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La filosofia overo Il perche degli scacchi per cui chiaramente si mostra prima l'artificio della fabrica universale, poscia la ragion particolare della ordinanza, & degli andamenti tutti degli scacchi: trattato non tanto per lo gradevole scherzo, quanto p

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UN IVERSITÀ D EG LI STU DI S A L E R N O B IB L IO T E C A ( V III f t VO L.

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(7)

LA FILOSOFIA.

O V E R O I L P E R C H E

D E G L I S C A C C H I

PER CUI C H IA R A M E N T E SI M OSTRA

Prima l'artificio della fabrica univerfale

,

pofcia la ragion particola

-

re della ordinanza

,

& degli andamenti tu tti degli Scacchi:

T R A T T A T O

N on tanto per lo gradevole fcherzo , q u a n to per la ripofu.» contezza delle cofe pregiato

DI M. A U R E L I O S E V E R I N O

D A T A R S I A S U ' C R A T H I , M e d ic o j & Filofofo N a p o le ta n o . ‘D E D I C A T O A L L ’ I L L U S T R I S S I M O S I G N O R E

D. B E N E D E T T O

C A R A C C I O L O

S I G N O R D I P A N N A R A N O N E G L ’H I R P I N I .

IN NAPOLI, A SPESE D A N T O N I O BULIFON irfje.

Con Utenza de* Superiori.

(8)

CENTRO 01 SERVIZIO 01 ATENEO

p e rle Biblioteche

t Ì M

n inare sso FONDO VENTIMK3UA

(9)

Illuftrifsim o Signore

.

A n t a è la potenza, Illuftrifsimo

Signor mi o , che ha la virtù fo-

pra

g li

animi di ciafcuno, c h o

con occulta forzali tira a vene­

rare,

&C

la benivolenza procac­

ciarli quanto pernoifia potàbile de' poiTelTa-

ri. N on altramente è a me accaduto,che uden­

do tutto dì celebrare da’ migliori letterati di

quella Città il profondo faper voftro m’ho in-

tefo dolci/lima violenza a farvimi c o n o fc e r o

uno degli ammiratori,con qualche valevole,^

potente mezzo . Al qual mio intento giugne-

re cofa, che più in acconcio mi cadeflfe non ho

trovato, che il metter fuori fotto il voftro no­

me il prefente libro del gran M. Aurelio Seve­

rino, che coiraltre fue opere di propria fua ma­

no vergate in mio potere ferbava. Egli è sì fat­

tamente fcritto^e di tal’erudizione ripieno, che

(10)

giù-a giudizio di V oim edefim o , e d’ogn’giù-altro di

buon fenno,fpero fermamente non farà a men

grado ricevuto degli altri Componimenti del-

l’Autore, che tanta maraviglia recò co ’l fuo fa-

pere , che trafle ad ammirarlo di prefenza i più

favj de’ remoti paefì. Onde fono c e r to , c h o

V oi lo riporrete fra quella più pregiata fcielta^

de’ Scrittori de buoni fecoli, che con flngola-

riflìma attenzione havete fatta, e non men ca­

ro il terrete. Et in oltre di non minor orna­

m ento lì farà il nom e voftro, che porta fu la-

fronte, fè d'ornamento fìete anche alla voftra-

chiariflìma Famiglia 5 la quale da fe fleflà è tan­

to gloriofà per la moltitudine de* fuoiHerof,

che dir poflìamo dal C A R A C C IO L O valore

effere ufcito quanto d'eroico, quanto di pelle­

grino, quanto di gloriofo nelle noftre Hiftorie

fi le g g e . Ma Voi bafTa riputando quella g lo ­

ria, che dalle propie azzioni non n a fc e , tanta*

lode colle doti dell'animo voftro v ’avete ac-

quiftata, che dare non ricevere fplendore da*

tutti fìete giudicato j- vedendofì nella voftra*

perfona unite tutte quelle virtù,che divifè, cia-

feuna render potrebbe immortale nella m e m o ­

(11)

ria deglihuomini chi che fia. La voftra Cafa è

il ricovero de’ virtuofi in ogni fcienza da quel­

la grand'anima delle lettere D.Carlo Buragna,

incominciado:e’l voftro petto della pura favel­

la, e della morale, enaturalFilofofiaè la dan­

za, e di tutte quelle nobili arti, che a f i m o ,

grande Signor voftro pari fi c o n v e n g o n o . N è

tutti quefti pregi dalla gentilezza, e dalluma-

nità v’allontanano, ma più torto di maggior­

mente adoperarle vi fon cagione con fpezialif-

fìma voftra lode . Perlocche dalla p r o p o r ti

mia intenzione fon certo, che non mi farete.,»

andar fallito,e gradendo il mio oflfequio per un

de’ voftri più ofTervanti fervidori mi terrete in

avvenire, della buona voftra grazia facendomi

contento.

Di V.S.IIIuftrifs.

Devotissim o Servidore

(12)

ANTONIO BULIFON

A’

L E T T O R I .

E Gli è comune opinione d i t u t t i coloro, che fa n n o, L etto ri

umanijjìmi', che M . Aure/io Severino, f i a fta to uno de' maggiori le tte ra ti, che i feco li a tioi vicini babbi nprodotta'. Perciò a g rìd ifjìm a m i a fo r tu n a ho attribuito l'e fftr m i v e n u ti nelle m ani i fu o i m a n o fc rittt, colli quali fp ero per lugo te pofecodo il mio inflttuto,dar paflura alla voflra erudizione» ejfendo eglino p iù d i cinquanta v o lu m i . Siate bora cuti te n ti della Filofofij degli S c a c c h i , la quale in leggendo ved rete piena d i vagbifjìma , e rip'j/la dottrina per la quale f o di cer

to 5 che v i rtufetrà fo m m a m en te g ra ta . Fra pochi giorni h a v ere te un tra tta to d ell'A n tica Pertia delloJteffo Autore, d o ve con m irabile profondità d ’erudizione Grecale Latina. v a ingegnofamente provando , che Palamede non ritrovajjg g ì am ai il Giuoco degli Scacchi. E t f r a poco tempo darò a l

la pubblica luce le f u e Spofizioni nelle R ime del C a f.i, che g ià fono in buona parte fla m p a te , accompagnate da Com m en ta r’} del Q u a ttro m a n i e del Caloprefe, eccellentifjìmo letterato v i v e n t e . Ne d a l canto mio mancherò in a v v e n ire d i f a r d ilig e n z a , che f i va d a n o m ettendo infìeme g li a ltri fc ritti del Severino per Joddisfare di tempo in tempo alla vo flra curiofità. V iv e te lieti•

L A ­ -- ­ ­ ­

(13)

-LA F ILO SOFI A,

O V E R O I L P E R C H E

degli

s c a c c h i

,

P er cui chiaram ente fi moftra;

prima l'artificio della fa b ric a u n iv erfa le, pofcin la ragion particolare della o r d i n a n z a ^ de

g li andam enti tu tti degli Scacchi;

t r a t t a t o ;

Non tanto per Io gradevole Scherzo , quanto per I a J ripofta contezza delle Cofe, pregiato.

D I M. A U R E L I O S E V E R I N O

D A T A R S I A S U fi K A T H I,

M edico, & Filofofo Napoletano.

I l Proponimento, & Saggio dell'opera.

Icom e la N a t u r a ? d e ln o flro

p rò follecita curatrice con 5La N a t u r a , &

tro il continuo difperdimen

to della noftra foftanza > il rifloratrici? foftegno del ripofo > & d el

Tonno ci h à d a to : C o sì p a rimente l’a r t e , & l ’induftria huinana3p ro v i d e di noi fteflì confervatrici , contra il t e dio delle fatiche il riftoro del G iu o c o ci h à tro v ato . I l q ual G iu o co Platone 3 pofa del

A no* ­ -­ ­ ­

(14)

i aro n ofìro corfo , & rim ed io d ella n o ja chiamò.1

C o n c i o f ia c o f a c h e , elfo la g ra v e z z a degli af­ fanni , & J’a m a r e z z a d e llo f t e n t o , con p ia cevoli , & foavi m o d i , in u n ’addolcifca, & allenti ; p erciò non più d e l n e g o tio > c h c ^ d e ll’o tio iolJeciri c u rato ri T u llio ci v o l f o . A d u n q u e p erch e a colui , c h e tra v a g lia t o h à , neceffàrio è il traftu llo , e ’1 traftul

lo col G iu o c o p ro n ta m e n te fi h à ; ch ^Neceflità def p e rc iò fi fà j che neceffario fi è il G i u o

co fteffo a ]]e m e n ti a ffa ticate! & n e ’ p e n o fi ftudj già ( la n c h e . E g li è vero p e rò , c h e alle difcrete , & virtu o fe p e rfo n e folo gli h o n e f t i , & p e r la fol’a rte o rd in a ti G iu o c h i fi c onfanno : anzi c h e quefti t a n t o più fie n o Ior co n v en e v o li , & conform i , q u a n t o l ’infidiofo d ile tto m en guafta il p re g io d e l soeràtè rìpre • R ic o rd an d o c i noi b e n e , che il fo per rùfato favjflìmo S o c r a t e , ficome lafciò f c r i t t o E lia da lui men de- no nel X I I . della V a ria H ifto r ia , con L a tn - coro trafiuiio. p r0Cj0 fuo fJgiiU0]o an co r fanciullo , p e r

itiian. varia: q Ual G iu o c o io n o n so , traftullandofi, da_» ìftor.c.ir. A lc ib ia d e fù riprefo. A v v e g n a c h e egli d i Honerto&ìn- q u e fto fallo , feufa ben di p atern o c o m - gegnofo, Si n

5

p a tim e n to , m a legitim a n o n già , ne di fe

da forte mena } n e pro p ria difefa a r r e c a l e . D e o gìuoco! ancora , o ltr e Thonefto 3 m o lto d eli’in g e

’ gnofo j & n u lla del fo rtu n ev o le b avere il fìi'UdiC numero G iu o c o 3 p e rc h e alle ftudiofe perfo n e co r moiti o lo no r if p o n d a , & fi confacciaj pofeia che, ne il lanciarono*sii p o r t a m e n t o , ne T h a b i t o , ne il m o d o d e l

n tìc ti

.0

favellare , ne tucto il rim a n e n te del coftu: m e , ­ ­ -­

(15)

-m e , dee dal fenno > &a-mp; dal d ecoro d ifc o rJ d a r e . D i sì fa tti G iu o c h i certo fi c r e d o , che gli antichi Savj b e n m olti ce n ’h a b b ia no per follevam ento degli affannati in g e gni lafciato ; i quali G iu o c h i però per l'in giuria de’ t e m p i , per F in fo len za delle g u e r r e ) per li voraci incend; , per li rapidi d i luvi 1 & finalmente per la trafeuraggine del

la fciocca pofterità } o fe u ra ti, & ifpenti fi Duefrà tutti fono d a ll’oblivione . Soli frà tanti 3 s’I o ben lodatiifimi m ’avvifo , fai vi ne fon lim a ti due , fingo Cluoch'' larm ente lodevoli > & p r e g i a ti . I o dico q u e l

l o , che d a lle co n fo n a n z e A rif m e tic h e , G e o m etriche , & Muficali , Rithmomacbia. c dettOj che P ith a g o r a fuori c a c c iò ; & q u e fì’altro degli Scacchi , che noi già fponer

vogliam o . M a q uello degli Scacchi , p e r giiahdpVcgia c h e Phonefto , e’1 dilettevole di pari abbrac to ilGiuoco de eia » fingolarmcnte agli huom ini feorti è 2llScacclu* piaciuto» & non fe n za certo diritta ra g io

ne ; im però che chi p o trà già mai efprime re la fottig liezza, la fagacità , & l'arte m a ra v ig lio faj che l’in com parabile G iu o c o per

ogni parte ra c co g lie ? di m o d o , che ferie . . to > & referitto il fuo pregio da quafi in fpi"do«*dei num erabili Scrittori /lanche prima h a Ie_, gìuoco degli penne di tu tte le N a tio n i > c h e m o lto d e l Scacchl* le fue bellezze fi fia appalefato . D elI< o

quali bellezze non le penne folo d e ’ M ae ftri del G iuoco le m igliaja delle carte h a n n o vergato-, ma etiandio le M ufe de’ Po e ti più illuftri j Si più (òvrani > tra quali per

A, 2

con -­ ­ ­ ­ ­ -­ ­ -­ -­ ­

(16)

e o n fen tim en to di tu tti il p r im o Girolamo

V id a , V e fco v o » & P o e ta ornatiflìmo u n ’

a m m ira b ile P o e m a fcricto ne lafciò : S i c h e il m aravigliofo f o g g e tto m arav ig lio fam en tc t r a t t a t o ne rim a fe . H o ra m a i d u n q u e , p o i c h é da t u tte le g e n ti c o m m e n d a to , d a ’ fa vi hu o m in i a p p r o v a t o , & da* m ig liori efer cita to , & o p e ra to noi t u t ti sì f a t t o G i u o c o veggiam o j E m m i fo rto penfiero n e ll’a n im o , m e n tre p e r gli eftremi caldi della.* S ta te paffò con quefto fcherzo la noj'a , d i b a d a re un p oco a quefto A r g o m e n t o , & d e l la di lui b e lle zz a , ch e n e ll’intim o artificio, & nell’o rd in an za è pofto , cu rio fam en te ri­ cercare , & re n d e re , q u a n to io p o f f a , la ra« g io n e , fi com e io h o ra d i fare m 'a p p a re c c h io . Se p e rò in n an zi di t u t t e le cofe p e r alcuni C a p i diftinto , & in b reve fomma_j ch iaram e n te com prefo io p o r g a il m io c o n c etto .

C a p . I. D e’ p rim i T ro v a to ri del Giuoco , cè“

della v e ra ragione d e l nome degli Scacchi,

C a p . II. Delle Ragioni , onde appare dalla *

Rithm om acbia Pithagorica deriva to , & tra tto il Giuoco de g li Scacchi.

C a p . I I I . D ella diferittione d i quefto Giuoco,

& d ’ alcune f u e do ti , & p rero g a tive più principali.

C a p . IV . D ella fo ttig lie z z a , & f i n e z z a del

medefimv Giuoco.

C a p . V. D e ll’a m p ie zza delVifleffo Giuoco s &

d el ­ ­ -­ ­ ­ ­ ­

(17)

-della d i lui con molti fìu d ) , & a rti cor rìfpondenza.

Cap. VI. Della molta fembian&a 3 che conia

Poe/ìa il noflro Giuoco f i h à .

C ap. V II. Iti qual m aniera filofofaffe colui>

che à ritrovare la fin ta guerra degli Scac chi f i diede.

C ap. V i l i . Ciò che noi dobbiamo fa r e per rin

tracciare i l penjìero dì c o lu i, che il Giuo co de gli Scacchi ritrovo 5 & del primo f i a

bilimento d i ejfo.

C a p . IX. Capì t u tti dell' im itadone della f o r

m ai g u erra , i quali Capi nel Giuoco noi ri cercar dobbiamo.

C ap . X. Di tutto ciò, che sy appartiene al do

v e r della materia , prim e o jjerva tio n i, che noi proponemmo del Giuoco.

C ap . X I. D i tutto ciò , che appartiene al com

battimento , & alla fo r m a i parte del Giuoco.

Cap. X I I . Le ragioni fpofle della fa b ric a del

, lo Scacchiero , delle ordinanze , de g li u f fic i 1 de’ proprij fe g g i ■> & de g li h a b iti , &

delle form e diverfe , d / fin ti combattitori, & del numero d i q u a d ric e li, & d elfito v e r fo lo n a tic i , & i n d i e t r o .

C ap. X III. De' perfonaggi tu tti della f i n t i l a

guerra de g li Scacchi.

C ap . X IV . D ell'appellatale d ì ciafcuna / 'pe

li e dell'apparecchio de g li Scacchi.

C ap . XV. De' proprj andam enti ■> & del v a lore di qualunque p r iv a ta fo rm a del Giuoco.

C ap . X V I. D el modo d ’ajfalire d i qualunque

' • te ­ ­ ­ ­ ­ ­

(18)

-tefla operatrice d e l Giuoco.

C a p . X V I I . 'D el modo di 'vincere , & dz^,

g li u ltim i term in i del Giuoco.

C a p . X V I I I . D e ll’Opera 5 & delle p a r ti del

Giuocator perfetto.

Cap,

X IX . D e ll'a fiu ti e , & de g li fì r a i t a

getni dello fc a ltr o G iuocatore.

(19)

-C A P I T O L O

p r i m o

:

De* primi 'trovatori del Ciuoco s &

della vera ragione del nomi-»

degli Scacchi.

L

A ’nfinuatione » & l'origine del G iu o co Ofcuréy.za,8e degli Scacchi è cosi ofeura > & dagli v a n a o p im o - -

Scrittori di quel tem p o si mal divifa dciGjUocLSdet ta j che non rapendone certo au to re » gii scacchi,

chi ad uno } & chi ad un’altro l ’ha riporto. M a M onfignor Pietro Carrera C a t a n e f e , d e g n i a m o Scrittore fovente da noi ra m m e m o

rato , collantem ente più di molti altri m o J nvtnt0‘

n \ . 1 , ^ r ri* I > G l UOC O d e g l i

(tro , che di Palamede Greco folle Io n g e - scacchi paia.-, gnofo trovato : la qual opinione però nel-mede Cieco, la noflra P e tti a riproverem o . M a R uigi Lo

f e s ì nel libro s eh’ ei ci lafciò fcritto D e l

l'accorto m aneggiar degli Scacchi tra tto per avventura dalP ambitione , & dall’ affetto ,* vogliofo d ’honorar la fua g e n t e , o p u r d a qualfifia ragionevole verifimilitudine > r i b u t

tati da quella concorrenza i M o r i, che flu Autoré dei diofiflìmi del G iuoco f o n o , il pregio ne die ^ 1U0C° de gii de a’ fuoi Caftigliani . Altri à Tirfetio , & gnTnl* * à Lido figliuoli d’Ari Re d e ’ Lidi la cofa^ Tirfeno &L; rip o fo n o . Della qual forfi opinione non di- ,j0 trovatori" feordò Nicolò Leonico Tomeo , che nel D ia delGwoc?. logo » ch’egli f è j De Ludo f a l a r i o > il tro*

va* -­ ­ -­ ­

(20)

-v a m en to di parecchi Giuochi a’ Popoli della L id ia riporrò . M a Jodoco D amoderio nel P E fortation Chrifìiana a’ Sold ati , ritro v a to li ne fè gli E g itti Ani . L a q ual o pinione d ifp rczzarfì non dee 5 conciofìacofa che_» fo n d a to eflo G iu o c o appaja nelP A rifm e tica j & nella G e o m e tria , delle q u a li d i P.Anaftagìo ^ciPIine C atione E g ìtt'u n a , fi com e v u o

Chirchciìdel-le il P. Anaftagio Chircheri nell’Edipo d 'E g it- Ì I g S T 801" * * m o lto amica . Ma. Polidoro Virgilio n el lib ro fecondo D e g l'In v e n to ri delle cofe al C a HEgìur0^ P ° credicefimo fc riffe ciò > che h ora feguc ».' mendica. E jt v e l aliud lu d i genus , quo calculis in t a

bula luforia , ìdejl fr it t i l i s , & alveolis lu d i tur-, in v e n tu m olim circiter annum orbis condi

Xerfe Filofo- ti ter m illefim um D C X X X V . à quodam v i - Giuoco*10 dCl ro f aPxente nom ine X e r x e , q u i ita T y ra n n i

fa v ì t i a m coercere m etu , & eum documento monere volens , ofttndit majeftatem fin e v ir i bus 5 hominum que adm inicuiis p a ru m adm o

d ù m valere ,a tq u e tu ta m effe-, quando p e r ifiiu f- m odi ludum f a t i s patebat Regem facile oppref f u m i r i ) n ifi in v ig ila r e t-, à f u fq u e defendere- tu r . Vocant hodtè hofce calculos , f e u f c r n pos , fu r u n c u lo s v e , quibuspraliando ludim us

( efl enìm certamen infìar p ra lij ) Scacches ,

d fcandendo fo r fita n d iffo s , qubd calcult qu u m m oventur in alteram a d verfa ria m p a r tcm fcandere v id e a n tu r . L udus omnibus no tus ejl , quare f a t i s de eo habeo d iffu n u j , eum m onflraverim originem . Fin q u a P o li

d o ro . D e l che io non sò } fe d e b b a a p p r o var* -­ -­ ­

(21)

varfì l’orig in e, & la ragione del n o m e , che egli dà degli Scacchi. Perciocché certo Io fono ) che Scacco fia d e tto dal fu o n o , che_j, cacciandoci , & imprimendoli ciafcun p e z zetto fu'l ta v o lie re , fi f à : con la q u ale a n che ragione di fuono , Io non sò da q u a l’ hu o m o detta fu prima la Z e c c a , che è l,i_> fucina da b a t t e r e , & da coniar le monete-.» che fcioccamente poi da molti per forma la tina fu d e tta S ic la . Scioccamente Io dico; imperocché il fuo fimigliante Siclus appo G re ci vale o n z a , & tra’ Latini è i a q u a rta par te di effa . L a qual fignificanza alla fucina delle m onete ne corrifponde , ne fi confa. M a quella origine del nome degli Scacchi h o ramai fcuotiamci di m a n o . P er la qual co fa fare più cofe ram m entarci d o b b iam o ; cioè; C h e molte voci fpefle fiate dal fonte d W altra lingua ftraniera per fim iglianza, da fa vj huomini t r a t t e , fi fo rm a n o . L e quali p o feia per la lor poca co n tezza , & per la d i verfità della pronuncia p ro n tam en te dal vol go fi corrompono . A quefta ad u n q u e ma niera la voce Scacco per mio avvifo tra p o r tata da un’altra Greca , che vai o rd i

nato , od o rd in a n za , perché in vero il G iu o

co degli Scacchi altro , che un'ordinanza^ , od ordinato campo non è , per quefta Io di co agevolezza di c o rro m p e rà fi c o r r u p p o , & travoltoci in quefta dello Scaccho, la q u a le fpofitione , come che deliberatam ente Io non approvi j Io non dubito p e rò d i f f a m a

li re,

D ubbio con tra l’o rig in a n za del n o m o propofta da» Polidoro. -­ ­ ­ ­ ­ -­ ­ ­ ­ ­ ­ ­ ­

(22)

Fiume Serio.

re 5 c h e quefto n oftro d iriv am e n to vie m i

g li o r fia d i q u e l l o , che s ’im m a g in ò il C ar

rera , il q u a l cred è , c h e Scacco v en g a d a l

la tin o calculus, & fia anche m igliore di q u e l lo } che ch im e riz zò Pier Gregorio da Tolo

f a , il q u a le fu p erftitiofam ente tra r ciò v o

lendo dagli H ebrei » difle , che Scacco fia_. to l t o da Scach , che in q uel lin g u a g g io v a i

fe c i / t > v a l l a v i t j & da M ut oJJ'cr M o t , m or tu u s v enga d e tto M a t t o . M a c h e , f e q u e f t a

o rig in e sì mal fo n d a ta a p p a re > & in o ltre d a niuna p a rte c o n fe rm a m en to riceve ? E t fe v e ru n o in sì fa tta m aniera im m a g in a to p e n fiero udir fi dee ; p erch e no n s ’udirà p a r i m e n te un ’a ltro affai più ben d ife g n a to , & o rd in a to d al Vida ? il q u a l a v v e g n a c c h è P o e tic o , & d a G io co pu re in un ra c c o n to d i Giuoco recato , à te m p o d e t t o , & g r a tio fo parrà . P o iché d u n q u e ( ciò fcrivente il P o e ta ) la N in f a del Fiu m e Serio , che »

Scacchi chiamoffì , d a M ercu rio per p r e z z o

d ’A m o re già del G iu o c o a m m a e ft ra t a , q u e fto g iu o c o prim iera alla g e n te paefana m o

ftrò ; fi com e il tro v a to da coftei prim a fo r fè : così del novello G iu o c o il n o m e dal n o m e di lei t r a t to r i m a f e . E t ta n to della p r i m iera origine , & del no m e d el G iu o c o de gli Scacchi fia d e tto .

m m m m

­ -­ -­ -­ -­ ­ ­ ­

(23)

C A P I T O L O I L

Delle ragioni, onde appare dalla

cRithmomachia P ita g o rica

dirivatOì & tratto il Giuo­

co degli Scacchi.

U D i t i già i m olti giudici , e le varie opinioni di coftoro Copra il prim o A u tore j & R itro v a to re del G iu o c o d e gli Scacchi , recidendo in ta n to q uai prim a ci occorrono , il contradire 5 & la contefa> che a me hora non piacciono ; I o d i c o , che ch iu n q u e fi forte , che un sì fottile , & in gegnoso G iuoco alla contezza degli h u o m i ni 5 & alla luce porfe ; huom parmi > c h e j negl’infegnamenti M a th e m a tic i non le g g ie r mente avvezzo fi forte ; sì per a lq u a n ta ra gione dì numeri , & di mifure , che corL» quefto fimulato di guerra ap parecchio c o m piefa và ; sì anche per la m olta c o n fo rm i tà , & fembianza 5 che quefto G iu o co ha_» con la Ritbmomachia P ithagcrica, cioè a d i re nella noftra favella pugna d i num eri , &

di confonanze . L a quale d 'am endue G i u o chi fìmiglianza fi dim oftra vera per m o l t o Ragioni , & per molti C a p i , i quali fono q uefti;

La prima , che così l ’un G iu o c o ? c o r n o

B 2 Tal-­ ­ ­ -­ ­ -­ ­ ­

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l'a ltro è un fim ulato c o m b a t t i m e n t o , o p u g n a di due ordini contrari;.

L a feconda fi è : il con fo rm e ap p arec ch io d el tavoliere.

L a terza : la pari form a q u a d ra di elfo tav o liere.

L a q u a rta : di 6 4 . cafette il n u m e ro pari, ch e ha la R itbm om acbia } avvegna che q u e fta di ra d d o p p ia to num ero di q u a d iic in i, & d el ra d d o p p ia to etto q u a d ro tu t to del ta v o liere è comporta.

L a q uinta : la c o m u n e d e fe rittio n e d e ’ p ic cioli quadricini.

L a f e tta : la c o n fo rm ità di eflì q u a d ri p er b ianco , & p e r n e ro c o lo ri dirtinti.

L a fettim a : la c o m u n e m a n ie ra d e g l’in- fìro m en tali p e z z i d a giucare.

L a o tta v a : eflì pezzi per b ianco , & p e r nero fim igliantem ente diftinti.

L a nona .• eflì p e zz i d i varie figure fo r m a ti.

L a d e c im a : efli pezzi c o m p artiti in t r t j ordini > di m a jfìm i, di m in o r i, & di m inim i.

L a undecima.* il co m u n e raddrizzarli d e l le giacenti form e d ell’uno , & dell’a ltr o t a v oliere ; il q u a l’a tto parare 5 & arm are vol g a rm e n te ch iam an o i noftri.

L a d u odecim a : la co m une d i f p o f it i o n o , & o rd in an za d e ’ p e z z i fu’l tavoliere in q u e fta parte d i b ian ch i , in q u e lla di neri , & ciafcuna p a rtita di eflì per li d u e v e rg ati di fu , & di g iù allogati.

• L a ­ ­ ­ ­ -­ ­ ­ ­ ­

(25)

La decimaterza : il con trap o n im en to d e l le due fquadre p u g n a tric i.

La decim aquarta : lo fchierarc d ’am be due gli e ffe ra ti con l'ap e rto c a m p o , & c o n i’aja del m ezzo vuota.

L a decim aquinta : il foinigliante tr a p o r ta mento de’ pezzi in altro luogo.

La decimafefta : tai pezzi p o te r gire per una fui cafetta , & pattarne o ltre d u e a lor talento.

L a decim afettim a : l’andar d e ’ p ezzi ver fo lo’nnanzi , & verfo lo ’n d ietro.

La decim aottava : lo gir de’ p e z z i , q u a i p e r diritto , & quai per d ia m e tro , concio fiacofachè nella Rithm omachia i pezzi r o t o n di vadano per d iritto camm ino d a ll’una ca fetta all’altra , a guifa d e ’ pedoni , comc_» nel G iuoco degli Scacchi , & i triangoli di q uel mede/im o G iuoco vanno per d ia m e tro , a guifa degli t A l f t d i , Sci qu a d ra ti fanno h o r il diritto j b o ra il diam etral c am m in o , a p punto come fi fa Io Re degli Scacchi , con quefta però d ifu g g u ag lian za, che fi tra p o rta n q u e g li, oltre della prim a in d u e c a f e t te ; M a quefto in tre ; m a la P iram ide ha l’a rb itrio dello g i r , d e ’ r ito n d i, e de’ q u adri in q u a n te pur cafette le aggradi , che è la piena^ libertà della Rithm omachia.

La decimanona : che ciafcun p e zz o di quei, che faltano più d ’una c a f e t t a , non poffono inoltrarli qualunque fiata vi fono frapofti p e z zi . L a / ­ -­ -­ ­ ­ ­ ­

(26)
(27)

La vigefima : dello Re fimigliante a q u e l lo della Piramide , la q u a le coftretta ad if campare , può del Centauro far’il f a l t o .

La vigefimaprima ; talvolta coftringerfi l’avverfario a m en ar’i Tuoi pezzi in luoghi , ove c o l u i , che coftrigne guadagni la v itto ria.

La vigefimafeconda : il racchiuder d e ’p e z zi contrarj per l’afiedio.

La vigefimaterza : il non poter p r e d a r e ^ ne offender’un pezzo p rin c ip a le , m e n tre c h c fia fotto coverta , & allo'ncontro p o te r’ af­ fai irlo , & im bolarlo tofto che fia fuor di c o verta.

L a vigefimaquarta : lo fpeflo p r e d a r e , & Spogliare l’avverfario de’ proprj pezzi.

La vigefimaquinta : lo ftarfi fotto cov er ta , & torfi di fotto elfa.

L a vigefimafefta : il denontiar a q uel G iu o co la vittoria , & a quefto a ltie ra m cn te fg ri dare lo Scacco m atto.

La vigefimafettima : il poterfi giuocare_* co’ pezzi della Rithmomachia , a q uella a p punto m a n ie ra , che nel G iu o co degli Scac

(hi fi fà.

La vigefimaottava

La vigefimanona : che per liberarli dall’ attedio la P ira m id e , pu ò far’il falto del Cen

tauro.

La trentèlima : che la m edefima P ira m i

de per liberarli dall’a fle d io , alcun p e z z o del

la fua gente prendendo» p u ò con quefto to r re ­ -­ ­ ­ ­ ­ -­ ­ ­ ­

(28)

re qualfifia p e z z o di q uei , che l'atted iav a n o .

Q u e fte , & altre c o n v en ev o lezze tra d u e G iu o c h i fono . V orrai tu 5 L e tto r e > ra g io ni più vive j più n u m erofe , più chiare ?

C A P I T O L O I I I .

D e lla deferittione d el Giuoco

3

&

d ‘alcune più nobili doti

,

&

prerogative dejfo.

I

G iu o c h i più lo d e v o li, & più pregiati ( fc noi d iritto m iriamo ) p ro p ria m e n te fo no gl’ingegnofi in fie m e m e n te , & h o n e fti ; fi com e q u eg li , che l'anim o fianco da gli affari gravo fi n u o v a m en te rifiorano ; Se l'h u m a n o in te n d im e n to con m o lti v ilu p p i, & con le vicendevoli av v en tu re efercitan d o a g u z z a n o ; non otiofa la m ente c o n t e n g o n o ; ne li fenfì noflri al tro p p o piacere, per Tua natura fd r u c c ic le v o li, ad alcuna m o lle z za piegano . T a le per m io avvifo fi è il G iu o c o degli Scacchi , la qual cofa a p p u n to efprette A nneo Lucano nel Panegìrico fcrit to a C alp u rn io Pifone per quefli verfi :

T i J ì f e r r e iu v a tjlu d io ru m pendere prejjum , N o n languere tam en,lufufq\ m overe per art

Callidiore modo tabula v a ria tu r aperta Calculus3 & vitreo peragim tur m ilite bella:

V t ­ ­ ­ -­ ­

(29)

-f i nivetts nìgroS) r.unc ut ntger alliget albori Sed (ibi quii no terga d e d itlq u is je d u cejefjìt Calculus,aut qu ìi no perìturui perdidit bofie> D ù m fu g itj ipfe rapita longo v e n it ille receffu. J£uiJìetit infpeculii, hic f e committere rix<e Judet>& in pr&dam venientem decipit hofìe\ A ncipitesfubit ille m o ra s, fìm ilfq u e lig a to Obligat ipfe duos, hic ad ma\ora movetur , V t citus, effracla perrupat in agm ina, madra, Claufaquc de)e£ìopopuletur m ania vallo. Intereafeptis q u a m v ii acerrima fu r g a n t P r a lia , m iliùbus piena tam en ipfe phalange , A u t etiampaucofpoliatus m ilite v in c is , E t tibi captiva refonat manta>utraque turba*

I quai verfi nella noftra volgar favella traportati tai faranno.

Tu , fe a fo rte dal pefo degli flu d )

Stanco, languir non già , ma giuocar godi Ove l ’arte f i m oflri, in T a vo liere

tsìp e rto , opra d ’ingegno, i color v a r) De’ calcoli fi[piegano , ivifebiere

Pugnati di vetro : onde bora il nero il bianco l à prigionier , ta l’bora il bianco il nero.

. M a a te chi non voltò le fp a lle ? e fo tto

i l tuo comando chi cede giam m ai ? 0 chi già per perir non pofe in terra Ilfu o nemico ? m en trefu g g e, rape. Vieti quel da lunge-,che fifle tte in guarda QueJPardìfce a la pugna , & l’inimico^ Ch'ale prede fe n ’v i e n , ra tto fch ern fce. Q uel dubbiofo dimorai & f a fem biante D i prigionier, ma due prigion poi f a ,

(30)

-Q ueJÌ'ad opra maggior ratto f i m ove £ rotto il va llo j impctuofo fe r e N e lefch iere n e m ic h e rà abbattuti G ià li c b iu firip a ri3 a r d e , & depreda I l Campo t u t t o . I n tanto ancorché cadatto M i l l e in fe r a t t n z o n , tu le tuefchiere In te re f o r ti > o pochi alm en p e r d u ti, Vinci-, & rifonar bene ambe le m a n i

O di de V h lfiil turba prigioniera.

D i q u efte p aro le offerva , o L e t t o r e ^

T r é cofe no graviflimi fen tim en ti 3 il p rim o fi è 3 per tar devonfi in cui s ’a d d ita Tufo p ro p r io del G iu o c o j il q u a l ciò che Luca u f0 £ to r j a ]a ffCZ2a i n d o t t a p e r li gravofì

f t u d j . Il fecondo fe n tim e n to fi è 5 per cui fi rifiu tan o i G iu o c h i lievi » & effeminati . Il te rz o fe n tim e n to fi è , per cui s ’ap p ro v a n o i G iu o c h i , che p e r la forte n o n g ià » m a^ j>et l ’a rte 3 & p e r lo ’n te n d im e n to fi r e g g o n o . P e r le q u a l i d ue g u id e p a rte fi r ig u a r d a n o tu tti gli a n d a m e n ti 3 c h e di prefen tc i

fi fanno : p a rte dalla lunga s ’antiv ed e il m i

g lio re , o p ig g io re , che è per a v v e n i r e , m e n tr e l’av verfario lo infidia 3 o l ’affale 3 & in ta n to noi ftefli d a rei in c o n tri ci g u a rd ia m o 3 & ci difendiam o.

Giuochi a Bei s * ^a t t ‘ G iu o c h i 3 i q u ali il d o t to L u to degli scac- cano deferiffe , fo n o a p p u n to la R ithm om a -

s h i Ticini. chia , h o r h o r da noi ra m m e m o ra ta 3 il G i u o

co del G ram m ifm o , & del D ìg ra m m 'fm o u fa ti dagli a n tic h i , che h o g g id ì m o lti c h ia m a n o delle R ighe , i quali G iu o c h i delle Righe* com e p are c h e fe n ta Giulio Polluce) al G iu o -­ ­ -­ ­ ­ ­ ­ ­

(31)

-eo degli Scacchi vicinilTìfni fono.

E t fono tutti quefti G iuochi tanto più b e l li , q u an to che vi s’aggiugne la viril c o n te fa tra due contrarie parti appiccata : percioc ché con l’aperto g a re g g ia m e n to , & con l’af frontamento fi rendono i G iuochi vie più m a ravigliofi » & g r a n d i . M a , fe quefto è ve ro » come è veriflimo , di gran lunga più degno è hora quefto degli Scacchi , il q u a le con sì eccellente , & sì p e rfetto m o d o effa guerra legittima ci rapprefenta , che^» ben ii (lima. , che più vivamente non fi pof fa con fìnti argomenti di m olte materie cor porali . C iò b e § vide il Vida fu la p r im a j entrata del fuo Poem a , così c a n t a n d o .

Ludimus effigie b e lli, Jìm ulataqueveris Prtelia buxo a c iesfic ìa s, & ludicra R egna,

V t gemitìi inter f e Reges 5 albufque nigerque H Ciucatore

Pro laude oppojìti certent bicoloribus a r m is . co^vfrtuofiu M a difife egli (prò la u d e ) fegnatam ente, laude da Tit

fì come etiandio fegnatam ente diffe a ltro v e, »«a»nongià ori tur us in armis > In ftg n i prò la u d e . Im tènde'^0 * '

perocché per la laude fola > non già per al tro premio trovato fù quefto veram ente he roico G iu o c o , & per laude p i ù , che p e r a c quifto d ’argenro > o d ’oro fi o p e r a , & fi fre

quenta . E t chiaro argo m en to di ciò fi è > che Onde arriene perdendo il G iuoco alcuna perfona sra v em en tantaa(lcgr«

r , , i r za del vincito

te più, che in q ualunque altro G iu o co fi con- re, & ramari- trifta > & di vergogna fi c onfonde ■> & allo’n «° notabile contro il vincitore tu tto g o n g o l a , & non.,

può capere il lui petto la (trabocchevole al c».

C 2 le ­ -­ -­ ­ -­ -­ -­

(32)

-l e g r e z z a . Q u in d i è , c h e Io ’n g e g n o fo V id a n e rapprefenti M ercu rio ta n to pettoruto} & b a ld o per la v itto ria o t t e n u t a n e ! G iu o c o d e g li Scacchi, per quefte p a ro le .

V ifto r tA th la n tia d e s e x u lta t litore foto Im probus, & v itto infultat> rid etq u e dolente.

A l l o ’n c o n tro A p o llo , & g rave d o g lie n z a nel p e tto Tenti, & infin le lagrim e c ald e dagli occhi per lo grave affanno versò. O d i lo dal P o e t a Tpiegato:

V t v i d i t , trifìi tu rb a tili pe Fiore eÀpollo> In g e m u it, largufque oculis non deficit httmor.

Ad un’oblet ^ o f a cerco con m o l t ’ arte d al P o e ta poffru j

t i o n e , che al per m oftrar Tolo q u a n to a ^ o faglia nel c u o t r e b b f a c c o r " r e ^ G iu c a to ri l ’allegrezza > o la m a lin rdù r’ c o n i a , quefta per la p e r d i t a , & q u e lla per la vitto ria della fola l o d e , p e r cui fu d e tto .

J£ui v e li t ingenio cader e, nullus erit.

C h e 3 Tc ciò m oftrar n on haveffe egli volutos n e tal c o n c e tto ftu diofam ente ap p refo , d i fen d ere perav v en tu ra mal fi p o tre b b e da c iò: C h e gli affligimenti 5 le lag rim e copiofe > i g e m iti , i fofpiri in quefto paffo c’h o d e tto , fve g lia in p e tto di divine p e r f o n e . M a onde_* avviene » d i r a i , che sì fu p e rb o chi vince, sì d ogliofo chi è p e rd e n te del G iu o c o rimane? Io , L e tt o r e , ti r a m m e n t o , che in q u e fto G iu o c o affai lo ’n g e g n o > niente la forte p r e vale j la q u ale negli altri G iu o c h i d ’a v v en tu ra f ig n o r e g g ia . M a da quefte rn em b ran z e dello*ngegnofo trafcorriam o h o ra per vo ftra fè c o n liev e paffaggio a ciò che ci p r ò

­ -­ — -­ ­ -­ ­

(33)

-poneva Filoftrato, chiam ante il G iu o c o d e gli Scacchi , ov ftiB’vjAev mfiistv' , «ST #y%Aw<n

n£ «<r* 7r»5»y . Io dico difciplina non ifcio

perata , ma ingegnofa , & dentro Fhone fto ftudio pofta . Im prim a Io dico » e (Ter vero > che ella otiofa non è 3 & che l’o tio fcaccia con grave del giuocatore fru tto j a g u z z a n d o , & affinando lo ’ngegno 3 fi c h o 10 conduce , come noi moftreremo 5 infino alla Poetica fa c o ltà . M a di qual parte d ’i n

g eg n o piena è quefta difciplina ? perche tue- Lefaco!tàdel- te le facoltà interiori d e irÀ n im a concorrono l’Animacom a c o m p ie rla , & ciafcuna di effe la fua vir- Pien >&d’huo.

v I r T I • p° fono al

tu le c o m p a rte . In prima 11 memoria r e ne* eiuoco. celfariai perciocché feorrendo il g iu o c a to re con l’animo tutti i lati del cam po , p erchè vegga tu tte l’ofFefe, & d i f e f e ; quefte a m be per gli opportuni p a r t i t i , & per reffecutio ne del migliore , huo p o è che ferm am en t e , nei te/oro della m ente le riferbi ; ne ve du to j & efam inato un f a t t o , convien > che tofto lo d im e n tic h i, perchè così avvenendo, 11 giuditio , & tu tta l ’efamina fa tta , nulla varrebbono . O ltrecchè di ben tenace » & forte memoria fornito dovrà effer colui, che il Giuoco chiam ato di memoria apprendere 5 & efercitare vorrà : il qual G iuoco fafsi tal vo lta, & fenza v e d ere, & fenza m an eg g ia te i pezzi,* Ma queftì di effi p e z z i, e q u e l lo comandando , che fi traporti ,* m e n t r o p u r un’altro huomo a ciò deftinato il tra p o r tar dcil'avvcrfàrio eli ridica.

Difli ­ -­ -­ ­ ­ ­ ­

(34)

Dilli ( & fenza m a n eg g iare ) c h ’è u n a J m aniera di g iu care a m em o ria col vedcre_, c o n g i u n t o ; m a ve n ’ha un ’altra , che col fo lo m a n e g g i a r e , & niente ne udire fi fà , c o m e fi foflfe d e ’ c i e c h i , & fe p u ò e fife r’a neh e de* f o r d i . A fco lta di nn’h u o m o } clic ra m m e a t ò il noftro S a lv io .

V i f a r à doppo ta l ne’ noflri lid i ,

Che col tatto giucando , & non vedendo, N e udendo ciò , che l'inim ico fa c c ia >

G li(ìa rà a fro n te , & quando quegli adopri, Col ta tto f o l conofcerà p ur a n c o ,

Come ud ito V havejfc , o p ur v e d u to .

M a ciò di p a tta ta fia d e t t o . H o r a d c ll

7

wt

m a g in a tio n e, e dello’N te lletto d o v e r’è , c h ’i o

d ica , in o ltran d o > q u a n t o in quefto ftu d io a m e n d u c vagliano . M a ciò in a ltro lu o g o di quefta noftra T ilo fo fia , & fin g o larm en te neH’ultim o di etta vò , c h e fi riferbi . In_> " " f 0 u a ' 3! " * '5ng ° 1f p re r o g a ti v a , c h e p u r ieiGiuoeodo d alla particip an za > & n m e ic o la m e n to d ello gii scacchi fin ’n g e g n o n a f e e , d i r ò . Aflìfi già d u e h u o m i f o w a o 6i l - ni 2 § i u c a r e > com e in un p r i v a t o , & f i n g o - iiva. “ lar d u e llo g a re g g ia n d o tra fe m e d e f im i, &

altri niuni alla lo r contefa , fi c o m e a p p u n to nel d u e l l o , non a m m e tte n d o ; no n p er ta n to moltillìmi fp e tta tc ri da quefta , & da q u e l la parte a c c o d a n d o li , fen za nulla fconciarcj poflono il G iu o c o non folo g o d e r e , m a e g li n o in fe ftedì anche g iucare , aflàlendo ia> l o r p e n f ie r o , r i b a t t e n d o , & rifu g g e n d o , fpin g c n d o , & ritiran d o } fpoglisndo > & c o r r e n

-­ ­ ­ ­

(35)

-d o j & finalmente , or-din an -d o h o r la ta v o la , hor Io d a l l o , h o r lo Scacco difpettofo, h o r il m atto , & in fomm a tu tti & q u a n ti tratti d ifp e n fa n d o . C o fa in vero } come di gran diletto piena » c o sì di altrettan ta am

miratione degna . Im perciocché in q u a l’al- A molti fpeN tro Giuoco avviene , che effo da due foli tatori cómu intelletti moffo , tanti altri intelletti a f o "'.carfi de fteffo intender etiandio m uova ? In guifa_. 1 C3CC certo parm i del primo mobile (iellato Cielo>

che rapito da una fola I n te llig e n z a , t u t t o Je altre fpherc , & con effe t u tte le a ltro * Intelligenze m uove . N e l qual cafo chiaro tu vedi , L etto re , il b e ll’ ufo ta n to a ta n ti communicarfi del G i u o c o . N e q u i mi fi fac cia alcuno incontro ram m entandom i , che’n altri G iuochi gli f p e t t a t c r i , che fono di fu o

ri g o d o n fi, & informanfi di eflì G i u o c h i, per- Niuna aggua- ciocchè quefti , Io rifpondo , G iuochi da . g>iiza d* fe n n o , & pari al noftro non f o n o : la q ual g° <,*};•* aktl preminenza affai bene divisò il Carrera iii_> &

una gentile Profopopea , che fé del p arlan te G iuoco degli Scacchi, in quefta guifa.

R cx ego fu m v tJ le r ju n B i mihi cedile lu d i, I n me v is fortis n u lla , f e d ingenium.

Oltre a quefta prerogativa del noftro G iu o Giuocaroti co un’altra ve n’hà da rammemorarfì > & d a dérrodeiciuo ofiervarfi, non m eno degna

,

la q u a le

fi

è 3 g°’^

f“ori

del che mentre gli affilienti f p e t t a t o r i , che de prendemifi J gli avvertimenti del G iuoco to g lio n o in f o vicende ne^or fteffi l’immaginevol cura 3 fenza farfi p u r’al ccnno**©

cun motto a vicenda

>

il

penfìer

l’un

d e ira i

tro

­ -­ ­ -­

(36)

-tr o in te n d e r p o flò n o . C i ò porfcci tal v o lta il Petrarca ; in fe fteffo , & nella Tua D o n na p ro v a to , m en tre to lto da lei c o m m ia to p e r la fila verfo Italia p a r t i t a , l ’un l’a ltr o per gli a r g u t i, & avvifevoli ccchj i Tuoi pen/ìe r i , & i fuo’affetti fc a m b iev o lm en te fi acco m u n a v an o : C i ò egli de feri (Te in un S o n e t t o ru tto j m a n e ’ q u a tern ari; p rincipalm ente, così;

J^u el vago im pallidir , che'l dolce rifo D ’un’amorofa nebbia ricoperfe, Con ta n ta ma)ejtate al cor s ’offerfe , C h efe li f e c ’incontra a mezo tl v ifo « Conobbe a l ’hor f i com e,& c.

H a b b i a m o horam ai deferitte le d o ti fceltif fime del G iu o c o : ma quefte u ltim e per c er to d ategli furono d all’arte > o dalla buona , v e n t u r a , p e rc h è elio ta n to più ammirabile-» ap paja.

C A P I T O L O I V

.

T)elU finezj&a

,

d r fottiglieZjZja in

-

comparabile del Giuoco

.

M A da quefto noftro r a g i o n a m e n t o, c o sì già incom inciato d e ll’ eccellenze » del G iu o c o degli Scacchi , pattiam o h o ra più o l t r e , & d ’una più r ip o f ta , & v e ram en te in c o m p a rab il di q u e llo p re ro g a tiv a d i c ia m o , la q u ale p e r mio avvifo fi è una.»

finez;

­ -­ ­ -­ -­ -­

(37)

finezza , & una fottigliezza di G iu o co af­ fai degna di racconto ; che fi potrà co n o fcere per più veifi > ma per uno fingolar inente , il q u ale fi è il prim o tra tto della * mano » o diciatti la prim a o p e ra , & la p u ma ir.ofi'a, da farfi nel G iu o co , clic ad uno de’ due giucatori toccante per f o r t e , o per guadagno di vittoria » o per a r b i t r i o , o per legge propria del G iuoco > non tr a f u g a n d o lo j ne abufandolo , monta tanto quello van taggio , che reca finalmente Ja vittoria, udiana 10 d e tto dal Poeta.

•--- qu tm denìque pritnum

Sors in/erre acietn vocet,atq; invadere M artZ Q tu fitu m : id fa n é magni referre putabant.

La qual cofa » acciocché o r d i n a t a ^ , & pienamente s’intenda , convien proporci prima nell’a n im o , & prefupporre più c o f o . 11 primo prcfuppofto fia, che pari è la for­ re del G iuoco per am endue le parti degli A w etfarj fem prem ai; a w e g n a c c h è la defira parte bianca ( che d e tto è volgarm ente Roc

chier bianco nel quadro bianco ) com e di

maggior augurio con Pitagora , m iglior fece il Carrera nel principio del Lib. 2. d icen d o fui fine d ’un fuo Epigram m a:

p fìfa u jìì aufpicium d e xtra jn fa u fliq \{ìn ijlra , l d quod idem monftrant candidus, atq\ mger.

Ma però men foda fu degli antichi l’Im maginatione . Il fecondo punto da piefupporfi è j che pari a tutti modi fono » & effer deo* no di valore i giucatori ; a quella guila_> »

D clic -­ ­ ­

(38)

-'li» k,' 1((|j », ■' ,,t| vii il!

che di due o b ie tti la m irab il’a g g u a g li a n z a J dtfcrifle Dante in q u e i verfì;

In tr a due Cibi d ìfia n ti, ò m o v en ti D 'un modo , prim a f i morrta d i fa m e , Che liber l’hu .m l'un f i ree affé a d e n t i .

Sì [iJlarebbi un'agno entro a, due brame D i fie r i lupi igualm ente temendo }

S ì fifta r tb b e un cane entro due D a m e .

Il te rz o p refuppofto , che i valenti giu c a to r i colpo v e ru n o no n m enano in f a l l o .

* • < « « • • i «

S o v vienim i d e ? c o m b a ttim e n ti a g ra n d ’ a rte f a tti d a ’ prodi guerrieri in igual d uello , il q u a le fi è q u ello di G u id o n S e l v a g g i o , & di Marfìfa a p p o

1

' A rio fto nel C a n t o X IX . quali guerrieri d o p p o h a v e r c o m b a t t u t o in- fìn’a n o tte con igual f o r t u n a , fe fo r tu n a p e rò pregio di pari virtù p u ò dirfi > fra l o r d i cea n o a vicenda così.

.Ragionando tr a fe dicea *JMarfifa ; Buon f u per me , che cofiui non f i moffe\ Che a n d a v a a rifehio d i reflarne uccifa, Se d ia n zi fia to co'i compagni fo ffe ,

Jtluand’Io m i trovo a pena a quefta g u ifa D t potergli f t a r contra a le percoffe. Così dicea M a rfifa ^e tu tta v o lta Non refta di m enar la fp a d a in v o lta .

Buon f u per m e d ic e a quell'altro ancora) Che rtpofar coftm non ho lafciato .

D ifen d er me ne poffo a fa tic a hor a , Che dalla prim a pugna è tra va g lia to , S e fin ’al novo d ì fa c e a d im o r a , A ripigliar vig o r 5 ch efa rla fia to ?

Veti•

(39)

-Ventura hebbi lo quanto p i i pojfa h a v e r /t, Cbe non •volejje tur quel ch'io gli offerfi\

C o sì per tu t to eguali , & b i l a n c i a t o

cran le forze d ’a m e n d u e . Egli è il G iu o c o degli Scacchi, com e la Scherm a , o come la L o t t a , in cui fallito un p u n t o , q u e i , chc_# un poco prevalfe » vincitore agevolmente-» ne rim a n e . V voine tu una breve p ro v a , & un’altro eflempio a c c o n c ia m o del Carrera ? E c c o lo . M a fingiam o, che due famofiflìmi giucatori giunti al colmo della feienza degli

Scacchi in m aniera, che foflcro ig u a lia g u i

fa d ’una retta bilancia , giucattcro inficm<o » fenza niuno difavvedim ento, chi farebbe di coftoro , che per ragion di G iuoco ne riu- feiffe v incitore? Vi è opin io n e, c h e’l G iu o co fi rid urrebbe a tavola . Il che non par effer v e ro , dovendo vincere c o lu i, che b a vette il tratto prim iero > come avverrebbe-» a due ca va lli, i quali fottèro uguali nel co r rere , & l’uno di loro prende/le un falco avan ti dell’a l t r o , chi n e g h e r e b b e , che q u e llo il quale p rev ien e, non fotte per pigliar/i il p a lio ? Tale è d u n q u e il tra tto p rim ie ro , che da effo nafee la buona q u a lità del G iu o co , il vantaggio de’ p e d o n i, & d e ’ p e z z i , & fi nalmente la v i t t o r i a . D i cui la vera cagio* ne è fondata in una m a ifim a , & in una ra gion Politica , che tra moiri altri giuditiofi Scrittori recò Gio: Bolero nelle *siggiunte_j

Politiche , cioè, che l’offenditore ncil’offefe

fempre hà più v a n tag g io , che il d ifendito

D 2 re ­ ­ ­ ­ ­ ­ ­ ­

(40)

-re nella difefa : & ciò a v v i e n e , percio cch é q u a lu n q u e fiata l ’h u o m o offende a l t r u i , to rto di q u e llo fi fà l'uperiore , & toltali la^ b rig a del difenderfi , la q u ale a ciafcun ni­ m ico di v an tag g io fo v rafta, t u t t o volger fi p u ò a danneggiar l ’a l t r a . A g g itig n efi, c h o la difefa di Tua p ro p ria n a tu ra p e r l o d i f e n d ito r e è un d e term in ato m o d o di ric e v e rò » & di patire l’a tto nim ichevole ; ma a llo ’n c o n tr o dell’offcfa per l ’offenditore è p ro p rio d ’altrui d a r l a . C o fe , che di v a n ta g g io , & di m a g g io ra n za t u tte f o n o . Q uefte a c c o r te z z e di ra m m e n ta rm i è c o n v e n u t o , p e rc h e fi vegga a p e rta una fpetial p re ro g a tiv a di quefto G i u o c o , che è l ’effer fo rn ito d if a g a cità , & d ’av v ed im en to ftre m o . P e r le q u a li cofe Io tal v o lta all’A q u i l a , & all’A rg o , ta l volta al S e r p e n t e , h o ra al G r u , & b o ra alla V o lp e il valente g iu c ato re fon’ ufo d ’affomigliare . M a di quefte cofe altro v e^ più pienam ente fi d i r à . In ta n to per noftra p r u o v a , & per l’a ltru i teftim onianza l’ifq u i fitezza di quefto G iu o c o 9 am ico L c t t o r o s com prefa h a i già.

C -A.*

­ -­ -­ ­

(41)

-C A P n o L O V

.

Velt ampieZjZ^a del Cjiuoco degli

Scacchi, & della f r a con mole

altri Jìudj

,

& arti corri-

fpondenzsA-j.

A

Quefte così da noi motirate condi d oni più ftrette degli Scacchi p o tranno , fe ti piace , aggiungerli a l cun’altre più rim o te , che racconta te da fenno non poco fp len d o re, & una q u a li dovitia di pieni honori gli a rre ch e ra n n o . La qual cofa per qual modo dob b iam noi

trafeurare , & non con tu tta la noftra dili- R agion e,& g en za fpiegare i T a n to più , che grande t u ufo dl qucft® gli U d ito ri, oltre il d ile tto , u tilità , & pa ™ftroDlf«or' ri della noftra difciplina ftudio , fi come Io

c o n fid o , avverrà ? Im perocché m olti h o n o

rati miftieri, & molti habiti j d etti morali, Morai difei 0 per più diritto parlare , parecchj di loro Plioa > quaf» infegnamenti , regole , & n o n n e fi vedran

no in quefto G iuoco comprefe . Incomincia* neiG:uc.o dc remo a dire per ordine di ciafcuna , ma pri gllS« « k i. ma fia bene } che l ’univerfale tocchiam o .

Adunque p a r m i, che la più parte della m o rai prudenza in quefto G iuoco concotfo fia.

Veggiamo imprima V Ethica difciplina : di Etfl;ca u quefta m o k i lumi nella facenda del noftro scacchi.

G iu o -­ -­ ­ -­

(42)

-G iu o c o fi v e g g o n o fp a rfi. Prim ieram en te le fei m aniere d e ’ p o r ta m e n ti, a lt r e t t a n t i o rd i ni di p e d o n i , d'ufficiali, & di G e n era li d e lira m e n te ciafcuno per fe affettati : par, che d i m oftrino i varj coftumi d e ’ p o p o l a r i, d e ’ n o b i l i , c d e ’ prim arj nelle p rivate p ra tic h e , tu tta v ia coftum ati . M a che è la cofa d elle fem plici *Amaz.onette della g ra n d e t A m a to

ne lo r R eina p e r la g u e rra a v v e z z a te , & a

q u efta m e n ate ; fe non la piena u b b id ie n z a d elle h um ili A ncelle verfo la lor D o n n a , & R e i n a ? & quefte m edefim e pofeia da sì b a f fo a sì a lto ftato q u a l ’ è q u e llo di R e g n a trice afeendere ; che a ltro è , che E th ico in f o g n a m e l o / o n d e fi fe o r g a , che per la fo r z a della virtù tra tti fieno al fo m m o i fuoi c u l t o r i . Ec a l l o 'n c o n t r o , c h e ’ pezzi intriga ti , & nulla o p e ra n ti , nell'operofo G iu o c o , q u efto c o n d u c o n o a m ale , che a ltro è, c h e ’l rincrefcevole v ezzo d e 'n e g h i t t o f i , ru tt o l ’h a v e r e , & t u tta la fa c o ltà mal m en are ? M a c h e i pedoni fiedano di fianco , efprim e ciò il coftum e fu rtivo degli h uom ini baffi , &■ v i l i , fi com e accennò i! noftro Vida , dicendo:

•continui hojlem

C u fe r iu n t, ifìì* obliquante & vu ln era f u r t i m In ten ta tiJ'etn p er la te ri, ca va q \ tlia cadunt.

In o l t r e , che lo Re d e b b a foio difenderli, non già gli altri a ff a lir e , ciò il d eco ro del la Regia M aeftà moftra ; ma fe tal volta , p e rò a brevi paffi m o v e n d o f i, egli la fpada p e r d iritto , o p e r traverfo mena , ciò im

p r e n ­ ­ -­ ­ -­ ­ ­ -­ --- — ~ ­

(43)

-prende a fare> come l ’Archicetto 5 che del la Tua preminenza quali d im e n tic a t o , il vii meftiere del m anuale f a . Quefta di ciafcua ordine degli Scacchi è propria o fte rv a n z a.. Ma che direm o del G iu o c o tu tto , per cui poffono conolcerfi, & ftperfi de' giucatori i b u o n i, e rei coftumi pjìi riporti del c u o ro ,? E t ciò ben intefono i Gothi > & Sveoni po poli d e lP u ltim o S e tte n trio n e , de’ quali ip iii n o b ili dovendo trovar lodevoli mariti a l l o lor figliuole', non con altro argom ento di

vi fa vano , e provavano g l’ingegni , & gli Gmocodegii habiti naturali de’ giovani rivali, che c o r u scacchi pietra la pietra Lidia degli Scacchi, teftim onianza fòn^fcefeUo ne fa Olao M agno lodatiflìmo Scrittore del- ftumide’ Giu- le cofe Settentrionali nel cap. 12. del lib.15. catoii. per quefte parole . M os eft ergo apttd illu

Jlriores Gothos , & Sveones fi\ia s fu a s bone Jìo con]ugio cullucaturos, procorum animos m i

ri* ingenijs , & paflionibus e x am inar e pr<tfer- tim in ludo latrunculorum , f e t i Scaccbiorum, to enim lu d o , ira , am or, petulantia , a v a ri l a 1 focordia , ignavia ■» ahaque plures de

menti# pajjìones , & anim i motus , fo r tu n x que vires , & proprietates demonjìrart fo le n t. Scilicet an procus agrejiis anim i ( i t , q u o d /li bito triumphando indtferetè e x u lte t, a u t infu riai illatas cautiùs pati s v e l modejl h i a v e r tere norit.

DeW’Etbica corrifpondenza alcuna p a r t o

già tocca habbiamo . D t\V Iconom ica hora_j iconomìca. v e r g i a m o . D a quefta per m io avvifo par to l

3

c o , ­ ­ ­ ­ ­ ­

(44)

-.

|

t o , c h e alcun n u m e ro di perfo n e a prò del R e , & alcuno a piacere della R eina p a ra to

fìia : ma c h e cavallarefco ord in e al R e c o m e più d e g n o , p opolarefco alla Reina fia » f u g g e t t o ; & che virile q u e llo d e l i i f , D o n nefeo della Reina. fi a i ld r a p e l l o ; m a d o p p io q u e llo della Reina c o m e più f ie v o l e , m in o re q u e llo d ello Re c o m e più f o r t e . Oltre * a ciò , che Io Re con la fua Donna , Se c o n forte ftian co n g iu n ti : & che a m en d u e c o r o le lo r fam iglinole già d e t te 3 tu tti ne’ lo r p ro p rj a lb e r g h e tt i o rd in a ta m e n te alloggino; T u t t o ciò dal fam igliar g o v e rn o p a r t r a t t o , foliticju. & ta n to di q uefta b a f t i . La Politica rimane» d a lla cui Scuola ben m o lte cofe alla noftra degli Scacchi difciplina p erv e n n ero . Im p r i m a la giufta a g g u a g lia n z a del n u m e ro } d e gli o r d i n i , & d elle faco ltà * delle fedie, d e ’ f i t i , dello fpatio , & di sì fa tte cofe . Se c o n d o , che gli Re (ietti nelle im p o rtan titfì m e b a tta g lie a g u e rre g g ia r v a d i a n o , p e rc h è m a g g io r m e n te i loro S o ld a ti ìn c o rag g iafte ro , & più ardenti rcndeflono al c o m b a tte re T e r z o , che fien riveriti } & g u a r d a t i , c o m e il Sole rrà p ianeti , & c o m e il c u o re nel p e t t o , Se com e la p u p illa nell’occhio, sì che per lui folo falvare tu tti gli o rd in i s’af fatichino 5 & tu tte le vite a pericoli m o r t a li fi fp o n g a n o . Im p ercio cch é n elle m ani, & nella g u ardia d e ’ m inori fta la di lui vita-., & la f a lv e z z a . Ma qu i d u e graviftìmi d e tti di g ra n d ’hu o m in i recar confaccvole ci p a re s

l’uno ­ -­ -­ ­ ­ ­ -­ -­ ­

(45)

Puno d‘Agefilao, il q u a l richiefto, c h e , c o 0etto d.Ag^ me Principe della C it t à , sì per ficurezza^, filao,

sì per d e co ro , & in p u b b lic o , & in privato da fua cuftodia g u a r d a t a , & circondata h a ver volefle la fua p e rfo n a , rifpole : lo q u e

fio nò ; ma f e lo tr a tte rò , come figliuoli i m iei Cittadini i ben ejjl me come lor padre hAvran

no a guardare . L ’altro è di Serfe Filofofo, !ìatr° J?1 Serf<:

. 1 Fuololo appo

il qual volendo ritrar un Re Tiranno dall em peuimerodaj pio fuo coftume , & dalla malvagità fopra_ RediBabiio-- l’innocente, & miferabil popolo ufata ; fa t nia‘

tolì lo Scacchiere avanti di fe recare, Se un

giuoco col Re g iu c a t o ; deliram ente a d iv e dere gli diè , che fi come Io Re del G iu o co la fua aita , & difefa tutta ne’ c o m b a ttito ri fuoi rip o n e : Così appunto, all’h o r diff«_,>

la pojfente M aefià di chiunque ha fopra gli a l tri impero, m al può fojìenerfi contra la fo r z a altru i per f e fleffa f o l a , qualunque fia ta d tt , fr o n ti foccor/ì degli amici fu o i popoli non fio » mantenuta . C o si il Tiranno a più difereta,

& miglior mente fi riduffe . T a n to v a l f o l’efcmpio a tempo r a m m e n t a t o , tanto il vi­ vo paralello , o diciam , pareggiam ento di due partite hebbe forza.

Oltre a quefte difcipline, fe noi cerchia

mo la M ilita re , o vuoi dire la di g u erra^ La Militarci arte , & ragione , ne quefta i fuoi infegna efprefa nei m e n ti, & le fue coftumanze allo ftudio del gìuoco degli Giuoco degli Scacchi d a r r i m a f e , i quali fo Scicchl* no l ’ordinanze di tre ordini di M a g iftra ti, cioè

d e ’ maffimij de’ m inori, & de’ m in im i, laa

E di -­ ­ ­ -—­ ­

(46)

-difpofirionc » & la collo catio n e d e ; C av a lie ri , & d e ’ p edoni t il num ero d e ' C av alieri, il te rz o m e n o , che d e ’ p e d o n i , e’I p re c o r r e r e , & lo a g ev o le nTchiar di eflì ped o n i, e7I v ie ta to in d ie tro lo r cam ino ; lo innoltrarfi nel l ’ultim e fila de* nemici per la C o r o n a g u a d a g n a r e ; la divertita di ciafcuni a n d am e n ti, il d u e l l o , & lo (c a m b iam en to delle pari te fte del G iu o c o , l ’o c cu p a to feggio d e llo già fp e n to nimico ritenere ; il ritiram ento dello R e , & la g u ardia della di lui perfona fopra ogni altro rig u ard o (in g o ia re ; la coverta; lo fìa llo ; la tavola ; il m a tto , sì per lo fem plice affalto dello R e , sì per l’aflalto con , la di lui m o rte c o n g iu n to . M a che n on d i c o degli f tr a ta g e m i, ch e p a jo n o t a n t o p ro prj di quefta noftra g u e rra , c h e Pirro Re_* d eg li E p iro ti ( ciò n o ta n te Celio Calcagni

no nel R ag io n a m e n to d e ’ Giuochi ) molta.»

contefa di ftrata g e m i, & d ’aftutie m ilitari a p prefe dal G iu o c o degli Scacchi . Q u e fti o r d i n i , c o ftu m i, & leggi d e l meftier M ilita r e t u t t e f o n o . A d u n q u e c h e a ltro è l ’ap p arec chio del noftro G iu o c o , c h e un fim ulacro, & una im m agine di g u e rra ? d e ’ quali d u o » ftudj fe I o q u i c en to a ltre c o m p a r a t i o n i , & corriTpondenze tralafcio : neceffario r a t te n to ciò fa > p e rc h e I o non fi a lon g o , & te d io fo . Ma p o ich é d ella legittim a < & R eai b a t tag lia con l’arrin g o del noftro G iu o c o a p p a re g g ia ta h o d e tto : della fimulata Scherma^» a d e/fo etiandio c o rrifp o n d en te d irò , che co n

­ ­ -­ -­ -­ ­ -­

(47)

-vivi moti , & modi rapprefenraffe VArìofto » quando ei diiTe:

Fanno hor con lunghi, & hor con f i n t i , e fc a rji Colpi,veder,che m ajlri fo n del gioco■

Hor gli v e d i ire altieri^ hor ranmcchiarfì\ H or a coprtrfi, bora m oftrarfiun poco. Hora crefcer m a n zi ; bora n tra rfi\ Ribatter colpi, efpejfo lor dar loco ; Q ir a rfiin to rn o d 'o n d e l'uno cede,

L'altro haverpvfio immantinente il piede.

Q uefto sì facto fchivar di colp » & ren» dcr di p a r i , Io non vò dir g i à , che piena mente , come il P oeta d e fe n d e , J’im ita d o ne del noftro G iuoco a d e g u i ; ma poca p a r te di effo , chi gli Scacchefchi conflitti bcii_> olferva, peravventura ne d iffalcheià. D e t t o hò già di molte facoltà , che gli hu o m in i g o v e rn a n o , & in pace , & in guerra ficuri m antengono , V eggiam o hora d ’alcuni ftu

dj , che la varia fortuna della vita per n o

ftro infegnamento ra p p re fe n ta n o , D i quefte poelJatutta e una è la Poefia, & di quefta una , & prin- di quefta Prin- cipalillìma è la Tragedia , di cui l’efempio, ^paimenteia» & ram m aeftram ento tuttavia nella feena diJ rJvf'a negli" noftro Giuoco con affai chiarezza fi trova. Scacchi. Imperocché fe nella Tragedia da incom incia

menti lieti , & felici , ad infelice , c mefto fine fi travalica , chi non sà , che di qucfti cafi, & di quefti fpettacoli pieniflìmo fia fem premai degli Scacchi il teatro f D iello a d i vedere con aperti fucceflì il Vida : ma b re vemente in quefti due verfi lo a d d itò :

E s E* ­ -­ -­ -­ ­

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ordinario di Storia Moderna, direttore del Dipartimento di Teoria e Storia delle Istituzioni dell’Università di Salerno; coordinatore del Dottorato in «Storia dell’Europa