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Bioindicazione dell’ozono troposferico con vegetazione spontanea: le potenzialità di utilizzo di Viburnum lantana per indagini su larga scala in ambiente alpino

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Academic year: 2021

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Bioindicazione dell’ozono troposferico con vegetazione spontanea: le potenzialità di utilizzo di Viburnum lantana per indagini su larga scala in ambiente alpino

Elena Gottardinia*, Antonella Cristoforia, Fabiana Cristofolinia, Filippo Bussottib, Marco Ferrettic aFondazione Edmund Mach, Centro Ricerca ed Innovazione IASMA, Dipartimento Agro-ecosistemi Sostenibili e Biorisorse, Via E. Mach 1, 38010 San Michele all’Adige (TN), Italy.

e-mails: Elena Gottardini: elena.gottardini@iasma.it; Antonella Cristofori: antonella.cristofori@iasma.it; Fabiana Cristofolini: fabiana.cristofolini@iasma.it

bUniversità di Firenze, Dipartimento di Biotecnologie Agrarie; Piazzale delle Cascine 28, 50144 Firenze, Italy.

e-mail: Filippo Bussotti: filippo.bussotti@unifi.it

cTerraData environmetrics, Dipartimento di Scienze Ambientali "G. Sarfatti", Via P.A. Mattioli 4, 53100 Siena, Italy

e-mail: Marco Ferretti: ferretti@terradata.it

L’uso di specie spontanee per la bioindicazione può essere considerato un possibile approccio nel caso in cui si debba valutare l’impatto di inquinanti su vaste aree (ad es. > 103 km2) in ecosistemi terrestri. Mediante esperimenti in ambiente controllato (open-top chambers) è stato verificato che piante di Viburnum lantana L. esposte all'ozono sviluppano sintomi fogliari specifici. Tuttavia non è completamente noto se tale specie soddisfi tutti i requisiti per essere utilizzata come bioindicatore

in situ. Per valutare l'effettiva capacità di risposta delle piante spontanee di V. lantana all'ozono in

condizioni di campo, abbiamo effettuato due studi, uno a scala locale e uno su larga scala. Tali indagini sono inserite in un progetto più ampio volto a identificare e quantificare l'impatto dell'ozono sulle foreste in Trentino; entrambi gli studi fanno uso delle misure di ozono e delle mappe di rischio sviluppate all'interno del progetto stesso.

(1) Per il primo studio, a livello locale, abbiamo considerato due aree 1x1 km, distanti tra loro ca. 3 km, caratterizzate da diversi livelli di ozono. L’adozione di un disegno sperimentale completamente randomizzato ha garantito la presenza di repliche in ciascuna area e la selezione delle piante di V.

lantana; su tali piante è stato monitorato lo sviluppo dei sintomi fogliari ozono-specifici durante tutta

una stagione vegetativa.

(2) Per il secondo studio è stato adottato un disegno stratificato (quota x ozono) completamente randomizzato, per testare la risposta di V. lantana, in termini di percentuale di piante sintomatiche, su scala più ampia (6200 km2).

Nel complesso, i risultati in campo mostrano che i sintomi fogliari visibili da ozono (i) corrispondono alla sintomatologia nota, (ii) sono facili da identificare e (iii) confermati da analisi microscopiche. In particolare, l'indagine (1) mostra una maggiore frequenza di sintomi, una loro più precoce

insorgenza e sviluppo più rapido nell’area con i valori più elevati di esposizione all’ozono. In entrambi gli studi, la frequenza dei sintomi non è sempre risultata proporzionale al livello di esposizione all'ozono. Ciò può essere dovuto in parte alla intrinseca co-variazione di variabili ambientali (l’esposizione a livelli elevati di ozono si verifica per lo più nei siti con maggiore umidità relativa e temperatura meno elevata, un insieme di condizioni che possono favorire l'assorbimento di ozono), e in parte ad una serie di altri fattori (non misurati) che potrebbero provocare ulteriore stress ossidativo alle piante. Si discutono le implicazioni per il biomonitoraggio.

(2)

Bioindication of troposheric ozone by native vegetation: the potential of Viburnum lantana for large-scale surveys in the Alpine environment.

Elena Gottardinia*, Antonella Cristoforia, Fabiana Cristofolinia, Filippo Bussottib, Marco Ferrettic aIASMA Research and Innovation Centre, Fondazione Edmund Mach - Environment and Natural Resources Area, Via E. Mach 1, 38010 San Michele all’Adige (TN), Italy.

e-mails: Elena Gottardini: elena.gottardini@iasma.it; Antonella Cristofori:

antonella.cristofori@iasma.it; Fabiana Cristofolini: fabiana.cristofolini@iasma.it

bUniversity of Florence, Department of Agricultural Biotechnology; Piazzale delle Cascine 28, 50144 Firenze, Italy.

e-mail: Filippo Bussotti: filippo.bussotti@unifi.it

cTerraData environmetrics, Dipartimento di Scienze Ambientali "G. Sarfatti", Via P.A. Mattioli 4, 53100 Siena, Italy

e-mail: Marco Ferretti: ferretti@terradata.it

When the impact of a given pollutant on terrestrial ecosystem over large areas (e.g. >103 km2) is of concern, then the use of native vegetation for the bioindication becomes an option. Specific visible foliar injuries were demonstrated to occur on plants of Viburnum lantana L. (wayfaring tree) when exposed to ozone in controlled environment experiments (open-top chamber). However, the extent to which V. lantana may match the requirements to be used as an in situ bioindicator is not fully known. To evaluate the actual responsiveness of native V. lantana plants to ozone under field conditions, we performed two subsequent investigations, at local and large scale. These

investigations were included within a larger project aiming at identifying and quantifying the impact of ozone on forests in Trentino, and they make use of ozone measurements and maps produced within such a project.

(1) Firstly, at local level, we considered two 1x1 km quadrates located few km apart and

characterized by different ozone levels. A fully randomized design was adopted to ensure within-quadrate replications and to select V. lantana plants for the monitoring of ozone-specific foliar symptoms development, all along the vegetative season.

(2) Secondly, a stratified (elevation x ozone) random design was used to test the response of V.

lantana in terms of symptomatic plant percentage at larger scale (6200 km2).

Overall, results show that ozone visible foliar symptoms (i) matched the known symptomatology, (ii) were easy to be identified, (iii) were confirmed by microscopic validation. In particular,

investigation (1) shows higher frequency of symptoms, earlier date of onset and faster

development occurred at the quadrate with the highest ozone exposure. In both experiments, the frequency of symptoms was not always proportional to the difference in ozone exposure. This may be partly due to the inherent co-variation of environmental variables (higher ozone exposure occurred at the sites with higher relative humidity and cooler air temperature, a set of conditions that may promote ozone uptake), and partly due to a set of (unmeasured) other factors that may cause additional oxidative stress to plants. Implications for bio-monitoring are discussed.

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