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n c o n a
D eputato a l P arla m en toL’aspetto finan
ziario della guerra
'REGISTRATO' ’
QUADERNI BELLA GUERRA
GIÀ P U B B L IC A T I :Gli Stati belligeranti
n ella loro v ita economica, fin a n zia ria e m i l i tare, a lla v ig ilia della g u erra , di G in o P R I N Z I V A L L I . L. 1 10La Guerra,
conferenza te n u ta a Milano il 5 febbraio 1915 da A n g e loG A T T I, capitano di S tato M a g g io re ... 1
La presa
di
Leopoliaemberg) e la g u erra a u stro ru ssa in G a lizia ,di A r n a ld o F R A C C A R O L I. Con 22 fototipie e 2 cartine . 3 50 G raC 0V Ìa - a n tic a Capitale della P o lo n ia - di S. K U L C Z Y C K I.
Per i monumenti di Cracovia, di U. O J E T T I, Con 16 fototipie. 1 50
In Albania.
Sei mesi di regno - D a D urazzo a V allona - di A . I t a lo S U L L IO T T I. Con 19 fototipie fuori t e s t o ...2 50Reims
e il suo martirio, tr e le tte re di D ie g o A N G E L I. 25 ine. 1Trento e Trieste.
L’irredentismo e il problema adriatico, di G u a l tie r o C A S T E L L IN I. Con una carta... 1La Francia in guerra.
L e tte re p arigine di D. A N G E L I . . 2 50Il mortaio da 420 e l’artiglieria terrestre,
di E tto r e B S AV E T T A , capitano di vascello. Con 26 fototipie fu o ri testo . 1 50
La marina nella guerra attuale,
di i t a l o z i n g a r e l l i. con 49 fototipie fuori t e s t o ...1 50Sui campi di Polonia,
di C o n c e tto P E T T IN A T O . Con prefazione di E n r ic o S IE N X IE W IC Z , 37 fototipie e una carta . . . 2 50Al Parlamento Austriaco e al Popolo Italiano.
D iscorsi deld o tto r C e s a r e B A T T I S T I , deputato di T r e n t o ... 2 50
L’anima del Belgio,
di P a o lo S A V J L O P E Z . In appendice: la p asto rale del C a r d in a le K E B C 1 E R . Con 16 fototipie. . . 1 50Esercito, Marina e Aeronautica nel 1914,
deicapitani
g. t o r t o r a, O. T O R A L D O e G. C O S T A N Z I. Con 29 incisioni 1Paesaggi e spiriti di confine,
di G iu lio c a p r i n . . . iL’ Ita lia
nella su a v ita economica d i fron te a lla g u erra . Noie sta tistic h e raccolte e illu s tra te da G ino P R IN Z I V A L L I . 2 50Alcune manifestazioni del potere marittimo,
di E tto r e b r aV E T T A , capitano di v a s c e l l o ...1
Dn mese in G erm an ia d u ra n te la g u e rra ,
di L u ig i a mB R O S I N I ... 1 50
I D a r d a n e lli,
v
O riente e la Guerra europea> di G iu sep p eP IA Z Z A . Con IO incisioni fuori te sto e una carta . . . . 2
L’A ustria e l’ Italia.
N ote e ap p u n ti di un g io rn a lista ita lia n o a Vienna (F r a n c o C A .B U R I ) ... 1 £0L’aspetto finanziario della guerra,
di u g o a n c o n a, dep. 150S E G U IR A N N O P R O N T A M E N T E :
I sottomarini ed i sommergibili,
di E tto r e b r a v e t t a, capitano di vascello. Con numerose incisioni.
La Turchia in guerra,
di e. c. t e d e s c h i.La^guerra vista dagli scrittori inglesi,
di A id o s o r a n i.La marina,
di i t a l o z i n g a r e l l i.Otto mesi di guerra in Germania,
di M a rio m a r i a n i. — -' — — - — -— -—
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D eputalo a l Parlam entoL’aspetto finan
ziario della guerra
■ IB L K D T E & 'fc ih llo ie c a rio .
G I O V À U l i i i C U O M G ,
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F Ó N ^ S C U O M O M I L A N O F r a t e l l i T r e v e s , E d i t o r i 1 9 1 5. d i A te n e oI d ir itti di riproduzione e di traduzione sono riservati per tu tti i paesi, compresi la Svezia, la N orvegia e VOlanda.
Copyright by F ra fe lli T reveg, 1915.
-La guerra a ttu a le h a c a ra tte ri specialm ente economici e finanziari. M olti pretendono che es sa continua, con mezzi trag ici e sanguinari, (pici la lo tta del lavoro che le nazioni com battevano pacificam ente ogni giorno, per conquistare la ric chezza, e diffondere il benessere fra s tr a ti sociali sempre più vasti e numerosi. Ma c’è una profon da differenza ! M entre la lo tta pacifica del la voro provoca ed accelera la produzione della ric chezza, la guerra cruenta spezza bruscam ente ogni progresso 'economico e civile, e consum a rap id a m ente buona p a rte della ricchezza accum ulata,
L’enorme sciupìo di sangue e di danaro, al quale le nazioni b elligeranti sono sottoposte, non
era nè previsto nè prevedibile. Lsse sperano
di risa rc irsi in seguito, con m igliorate condizio ni di lavoro. Ciò avverrà certam ente in un lu n go periodo, per l’azione rip a ratric e del tem po ; m a il danno a ttu a le è immenso, e la ricchezza generale, e sovratutfo il benessere1 degli umili, ne soffriranno p er m olti e m o lti anni a venire.
- —
A p a rte ogni considerazione sto rica e politica, è in teressan te conoscere nelle linee generali la s tr u ttu r a econom ica e la p o ten z ialità finanzia ria dei belligeranti, ta n to più che la resisten za fin an ziaria è uno dei prin cip ali clem enti del suc cesso, perchè oggi ancora si com batte cogli uo m ini e col danaro.
L’ onorevole Ancona, professore a l Politecnico di Milano, e d eputato a l P arlam ento, h a p u b b licato nel «G iornale d’Ita lia » u n a serie d ’a r t i coli in te si appunto a d esporre a l pubblico l’a sp etto e le conseguenze econom iche e finanziarie della guerra. Tali articoli, lim pidi e profondi, co m e t u t t i gli stu d i dell’ illu stre parlam en tare, hanno sollevato un grande interesse. E noi cre diam o utile d i raccoglierli nel presente volume, che rim a rrà un im p o rtan te docum ento delle con dizioni finanziarie, fra le qu ali e p er le quali in re a ltà la guerra si com batte.
M ilano, maggio 1915. Gl i Ed it o r i.
L’aspetto finanziario della guerra
P R E M E S S E .
Questa g u erra delittuosa, che a rre sta il corso della civiltà e ne affoga le più nobili speranze^ avrà in ogni cam po m ateriale e m orale con seguenze d u ratu re ancora im prevedibili. T u tta via le p rim e ripercussioni finanziarie sono tante e cosi gravi, che è in teressante accennarle b re vemente, c o in è possibile sulle colonne di un giornale, p e r tra rn e quegli am m onim enti che fin d’o ra si delineano.
P rim a necessità delle nazioni, belligeranti o neutrali, fu di procacciarsi rap id am en te som me enorm i o p er la guerra, o p er la n e u tra lità arm ata, che richieggono sem pre dei m iliardi. Tesori di g u e rra non esistevano che in Ger m ania; ed erano ben poca cosa; neanche qu at trocento milioni, insufficienti ai p rim i passi.
I mezzi a disposizione non e ran o che il prestito e l’aum ento di circolazione; non le im poste il cui gettito è lento e m inore, m entre la necessità di rap id i incassi era acuita dal panico che sp in geva il pubblico a ritira re i depositi dalle B an che *e dalle Casse di R isparm io, o p e r tesoreg
ANCONA. i -
-giare il denaro, o p er riv ersarlo alle Banche di emissione. Ci voleva molto dan aro sia per lo Slato, sia pei rim borsi dei depositi, sin pel com m ercio e p e r l’in d u stria che vedevano es sicate le fonti di credito nelle Banche private. Di qui il provvedim ento sollecito deiraum ento di circolazione abbinato alla m oratoria.
L ’aum ento della no stra circolazione cartacea b a n c aria e di Stato h a raggiunto circa 800 mi lioni, sup erando di circa un terzo quella normale di 2400 m ilioni del 31 luglio u. s. Esso non è andato che nella m in or p a rte a vantaggio del com m ercio e dell’indu stria, p erchè più del la m età andò allo Stato. I priv ati si lagnano perciò della esiguità degli sconti, che in realtà sarebbero stati anche più esigui se le Banche d’em issione non avessero potuto devolvervi an che buona p a rte dei depositi che il pubblico versava dopo averli ritira ti dalle B anche priva te. Essi chieggono u n u lterio re aum ento di cir colazione da devolversi esclusivam ente allo scon to, confortati anche dall’esem pio delle nazioni straniere, ad esem pio la G erm ania che real m ente hanno allarg ata la circolazione ed au m entato gli sconti molto più di noi.
Si deve consigliare u n u lteriore aum ento di circolazione?
Ecco: io che in tem pi norm ali vi fui e vi sarò sem pre contrario, devo p u r riconoscere l’a no rm alità della situazione e la necessità di scc -
-glie re fra tanti m ali il m inore. O ram ai, fra il prolu n g arsi della m oratoria ed un ulteriore au m ento di circolazione, io p referirci quest’ultimo, che del resto è già autorizzato dagli ultim i de creti governativi, e ben inleso in m isu ra lim i tata c provvisoria. Senza dubbio l’aum ento di circolazione cartacea è la form a di debito più in g an n atrice ed onerosa; ingann atrice perchè sem bra di non pagare interessi, onerosa perchè in rea ltà si paga assai di più coll'agio, col rincaro di tutto a com inciare dalle p rim e ne cessità della vita, colla dim inuzione dei sala ri, ecc. Ma i d ann i della m oratoria troppo p ro lungata, che sfibra tu tta la com pagine dell'e conom ia del comm ercio dell’in d u stria e del cre dito, li abbiam o troppo evidenti innanzi agli occhi ed in tutto il paese perchè sia necessario di dim o strarne tu tta la gravità. Del resto, all’au m ento della circolazione cartacea, che è u n 'o p e razione finan ziaria fondam entale, dedicherem o in seguito un apposito capitolo.
*
Queste condizioni n atu ralm en te non possono essere liete. Affaticato dalla g u erra libica, il T e soro h a dovuto affrontare le nuove indeclina bili spese m ilitari, ribattendo la via dei debiti dalla quale era uscito in quel periodo aureo della finanza italian a che va dal 1900 al 1912. Buoni norm ali aum entati, buoni quinquennali,
- -
anticipazioni statu tarie raddoppiate, e debili sp e ciali furono posti a largo contributo. E p p e rò è a ch iedersi se non sia giunta l’ora di alleg gerire la posizione del Tesoro, con 1111 p restito
che in questo m om ento non potrebbe c o n tra rsi che all’interno.
Io fui tra coloro che già da tem po p ro p u
gnarono il prestito p er ria rm a re il Tesoro dopo la Libia, e ne feci form ale e m odesta p ro p o sta nel mio ultim o discorso alla C am era sulle spese p er la L ibia nel febbraio 11. s. ed in alcuni scritti
su giornali e riviste. Ma ci fu detto che il m o m ento non e ra opp o rtu n o ; attendendo si po teva sp e ra re in tem pi migliori. O ra se è certo che nessuno poteva prevedere la guerra, è al tresì certo che il Tesoro di u n a g rand e n a zione deve essere sem pre arm ato, ossia senza debiti p e r fronteggiare le evenienze pericolose e costose sem pre possibili anzi probabili in una E u ro p a ancora così poco sistem ata. E p u rtro p p o a pochi mesi di d istanza la g u e rra ci am m o niva nel modo più acerbo della fallacia di quelle speranze. Io credo che 1111 debito aH’in tern o tro
verebbe oggi un buon collocam ento; è 1111 male an ch ’esso perchè è l’u lteriore inoltro nella via d'eccessivo assorbim ento di denaro da p a rte del lo Stato, e quindi di falcidia delle poche dispo n ibilità pel Commercio e p er l’in d u stria . Ma 10 rip eto : in questi m om enti si tra tta di scegliere 11 m inore dei mali. Siamo in un tu rbine che
sconvolge tu tta la vita del inondo, e dal quale bisogna uscire senza lasciar ro vinare la com pagine economica del paese, a qualunque costo e con qualunque sacrificio.
Sul bilancio due sole parole. È nolo che le e n tra te dim inuiscono nò può essere altrim enti, specie di quelle clic come le tasse sugli a l
tari rispecchiano l’attività economica del pae
se. Nei p rim i quattro mesi dell’esercizio co r rente 1914 1915 abbiam o circa 30 m ilioni di meno del previsto, senza il grano che peggiore rà la situazione e senza le ferrovie i cui pro dotti sono dim inuiti in m edia di oltre mezzo m ilione al giorno! Senza dubbio il co rren te eser cizio d arà un notevole deficit, non ostante i prov vedim enti finanziari deJl’on. Rava leste a p p li cati, che potrann o san arn e solo u na parte, sp e riam o notevole.
L ’entità del deficit procurerem o di p revederla in un altro capitolo e con maggiori elem enti. Og gi a ico 11 forio del lettore aggiungerem o solo che a l cuni cespiti come le im poste dirette e le privative conferm ano la loro m agnifica resistenza, e d àn no già parecchi m ilioni di più d ell’anno scorso.
E senza dubbio s’im p o rrà poi la ricerca di nuove e n tra te che si potrebbero forse avere dal l'eventuale monopolio di vendita, di un dolce alim ento di p rim a necessità, monopolio che in ogni modo vale la pena di studiare. E d io spero che la g u erra com pia finalm ente il provvido
— — - -
m iracolo di effettuare quella grande revisione e restrizione delle spese della quale si è tanto p a r lato e tanto scritto senza farn e mai nulla! O r m ai la necessità più assoluta ci spinge sulla via delle economie. E se in questo m om ento lulto va dato, e senza contare, alla p rep arazio ne m ilitare, p erchè non si discute e non si conta quando si tra tta della vita e d ell’onore del paese, è certo però che cova in fondo a ll’anim a la speran za che a g u e rra finita si possa procedere ad u na li m itazione delle spese m ilitari, e che si possa a s sicu rare la pace su basi più solide degli a rm a m enti ad oltranza, che come il mondo tristam en te constata non assicurano in alcun modo la pace.
Senza rid u rre le spese m ilitari non si vede come le finanze di Stato possano sistem arsi.
Parecchie gravi questioni furono messe in m aggior rilievo dalla g uerra. A nzitutto l’ e m i grazione che s’è riv elata u n punto debolissim o della no stra s tru ttu ra economica. Sono c e n ti n aia di m igliaia d ’italiani, che vivono a spese di Stati esteri e che la g u erra h a subito b r u scam ente rigettati su ll’econom ia nazionale che non e ra in alcun modo p re p a ra ta a sostenerli. Noi dobbiamo o ra a iu ta rli a tra v e rsa re il t r a gico m omento salvo a tro v ar loro un posto più sicuro, più fecondo e m eno oneroso nell’ eco nom ia nazionale. Coloro che nell’em igrazione
-
11011 vedevano clic i 4 o 5 cento m ilioni m a n dali in p a tria ogni anno dagli em igrali vedono o ra quanto sia com plesso il fenom eno c quale debolezza dolorosa c pericolosa esso racch iuda. La g u e rra h a poi illum inati a ltri due p u n ti debolissimi dell’ economia nazionale : il c a rb o ne ed il grano. L im itare il consumo di c a r bone, m ettere la vita italian a più che si può sull’acqua, spingendo la costruzione dei bacini m ontani, sgravando di tasse il riscaldam ento elet trico, am pliando la trazione elettrica, ecc., è un problem a nazionale la cui enorm e im p o rtanza s’ò rivelata più che mai. Lo stesso dicasi pel grano. Qui si tra tta di aum en tarn e la produzione, il che non è facile; siamo d’accordo. Ma a p punto perciò, ossia pèrche dovremo sem pre im p o rta rn e all’in circa 10 m ilioni di quintali, si dovrebbe studiare in tempo di pace un istillilo atto a provvedere direttam ente alle im portazioni nei m om enti critici, onde non lasciare m ai il
paese come ora p u rtro p p o avviene in
balìa dell’in g o rd ig ia'sp eeiilatrice, che non sem p re trova in se stessa dei freni e dei com pensi.
Questa g u erra ci rich iam a insom m a in via economica al grande problem a di m ettere il paese sulle sue risorse n a tu ra li e caratteristich e più di quanto fu fatto sin qui. Esse sono la te rra e l’acqua, l’agricoltura ed i ghiacciai sono le fonti caratteristich e della n ostra ricchezza che dobbiamo sfru tta re di più. Ecco la stra d a m ae
— —
stra da b attere p er ren d ere la vita nazionale più indipen d ente dall’estero e quindi più sicura in qualsiasi evenienza.
E d in via am m in istrativ a questa g u e rra r in nova ram m ollim ento che negli anni floridi b i sognerebbe accum ulare e p re p a ra re m argini di ricchezza p er gli anni cattivi. Se nel dodicen nio dal 1900 al 1912 avessimo fatte maggiori economie, e provveduto a m aggiori sgravi, oggi la condizione del Tesoro sarebbe più leggera, e quella del bilancio m igliore p er m aggiori m a r gini nelle aliquote delle tasse ed im poste.
O ra è inu tile rec rim in a re ; guardiam o invece fiduciosi a ll’avvenire. Il nostro paese si è r a p idam ente sollevato da crisi finanziarie ed eco nom iche più gravi e più singolari di questa, che è u n a c risi generale, e va quin d i osservata con c riterii di relatività, che p e r o ra sono tutti a nostro vantaggio.
N essun dubbio che la rip re sa s a rà sollecita e feconda di nuovo progresso!
E d è con tale fiducia che oltre a discutere dei fatli d ’arm i e di politica, noi possiam o, anzi dobbiam o discutere anche di econom ia e di fi
nanza come farem o nei capitoli seguenti
onde tra r re dalla g u erra i m igliori a m m a estra m enti economici e fin an ziari. I quali sono r e a l m ente efficaci solo quando abbiano le radici nel dolore. 21 novem bre 1014, — — — —
COSTO DELLA NEUTRALITÀ ARMATA.
Ilo dello nel prim o capitolo clic la situazione del Tesoro è tale che m i p arreb b e opportuno di pensare ad u n prestito interno.
Vediamo o ra di tra d u rre in cifre tale situa zione, a lu tt’oggi, p e r locchò bisogna ric o rd are che essa è gravala specialm ente da due com
plessi di spese enorm i ed u ltra stra o rd in a rie . E s se sono :
1.° il residuo non ancora saldato della spesa p e r la g u erra libica;
2.° le spese m ilitari p er gli avvenim enti internazionali, ossia p er la prep arazio ne m ilitare, stanziate coi recenti decreti sul bilancio in cor so 1914 15.
11 residuo delle spese libiche è quella p a rte di spese di g u e rra che non fu sald ata cogli avanzi dei precedenti bilanci, coi quali se ne saldarono oltre 250 m ilioni. È u n ’anticipazione fatta dal Tesoro ai M inisteri della G uerra e della M arina, i quali dovrebbero rim b o rsarlo in un certo num ero d’anni, con somme stanziate nei rispettivi futuri bilanci. Senonchè, p er calcolare
-rigidam ente è meglio a s tra rre da questi crediti u n po’ ib rid i dello Stato verso i M inisteri, che sono suoi organi, ossia da crediti dello Stalo.... v e r so se stesso, e considerare queste anticipazioni come debiti del Tesoro.
Orbene, secondo l’ultim a situazione del 31 ot tobre u. s. le anticipazioni da rim b o rsare al T e soro, che figurano, come cre d iti di tesoreria, a m m ontano a circa 836 m ilioni; cifra già indicata nell’u ltim a esposizione finanziaria.
Veniamo o ra alle spese u ltra stra o rd in a rie p e r la p rep arazio ne m ilitare resa necessaria dalla delittuosa g u e rra europea. Esse risultano dai suc cessivi recenti decreti che ho raccolto nelle due tabelle seguenti (vedi pag. 12 e 13) e che si riferiscono
rispettivam ente ai M inisteri della G uerra e della M arina.
Dalle tabelle a pag. 12 e 13 risu lta che le spese m ilitari, u ltra stra o rd in a rie , non bilanciate, rese necessarie dagli avvenim enti internazionali pel corrente bilancio 1914 15 sono:
pel Ministero della Guerra . . . milioni 747 pel Ministero della Marina . . . „ 827
Totale milioni 1074
ossia olire u n m iliardo.
È in teressan te di sapere a quanto am m o n teran no le spese m ilitari com plessive di questo b ila n cio di g u e rra cioè l’insiem e di queste spese ul
-
-Irastrao rd in arie e delle spese bilanciale. Som m ando tali spese abbiam o:
Pel Ministero della Guerra :
Spesa b ila n c ia ta ... milioni 459 Spesa ultrastraordinaria . . . . „ 747
Totale milioni 1206 Pel Ministero della Marina:
Spesa b ila n c ia ta ... milioni 276 Spesa ultrastraordinaria . . . . „ . 327 Totale milioni 603 In complesso il bilancio 1914-1915 avrà, dunque, una spesa militare complessiva : . . .
per l E s e r c it o ... . milioni 1206 per la M a r in a ... „ 603 Totale milioni 1809
Si noli poi che p e r avere la spesa m ilitare com plessiva bisognerebbe lener conio anche delle spese m ilitari p er le colonie, bilanciate nel bi lancio delle colonie, che p e r il 1914-15 am- m ontano a m ilioni 120 circa.
Si a rriv a quindi ad u n a spesa m ilitare com plessiva di 1929 'milioni, poco meno di due m i liardi, amm esso bene inteso che circostanze spe ciali non richieggano lo stanziam ento di ulte riori fondi. Nel bilancio 1914 15 le spese m ilitari am m onteranno così p er assoluta necessità a ben più della m età delle spese totali dello Stato.
Non so se s a rà possibile di spendere più d’un '
-S p e se stra o rd in a rie s ta n z ia te , in conseguenza
M i n i s t e r o d e l l a G u e r r a , 1914-1915:
A um enti Aum enti
alla p a rte alla p arte TOTALE o rdinaria strao rd in aria
del bilancio del bilancio
L ire L .re L ire
R. D. 16 agosto 1914, n. 845 (acquisto grano) 6 500 000 6 500 000 R. D. 21 agosto 1914, n. 855 ... 21 212 000 79 800 000 101 012 000 R. D. 6 settembre 1914, n. 966: g r a n o ... 3 000 000
riformili, lavori, ecc. . 38 000 000 41 000 000 R. D. 11 ottobre 1914. n. 1093 ... 56 800 000 4 4 973 780 10 1 773 780 R. D. id., n. 1094 (equi paggiamenti ed approv vigionamenti invernali per l esercito) . . . 46 000 000 4 6 000 000 R. D. id., n. 1096 (acqui sto di auto-carri) . . 4 500 000 4 500 000 R. D. 15 novembre 1914, n. 1252(artiglierie, for tificazioni e costruzio ne di fabbric. m ilit.) . 46 000 000 4 6 000 000 R. D. id., n. 1255 (forni
menti e lavori di carat
tere straordinario). . 400 000 000 400 000 000
Totali 87 512 000 659 273 780 746 785 780
COSTO DELLA NEUTRALITÀ ARMATA
degli a vve n im en ti in tern a zio n a li, n el bila n cio d el
M i n i s t e r o d e l l a M a r i n a , 1914-1915: Aumenti alla parte ordinarla del bilancio Aumenti
a lla p arte TOTALE strao rd in aria
del bilancio
Lire L ire Lire
[ R. D. 24 settembre 1914, n. 1052:
a) maggior forza sotto
le arm i... 6 413 000
b) rifornimenti e la
vori ... 28 464 000 34 877 000 R. D. 11 ottobre 1914,
n. 1097:
a) maggior forza sotto
le arm i... ■ b) rifornimenti e la 5 772 000 vori ... 10 908 000 16 680 000 R. D. 23 novembre 1914, n. 1282: a) spese straordinarie. 200 000 000 b) restituzioni di an ticipazioni . . . . 75 000 000 275 000 000 Totali . . . ■ 12 185 000 314 372 000 326 557 000 — — — ' — — — — ’ — — — — — —
m iliardo di spese u ltra stra o rd in a rie nel corrente anno finanziario. P e r quanto le spese co rrenti p e r m aggiori contingenti, e pei rifo rnim enti ed arm am enti sieno enorm i, mi sem b ra u n po’ dif ficile, ed è certo che u n a spesa così enorme, co n cen trata in un tem po così breve, non potrà avere u n buon rendim ento. In altri term ini si sarebbe speso meglio spendendo più lentam ente. E d anche questo è bene ric o rd arlo senza om b ra di c ritica verso chicchessia (tanto più clic le circostanze sono più forti degli uom ini) ma solo ad am m aestram ento futuro. Non bisogna m ai m ettersi in condizioni di dover fare spese affrettate.... p e r cen tin aia di milioni!
Giusto e sincero è invece d ’avere stanziate tulle le spese nel corrente bilancio 1914 15, senza r i c o rrere u lteriorm ente a iro rm a i sfatato sistem a di stanziare rim bo rsi di spese attuali nei bilanci fu
turi, rim b o rsi che sono sem pre assai problem a
tici. L ’assegnare la grossa spesa ad u n bilancio di g u e rra è più co rretto e più utile p e r la (even tuale sistem azione della spesa stessa, ossia del conseguente deficit.
Riepilogando, il gravarne stra o rd in a rio del Te soro, derivante dal residuo spesa della Libia, e della preparazio n e m ilitare è così costituito:
Residuo spese della Libia . . . milioni 836 Spese militari ultrastraordinarie . „ 1074 Totale milioni 1910 -
Poco meno di due m iliardi. Se poi ci portiam o alla fine del co rren te 1914 15, e p u re ammesso, com’io spero, clic non siano necessarii altri sta n ziam enti, è certo che vi dovremo aggiungere il
deficit del bilancio in corso. Ilo detto nel cap i
tolo precedente clic avrei cercalo di d eterm inare tale deficit più avanti (piando vi fossero maggiori elem enti. E d invero oggi non si può fare che una rozza previsione di en trata, clic indicherebbe un deficit di alm eno 150 m ilioni. A fine d’e serci zio essi an d ran n o a gravare ulterio rm en te sul Tesoro.
T ale nelle sue linee generali la situazione a t tuale n atu ralm en te affaticata del Tesoro italiano.
Affermai nel capitolo precedente che sarebbe il caso di p en sare ad un prestilo natu ralm en te interno. Ma su questo punto devo spiegarm i meglio. Lasciam o an d are la questione del tasso, clic natu ralm en te dovrà essere un po’ maggiore di quello che sarebbe stato p rim a della g u er ra. È u n a questione im p o rtan tissim a m a più im portante ancora è l'assicu ra rsi che il prestito riesca, ossia che il pubblico sia in condizione da farlo riescire. N on p arlo della buona volontà che certam ente non m ancherebbe p er due motivi. Anzitutto perchè il cap italista italiano investe
sem pre volentieri ahim è troppo volentieri
in titoli di Stalo; etl in secondo luogo perch è in questo m om ento esso sente il suo dovere p a trio t tico di sostenere finanziariam ente lo Stato. Ma
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la buona volontà non b asta; ci vuole la possi bilità. E la possibilità facile e larg a non ci può essere se non si aiuta il pubblico a mobilizzare i capitali. A tal fine servirebbero le casse per
prestiti idi guerra, istituite con successo in Ger
m ania, A ustria ed anche in paesi n eutrali come la Svizzera e p ro pu g nate dal mio illustre amico M aggiorino F e rra ris. Queste casse fanno an tic ip a zioni su titoli sia di Stato sia in d ustriali, ed a n che su talu ne m erci non deteriorabili che p re n dono in pegno, ben inteso con op portuno scarto dal prezzo norm ale p ru den tem en te fissato. Esse pagano con buoni di cassa g aran titi dallo Stalo, che hanno corso legale e con i quali il pubblico può sm obilizzare e liq u id are in p a rte le sue a t tività incagliate, come può anche pagare la quota di prestito sottoscritta. È u n a c a rta g a ra n tita da pegno, ed è provvisoria p erch è quando il p u b blico dopo u n congruo tem po (che può a rriv a re con successive rinnovazioni perfino a qualche anno) paga e riscatta il pegno, i buoni vengono annullati. È insom m a la capitalizzazione attuale di risparm io, o di guadagni, o di e n tra te fu tu re, c convertite in buoni provvisori.
N on è u n a bella cosa. È sem p re nuova c a rta che si emette. Ma l’ho già detto, che in tem pi così anorm ali bisogna su p e ra re la crisi senza rov in are la com pagine economica del paese, e che non vi è scelta di mezzi. Ciò che non va c non si farebbe m ai in tem pi norm ali, bisogna
uccellare ora come il m inore dei mali, salvo ad elim inarlo al più presto.
In G erm ania quelle casse hanno già emesso p er quasi tre m iliardi di p restiti su pegni; ed è con tali casse e con tali buoni che il p u b blico fu efficacemente aiutato nel solloscrivere largam ente il prestito di guerra.
Si studi dunque m a con grande sollecitu
dine se non sia op portu n o di fare altrettan to anche da noi.
Il m iliardo di spese m ilitari u ltra stra o rd in a rie p e r la nostra solidissim a p rep arazio ne m ilitare, non e che u n pallido rilievo d e iren o rm ità delle somme necessarie alle guerre m oderne.
Esso non ò infatti che u n a p a rte della spesa per la n o stra neu tralità arm ata. N ull’altro! In caso di g u e rra non sarebbe che il prologo. Se s a rem o al mondo farem o poi i conti delle decine di m iliardi che questa g u e rra costerà p er spese m ilitari alle nazioni belligeranti, delle altre de cine <li m iliardi di danni diretti ed in d iretti clic si sentiran no p er anni ed anni. Sino ad oggi l’un ità miliardo non serviva che a calcolare la ricchezza delle nazioni; ed anche p e r le n a zioni più ricche si trattav a di 200 o p p u re 300 o al m assim o 400 m iliardi di ricchezza p riv a ta complessiva. Ua oggi in poi la stessa u n ità ser
An c o n a. 2 — —
-v ira a m isu rare la distruzione di tali ricchezze accum ulate con tanli slenti e fatiche, e siccome si distruggono decine di m iliardi, si capisce quale devastazione e quale im poverim ento derivi da questa g u e rra delittuosa, alle p a rti belligeranti.
Evidentem ente la n o stra civiltà h a u n a te r ribile lacuna. M anca qualcosa, qualche istillilo, qualche forza, qualche idea, qualche senlim enlo che im pedisca arm am enti eccessivi e guerre come l’attuale. Questo qualcosa deve assolutam ente so r gere dalle ceneri dell’incendio. Solo poi che sia sorto, e poi che il mondo abbia rico n q u istata la pace, la sicurezza, ed abbia ridotte notevolm ente le spese m ilitari, soltanto allora p o trà rim a rg i n are le ferite ove sieno rim arg in ab ili e r ip r e n dere la sua civile ascensione con passo più si curo, e senza tem a di rito rn i alla b arb arie. P r i m a no. 30 novem bre 1911.
LA C I R C O L A Z I O N E .
In questo capitolo p arlerem o della circolazione m onetaria; u n a questione fondam entale della fi nanza di g uerra. E p er e n tra re in argom ento osserverem o che in Italia l’elem ento sp ecu la tivo, troppo num eroso e troppo rumoroso, del commercio e dell’industria, vuoi p er deficienza di cu ltu ra economica, vuoi nell’interesse p ro prio di avere sconti larghi ed a buon m ercato, ha sem pre propugnalo l’allargam ento della circo la zione, come il rim edio p rin cip e di qualunque i n caglio od im barazzo finanziario.
Ogni crisi od accenno di crisi doveva fac il m ente com battersi e distruggersi colla c a rta m o neta, ossia col torchio!
A questi apostoli ferventi che considerano la c a rta come oro sonante, anche quando dietro non c’è n ulla a garan tirla, le crisi edilizie, le rovine della B anca Rom ana, i disastri del 1907 non hanno insegnato nulla! Essi invocano sem p re rallarg am en to della circolazione! F ig u rarsi poi in questo momento! V orrebbero stam p are carta m oneta colla m acchina rotativa del Gior
nale d'Italia! Tallio che io, ed altri più au to
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revoli culto ri della finanza di Stalo, andiam o r i cevendo delle lettere nelle quali s’esprim e la più a lta m eraviglia p erchè 11011 si sia an cora allarg ata la circolazione senza alcun limite.
Questi pessim i consiglieri li abbiam o sem pre com battuti. Abbiamo invece difeso e difenderem o sem pre il concetto, fortu natam en te radicato nella n o stra legislazione bancaria, d’u n a circolazione rigidam ente m an te n u ta entro i lim iti più ristre tti ed a grande c o p e rtu ra m etallica; d’u n a circola zione che sia in congruo ra p p o rto colla m assa degli affari reali e che non serva nè alle spe culazioni, nè agli imm obilizzi, nè a p restiti allo Stato, nè ad a ltri scopi che non siano com m er ciali. P erch è l’eccesso di circolazione è uno degli elem enti generatori dell’aggio, ossia d’u n ’im po sta assai più gravosa del debito co rrispo nd ente a quell’eccesso; e perchè l’obiettivo finale nell’in teresse del paese e sovratutto delle classi popo lari, è l’abolizione non m asch erata m a reale del corso forzoso, ossia dell’agio che rin c a ra la vita prin cip alm en te ai poveri.
Queste constatazioni p relim in ari erano neces sarie p er distinguere bene noi, che abbiam o p ro pugnato u n allargam ento m om entaneo della c ir colazione, da quegli espansionisti ad oltranza che lo propugn ano sem pre.
Ilo già detto negli articoli precedenti che ih tem po di g u e rra non si può fare che finanza di guerra. La quale sconvolge tutti i c riteri fon
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-(lamentali. Le soluzioni giuste ed i risu ltati a lunga scadenza della finanza di pace, sono so stituiti da soluzioni assai m eno rigide p u rch é di risultato im m ediato. Bisogna su p erare le crisi senza m orire; gli e rro ri si rip a re ra n n o poi.
Ecco perchè anche in tem a di circolazione bisogna oggi subire qualche stra p p o alla n o stra rigidità, ed acconciarsi a notevoli espansioni. Non c ’è altro da fare. Ma appunto perch è non vogliamo confonderci cogli espansionisti siste matici ad oltranza, diciam o ben forte che si tra tta di stra p p i m om entanei alla rigidità della circolazione, onde quegli espansionisti non c re dano ad un m utam ento di direttiva, nè ad au m enti stabili e facili della circolazione anche dopo ed all’infuori delle attuali contingenze di guerra.
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P er avere u n ’idea esatta del vasto, profondo ed im provviso scompiglio portalo dalla g u erra nell’equilibrio finanziario del paese, si pensi alle seguenti anorm alissim e condizioni che si sono d’u n tratto ed intensam ente verificaie, senza che si potesse m enom am ente prevederle:
1.° Lo Sialo h a avuto im provvisam ente bi sogno urgente di m olte centin aia di m ilioni (in più di quelli stanziati nei bilanci) allo scopo di com pletare la preparazione m ilitare, ossia p er p o rta rla all’efficienza richiesta da u n ’eventuale
gu erra. Il Tesoro non poteva fo rn irli perchè e ra asciutto; bisognava dunque p ro c u ra rli e presto.
2.° 11 pubblico prese p a u ra , e siccome col panico non si ragiona, cominciò a ritira re i de positi dalle banche private, e persino dalle casse di risp arm io ove non correvano neanche l’om bra del più rem oto pericolo. Molti ebbero il buon senso di riv ersare i deposili alle banche d’em is sione; m a m olti li tesaurizzarono nelle p ro p rie Casse; atto questo stupido, dannoso ed a n tip a triottico. In ogni modo bisognava d a r d an aro alle banche ed alle Casse di risparm io, che non dovevano fallire.
3.° Il rim p a trio antecipato di m olti em igrati senza il consueto gruzzolo che serviva di solito a sv ern are in p a tria ahim è tro p p o spesso
all’ osteria, richiese l’ acceleram ento d ’opere
pubbliche, e quindi u lterio ri p restiti da p a rte della Cassa Depositi che finanzia i Comuni e le Provincie che contribuiscono colle loro quote a quelle opere. E ciò p ro p rio quando il pubblico sp au rito e folle ritira v a i depositi delle Casse postali che alim entano la Cassa D eposili. Biso gnava quindi d a r d a n a ro anche alla Cassa D e positi p e r fronteggiare l’insolita situazione.
4.° Le condizioni anorm alissim e facevano vieppiù sen tire la deficienza della c a rta di Stato, ossia dei biglietti di piccolo taglio, e quindi la necessità di em etterne di più.
5.° I soliti speculatori com inciavano l’in — —
cella delle m onete d’argento, prevedendo chi sa finali disastri e quale aggio a breve scadenza.
G.° Infine il comm ercio e l’in d u stria vedeva no in aridite nelle banche le loro fonti di c re dito, e dom andavano d anaro p er sconti ed a n ticipazioni onde poter and are avanti.
Insom m a tutta la vita e la com pagine fin an ziaria ed economica del paese erano gravem ente m inacciale sia dagli avvenim enti, sia dall’im pre parazione economica e fin an ziaria a tali avve nimenti, p er noi im preveduti ed im prevedibili, sia dalla deficienza di fiducia negli istituii fi nanziari, sia dagli e rra ti c riteri dim ostrati non solo dal grosso pubblico m a anche dalle classi dirigenti.
In condizioni così anorm ali, non si poteva rico rrere nò a nuove imposte che al p rincipio danno poco e non si sviluppano che le n ta mente; nè a prestiti che non si lanciano nei
momenti di panico. Non c’era che 1111 mezzo:
aum entare la circolazione ed a b b in arla ad u n a m oratoria. È ciò clic ha fatto subito il Go verno. Ripeto : non si poteva nò discutere, nò scegliere! Qualcuno p o trà criticare in qualche dettaglio la condotta fin an ziaria del Governo, ma nel suo complesso bisogna ap p ro v arla.
Sino dai prim i giorni furono p re p a ra ti 250 m i lioni di buoni da L. l e 2, come giusta m i naccia agli incettatori di argento. Questi m i
lioni non furono messi in circolazione e si
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fece benissim o p erch è bastò la loro m in a c cia, a fa r riso rtire l’argento dalle tasche degli u s u ra i.... corbellati.
Essi sono o ra nelle Casse, p ro n ti ad uscire q ualora ve ne fosse necessità, e speriam o di no, perchè la circolazione di questi m eschinis sim i buoni da u n a o due lire ha sem pre un effetto psicologico deprim ente, ed è sintom o d ’u
na situazione cattiva.
Con tre successivi decreti del 4 e del 13 agosto e del 23 novem bre il Governo radd op piò la circolazione pel com m ercio autorizzando cosi un aum ento effettivo di oltre mezzo m iliardo.
Con decreti del 19 settem bre il Governo pensò a kè stesso, ossia al Tesoro, rad d o p piando le anticipazioni statu tarie che le Banche devono fargli, ossia portando tali anticipazioni da 155 a 310 m ilioni, con relativo aum ento di circo lazione. Ed aum entò di 175 m ilioni la sua c a r ta, ossia i biglietti di Stato da 5 e 10 lire, col m ando u n a deficienza che da un pezzo si sen tiva e che la g u erra (con lo stupido nascondersi anche della carta!), aveva acuita.
Poi bisognò pensare alle Casse di R is p a r mio, ed autorizzò altri 300 m ilioni, da darsi alle Casse contro pegno dei loro titoli onde fro n teggiassero i rim borsi sciocchi ed anorm ali r i chiesti dal panico. Milioni che fortunatam ente non furono necessari che in piccolissim a parte, perchè il pubblico sem bra rin sav ire.
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Poi bisognava che lo Stato pensasse anche alle sue Casse postali, che avevano in v ertita la loro funzione colla Cassa depositi; invece di p o r tarle danaro, glie ne richiedevano. E perciò si autorizzarono altri 400 milioni.
Ed a ltri 100 m ilioni si autorizzarono onde la Cassa depositi finanziasse più intensam ente co muni e provinole, onde potessero d a r lavoro agli em igrati rim p a tria ti e disoccupali. E q u e sti p u rtro p p o non saran no sufficenti, perchè la disoccupazione è enorm e, e la potenzialità fi nanziaria p ro p ria dei com uni è nulla.
Sommando tutte queste autorizzazioni, e dedu cendo le relative riserve m etalliche, si a rriv a ad un autorizzazione totale di circa 2 m iliardi di nuova circolazione cartacea.
E siccome al 31 luglio ultimo scorso la circo lazione totale di Stato e b an caria e ra di circa 2750 m ilioni, si vede che l’aum ento autorizzato è grande; circa un 75 p er cento in più.
A questo punto non bisogna confondere le emissioni autorizzate con quelle effettuate. Queste sono molto m inori perchè delle autorizzazioni fu fatto uso assai parco e saggio! A tutto novem bre u. s. non furono usate che p er c irca 760 m i lioni; circa un terzo. Le autorizzazioni non se gnano che dei lim iti m assim i raggiungibili solo in caso di assoluta necessità, e sono ben lungi dall’essere raggiunti.
P are che il pubblico cominci a rinsavire, per
-cliò chiede e speriam o chiederà alle Casse di R isparm io rim borsi m inori di quelli che si p re vedevano; idem p e r le Casse postali e quindi pei rim b orsi da sostenersi dalla Cassa D epo siti; i 250 m ilioni di buoni da u n a e da due lire
11011 si devono contare perchè non escirono dalle casse.
P e r questi motivi fortu n atam en te non fu ne cessario di em ettere tu tta la circolazione auto rizzata. Però il com m ercio e l’in d u stria si la gnano di non avere avuto abbastanza. O ra è certo che sulle nuove em issioni di circa 760 m i lioni il Governo s’è preso la p a rte del leone. H a preso tutti i 310 m ilioni delle anticipazioni statu tarie delle banche, ed i 175 m ilioni di c a rta di Stato, locchè fa già circa 500 m ilioni. Ma coi pagam enti che h a eseguiti p e r la p rep arazio ne m ilitare non poteva farn e a m eno; erano cen tinaia di m ilioni che bisognava pagare! In con seguenza sta in fatto che non rim asero che circa 260 m ilioni pel com m ercio pei rim borsi alle Casse di R isparm io com uni e postali, rim borsi che in p a rte saran n o to rnati al comm ercio. Ma (jui va aggiunto che le banche d’em issione e specie la B anca d’Italia videro notevolm ente au m entati I depositi e poterono aum entare di ol tre 400 m ilioni gli sconti e le anticipazioni, a vantaggio del com m ercio e della in d u stria .
In ogni modo è certo che il Governo dopo aver pensato p rin cip alm en te al suo bisogno che
in questo momento andava sop ra tutto e sopra tutti, dovrà o ra pen sare di più alla vita eco nom ica e finanziaria del paese, che anela di rip re n d ere la sua feconda e necessaria attività.
*
Poche parole di conclusione. L a politica del la circolazione m onetaria seguita dal Governo fu non dirò molto coraggiosa, m a certo inolio prudente, e nelle sue linee generali va p ie n a mente ap pro vata. Passato il prim o momento, il Governo deve più efficacemente aiu tare il com mercio e T industria, rinsanguando gli s tr u m enti del loro credilo, senza i quali non vi vono. E se a tale scopo, e p e r togliere la mo rato ria è necessario 1111 ulteriore aum ento di c ir colazione, io mi sono già dichiarato disposLo ad accoglierlo.
Questa nuova circolazione tem poranea in re a l tà va a sostituire della c a rta che si è nascosta e che 11011 circola più. Quindi 11011 grava sul m ercato com ’è dim ostrato dall’andam ento del l’aggio dell’oro sulla no stra carta, aggio che si aggira attorno al 5 p e r cento, e clic date le circostanze non può dirsi alto.
L’aggio siamo d’accordo non proviene
unicam ente dall’eccesso di carta m oneta, m a da
1111 com plicato complesso d’altre circostanze e
fenomeni, ed in questo momento è forse m inore — —
di quanto dovrebbe, p e r le dim inuite im p o rta zioni. È certo però che dove vi fu un grande) eccesso di nuove em issioni, come in G erm ania ed in A ustria, l’aggio dell’oro h a raggiunto le a l tezze ben m aggiori del 16 p e r cento in G erm a nia, e del 20 p e r cento in A ustria.
Ma l’aum ento tem poraneo di circolazione do v rà a poco a poco rid u rsi, n on appena, rin a ta la fiducia, rip re si gli affari, sp a rito il panico che im m obilizza o nasconde il danaro, noi sarem o rie n tra ti in condizioni norm ali. Il risanam ento delle B anche e della circolazione, ottenuto così splendidam ente dopo i d isastri del 1893, e che h a resistito alle insidie del 1907 e del 1911, deve rim a n ere sulle sue basi granitiche.
Bisogna togliere al più presto possibile quel la p a rte di circolazione che fu adibita a p re stito dello Stato, ossia ad un ufficio che non è assolutam ente il suo, e che può facilm ente tra dursi in dannoso immobilizzo.
Quando lo Stato h a bisogno di d an aro la via più franca, più sincera ed economica è sem pre quella del prestito. Venga il p restito ; darem o i d a n a ri e pagherem o gli interessi. Ma affidarci ciecam ente ad aum enti illim itati della circola zione, e sostenere così colla c a rta le spese m i litari, l’econom ia e la finanza del paese, que sto no! Sarebbe c o rrere d iritti al fallim ento. Ne abbiam o u n esem pio lam p an te davanti agli occhi, in u n Im pero confinante che h a a u m e n
tati debito c circolazione a tal punto che non si capisce come potrà soddisfare ai suoi im pegni. Seguano pure gli a ltri questa ch ina d i sastrosa, se sono tanto ciechi da non vederla, o se vedendola non se n e possono distogliere. Noi 110!
17 decem bre 1014.
L’AUSTRIA-DNGHERIA,
Mi hanno detto che molti Italian i acquistarono notevoli somme di ren d ita e di buoni del Tesoro au striaci ed ungheresi; ed il fatto è conferm ato dal signor Mario Alberti, che conosce assai da vicino la finanza austriaca. Quei titoli rendono oltre il 5 p e r cento netto, ossia alm eno uno p e r cento di più dei nostri. Sem bra dunque che i nostri risp a rm iato ri si lasciassero allettare dal m aggiore interesse. Essi furono im pru den ti, e p u rtro p p o come scrisse l’A lberti saran n o danneggiati. Anzi lo sono già; perchè la c a rta a u striaca perd e già il 16 p e r cento circa sulla nostra, e con questa riduzione delle cedole, il m aggior interesse allettatore è sceso al disotto dell’interesse onesto dei nostri titoli.
Nè si dica che la g u e rra non si poteva p re vedere, e che questo è.... senno del poi. No! Senza dubbio la g u erra h a peggiorate le fi nanze dell’A ustria; m a anche prim a, la situ a zione finan ziaria au striaca e ra cattiva, potrei dire pessim a. In Italia p u rtro p p o il pubblico, neanche il pubblico colto, non si occupa della
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A U STR IA UNGHERIA 31
finanza dello Stalo, come se non lo rigu ard asse; figurarsi poi se si interessa della finanza a u striaca! Al disopra del pubblico c ’è tutto un organism o bancario, e d ’agenti di cambio, non esclusivam ente italiano, che non avrebbe dovuto in alcun modo favorire il finanziam ento del l’A ustria.... col risparm io italiano! Ma p u rtro p po l’Italia è ancora un paese.... di conquista o alm eno d ’invasione !
D’a ltra p arte è certo che il pubblico ha l’i dea che u na grande nazione non possa fallire. Quest’idea giustissim a fino ad ieri, è un po’ scos sa o ra che le maggiori nazioni stanno dando così lam p an te prova di pazzia m ilitarista. Ma poi le grandi nazioni non sono tutte com pagne; esse han no ben diverse tradizioni finanziarie, e quin di non ispirano tu tte la m edesim a fid u cia. T u tt’altro!
L ’A ustria, ad esempio, lia dei precedenti finan ziarii molto lontani è vero, m a non molto glorio si. R icorderò che nel febbraio 1811 essa riduceva a m età precisa il valore cap itale e le cedole del debito pubblico che allora e ra u n ’inezia : circa un m iliardo. Contem poraneam ente il valore della c a r ta m oneta della quale p er la polilica im p e ria listi ca e p e r le guerre infelici di G iuseppe II se ne e ra emessa u n a qu an tità eccessiva (sem bra sto ria d ’oggi!) fu ridotto al quarto, sostituendola con u n a nuova carta m oneta clic fu chiam ata «va llila di V ienna». Il Governo diede solenne prò
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-m essa eli e-m etterne in q u an tità li-m itata onde non d ep rezzarla; viceversa dopo sei anni l’emissione eccessiva l’aveva deprezzata, e il Governo la sostituiva con a ltra c a rta rid ucen d o la u lte rio r m ente del 60 p e r cento. Cosicché 1250 fiorini di c a rta a u striaca del 1811 eran o ridotti nel 1817 a soli 100 fiorini!! Fu allo ra che Beethoven scrisse in u n a fam osa lette ra che era diventato u n m endicante poiché il suo stipendio di fiorini 4000 all’anno e ra in rea ltà ridotto al quarto! Dopo questi precedenti la finanza au striaca se gnò u na serie non in te rro tta d’im barazzi e d’a u m enti di debiti. Senza dubbio l’A ustria U ngheria h a avuto, specie nell’ultim o ventennio, un no tevole sviluppo economico ed un buon aum ento di ricchezza; m a le condizioni interne, la poli tica estera, le disfatte, la stessa annessione d e l la Bosnia, e sovratutto le spese m ilitari asso lutam ente eccessive soverchiarono ogni m iglio ram ento finanziario.
La finanza a u striaca soggiace orm ai sotto il peso eccessivo dei debiti, e d’u n a A m m inistra zione che andò continuam ente peggiorando e di ventando pletorica e costosa.
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Seguire e ca p ire il bilancio austro ungarico è u n ’im p re sa assai difficile. Vi sono in rea ltà tre bilanci: il bilancio com une dell'im pero, il b ilan
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ciò austriaco e l’ungherese. I due p rim i si con fondono spésso in uno solo che si chiam a b ilan cio austriaco: l’altro sla sem pre a se.
Pel 1912 si aveva:
Bilancio austriaco . . (milioni di corone) 3050 „ ungherese...„ „ 1850
Totale mil. di cor. 4900
ossia u n bilancio totale di quasi cinque m iliardi, ossia quasi doppio del nostro. Ma se è difficile di cap ire il bilancio austriaco, è facile invece r i conoscervi due p u n ti c aratteristici p rincipali. Il prim o è l’abuso di far com parire all’e n tra ta i cosidetti fondi d'investimento, ossia il gettito dei debiti che dovrebbero costituire poi investim enti produttivi, con la deleteria aggravante, che se qualche investim ento (ad esem pio in ferrovie) può forse essere parcam ente produttivo, si fanno p a s sare in questa categoria delle spese m ilitari straordinarie, che viceversa sono spese m ilitari ordin arie 11011 fronteggiate dalle im poste!
Il secondo punto è il deficit continuo, diffi
cile a stabilirsi data la com plicazione dei conti che dovrebbe celarlo, m a che si palesa e si sente e si delinea in decine e cen tin aia di m ilioni ogni anno.
E d infatti c'è la co ntroprova evidente, ossia la em issione a getto continuo di ren d ita e di buoni del tesoro, ossia l’indebitam ento in in te r rotto dello Stato.
An c o n a. 3
F r a le g ran d i nazioni l’A ustria e l’Italia sono le meno ricche. Ma l’Italia l’h a capito, e dal 1894 fino alla g u e rra di L ibia h a seguita u n a politica fin an ziaria rigidissim a, che h a re sta u ra te le sue finanze.
L ’Italia ebbe so p ratu tto il g ran m erito di aste nersi p e r lungo tem po dai debiti. Infatti nei quindici anni dal 1894 al 1908 l’aum ento del debito pubblico delle grandi nazioni fu
(cifre in franchi)
in Italia . . . . di milioni 195 ossia 1.56 % in Francia . . . ., 1990 „ 6.42 % in Germania (Imp.) ,, 9035 „ . 74.16% in Inghilterra . . „ 1122 „ 6.69% in Austria Ungh. . „ 2930 „ 21.74 %
Come si vede, l’Italia, che nel 1894 aveva già u n grosso debito di 12 m iliard i e mezzo, ebbe la g rande v irtù di non aum entarlo. L’aum entò m ol to la G erm ania che l’aveva relativam ente m i nore, m a come vedrem o nel prossim o capitolo, essa ebbe in corrisp o n d en za u n enorm e aum ento di ricchezza. L ’A ustria invece, senza avere nè la floridezza, nè lo sviluppo finanziario ed eco nomico della G erm ania, non ebbe la v irtù ita lian a ed aum entò di quasi tre' m iliard i il suo debito. E non basta. L 'Ita lia in quel periodo pagò con avanzi di bilancio circa 400 m ilioni di debiti del Tesoro, e circa 250 m ilioni di quel le ferrovie che in A ustria si pagano sem pre coi debiti. -
Invccc in A ustria i bilanci dei quindici anni considerati danno un deficit totale di 2200 m i
lioni di corone. Dopo il 1908 l'indebitam ento
dell’A ustria continuò senza interruzione, e se consideriam o un altro periodo più vicino a noi, quello di 11 anni, dal 1902 al 1913, troviam o che l’A ustria U ngheria s’indebitò ni m edia di olire 300 m ilioni aH’amio, m entre l'Italia continuava nell’assoluta astinenza dei debiti fino al 1912 quando dovette com inciare a saldare le spese della Libia.
Oggi il debito pubblico austro ungarico è:
(cifre in corone)
Debito g e n e r a l e ...milioni 5150 „ spec. dell Austria . . . „ 7 320 „ „ dell’Ungheria. . . „ 6 400 Totale milioni 18 870
ossia di quasi 19 m iliardi di corone; è dunque notevolmente superiore al nostro di oltre 15 m i liardi di lire di debito consolidato.
Olire a che v’h a un debito di oltre un m iliardo di buoni del Tesoro, p arte austriaci, p arte u n gheresi, emessi ad alto interesse nel 1913 e nel
1914, ai quali appunto sem bra che gli Italiani abbiano applicato p e r somme ragguardevoli.
La gravila della situazione sta principalm ente nell’incapacità ingenita a chiudere i bilanci al meno almeno in pareggio, d’onde la fatale e con tinua serie di debiti, fatti sotto le forme più al
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-36 L AUSTRIÀ UNGHERIA
lettatrici di buoni del Tesoro quinquennali, de cennali, quindicinali, ad alio interesse, con sol lecite estrazioni, a prezzi ridotti, ecc.
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L a g u e rra è scoppiata so pra questa situazione così critica. Cosa sia già costata all'A ustria è im possibile calcolare. N on si possono fare che rozze approssim azioni sulle spese d irette; nulla può dirsi sui d ann i ind iretti e gli utili m ancati.
P e r le spese dirette si p a rla di non meno di tre m ilioni d’austro u n garici fra soldati op eran ti ed altri adibiti a m ansioni ausiliarie. Si p a rla d 'u n a spesa m edia com plessiva di lire 12 p er uomo e p e r giorno, con che la spesa com plessiva sarebbe quasi d 'u n a tre n tin a d i.m ilio n i al gior no, ossia di quasi un m iliardo al mese. Sono tu Iti
calcoli lo rip eto che non han n o alcuna
base sicura. U na cosa è certa, e cioè che la spesa è enorm e. P e r l’A ustria non si tra tta più di cen tin aia di m ilioni; si tra tta orm ai senza dubbio di qualche m iliardo già speso, e se la g u e rra si prolunga, come tutto fa su p p o rre, si tra tte rà di molti m iliardi che an d ran n o ad ag giungersi ai 20 m iliard i circa del debito p u b blico anzi accennato.
Provvisoriam ente l’A ustria vi provvede colla carta, con em issioni continue, delle quali non si sa nulla. L a B anca dellTm pero austro u n
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garico non pubblica più nè bilanci, nè situazioni; nulla! In Italia invece tutto si fa alla luce del sole, e sul lim itato aum ento di circolazioine c’è già la bella relazione p a rla m e n tare dell’on. Ca m era. Ma non ostante il voluto m istero, Tec cesso di c a rta austriaca s’è palesato nell’aggio; essa perde già il 20 p er cento sull’oro, ed il
10 p e r cento sulla c a rta italiana.
E non siamo che al principio. E la rip e rc u s sione dell’eccesso di carta, date le condizioni anorm ali dei m ercati, è certam ente inferiore a quella che sa rà in seguito.
Del prestito austriaco di g u e rra al 5,50 p er cento, ceduto a 97,50 p e r cento non si sa nè a quanto am m onti, nè quali risu lta ti abbia dato, perchè attorno alle notizie ufficiali del Corre-
spendenz Bureau di Vienna, che non m eritano
gran fede, c ’è silenzio e m istero.
Se la g u e rra si p rolunga p e r un solo anno, è certo che il debito pubblico deH’A ustria U nghe ria su p e re rà i 30 m iliardi, e l’aggio a n d rà a non so quali altezze. U n debito pubblico così colossale non l’h a che la F rancia, la quale però ha r i sorse e ricchezze alm eno alm eno trip le dell’Au stria U ngheria.
Come l’A ustria U ngheria possa quindi a guer ra finita soddisfare i suoi im pegni e sistem are 11 suo bilancio, non si capisce. A m eno che non sia vittoriosa e non abbia una ind en nità di guer ra di m olti m iliardi, loccliè non sem bra probabile,
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essa si troverà tutto sommato, a g u e rra finita, in u n a situazione fin an ziaria che a me sem bra assai difficile. E non dico altro p e r non u sare parole che potrebbero p a re re sconvenienti.
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Tale la prevedibile situazione finan ziaria del l’A ustria U ngheria dopo la g uerra. I provocatori della quale non avevano cerio u n ’idea nella loro delittuosa incoscienza dei b a ra tri finanziarii che andavano ad ap rire. Forse non l’h anno n e p p u re oggi; Ima p e r quanto ciechi e sordi finiranno col vedere e col sentire.
A noi duole soltanto che nella cosi pericolante finanza a u striaca sta coinvolta p a rte foss’anclie piccola del risp arm io italiano.
Ben a ltra funzione h a il risp arm io italiano! Esso deve p rim a di tutto finanziare l’Italia che h a bisogno di danaro, éd è un debitore onesto, franco e sicuro. R isp arm iato ri italiani: date il vostro dan aro al vostro Governo, che ha aperto un prestito ad ottim e condizioni, datene più che potete e datelo p u re ad occhi chiusi. Si tra tta di u n ottim o q u attro e mezzo p er cento assai più sicuro del prestito di g u e rra austriaco; l’uno p er cento di meno è com pensato ad u su ra dalla si curezza e dalla tra n q u illità del prestito italiano.
Ma già queste esortazioni sono inutili. Il r i sp arm iato re italiano può avere sbaglialo u n a voi
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-ta; m a è troppo intelligente e sovratutto troppo patriota p e r sbagliare u n a seconda volta.
Perchè in queste cose anche il sentim ento vuole la sua parte. È vero che Ics affciires son t Ics affa ires, m a che il risp arm io italiano fin an zi proprio.... l’A ustria, ciò non è nè italiano, nè patriottico. Noi dobbiam o anzitutto finanziare
il nostro Governo, poi se ce n ’avanza e Dio
lo volesse potrem o anche finan ziare qualcu
no o qualcosa p u rché sia affine al sentim ento alle tradizioni alle aspirazioni all’avvenire della nostra patria. L ’Italia è 1111 paese veram ente e sanam ente liberale e dem ocratico; essa 11011 ha, nè avrà m ai sentim enti, nè tradizioni, nè a sp ira zioni com uni coll’A ustria, che a p a rte il re sto è lib erale e dem ocratica solo in u n a sot tilissima scorza. Sotto la quale c’è sem pre l’an tica Austria.... feudale.
22 decembre 1014. — — — —
L A G E R M A N I A .
Io app artengo alla num erosa schiera d’ita
liani che hann o studiato in G erm ania; ed ho
quindi p e r esp erienza p ersonale ed è sem
pre la più efficace u n a p ro fo n d a am m irazione p e r le m irab ili qu alità di quella nazione, che h a riform alo e sovratutto perfezionato ogni a t tività u m an a in qualsiasi cam po m ateriale, m o rale ed intellettuale, ed h a diffuso nel mondo quella c u ltu ra germ anica che è uno dei m assim i fattori d’ogni progresso civile. N on è perciò sen za d ispiacere che p u r rim an en d o strettam ente nel cam po economico e finanziario io concluderò questo scritto con alcuni rilievi non co m pleta m ente favorevoli alla G erm ania.
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L ’econom ia e la finanza tedesca costituiscono u n edificio nuovo lucente grandioso e so p ra tu t to logico e ben proporzionato nelle sue p a rti in finite. Esso ò cresciuto alle enorm i dim ensioni attuali dal 1870 in poi. Da allora l’economia tedesca h a varcato i confini della p a tria e s’è
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trasfo rm ata da nazionale in m ondiale, con in tensità e fortuna crescenti, così da adottare con pieno diritto il motto M ein F e ld ist die W elt.
L a sua essenza, la sua c a ra tte ristic a p r in cipale è la grande indu stria, intendendo con ciò tutte le aziende in d u striali e com m erciali che operano nel mondo, p er le quali i tedeschi hanno composto u n term ine speciale; le chiam ano Rie se n b etrieb e. N ell’ edificio dell’ economia tedesca nel centro sta la grande indu stria, tu tt’attorno in p erfetta coordinazione d’inten ti e di sforzi stanno il comm ercio e l’agricoltura, al disopra la c u ltu ra scientifica che scende all’officina a traverso l’U niversità, perche fu p ro p rio la Ger m ania che h a insegnato al mondo l’influsso be nefico della scienza sull’officina!
La civiltà m oderna vive e progredisce colle m acchine; e il popolo tedesco è il popolo più progredito anche nella m eccanica. Oggi fa la guerra a m acchina; i m ortai da 420 sono m ac chine; le tru p p e sono spostate sul fronte di battaglia colle m acchine; gli Z e p p e l i n e i som mergibili e le navi da g u e rra sono m acchine, i soldati sono m acchine che si fanno serenam ente m acellare per l’im p e rato re e p er la più grande Germania.
Q ualunque im pianto grandioso e difficile, dal la Centrale telefonica autom atica ove le signo rine sono sostituite da m eccanism i, alla fabbrica di zucchero, alla Centrale elettrica, al trasporto
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aereo di persone e di cose, è sem p re u na spe cialità tedesca che quella g rande in d u stria fo r nisce al m ondo intero colla m edesim a disinvol tu ra colla quale il figurinaio di Lucca vi offre u n a statuetta.
L a difesa s c h ic c h i u n d b illig, in v entata da
concorrenti battu ti non è vera. L a G erm ania
produce bene ed a buon m ercato, rendendo così i suoi prodotti accessibili alle classi popolari; ed è u n m erito enorm e!
Date queste condizioni, si capisce benissim o come il com m ercio totale della G erm ania che am m onta a 24 m iliardi di lire, ed è il maggiore dopo quello d e ll’In g h ilterra, debba avere q u e sti c a ra tte ri fondam entali :
1.° grande im portazione di m aterie prim e necessarie aH’ind u stria, che il paese non ha;
2.° g rande esportazione di prod otti in d u striali fabbricati.
Locchè è conferm ato dalle seguenti cifre (in m ilioni di lire):
Import. Esport.
Materie prime per l industria . 7 355 2 963 Prodotti fa b b r ic a ti... 2 010 7 234 Derrate a lim e n ta r i... 3 680 987 Totali . . 13 045 11 184
Le cifre delle d errate alim en tari si spiega no colla densità della popolazione. Sono 65 m i lioni di tedeschi, che m angiano e bevono.... a b ’