la registrazione degli utenti (professori, alunni, ecc.) e dei prestiti/restituzioni effettuati. In tale unità si svolgerà inoltre l’attività di fotocopiatura dei documenti nel rispetto della legge.

Studio e ricerca individuale

In tale spazio si possono esplicare le funzioni di lettura e studio del materiale preso in prestito. Deve essere dotato di sedie, tavoli e PC per consentire le ricerche dei volumi all’interno del sistema bibliotecario e deve essere dotato del giusto confort acustico senza interferenze con gli altri ambiti funzionali omogenei della struttura.

Figura

Figura 1.2-1 - Istituto Piero Pirelli a Milano
Figura 1.2-3 - Vista del fronte ovest del corpo delle aule
Figura 1.2-5 - ITI Panella- Vallauri, pianta piano interrato (ex Vallauri)
Figura 1.2-7 - ITI Panella-Vallauri , pianta piano primo (ex Panella)
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Riferimenti

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