Corso di Laurea magistrale (ordinamento ex D.M. 270/2004) in Sviluppo Interculturale dei Sistemi Turistici
Tesi di Laurea
IL TURISMO ACCESSIBILE IN VENETO
Il caso studio di Venezia
Relatore
Ch. Prof. Jan Van Der Borg Correlatore
Ch. Prof. Mario Volpe Laureanda Livia Gasparotti Matricola 823375 Anno Accademico
INDICE
PREMESSA ... 3
CAPITOLO UNO: LO SVILUPPO DEL CONCETTO DI
ACCESSIBILITÁ NEL TURISMO ... 5
1.1 Nascita ed evoluzione del concetto di turismo accessibile ... 5
1.2 La concezione del turismo accessibile in Europa ... 10
1.3 “Turismo per tutti”: nascita e sviluppo in Italia ... 13
CAPITOLO DUE: NORMATIVE COMUNITARIE, NAZIONALI E
REGIONALI ... 17
2.1 Iniziative a livello Comunitario ... 17
2.2 Iniziative a livello italiano ... 21
2.3 Iniziative a livello regionale ... 23
CAPITOLO TRE: LA DOMANDA DI TURISMO ACCESSIBILE ... 26
3.1 Le cifre legate al turismo accessibile ... 26
3.2 La segmentazione del mercato ... 35
3.3 L’identificazione del turista con esigenze speciali ... 46
CAPITOLO QUATTRO: L’OFFERTA DI TURISMO ACCESSIBILE
IN ITALIA ... 55
4.1 L’offerta di turismo accessibile: una panoramica generale ... 56
4.2 Analisi delle risorse primarie ... 57
4.2.1 Le spiagge ... 57
4.2.2 I parchi ... 60
4.2.3 La montagna ... 61
4.3 Analisi delle risorse secondarie ... 62
4.3.1 I trasporti ... 62
4.3.2 Le strutture ricettive ... 67
4.3.3 Il commercio ... 71
4.3.4 La ristorazione ... 71
4.3.6 I musei ... 74
4.4 Le agenzie di viaggio e i tour operator ... 76
4.5 Conclusioni ... 77
CAPITOLO CINQUE: IL CASO DI VENEZIA. PUNTI DI FORZA E
LIMITI DEL TURISMO ACCESSIBILE NELLA CITTÁ DI
VENEZIA ... 81
5.1 L’accessibilità a Venezia ... 81
5.1.1 Riferimenti normativi riguardo la Regione Veneto ... 83
5.2 Le problematiche dell’accessibilità veneziana ... 85
5.2.1 I ponti ... 86
5.2.2 Le altre barriere architettoniche ... 88
5.3 Iniziative passate e attuali messe in atto dalle istituzioni ... 90
5.3.1 I servizi e i materiali proposti dalla città di Venezia ... 90
5.3.2 Le opere pubbliche ... 99
5.4 L’offerta di Turismo Accessibile a Venezia ... 103
5.4.1 Accessibilità delle strutture ricettive ... 104
5.4.2 Accessibilità dei trasporti ... 107
5.4.3 Accessibilità delle risorse culturali ... 112
5.5 I vantaggi dell’investimento nel turismo accessibile per la città di Venezia ... 118
5.6 Conclusioni ... 121
CAPITOLO SEI: CONCLUSIONI FINALI E PROPOSTE ... 125
APPENDICE ... 133
1. Manifesto per la promozione del Turismo Accessibile ... 133
2. Documento applicativo del manifesto del turismo accessibile ... 135
BIBLIOGRAFIA ... 149
SITOGRAFIA ... 154
PREMESSA
Il concetto di turismo accessibile ha subito nel corso degli anni un lento processo di evoluzione, che ha fatto sì che passasse attraverso vari cambiamenti; per il passato è stato spesso paragonato e in alcuni casi addirittura sovrapposto al concetto di turismo inclusivo o a quello di turismo senza barriere per poi arrivare oggi ad una nuova e completa accezione. Il turismo accessibile risulta essere un fenomeno che va concepito come un insieme di prodotti e servizi appartenenti a tutta la catena dei servizi turistici che devono essere progettati in modo da essere fruibili per chiunque e senza alcun tipo di barriere.
Secondo una stima fornita dall’ONU, nel mondo si contano all’incirca 650 milioni di persone che presentano disabilità, sia essa parziale o totale; all’interno di questa stima vengono tenute in considerazione anche quelle persone che presentano disabilità legate all’età. Ciononostante risulta decisamente restrittivo e limitante associare questo settore del turismo solo alle persone con evidenti disabilità fisiche, attribuendogli di conseguenza una pertinenza ad un ambito puramente medico-‐ospedaliero; esso, infatti, si rivolge anche a persone con differenti tipi di disabilità come ad esempio: non vedenti e ipovedenti, non udenti e ipoudenti, anziani, donne in gravidanza, persone con particolari esigenze alimentari e anche famiglie numerose. Il turismo sostenibile, con il passare degli anni ha quindi subito un’importante evoluzione che l’ha portato a diventare sia un’importante opportunità economica per l’industria del turismo sia motivo di forte integrazione sociale per la comunità; questo concetto è sottolineato anche dalle parole dell’ex Presidente dell’ENAT1 Lilian Müller la quale ha più volte sottolineato quanto nel corso degli ultimi quindici anni l’attenzione rivolta a questa particolare branca del turismo sia cresciuta; ha inoltre affermato che i
vantaggi derivanti da questa crescita d’attenzione sono facilmente riscontrabili sia da parte del turista che da parte degli attori dell’industria turistica.
Questo elaborato si propone di analizzare le modalità di sviluppo del concetto di turismo accessibile, a mezzo delle leggi divulgate a livello italiano ed a livello europeo, delle azioni promosse dagli enti pubblici e privati, del mercato della domanda europea ed italiana e di conseguenza dell’offerta italiana con un focus particolare sulla città di Venezia, per riuscire a capire l’impatto socio-‐economico legato a questa tipologia di turismo, e conseguentemente a questo studio proporre idee e miglioramenti.
Nel primo capitolo ci sarà un’introduzione al turismo accessibile, che approfondirà l’evoluzione che ha avuto nel tempo, poi seguita da alcuni dati riguardanti la crescita d’attenzione nei confronti dell’accessibilità, con particolare riferimento all’Europa e all’Italia.
Nel secondo capitolo seguirà un’analisi delle normative promulgate dalla città di Venezia e dalla regione Veneto, nonché quelle promulgate a livello italiano e a livello europeo a favore dello sviluppo e della sensibilizzazione dell’accessibilità nel settore turistico.
Si procederà poi con il terzo capitolo nel quale si studierà la domanda di turismo accessibile andando a segmentare il mercato, creando così l’identikit del turista con esigenze speciali.
Nel quarto capitolo ci sarà uno studio riguardante l’offerta di turismo accessibile a livello italiano; in questo capitolo verranno evidenziati sia i punti di forza sia i problemi legati a questo tipo di offerta.
Il quinto capitolo tratterà dell’accessibilità turistica legata alla città di Venezia; anche qui si andranno a studiare sia i fattori positivi che quelli negativi.
Nel capitolo finale verranno tratte le dovute conclusioni riguardo il caso di studio fin qui trattato, e verranno proposti dei possibili miglioramenti per quanto concerne il turismo accessibile nella città di Venezia.
CAPITOLO UNO
LO SVILUPPO DEL CONCETTO DI ACCESSIBILITÁ NEL TURISMO
1.1 Nascita ed evoluzione del concetto di turismo accessibile
I primi accenni relativi al concetto di disabilità applicato al campo del turismo si hanno intorno alla fine degli anni ’70; un esempio concreto di questo nuovo interesse arriva dalla Gran Bretagna dove, nel 1976, l’English Tourist Board diede vita a un gruppo di lavoro costituito dal Trade Union Congress con altri Tourist Boards del Regno Unito2.
Lo scopo che questo gruppo di lavoro si era prefisso era quello di capire attraverso quali mezzi si sarebbe riusciti a facilitare l’accesso delle persone disabili nel mondo del turismo; le ricerche e gli studi da loro svolti portarono all’elaborazione di un documento denominato “Holidays – the Social Need”. Da questo documento si evince che i principali ostacoli allo sviluppo di un turismo fruibile da tutti fossero imputabili a lacune nell’informazione che, qualora presente, non poteva ritenersi ne funzionale ne attendibile. La soluzione proposta fu quella di sensibilizzare maggiormente sia le autorità pubbliche e private, sia la popolazione.
Anche a seguito dei risultati evidenziati da queste ricerche, le Nazioni Unite proclamarono il 1981 come Anno Internazionale delle Persone Disabili; da ciò nacque il “World Programme of Action concerning Disabled Persons” (WPA) il cui scopo era quello di creare una strategia globale che fosse in grado di garantire alle persone con disabilità una piena partecipazione alla
2 Informazioni tratte da: Osservatorio Regionale del Turismo Regione Umbria, Rapporto annuale 2009,
pp. 285-‐286; Fani A., Turismo per tutti: evoluzione e prospettive del turismo accessibile, Università degli studi di Bologna, 2006, pp. 7-‐10.
vita sociale, allontanando il concetto di disabilità dal tema della malattia ed avvicinandolo a quello dei diritti umani3.
Grazie a questi importanti eventi vennero fatti grandi passi avanti nel campo dell’accessibilità legata al turismo, venne anche fortemente sottolineato il diritto delle persone con disabilità di godere delle stesse opportunità degli altri cittadini, nonché il diritto al miglioramento della qualità della vita, e tali miglioramenti potevano derivare solo dallo sviluppo economico e sociale. Fu in questa occasione che, per la prima volta, l’handicap venne definito come il risultato della relazione tra le persone con disabilità e l’ambiente in cui sono solite vivere.
Ancora in Gran Bretagna, nel 1981, venne fondato “l’Holidays Care Service”, che fu il primo servizio nazionale europeo di informazione e consulenza per il turismo riguardante le persone con disabilità; venne anche realizzata una guida turistica che si intitolava “Providing for Disabled Visitors” al cui interno si potevano trovare consigli sulle strutture ricettive e sui comportamenti che era opportuno osservare qualora si dovessero ricevere persone che dimostrassero di essere affette da qualsiasi tipo di disabilità.
La Gran Bretagna continua ad essere il fulcro centrale dello sviluppo dell’attenzione nei confronti del turismo accessibile, infatti nel 1988 l’English Tourist Board in collaborazione con l’Holidays Care Service fondarono un gruppo operativo denominato “Tourism for All” che aveva lo scopo di far crescere l’attenzione verso il turismo per persone disabili fuori dal limitato ambito del turismo sociale e medicale per condurlo nel più ampio mercato del turismo.
Il primo vero riscontro positivo ottenuto da questa collaborazione fu la pubblicazione e divulgazione, a seguito di un congresso svoltosi nel Regno Unito, del Rapporto “Tourism for All”, datato 1989. Tale Rapporto conteneva al suo interno 63 raccomandazioni indirizzate al settore turistico, che avevano lo scopo di garantire rispetto alle necessità ed ai bisogni dei turisti
portatori di disabilità. Esso ebbe un ruolo fondamentale nell’integrazione nelle politiche di turismo delle esigenze dei turisti con esigenze speciali, e ciò si rese possibile grazie alla predisposizione di nuovi programmi economici da parte degli operatori turistici.
Le politiche sviluppate dal Regno Unito, anche per merito dei riscontri positivi ottenuti, vennero prese a esempio da molteplici organizzazioni europee e americane operanti nell’ambito turistico; così il termine “Tourism for All” assunse una declinazione internazionale: “Tourisme pour Tous”, “Tourismus für Alle”, “Turismo per Tutti” e “Turismo para Todos” andarono a identificare per ogni paese l’insieme di organizzazioni ed enti che si erano messe in moto per dare vita ad un turismo maggiormente accessibile.
Nel 1990, Anno Europeo del Turismo, ebbe luogo la conferenza “Tourism for all in Europe”, promossa da alcune organizzazioni nazionali del turismo europee. La conferenza ebbe una durata complessiva di due giorni e vide la partecipazione di circa 200 invitati provenienti da quasi tutta l’Europa e dagli Stati Uniti, in rappresentanza di associazioni per disabili, attori del comparto turistico e architetti.
Gli obiettivi principali prefissati per i partecipanti alla conferenza furono: la condivisione delle esperienze fino a quel momento vissute, come conseguenza di tale condivisione la diffusione di queste esperienze all’interno del maggior numero possibile di paesi europei ed infine la produzione di una serie di raccomandazioni sui parametri da adottare per rendere maggiormente accessibili le strutture turistiche alle persone con disabilità.
Tra gli obiettivi e le necessità messi in luce all’interno della conferenza il miglioramento della qualità e della reperibilità delle informazioni e lo sviluppo di nuovi e completi programmi formativi per architetti e progettisti operanti nel settore turistico vennero classificati come i punti su cui focalizzarsi con maggiore attenzione.
Da qui si decise di organizzare una seconda conferenza denominata “Tourism 2000 – Tourism for All in Europe Conference”, che si svolse a Londra nell’ottobre 1993. Durante la conferenza venne presentata la ricerca “Profiting from Opportunities – A new market for Tourism”, promossa da Touche Ross, che mirava a produrre uno studio riguardante il turismo accessibile, andando a verificare anche le possibilità di sviluppo economico di questo particolare turismo in ambito europeo.
Tale studio aveva il compito di spingere gli operatori del settore turistico a migliorare il grado di accessibilità delle strutture turistiche, dimostrando come un investimento nell’accessibilità avrebbe portato dei miglioramenti significativi non solo in ambito sociale ma anche in ambito economico.
Grazie a queste conferenze erano stati mossi i primi passi dal movimento “Turismo per Tutti”, e da qui scaturì la volontà di creare un coordinamento internazionale e di stabilire dei criteri comuni per lo sviluppo di tale tipologia di turismo.
Ad Anversa, nel 1993, venne costituito un nuovo gruppo di lavoro europeo, il cui scopo ultimo era quello di costruire degli standard attraverso cui esplicitare e certificare le condizioni di fruibilità delle strutture turistiche. Nel 1994 a Roma in occasione del congresso “Tourism for All Networking” avvenne il primo incontro del gruppo sopracitato, incontro promosso dal CO. IN4.
In concomitanza con l’Italia anche in Europa iniziavano a formarsi nuclei nazionali con lo scopo di avviare studi per migliorare l’accessibilità ai vari complessi turistici per agevolarne l’utilizzo da parte delle persone con diversi tipi di disabilità.
Altro passo importante compiuto nella definizione del concetto di turismo accessibile è stato compiuto nel 2005 dalla Commissione Europea nell’ambito del progetto O.S.S.A.T.E. (One-‐Stop Shop for Accessible Tourism in Europe)
4 Cooperative Integrate Onlus.
Accessibility market and stakeholder analysis5 attraverso il quale sono stati individuati tre target principali adatti ad identificare la domanda di turismo accessibile:
1. le persone con disabilità; 2. le persone anziane;
3. le persone definibili come “normodotate”, ossia quelle che necessitano di cure particolari per periodi di tempo limitati.
Quello che si evince è che il turismo accessibile sia basato sull’unione dei concetti di disabilità e di turismo, unione che si rende possibile solo a mezzo dell’accessibilità; bisogna quindi riuscire a unire le necessità degli operatori del settore con la capacità di soddisfare una tipologia di domanda che necessita di attenzioni e cure specifiche.
Inoltre, nella premessa del Manifesto per la promozione del Turismo Accessibile, elaborato dalla commissione per la promozione ed il sostegno del Turismo Accessibile in attuazione dell’art. 30 della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità del 2006(Partecipazione alla vita culturale e ricreativa, agli svaghi ed allo sport), viene data una definizione di Turismo Accessibile che è la seguente: “l’insieme di servizi e strutture in grado di permettere a persone con esigenze speciali la fruizione della vacanza e del
tempo libero senza ostacoli e difficoltà6”.
Quando si parla di Turismo Accessibile si fa riferimento a una tipologia di turismo che focalizzi la propria attenzione sui bisogni di tutti, e ciò diventa possibile solo per mezzo di un’elevata qualità e varietà dell’offerta7.
Gli australiani Darcy e Dickinson danno una personale definizione di “persone con esigenze speciali” chiarendo che il turismo accessibile: “permette alle persone con richieste particolari d’accesso, inclusa la mobilità, la
5 O.S.S.A.T.E., Accessibility Market and Stakeholder Analysis, D. Buhalis, V. Eichorn. E. Michopoulou, G.
Miller (a cura di), University of Surrey 2005.
6 Ministero del Turismo, Manifesto per la Promozione del Turismo Accessibile, Torino 2009. 7 R. Vitali, Il turismo accessibile. Disponibile all’indirizzo
vista, l’udito e la dimensione cognitiva, di fruire indipendentemente e con equità e dignità attraverso la disponibilità di prodotti, servizi e ambienti turistici universalmente studiati. Questa definizione include tutte le persone che
viaggiano con bambini in passeggino, le persone con disabilità e gli anziani8”.
In conclusione, le persone che si rivolgono al mercato del turismo accessibile hanno esigenze particolari rispetto al turista medio e di conseguenza necessitano di particolari attenzioni per poter viaggiare e fruire delle opportunità turistiche, e le persone con disabilità motorie sono solamente una delle tipologie di clienti presenti nel mercato di turismo accessibile.
1.2 La concezione del turismo accessibile in Europa
Quando si parlava di turismo accessibile agli inizi degli anni ’90 si faceva riferimento principalmente al turismo per persone con disabilità “mentali, fisiche e sensoriali”.
Ma quello che bisogna domandarsi è: per chi è pensato oggigiorno il turismo accessibile?
Diventa sempre più chiaro con il passare del tempo che il concetto di accessibilità nel turismo porta grandi vantaggi a livello economico per l’industria turistica nonché vantaggi per la comunità, e per questo si è ampliato il target di persone cui esso fa riferimento.
A seguito della crescente attenzione nei confronti dell’accessibilità turistica e dei cambiamenti nelle politiche sociali, il numero di strutture turistiche adeguatamente attrezzate per rispondere alle necessità delle persone con bisogni speciali iniziò ad aumentare. Grazie alle iniziative e ai programmi
8 S. Darcy. T. Dickson, A Whole-‐of-‐Life Approach to Tourism: the case for accessible tourism experiences,
messi in atto dall’Unione Europea, molti paesi svilupparono in maniera più approfondita l’accessibilità nel comparto turistico.
La Svezia, una delle Nazioni più accessibili a livello mondiale, ha da sempre prestato grande attenzione all’accessibilità nel comparto turistico; nel 1999 il Parlamento svedese aggiunse tra gli obiettivi del proprio Piano di Azione Nazionale “sulle politiche della disabilità Da paziente a cittadino” quello di rendere la Svezia un paese accessibile a tutti entro il 2010.
Nel corso degli ultimi quindici anni l’Unione Europea si è resa promotrice di molteplici iniziative atte a favorire lo sviluppo dell’accessibilità nel campo del turismo; tra quelle più importanti va citato il rapporto “Migliorare le informazioni sul turismo accessibile per le persone disabili”, redatto nel 2004 da Jacqueline Westcott e pubblicato dalla Commissione Europea Imprese e Industria.
Tale rapporto consiste in una guida che descrive le modalità secondo cui le strutture e le destinazioni turistiche possono migliorare la qualità dei servizi offerti ai disabili e a clienti con esigenze speciali. Una migliore qualità del servizio deriva da migliori informazioni sull’accessibilità e da investimenti sull’accessibilità delle strutture e delle destinazioni turistiche.
Va inoltre sottolineato che all’interno della categoria di persone definite disabili siano comprese oltre che persone che abbiano handicap a livello motorio anche le persone con problemi di vista o udito, o con difficoltà di apprendimento o con allergie o intolleranze alimentari.
Nel 2006 l’Europa dà vita all’associazione European Network for Accessible Tourism (ENAT), il cui obiettivo era quello di sensibilizzare il settore turistico e la società in merito all’accessibilità e nel facilitare la condivisione di esperienze e competenze tra i vari attori. Nel 2009, grazie ai fondi stanziati dall’Unione Europea l’ENAT ha potuto realizzare l’iniziativa Competitiveness for European Tourism for All (CETA) il cui scopo era quello di favorire il dialogo tra aziende, settore pubblico e stakeholders su temi quali lo sviluppo del turismo accessibile in un’ottica di sostenibilità economica, ambientale e
sociale, facendo sì che non fossero solo le grandi imprese a migliorarsi nel campo dell’accessibilità; vennero quindi fornite anche a piccole e medie imprese le conoscenze per poter migliorare il proprio grado di competitività. Un’altra iniziativa promossa in ambito europeo nel campo del turismo accessibile è Calypso, che è un’azione preparatoria della durata di tre anni (2009-‐2011) con lo scopo di promuovere il turismo sociale. Il suo principale scopo è quello di permettere alle persone che normalmente non ne avrebbero la possibilità, di visitare le località turistiche europee.
La Commissione europea Imprese e Industria ha da sempre sostenuto che il turismo accessibile abbia, tra i suoi principali obiettivi, quello di facilitare l’esperienza turistica per ciascuna persona, sia essa portatrice di bisogni speciali o meno; viene inoltre sottolineato che non vanno considerati disabili solo coloro che presentano impedimenti sul piano motorio, ma anche coloro gli anziani o le donne incinte.
Altro fatto importante che viene sottolineato dalla Commissione è la necessità di rendere il turismo accessibile non solo una responsabilità della collettività, ma anche una motivazione economica fondamentale per renderlo più attraente ai soggetti operanti nel settore turistico.
Quindi, anche a seguito dei punti precedentemente sottolineati, la Commissione si è impegnata nel perseguimento di una serie di obiettivi tra cui spiccano: la necessità di avvicinare gli operatori del settore turistico al problema dell’accessibilità e, di conseguenza, la necessità di approfondire la conoscenza dei problemi riscontrati dai portatori di bisogni speciali, in modo da poter migliorare la loro esperienza di viaggio.
Attualmente, questa particolare tipologia di turisti non viene più indicata con il termine disabili, ma con quello di persone con “speciali bisogni di accessibilità” , includendo tra questi bisogni un ventaglio di possibilità molto più ampio comprendente anche persone non udenti e ipoudenti, persone non vedenti e ipovedenti, anziani, donne incinte, famiglie numerose o con difficoltà economiche, persone con intolleranze alimentari o allergie.
1.3 “Turismo per tutti”: nascita e sviluppo in Italia
Grazie agli incontri promossi dall’Unione Europea all’inizio degli anni novanta a cui presero parte alcune entità già da tempo interessate al problema dell’accessibilità delle strutture tra cui architetti, progettisti, associazioni per disabili, cooperative sociali ed enti specifici, iniziarono ad essere più frequenti i rapporti e le collaborazioni a livello nazionale fra tali entità9.
Il raggiungimento di un importante obiettivo a livello italiano lo si ottenne alla BIT di Milano del 1995, presso cui il CO.IN. di Roma, l’AIAS di Milano e di S. Bortolo di Vicenza insieme con l’ufficio Informa-‐Handicap del Comune di Ferrara e vari progettisti, architetti, associazioni per disabili, enti locali ed esperti di turismo per disabili, si sedettero a tavolino cercando di dar vita ad una strategia comune che fosse in grado di migliorare lo sviluppo del turismo accessibile in Italia.
L’anno successivo, sempre nell’ambito della BIT, venne organizzato un convegno che titolava “A.A.A. 30 milioni di turisti offresi – problemi e prospettive del turismo per disabili”, convegno rivolto a tutti gli operatori del settore turistico. L’elevato numero di partecipanti fu l’ennesima conferma della forte crescita d’attenzione che c’era stata nei confronti dell’accessibilità da parte degli operatori del settore turistico.
Successivamente, e più di preciso nel 1997 le associazioni che parteciparono alla BIT di Milano del 1995 istituirono il Comitato Nazionale “Si, viaggiare… Turismo per Tutti”, il cui scopo era quello di aumentare la sensibilità degli operatori turistici riguardo il problema dell’accessibilità, la creazione di una rete informativa funzionale che coprisse il territorio nazionale e infine la promozione di una maggior collaborazione tra gli enti pubblici e quelli privati.
Negli anni a seguire la Direzione Generale per il Turismo del Ministero delle Attività Produttive avviò il progetto “Italia per Tutti” che aveva lo scopo di promuovere un insieme di azioni che dessero la possibilità ad amministratori, persone con disabilità e agli operatori responsabili dell’organizzazione dell’offerta turistica di superare gli ostacoli che limitavano le chances delle persone con esigenze speciali di fruire a pieno della possibilità di vivere la vacanza.
Questo potenziale aumento del numero di fruitori del comparto turistico italiano avrebbe portato a dei risultati positivi riguardo la qualità complessiva del sistema turistico italiano aumentando di conseguenza la competitività del Paese sul piano europeo ed internazionale.
Come conseguenza di questi riscontri positivi venne avviato un nuovo gruppo di lavoro di cui facevano parte il Dipartimento del Turismo, il CO.IN. e l’ENEA10; questo nuovo gruppo aveva il compito di determinare quali fossero le maggiori problematiche del settore, proponendo di conseguenza delle possibili soluzioni.
I punti più importanti che vennero evidenziati furono:
• la carenza di servizi territoriali di informazione e assistenza per il turista disabile;
• la mancanza di una adeguata preparazione circa l’accoglienza di persone con disabilità da parte degli operatori turistici;
• l’assenza di un attendibile sistema di informazione sulle condizioni di accessibilità delle strutture e infrastrutture turistiche.
Tutti i soggetti interessati da questo studio si trovarono in accordo riguardo i punti precedentemente elencati e così venne pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del D.P.C.M il documento di linee guida per l’attuazione del programma “Vacanze per Tutti 1998-‐2000”.
Tale documento era stato redatto durante la Conferenza Stato-‐Regioni tenutasi il 5 Febbraio 1998 e attraverso di esso tutte le Regioni s’impegnavano a mettere in atto azioni significative per lo sviluppo del turismo per tutti. Va notato che fra i principali obiettivi del programma per la prima volta si faceva riferimento ai soggetti con particolari esigenze come “portatori di bisogni speciali”, allargando così la sfera dell’accessibilità turistica oltre la cerchia dei turisti con disabilità a livello motorio o sensoriale.
Da questo progetto scaturì il “Manuale di qualità nell’accoglienza turistica di clienti con esigenze speciali”, promosso dal Dipartimento del Turismo e realizzato dal CO.IN.. Il Manuale venne distribuito nelle strutture ricettive, nelle agenzie di viaggio e nelle scuole di turismo, e al suo interno conteneva una serie di norme comportamentali e di informazioni utili per accogliere nella miglior maniera possibile persone con differenti bisogni.
In contemporanea il dipartimento INN-‐ANDI11 dell’ENEA, incaricato dal Dipartimento del Turismo, elaborò il progetto pluriennale denominato “STARe – Servizi Turistici per l’Accessibilità e la Residenza confortevole”. Tale progetto si avviò nei primi mesi del 1999 e terminò la realizzazione dei proprio scopi nel 2001.
Scopo fondamentale di questo progetto fu quello di rendere disponibili alle persone con disabilità informazioni precise e verificate su cui poter fare affidamento per poter programmare un viaggio e scegliere la conseguente residenza turistica in maniera efficace e contemporaneamente rendere nota l’offerta di strutture adeguate alle esigenze dei turisti disabili.
Inoltre i risultati di questo progetto aiutarono a formulare una metodologia completa e a indicare quali fossero gli strumenti necessari per avviare nuovi progetti in campo di turismo accessibile; a seguito di questo progetto sono infatti stati realizzati:
• uno studio sull’offerta di servizi per il turismo accessibile in Italia;
• una banca dati contenente le informazioni sulle condizioni di accessibilità di circa 5000 strutture ricettive (alberghi, campeggi, agriturismi, pensioni…) e strutture complementari (bar, ristornati, monumenti, farmacie, stazioni…)in Italia;
• uno studio di settore sulla domanda di turismo accessibile in Italia; • una metodologia IG-‐VAE12 e strumenti per la rilevazione delle
condizioni di accessibilità di strutture e infrastrutture turistiche; • otto studi operativi di fattibilità di iniziative imprenditoriali nel
settore dei servizi turistici per persone con bisogni speciali.
Il progetto STARe ha messo in luce importanti novità per quanto riguarda l’innovazione, sia dal punto di vista delle metodologie di acquisizione dei dati sia sul piano delle tecnologie e della presentazione e fruibilità delle informazioni; grazie ad esso si è finiti per mettere in atto attività di ricerca che definissero un modello descrittivo dell’accessibilità che permettesse di interpretarla rispetto alle diverse possibili esigenze individuali.
Nel 2009 il Ministero per il Turismo ha costituito la “Commissione per la promozione e il sostegno del turismo accessibile” la quale si prefigge lo scopo di rendere il turista e i suoi bisogni il centro del sistema turistico, e il turismo accessibile risulta essere il metodo migliore per il raggiungimento di tale obiettivo.
Si può quindi definire il turismo accessibile come quella branca del turismo che pone particolare attenzione nella realizzazione dei desideri di ogni persona, proponendo degli standard qualitativi di offerta molto elevati e competitivi. I bisogni di tutti, in questo caso, vanno intesi come i bisogni di anziani, bambini, mamme, ciechi, sordi, persone con particolari allergie o intolleranze, insomma di tutte quelle persone che necessitano di attenzioni particolari.
CAPITOLO DUE
NORMATIVE COMUNITARIE, NAZIONALI E REGIONALI
2.1 Iniziative a livello Comunitario
Le comunità europee hanno compiuto i primi interventi riguardanti il problema delle disabilità alla fine degli anni ’70; ciononostante gli interventi si sono dimostrati troppo sporadici e frammentari per portare a qualche risultato o miglioramento concreto.
Agli inizi degli anni ’80, e più precisamente a partire dal 1981, anno dedicato alle persone con disabilità, si è passati a finanziare i distretti su cui andare ad operare in senso globale (per l’Italia furono prese in considerazione Piacenza e Melfi), ma anche in questo caso i risultati non furono incoraggianti.
Una delle prime normative europee emanate a favore delle persone diversamente abili che abbia portato dei risultati positivi e concreti risale al 1995. In quell’anno a Barcellona si svolse il congresso “Le città e le persone Handicappate” e proprio nell’ambito di quel congresso venne sottoscritta la Carta di Barcellona. Per la prima volta l’handicap, inteso come incapacità, veniva indicato come una responsabilità dell’intera collettività e non soltanto delle famiglie; sempre all’interno della Carta di Barcellona si specificava che la collettività deve trovare i mezzi ed i metodi più indicati eliminare tutti i possibili ostacoli al miglioramento delle condizioni per lo sviluppo della persona. Pertanto, l’Unione Europea aveva così istituito un contesto di cooperazione multilaterale con i paesi del bacino mediterraneo che affrontava aspetti economici, sociali, umani, culturali e questioni di sicurezza comune. La sottoscrizione di tale accordo fece si che le città e i paesi si
impegnassero nella promozione a livello cittadino di una conoscenza più ampia del concetto di handicappato, nell’assicurare il diritto alla loro diversità e a ricevere attenzioni nelle loro specifiche necessità; inoltre si fecero carico del compito di assicurare la completa mobilità, l’accesso dei diversamente abili all’interno delle varie attività cittadine (culturali, ricreative e sportive)e agli edifici nonché all’installazione di mezzi di segnalazione ed informazione idonei per i portatori di ciascun tipo di handicap.
Firmato nel 1997 ed entrato in vigore il 1 Marzo 1999, il trattato di
Amsterdam diventa subito uno dei pilastri fondamentali per quanto concerne le misure adottate a livello europeo nella promozione dell’uguaglianza dei diritti dei disabili e nella lotta contro la discriminazione; l’articolo 13 infatti tratta la non discriminazione nella sua totalità, comprendendo anche la disabilità. Il testo dell’articolo recita cosi: “1. Fatte salve le altre disposizioni del presente trattato e nell’ambito delle competenze da esso conferite alla Comunità, il Consiglio, deliberando all’unanimità su proposta della
Commissione e previa consultazione del Parlamento europeo, può prendere i provvedimenti opportuni per combattere le discriminazioni fondate sul sesso, la razza o l’origine etnica, la religione o le convinzioni personali, gli handicap, l’età o le tendenze sessuali.
2. In deroga al paragrafo 1, il Consiglio delibera secondo la procedura di cui all’articolo 251 quando adotta misure di incentivazione comunitarie, ad esclusione di qualsiasi armonizzazione delle disposizioni legislative e
regolamentari degli Stati membri, destinate ad appoggiare le azioni degli Stati membri volte a contribuire alla realizzazione degli obiettivi di cui al paragrafo 1.”
Tale articolo del Trattato di Amsterdam andò a integrare l’articolo 12 del Trattato Istitutivo dell’Unione Europea che trattava della discriminazione fondata sulla nazionalità; infine nell’Atto Finale venne inserita una dichiarazione che prevedeva che qualora le istituzioni comunitarie avessero
votato per un riavvicinamento delle legislazioni degli Stati membri, esso debba essere compiuto nel più totale rispetto delle necessità dei portatori di handicap.
Successivamente, rispettivamente nel 2000 e nel 2003, vennero emanate due comunicazioni destinate al Comitato economico e sociale europeo, al Comitato delle Regioni, al Parlamento europeo e al Consiglio. La prima, intitolata “Verso un’Europa senza ostacoli per i disabili”, si apriva con una constatazione della Commissione che sottolineava come gli ostacoli ambientali fossero un impedimento alla partecipazione alla vita sociale e come la loro eliminazione sia quindi da considerare come uno dei fattori chiave per arrivare ad un’uguaglianza nelle opportunità dei disabili che in questo caso sono da identificare come persone con disturbi motori, mentali/cognitivi, dell’udito, della parola e della vista. Vengono quindi prese in esame le politiche dell’Unione Europea atte a migliorare l’accessibilità per i disabili, puntando soprattutto alla realizzazione di una maggiore cooperazione per ciò che riguarda settori come occupazione, istruzione e formazione personale, trasporti, mercato interno, nuove tecnologie, politiche dei consumi e informazione. Questa Comunicazione aveva quindi lo scopo di plasmare una strategia globale per la Commissione in materia di disabilità, ponendo le sue basi sui principi di non discriminazione ed integrazione13. Sempre all’interno di tale Comunicazione si trova una proposta, indirizzata al Consiglio, recante la richiesta di riconoscere il 2003 quale “Anno europeo dei cittadini disabili” con il fine di “sensibilizzare l’opinione pubblica alle questioni legate alla disabilità”.
Il 2003, anche a seguito della Dichiarazione di Madrid del 2002 è stato così designato quale Anno europeo delle persone con disabilità; la sopracitata dichiarazione consisteva in un possibile piano d’azione da sviluppare in ambito internazionale, nazionale e locale nel corso dell’anno 2003.
13 Ibidem pp. 3-‐4, 8.
Sempre nel 2003 è uscita la seconda Comunicazione “Pari opportunità per le persone con disabilità: un piano d’azione europeo” il cui intento era quello di realizzare una strategia operativa e allo stesso tempo sostenibile per le questioni riguardanti la disabilità in ambito europeo.
Per poter arrivare all’obiettivo prefissato vennero individuati dei punti fondamentali quali:
• l’applicazione della direttiva sulla parità di trattamento in ambito di occupazione e condizioni di lavoro (2000/78/CE);
• il rafforzamento del mainstreaming delle questioni legate alla disabilità nelle politiche comunitarie pertinenti;
• il miglioramento dell’accessibilità;
• il dare nuovo impulso alle pari opportunità per persone con disabilità14 .
Segue poi la Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, firmata da tutti i 27 Stati membri dell’ONU e da altri 120 paesi nel mondo e approvata da 16 di essi il 30 Marzo 2007 e ratificata il 23 dicembre 2010. Lo scopo di questa convenzione è quello di garantire, attraverso i 50 articoli di cui si compone, anche ai portatori di handicap il godimento dei loro diritti al pari di qualunque altro cittadino. I primi 30 articoli riguardano i diritti fondamentali i restanti 20 sono relativi alle strategie operative necessarie per promuovere la cultura della disabilità.
Nell’articolo 1 viene indicato lo scopo principale della Convenzione, che consiste nell’assicurare anche alle persone con disabilità le stesse possibilità e gli stessi diritti di tutte le altre persone, nel più totale rispetto della loro dignità.
Nell’articolo 9 invece si parla di accessibilità invitando gli Stati ratificatori a prendere misure appropriate affinché le persone con disabilità si vedano assicurato l’accesso agli ambienti fisici, ai trasporti, all’informazione e alla
comunicazione, e ad ogni altra attrezzatura o servizio aperto al pubblico eliminando eventuali ostacoli e barriere all’accessibilità. Nel Novembre 2010 è stata poi presentata una nuova strategia europea sulla disabilità 2010-‐2020 Europa 2020, il cui scopo finale era quello di eliminare le barriere in otto diversi ambiti: l’accessibilità, la partecipazione, l’uguaglianza, l’occupazione, l’istruzione, la formazione, la protezione sociale, la salute e la protezione esterna.
Si può quindi affermare che, dal 1995 ad oggi l’Europa abbia fatto molti progressi in campo legislativo, avendo ampliamente promosso una maggiore sensibilizzazione riguardo le tematiche legate alla disabilità. In particolare dall’anno 2000 in poi il concetto di handicap è stato sostituito da quello di disabilità, riferito a coloro che “hanno minoranze fisiche, mentali, intellettuali o sensoriali a lungo termine”. Nonostante il miglioramento finora riscontrato si nota ancora una mancanza di una legislazione ad hoc che disciplini l’accessibilità all’interno del comparto turistico a livello europeo, con riferimento non solo alle persone disabili ma anche a quelle con bisogni speciali.
2.2 Iniziative a livello italiano
Per quanto riguarda il panorama italiano, l’accessibilità si fonda principalmente sulla Costituzione, anche se la normativa che disciplina l’accessibilità e l’abbattimento delle barriere architettoniche è la legge 13/89, attraverso la quale vengono stabiliti termini e modalità attraverso cui deve essere garantita l’accessibilità ai vari ambienti, con particolare attenzione ai luoghi pubblici. Inoltre tale legge prevede anche contributi statali per l’abbattimento delle barriere architettoniche presenti su immobili privati già
esistenti in cui risiedano portatori di menomazioni o limitazioni funzionali permanenti (di carattere motorio e non vedenti).
Il 10 marzo 1998 venne pubblicato il D.P.C.M “Adozione del documento di linee guida per l’attuazione del programma Vacanze per tutti 1998-‐2000”, attraverso cui tutte le Regioni italiane si impegnavano a compiere azioni significative per lo sviluppo del turismo per tutti, e conseguentemente del turismo accessibile.
La priorità assoluta era quella di garantire ad ogni persona, ed in particolare ai turisti con particolari esigenze connesse alle capacità fisiche e psichiche ridotte la piena fruizione dei servizi collegati all’accoglienza e all’ospitalità turistica.
Dovranno passare diversi anni prima di poter trovare altre iniziative degne di nota; il 9 Ottobre 2009 l’allora Ministro del Turismo Michela Vittoria Brambilla durante la XXVI Assemblea annuale dell’Anci presentò la Commissione per la Promozione e il Sostegno del Turismo Accessibile e il Manifesto per la Promozione del Turismo Accessibile.
Tale commissione ha lo scopo di rendere protagonisti del sistema turistico i bisogni e le necessità di ogni persona; ciò diveniva possibile solo nel caso in cui la destinazione turistica, considerata come un bundle di servizi e offerta, sia accessibile per tutti.
In concomitanza con l’attuazione dell’articolo 30 della Convenzione ONU sui diritti delle persone viene redatto il Manifesto per la Promozione del Turismo Accessibile che viene ratificato con legge n.18 del 24/02/09 che nel 2010 ebbe anche il suo Documento Applicativo. Questo Manifesto, con i 10 punti di cui si compone, ha lo scopo di promuovere la fruizione dell’offerta turistica da parte di ogni persona, andando a soddisfare tutti i bisogni specifici derivanti dalle particolari condizioni di salute. La filiera totalità della filiera turistica deve quindi impegnarsi per promuovere l’accessibilità, formando delle figure professionali e migliorando la qualità dell’accoglienza.