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I Problemi dello sviluppo

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Academic year: 2021

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Paba, Antonello (2004) I Problemi dello sviluppo. In: Da Olbìa ad Olbia: 2500 anni di storia di una città mediterranea: atti del Convegno internazionale di studi, 12-14 maggio 1994, Olbia, Italia. Sassari, EDES Editrice Democratica Sarda. V. 3, p. 205-206. (Pubblicazioni del Dipartimento di Storia dell'Università degli studi di Sassari, 27.3). ISBN 88-86002-87-4.

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Da

O/bìa

ad

Olbia

2500 anni di storia

di una città mediterranea

Atti del Convegno internazionale di Studi

Olbia, 12-14 Maggio 1994

a cura

di

EUGENIA TOGNOTTI

(3)

Volume pubblicato dalla Editrice E.DE.S. in collaborazione con la Sinergest Olbia s.p.a.

e con il Comune di Olbia

Pubblicazione del Dipartimento di Storia dell'Università degli Studi di Sassari

27.3

Prima edizione Chiarella 1996

ISBN 88-86002-87-4

© Copyright EDES Editrice Democratica Sarda Via Porcellana, 16 - 07100 Sassari

Te!. 079.231314

Stampa Tipografia T.A.S.

Via Predda Niedda 43/D - Te!. 079.262221 - Fax 079.260734 SASSARI

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Antonello Paba

I problemi dello sviluppo

Tratterò tre punti in modo molto breve e sintetico.

Il primo riguarda il rapporto tra l'economia e la struttura della città. Il punto di partenza è che una città è quello che essa fa: quindi il suo assetto e la sua evoluzione sono il risultato delle sue attività produttive. Olbia è una città che vive di commercio, di bar, di alberghi, di ristoranti e che costruisce abitazioni. Qui la crescita delle abitazioni è ancora molto forte: secondo i dati dell'ultimo censimento il loro numero è aumentato di 9.000 unità; è una crescita ancora molto rapida, come quella della popolazione. L'evolu-zione delle attività economiche e le loro esigenze hanno condizionato l'e-voluzione della città nella sua struttura fisica.

Il primo problema che dobbiamo affrontare consiste dunque nello stu-diarci di unire alla forza e alla spontaneità del mercato qualche criterio rego-latore. La spontaneità del mercato è infatti l'elemento propulsivo che ha determinato la fortissima crescita di Olbia, ma ad essa occorre unire un siste-ma di criteri e di regole, in modo da tutelare beni collettivi come i valori ambientali e la vivibilità della città, che non hanno, almeno immediatamen-te, un mercato, e che, come direbbero gli economisti, non sono

monetizzabi-li. Si deve quindi unire alla forza spontanea del mercato un sistema che non si limiti a inseguire quel che è già successo e a cercare, quando occorra, di porvi riparo, ma sia anche un sistema di guida e di orientamento.

Itsecondo-punto-riguarda~mo. Ci si deve chiedere se la diminu-zione registrata nel movimento turistico sia un semplice ral1entamento con-giunturale o se sia invece il segno di una crisi più profonda. Il turismo è uno di quei settori economici per i quali si ha la convinzione che sia l' offer-ta a creare la domanda; si pensa, cioè, che alla creazione di strutture ricetti-ve debba i~mediatamente seguire la domanda.

Terzo punto: ad Olbia vi è un forte dinamismo sociale e imprenditoria-le. Qui

iI

t~so (Ii flttività, cioç l'indice che misura la quota della popolazio-ne' clle sÌ'Pcesenta sul mercatò del lavoro, è il più elevato della provincia; qui neila' popolazioné vi

é

una prevalenza di giovani e la quota di anziani è la più bassa della provincia. Vi è quindi un forte dinamismo sociale che si traduce in dinamismo economico. Allora, se per ragioni che valgono nel medio e lungo periodo non si intende puntare su un unico tavolo tutte le carte dello sviluppo economico di Olbia, bisogna tendere alla realizzazione

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206 Tavola rotonda "Olbia oggi"

di una struttura produttiva più equilibrata, nella quale anche la produzione di manufatti abbia un peso rilevante. In effetti questo era un modello che sembrava funzionare negli anni Settanta e all'inizio degli anni Ottanta, e che negli anni Novanta è entrato in una crisi che dura ancora. Il program-matore dovrebbe proporsi di integrare le attività turistiche, commerciali, distributive, i trasporti con le attività manifatturiere. Questa integrazione non dovrebbe riguardare soltanto le condizioni produttive e le connessioni di mercato, ma anche gli imprenditori e gli stessi lavoratori. Le attività turi-stiche hanno di norma un forte contenuto di stagionalità; vi sono quindi tempo e risorse da utilizzare anche in altri settori produttivi.

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